( da Il Tempo )
Avviso Ai Naviganti - Questo è un articolo fiume: abbiamo ricucito
l'articolo dell'anno scorso (che trattava proprio della prima decade del
mese di settembre 1970) con il nuovo articolo. Alcuni concetti sono
stati ampliati, riveduti e corretti, taluni lasciati così com'erano
stati scritti un anno fa ed altri nuovi di zecca. C'è anche la consueta
rubrica curata da David Guarnirei che questa volta ci parlerà del
programma E NOI QUI.. di cui avevamo già accennato nell'articolo dedicato
al settembre '70 del 2005. C'è una vasta carrellata sulle manifestazioni
musicali e un'altra sulle novità del mese in Francia e Usa. Ce n'è per
tutti gusti. L'importante è avere voglia di leggere. Rieccoci qua dopo la pausa estiva, riprendendo il discorso interrotto nella classifica precedente, divisa in due parte per lunghezza eccessiva. E riprendiamo parlando di alcune cose che avevamo lasciato in sospeso ma anche della nuova stagione e degli accadimenti nella musica e nello spettacolo di questo inizio settembre. Lasciamo da parte (solo un poco) i dischi in classifica, che non si differenziano poi tanto da quelli di un mese fa. E così, come tutte le estati, anche quella del 1970 è arrivata al giro di boa. Certamente non si può dire che sia stata un'estate tranquilla, sotto tutti i punti di vista. Era cominciata con l'arresto per droga di Walter Chiari e Lelio Luttazzi (di cui parleremo dopo) ed era proseguita con le dimissioni del governo Rumor e con l'incarico a Giulio Andreotti dopo 5 giorni. Incarico che verrà poi dato ad Emilio Colombo, 12 giorni dopo, per l'abbandono dell'impresa da parte dello stesso Andreotti. Poi scioperi ed episodi di violenza a non finire. Il 14 luglio, quando viene confermata Catanzaro città capoluogo della Calabria, a Reggio Calabria scoppia una rivolta capeggiata dal tribuno Ciccio Franco, iscritto al MSI. I partiti sono contestati in blocco e nelle piazze, per protesta, si bruciano giornali come L'UNITA' e IL SECOLO D'ITALIA. Lo slogan che caratterizza questa rivolta farà epoca: Boia Chi Molla! Con tanto di punto esclamativo alla fine. Il 21 di luglio Gheddafi annuncia la confisca delle proprietà italiane ed ebraiche e l'espulsione delle due comunità dalla Libia. Il 20 luglio il conte Filippo Giordano delle Lanze viene assassinato nella sua casa sul Canal Grande dopo una nottata di sesso veneziano di natura particolare. Il marchese Camillo Casati Stampa uccide la moglie Anna Fallarino e un ragazzo venticinquenne, Massimo Minorenti, dopo che si era creato fra loro un torbido menage del tutto particolare: cinque colpi di Browning e poi anch'egli si spara. I giornali si buttano a capofitto rovistando nelle pieghe più intime della vicenda e pubblicando fotografie della povera signora Fallarino degne di un settimanale pornografico. Agostino 'O Pazzo C'è poi una storia davvero singolare, in questa estate 1970 che se ne sta andando, quella di Antonio Mellino, detto Agostino 'O Pazzo. Agostino in omaggio a Giacomo Agostini, 'o pazzo perché il comportamento del tipo era alquanto singolare. La penultima domenica d'agosto verso mezzanotte Piazza San Ferdinando è messa a soqquadro da una motocicletta. A cavalcarla è un ragazzo di 17 anni. La cosa nasce da una protesta nei confronti della polizia: nel solo mese di luglio i reati contro il patrimonio a Napoli sono stati oltre duemila. Scippi soprattutto. Si decide così di usare il pugno di ferro contro tutte quelle motorette che per legge non sono obbligate ad avere la targa, se pescate in circolazione con più di un passeggero, prassi vietata, oppure irregolarmente truccate. In meno di un mese quasi cinquecento motorini fuorilegge, utilizzati per il classico scippo, vengono sequestrati. E a questo punto sale alla ribalta il Masaniello '70, riconoscibile per la maniera spericolata di guidare e per il giubbotto di finta pelle nera completamente aperto sul petto alla maniera di Easy Rider. La moto usata è un 125 modificato. Da quella sera domenicale, Agostino O'Pazzo compare regolarmente nel centro di Napoli diventando l'incubo dei turisti, dei napoletani per bene e della polizia, con le sue acrobazie da stunt che contravvengono a tutti i regolamenti di circolazione, dai semafori rossi imboccati a 120 all'ora al vezzo di procedere contromano. Le sue azioni sono terribilmente esibizionistiche: dallo strappo della paletta dell'alt agli agenti di polizia stradale alle pernacchie nel cortile della caserma dei carabinieri in piena notte sfidandoli ad inseguirlo. A Napoli non si parla che di lui e Agostino non si fa attendere: una notte circa cinquecento persone si erano assiepate intorno a Piazza Trieste e Trento: tra gli spettatori, la crème della malavita locale. E quando gli automobilisti arrabbiati dal forzato stop a vantaggio dello show del ragazzo si sono fatti sentire, è scoppiato il finimondo: botte e danneggiamenti di tutte le auto in fila. A quel punto la polizia interviene e i ragazzi armati di mazze ferrate e di sassi scendono di corsa per i vicoli pronti alla battaglia contro le forze dell'ordine. Intanto Antonio Melillo era riuscito a prendere il largo senza farsi rivedere più. Ma intanto il caos di quella notte si ripeterà per altre tre di fila. A far finire tutto sarà la stessa malavita napoletana preoccupata dalla tensione creata intorno alla questione, una tensione che rallentava le attività dei borsaioli, dei contrabbandieri, delle prostitute e via discorrendo. In un attimo tutto cessa e torna la normalità. La tv si accorge della situazione a bocce ferme quasi che si fosse trattato di una goliardata estiva e non di un vero e proprio tentativo di rivolta di uno strato sociale delinquenziale, frenato solo quando la grossa malavita si stanca del giochetto. Ma nel frattempo si contano i danni: 56 feriti, 57 arresti, 221 fermati e 700 agenti mobilitati giorno e notte per quasi una settimana a presidiare il centro e le strade di accesso per Napoli. C'è stato anche in questo caso qualche autorevole imbecille, capace di magnificare tutto, innalzando a segno di protesta sociale il volgare teppismo di quei giorni. Inutile specificare da quale parte venissero questi vaneggiamenti. Per terminare, Melillo viene preso mentre era a bordo di una macchina insieme ad altri ragazzi il 18 settembre. Aveva già un discreto curriculum alle spalle. Comunque quei pochi giorni di gloria gli diedero lustro, tanto che i registi lo vollero come stuntman . Tra i film girati con lui, UN POSTO IDEALE PER UCCIDERE con Ornella Muti e Irene Papas , LA PELLE della Liliana Cavani e MACCHERONI di Ettore Scola, tanto per citare tre dei più noti. Oggi fa il restauratore di mobili nel centro di Napoli.
Walter Chiari e Lelio Luttazzi Si parlava dell'arresto per droga di Walter Chiari e di Lelio Luttazzi. I due varcano la soglia del carcere di Regina Coeli il 22 maggio. La spettacolarizzazione dell'arresto è clamorosa: prende la prima pagina di tutti (e dico tutti) i quotidiani e settimanali italiani. I giudici arrivano alla convinzione che in 25 anni di carriera, Luttazzi e Chiari hanno in realtà lungamente camuffato quella di trafficanti di droga. Poi cadono le accuse di traffico e cessione di stupefacenti ma rimane in piedi quella di uso personale di stupefacenti. Il 21 giugno Luttazzi viene scarcerato, anche Chiari spera di poter uscire ma il giudice si oppone alla richiesta di libertà provvisoria. L'8 agosto Alida Chelli, compagna di Chiari, dà alla luce un bambino, Simone. Venerdì 28 agosto alle ore 14 una folla di fotografi tiene d'occhio la porta della casa circondariale romana perché appena si aprirà ne uscirà Walter Chiari dopo 100 giorni di detenzione. Oltre ai circa cento fotografi c'erano più di trecento persone che lo acclamavano (per cosa, poi?). Certo, a parte la libertà negata, in carcere Walter Chiari non era trattato come un semplice detenuto. Potenza del nome ma anche del patrimonio di stima che si era creato negli anni di cinema e tv che tutti, guardie carcerarie e detenuti, rispettavano. In carcere riceve il copione dello spettacolo teatrale IL GUFO E LA GATTINA, che debutterà a settembre, con Chiari e Paola Quattrini come protagonisti. Mentre recita ad Alessandria viene colto da un malore: qualcuno maligna sia per astinenza, mentre gli amici dicono che è colpa dello stress. Il processo finale si tiene ad aprile del 1971. E' condannato a due anni di galera ma non torna in carcere. Il pubblico comunque è sempre dalla sua parte. La Rai gli riapre le porte. Chi invece ne esce male e veramente deluso (anche del comportamento di Chiari che non lo va a trovare e neanche gli telefona) è Luttazzi. Esce invece immacolato dalla brutta storia capitatagli: un errore giudiziario. Le accuse vennero a cadere e l'artista fu completamente scagionato. Sulla vicenda scriverà anche un libro, OPERAZIONE MONTECRISTO. Non c'è nessuno che gli dia il sostegno che un personaggio del suo rango e della sua capacità artistica meriterebbe. Tutta l'attenzione è calamitata sull'istrionico Walter Chiari che riesce e trasformare in show suo malgrado anche un fatto di cronaca come questo. E i giornali fanno da grancassa. Per chi è invece più schivo e meno avvezzo al plateale, come Luttazzi, c'è una sorta di rigetto del personaggio, di oblio. Sicuramente fa meno notizia lui rispetto al vulcanico attore veronese, con un figlio appena nato che amplifica il tutto. Il noto presentatore (Studio Uno, Ieri E Oggi, Doppia Coppia) direttore d'orchestra e eccellente musicista (TRIESTE MIA, IL GIOVANOTTO MATTO, UNA ZEBRA A POIS, EL CAN DE TRIESTE, VECCHIA AMERICA, SOUVENIR D'ITALIE) accusa il colpo e subisce un totale rifiuto verso il mondo dello spettacolo. Ci vorrà del tempo prima di rivederlo in pubblico. E a proposito di droga: è nel giugno del 1970, dopo la scoperta del droga-boat sulle rive del Tevere, che nasceva il nucleo antidroga dei carabinieri. Ma tutto l'agosto del 1970 è stato costellato da storie, anche tragiche, di droga. L'11 agosto a Genova i carabinieri sorprendono 9 uomini e 3 ragazze in una tenda che si stavano drogando: una delle ragazze è la nipote del cardinale Siri. Il 12 agosto sempre a Genova i carabinieri sequestrano a sei minorenni tre chili di hashish e altrettanti di marijuana. Lo stesso giorno una ragazza viene sorpresa a spacciare in pieno giorno in Piazza del Duomo a Milano hashish e LSD. Il 13 agosto al Foro Italico una quindicina di ragazzi si passano una pipa colma di hashish per circa un'ora e via di questo passo fino al ritrovamento del cadavere di un diciassettenne di Bolzano, ripescato a Firenze, città dov'era andato a rifornirsi di eroina e anfetamina. Il ragazzo frequentava lo slargo che si apre a metà di Ponte Vecchio, all'epoca popolato da decine di hippies e drogati. La vigilia di Ferragosto, i negozianti avevano chiamato la polizia perché gli hippies (chiamiamoli impropriamente così) coadiuvati da una decina di non bene identificati ragazzi, facenti comunque parte del sottobosco politico extraparlamentare, avevano cominciato ad infastidire turisti e locali dopo aver fumato tutto quello che era possibile . Il ragazzo di Bolzano era insieme al gruppo e una notte con altri ragazzi, era andato a rifugiarsi sotto le arcate del Ponte alle Grazie, dove in quel periodo c'era una tendopoli mobile di drogati e "capelloni". Lo ritrovano nell'acqua il giorno dopo. Nelle foto lo vediamo ripescato dai sommozzatori con le mani protese in avanti, nella rigidezza della morte. I ROKES Cominciamo con i ROKES, che si separano dopo 6 anni di onorata società in Italia. Il gruppo capitanato da Shel Shapiro (insieme a John, Bobby e Mike) si scioglie al caldo sole dell'estate romana. Vuoi perchè, nati col beat, sono troppo datati e compromessi con quel tipo di musica e di moda che non esiste più. Vuoi perchè sono abbastanza stanchi di continuare. Ognuno ha differenti idee per il proprio futuro: chi vuole restare nell'ambito musicale, chi ha altri obiettivi. John ha un'industria di strumenti elettronici per uso legato alla musica, Mike e Shel invece continuano a lavorare nell'ambiente musicale. Mike è, in questo momento, in prestito all'Equipe 84 perchè il batterista Alfio Cantarella è in galera per droga. Shel è in procinto di incidere il primo LP da solista sempre con la RCA ed affianca una carriera di produttore e arrangiatore-autore di pezzi. Bobby è ancora incerto. Il loro contratto con la RCA scade nel 1973 ma sono in rotta. I dirigenti non credono più in loro e loro pensano che la RCA sia stanca dei Rokes (la stanchezza in questi casi si chiama mancanza di provento monetario dovuto allo scarso successo). I quattro sono abbastanza amareggiati per certi atteggiamenti assunti nei loro confronti, tutti risalenti al periodo fine 1968 inizio 1969. La canzone SCENDE LA PIOGGIA, che Morandi portò in finale a Canzonissima e con la quale si aggiudicò la vittoria finale, avrebbero dovuto inciderla loro perchè erano stati proprio loro a segnalarla alla RCA dopo aver sentito il disco originale (Turtles - Eleonore). Invece all'ultimo momento i dirigenti decisero di farla incidere a Morandi per permettergli di partecipare con un pezzo robusto alla competizione finale della trasmissione legata alla Lotteria Italia. Al Sanremo successivo hanno scelto MA CHE FREDDO FA. La RCA gli affianca una quindicenne che vuole lanciare a tutti i costi e tutto il battage pubblicitario legato alla canzone è esclusivamente per lei. La fine della storia la conoscono tutti. MA CHE FREDDO FA vende 600 mila copie nella versione di Nada e poche migliaia in quella dei Rokes. Per un gruppo che ha fatto guadagnare alla casa madre miliardi di lire con canzoni come È LA PIOGGIA CHE VA, CHE COLPA ABBIAMO NOI, BISOGNA SAPER PERDERE etc. essere messi da parte come una scarpa vecchia è mortificante. Ma essendo dei ragazzi intelligenti capiscono che il capitolo Rokes è terminato e quindi fanno la giusta scelta: separarsi prima di essere definitivamente abbandonati sia dal pubblico (che ha già trovato i loro sostituti) sia dalla RCA. E' lo show-biz. Non c'è spazio per i sentimenti e la riconoscenza. MR.BLOE C'è una canzone che si ascolta sempre per radio e che si fa ascoltare anche molto volentieri. È un brano strumentale che dimostra che in fondo ci vuole poco a fare un disco divertente e gradevole, a patto di avere qualche idea e di farne buon uso. Il nome dell'autore di GROOVIN' MITH MR. BLOE è proprio Mr.Bloe, nome fittizio dietro il quale si nascondono gli Hookfoot, complesso che ha accompagnato Elton John dal 1968 al 1970. Insieme agli Hookfoot ci sono l'arrangiatore e pianista Zack Laurence e il vero Mr. Bloe, l'armonicista sarebbe Harry Pitch, noto musicista inglese. Il 45 giri, in men che non si dica, riesce a salire su in alto nelle classifiche inglesi per poi catapultarsi in quelle europee (specialmente in Olanda, Germania,Francia, Italia). Ritmica aggressiva e, come strumento principe, un'armonica a bocca. Un disco è stato ballatissimo in tutte le discoteche durante l'estate e proprio per questa ragione ora ce lo ritroviamo, a fine stagione, in classifica da noi. Non è facilissimo che un disco strumentale arrivi di prepotenza in hit parade (il periodo clou sarà il 1974/1975) ed è ancora più raro che un disco con queste prerogative abbia un successo pari ad altre interpretazioni eseguite da complessi o da noti cantanti pop. Il requisito principale è la spontaneità e l'immediatezza del motivo e una buona dose di professionaloità. Trovare questo brano in commercio in qualche CD non è particolarmente difficile se lo si cerca fuori dai confini nazionali. Comunque una ricerca su programmi come SoulSeek è d'obbligo per togliersi la curiosità di riascoltare questo singolo che tanta notorietà ebbe nel periodo settembre-ottobre e con altrettanta facilità venne subito dimenticato a favore delle nuove uscite. NANDO GAZZOLO Inaspettatamente entra in classifica un disco molto diverso dai soliti, per metà recitato e per metà cantato. Un singolo interpretato non da un cantante ma da un attore, cosa non nuova. Difatti sono molti i nostri attori che si improvvisano cantanti ma mentre la maggior parte tenta con un'incoscienza quasi tragica (per dirla alla Fantozzi) di fare la concorrenza ai cantanti veri, con risultati facilmente immaginabili, solo pochissimi riescono ad accostarsi al 45 giri con gusto e misura. L'unico che finora era riuscito ad entrare in classifica era Alberto Lupo 3 anni fa, con IO TI AMO. Ma allora c'era il traino della trasmissione legata Lotteria Italia, PARTITISSIMA, anche se il brano non ne era la sigla. Nando Gazzolo, splendida dizione, è uno di quelli. In questo brano intitolato DI NOTTE (la versione originale si chiama NACHTS e la canta un tedesco che si chiama Roland W.), Gazzolo canta solo in alcuni frammenti del brano ma quando lo fa è intonato né più né meno che nelle parti parlate. Recita e se la cava brillantemente dimostrando anche di avere una notevole sensibilità musicale e un mestiere che non ha nulla da invidiare ai veri professionisti canori del microfono. Il pezzo è anche piacevole, non noioso ed è accompagnato da un sottofondo orchestrale che fa molto atmosfera, in carattere con il testo, anch'esso di buon livello. E fa piacere trovarlo in una classifica italiana, che in questo periodo si avvicina alle classifiche inglesi. Cioè ci si può trovare di tutto e di più con estrema facilità. HAIR al Sistina Venerdì 3 settembre è la prima, al Sistina di Roma, dello spettacolo HAIR in versione italiana. C'è stata tanta attesa per questo evento. Al botteghino del Sistina (aperto mattina e sera) c'è sempre la fila da circa dieci giorni per accaparrarsi i biglietti della prima e delle rappresentazioni successive. La gente è morbosamente curiosa di vedere come sarà la versione italiana di questo spettacolo che ha avuto 30 versioni locali nella maggior parte dei paesi liberi con l'eccezione della Jugoslavia. I produttori italiani dello spettacolo dichiarano di essere molto preoccupati delle possibili reazioni del pubblico italiano (ma soprattutto delle autorità) ad alcune scene, a loro avviso parecchio scabrose, come quelle in cui tutti gli attori si presentano nudi sul palcoscenico. Chi segue da due anni questa piece teatrale in tutto il mondo non riesce davvero a capire di quale paura parlino i produttori: dal 29 aprile 1968 HAIR continua a fare il tutto esaurito a New York e ormai è entrata a fare parte della tradizione teatrale mondiale: un classico. Di soli due anni, ma sempre un classico. Chi a Roma riuscisse ad invidiare spunti di genere scabroso forse avrebbe fatto meglio a spendere i suoi soldi non in una poltrona del Sistina ma in quella di qualche analista. HAIR, a parte l'innocua nudità dei giovani contestatori e contestatrici che chiude il primo atto, è basato su un dialogo tra opposte generazioni che si ispira alla filosofia della pace, del fate l'amore non fate la guerra e di alcune manifestazioni esteriori come il rifiuto programmatico del materialismo, della civiltà dei consumi. La stessa ideologia hippy che comunque ha fatto guadagnare milioni a palate agli stessi hippies che crearono HAIR in uno scantinato, quei Ragni e Rado che tanto contrastavano la società consumistica. Ma questa è un'altra storia. Nella traduzione italiana a cura di Giuseppe Patroni Griffi c'è ben poco di rivoluzionario, a parte l'ostentata fumata di marijuana, il rogo delle cartoline precetto (ma in Italia non c'è il Vietnam!) e il rito del sesso libero con i ragazzi che si scambiano le partner gioiosamente. C'è l'apologia dell'onanismo (MASTURBATION CAN BE FUN è il titolo di una delle canzoni) e la famosa scena del nudo sarà attenuata da un gioco di luci psichedeliche attentamente studiato. Per il lato ideologico, la polemica è molto attenuata se si guarda lo spettacolo con gli occhi italiani. Infatti, sbeffeggiare la bandiera a stelle e strisce fa un altro effetto rispetto a quello che farebbe su uno spettatore americano. E pensare che anche il copione jugoslavo era pieno di spunti sarcastici su Mao e sull'Albania, sulla presa in giro (bonaria) del socialismo reale. In Inghilterra si sfottevano i reali, in Francia De Gaulle e Pompidou e in quella americana, si salvi chi può. In Italia non si prende in giro nessuno e questo delude un po' gli spettatori che credevano di sentire chissà cosa. Nella versione italiana le canzoni perdono una buona parte di mordente. AQUARIUS e LET THE SUNSHINE IN diventano AQUARIO e DATEGLI LUCE, che però si sono attenute il più possibile ai testi originali. La produzione è costata 150 milioni di lire, una trentina di riflettori sono stati aggiunti a quelli del teatro per ottenere effetti di luce particolari e sul palcoscenico pendono 22 microfoni. Chi sono gli attori della versione italiana? C'è Ronnie Jones, Penny Brown, Carlo De Mejo (figlio di Alida Valli),Mita Medici (nella foto insieme a De Mejo e la Brown), Teo Teocoli Loredana Bertè, Renato Zero ed altri. Ma il vero spettacolo è in platea, dove il gotha dello spettacolo italiano si è dato convegno per questa attesissima prima nazionale. Luchino Visconti, Marcello Mastroianni, Romolo Valli, Anna Magnani, Enrico Maria Salerno, Giorgio De Lullo, Gina Lollobrigida,Rossella Falk, Ornella Vanoni, Nino Manfredi, Renato Rascel, Domenico Modugno, Monica Vitti, Michelangelo Antonioni, Sofia Loren, Carlo Ponti, tanto per fare qualche nome. Se fosse stato fatto adesso alla prima avremmo notato Massimo Ghini, la fidanzata di Totti e certamente Veltroni: che tristezza! Poi tutta la televisione italiana capitanata da una Gabriella Farinon a piedi nudi (imitata da Marisa Mell) e modelle internazionali come Veruskha e Donyale Luna. Non era un caso, forse, se la gente regolare guardava più in platea che sul palcoscenico. MIREILLE MATHIEU Secondo tentativo della SIF (di cui fanno parte la Riviere e la Barclay) di lanciare Mireille Mathieu qui da noi. Arrivata due anni fà per esibirsi in due spettacoli a Sanremo con un cachet di sei milioni, fece due apparizioni televisive ma non riuscì a fare leva sul pubblico italiano. Quest'anno si pensa di lanciarla alla grande, facendola passare (come in realtà è) per una vedette internazionale e dedicandole (seppure in coppia con Dorelli) una puntata di SENZA RETE in onda l'8 di agosto (qui nella foto). Come si prevede di farle conquistare il mercato italiano? Prima di tutto confezionandole due canzoni in italiano tratte da due successi francesi e cioè SCUSAMI SE e VIVRO' PER TE, due canzoni melodiche molto suggestive ma anche troppo sfacciatamente francesi, cosa che il pubblico di massa qui da noi pare non gradire molto. In Francia si chiamavano LA PREMIERE ETOILE e PARDONNE MOI (CE CAPRICE D'ENFANT). La Mathieu bazzica l'Italia anche di nascosto visto che due suoi grandi successi sono le versioni francesi di due canzoni italiane presentate a Sanremo. La prima era NON PENSARE A ME e l'altra UNA CANZONE (titolo italiano per STANOTTE SENTIRAI UNA CANZONE). La casa discografica della quale fanno parte anche Nino Ferrer, Dalida e Aznavour intende valorizzare lo slogan che ha funzionato ovunque, cioè Mireille Mathieu la nuova Edith Piaf. Anche lei viene da un infanzia povera, anche lei è piuttosto bassina. In più Mireille Mathieu imita sfacciatamente la Piaf anche se sul piano interpretivo c'è un abisso. La Piaf faceva sentire nella voce uno struggimento e una disperazione tremendamente vera. La Mathieu si limita a cantare senza dare spiegazioni gestuali a quello che canta, senza approfondire il testo come dovrebbe fare una vera interprete. Corre dritta verso l'effetto plateale, l'acuto tenuto lungo per strappare l'applauso ai più ingenui. Senza voler fare paragoni antipatici, potrebbe essere l'epigono francese (per mancanza di sensibilità interpretativa) di Orietta Berti. Solo che guadagna come una macchina mangiasoldi. IL suo impresario si chiama Johnny Stark e l'ha creata pezzo per pezzo, a partire dalla sua infanzia misera così troppo spesso sbandierata, al suo repertorio. Egli incassa il 50% di quello che guadagna la sua pupilla e si è rifiutato di cederla ad un altro manager per due miliardi (di lire, del 1970) in contanti. Solamente per interpretare un film la Mathieu incassa 250 milioni (sempre di lire del 1970). Ok, ma tutto questo non ci fa effetto e la Mathieu qui da noi, sebbene accompagnata da roboanti parole di grandezza, continua a non vendere un disco. E così sia. La Sif ha importato dalla Francia un grosso quantitativo di copie di dischi di cantanti d’oltralpe e non (100 mila). Lo scopo è stabilire attraverso le cifre dei dischi venduti quali di questi cantanti sono risultati più graditi dal pubblico italiano per scegliere gli LP da pubblicare direttamente in Italia. Tra questi troviamo i singoli di Zanini (WANA NENE WANA NANA), Jeff Da Silva (E MI SEMBRA CHE..), Moebius Bottle (O MY MOTHER), Michel Delpech (CARA LISA), Alain Barriere (ANGELA), Daliah Lavi (LOVE SONG), Alan Dell (SIMPATHY), Leo Ferrè (C’EST EXTRA), Darwin’s Theory (SALLY’S UPTIGHT), Julie Bergen (PIUME BLU PIUME BIANCHE), Tim Twinkelberry (IO SON INNAMORATO DELLA VITA). Festival, Festival e ancora Festival: FESTIVAL POP DI PALERMO Quattro giorni all'insegna della musica e della pace (così titolava la pubblicità) rifacendosi al concerto di Woodstock. Ma in un' Italia percorsa da sud a nord da continui e spesso ingiustificati episodi di contestazione e violenza politica, la pace è ancora un utopia. Come l'educazione e il senso civico di chi vorrebbe insegnare agli altri e a forza, il significato della parola (ormai super inflazionata) pace. Ormai, in questo 1970, ai disordini pubblici causati per puro sport non fa più caso nessuno. Sono frequenti quanto gli scioperi e le crisi dei governi DC. Ma a manifestazioni clamorose da parte di artisti sul palcoscenico non si è tanto abituati, almeno in Italia. Arthur Brown, che nel 1968 ebbe un bel successo discografico con la canzone visionaria FIRE sale sul palco a torso nudo insieme al suo gruppo dei Crazy World. Dopo aver eseguito alcune canzoni tra cui proprio FIRE, si denuda completamente tra lo stupore e il divertimento generale del pubblico e continua a saltare e a cantare come niente fosse. Finita la sua esibizione e sceso dal palco lo aspettano i carabinieri che lo accusano di atti osceni in luogo pubblico. E più pubblico di un palcoscenico all'aperto proprio non esiste. Capirai, è l'occasione giusta per dare contro le forze dell'ordine e per scatenare una mega rissa. Paolo Villaggio, che era il presentatore della serata ha dovuto faticare non poco per ricondurre alla normalità lo spettacolo in modo di normalizzare una situazione che stava diventando incandescente. Il caldo ha fatto il resto. Il giorno dopo sei ragazzi palermitani vengono arrestati per i disordini e per avere inscenato una protesta mediante cartelli con scritte oscene e contro le forze dell'ordine. Arthur Brown viene naturalmente rilasciato. Lui quelle cose le fa da sempre, ma in Inghilterra, dove alcune espressioni d'arte sono tollerate e accettate da molto tempo. La stessa cosa (disordini) accade a Chicago, durante un festival pop. Ma lì la cosa assume proporzioni differenti. Più di 2000 giovani si sono scontrati con le forze dell'ordine il 28 luglio con un bilancio di 132 feriti (tre dei quali per arma da fuoco)165 arresti, macchine incendiate, negozi saccheggiati. Tutto perchè alcune centinaia di ragazzi non erano riusciti ad entrare nel parco Grant dove si teneva il festival pop. Allora hanno forzato le recinzioni e hanno cominciato a tirare pietre e sassi ai gruppi che si esibivano e a colpire con mazze da baseball gli agenti di polizia. Non c'è niente da fare: quando gli americani si mettono in testa di fare qualcosa la fanno molto meglio di noi. Palermo con Chicago? Nemmeno da paragonare! FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLA CANZONE DI RIO DE JANEIRO Molti si chiederanno: ma che razza di festival è? Però, dopo aver letto i partecipanti di questa kermesse che prenderà il via il 25 ottobre allo stadio Maracanasinho capace di 30 mila posti, gli scettici avranno occasione di ricredersi. Una manifestazione che si svolge di solito ai primi di settembre e che quest'anno è giunta alla sua quinta edizione. È un festival molto particolare e viene seguito come un carnevale, con gente vestita nelle fogge più incredibili. Gente competente sul piano musicale che non conosce la parola campanilismo e che è capacissima di fischiare un idolo carioca se questi non li soddisfa ampiamente. I brasiliani che partecipano sono Wilson Simonal, Astrud e Joao Gilberto, Sergio Mendes, Chico Buarque De Hollanda, Elza Soares. Basterebbero questi nomi per correre in massa allo stadio. Nomi che significano un altissimo livello musicale. Poi vengono gli stranieri (presidente della giuria internazionale è Pelè, nominato di fresco campione del mondo in Messico) che sono Dionne Warwick (per gli USA), James Last (per la Germania), Simon & Garfunkel (sempre per gli USA), Wallace Collection (per il Belgio), Joe Dolan (per l'Irlanda), Nino Bravo (per la Spagna), Tina (per il Marocco), Shirley Bassey e Dusty Springfield (per l'Inghilterra), Donovan (per la Scozia), Moustaki (per la Francia), Iva Zanicchi e Little Tony (per l'Italia e San Marino). Italia che ha sempre ben figurato a Rio. Nel 1967 Jimmy Fontana vinse, nel 1968 terzo si classificò Pino Donaggio e nel 1969 Al Bano, pur non classificandosi tra i primi tre, ebbe il suo bravo successo e portò la sua canzone in classifica in Brasile. FESTIVAL DI CASTROCARO La cosiddetta "fabbrica dei sogni" anche quest'anno incorona due vincitori, in questo caso meglio dire vincitrici. I loro nomi sono Mara Nanni, vent'anni, da Ravenna e Marisa Sacchetto, sedici anni (è nata nel 1954) da Piove di Sacco, in provincia di Padova. Mentre di Mara Nanni si perderanno le tracce subito, della Sacchetto sentiremo parlare per lungo tempo. Al primo concorso al quale ha partecipato ha vinto e dopo la vittoria arriva anche il primo contratto discografico, nientemeno che con la PDU di Mina, che trova la giovanissima cantante molto interessante dal punto di vista vocale. La sua voce è una via di mezzo tra la Fratello e Milva. Ha bisogno però di rifinirsi ancora un po' e di fare delle modifiche al suo look un po' troppo provinciale. Il suo lancio nel mondo della canzone di serie A avviene alla fine dell'anno con un singolo, come annunciato su etichetta PDU. Lei appare molto bella e dimagrita rispetto all'esibizione di Castrocaro. Della Sacchetto riparleremo appena si ripresenterà l'occasione giusto perchè è un'interprete tra quelle minori della canzone italiana che merita ampio spazio. FESTIVALBAR 1970 Il Festivalbar è giunto alla sua settima edizione. E Vittorio Salvetti, animatore ed organizzatore di questa sempre più importante manifestazione, per sfatare il mito della crisi del settimo anno ha dato vita ad alcune innovazioni. Pur mantenendo intatte le caratteristiche che l'hanno resa popolare, la manifestazione si è presentata infatti singolarmente rinnovata. Nel nome,innanzitutto. Al tradizionale nome di Festivalbar si è aggiunto il sottotitolo piuttosto significativo di Jukeboxconcerto. Questo perchè Salvetti ha pensato di mettere in gara anche dischi di musica classica. Così facendo, quest'anno, si è avuto in competizione anche questo genere di musica. Sono bastate soltanto cento lire per ascoltare sia Arturo Benedetti Michelangeli che Lucio Battisti. Terza innovazione è stata l'istituzione di un girone a parte per i complessi. Cosicché i gironi sono diventati quattro: i due tradizionali dedicati ai big della musica leggera (serie rosa)e ai futuri big (serie verde - ci sarebbe anche qui da obiettare per i nomi); la serie gialla per i complessi e quella oro per la musica classica. Per ciò che si riferisce al regolamento vero e proprio, i dischi partecipanti ad ognuna delle quattro serie sono quindici. Chiunque li ha ascoltati ha avuto diritto ad una speciale cartolina-voto in distribuzione presso ogni sede di jukebox. E sono stati poi questi voti a determinare i vincitori di ogni singolo raggruppamento, proclamati ad Asiago il 29 di agosto. A pochi giorni dal termine però gli organizzatori hanno rilevato che le cartoline voto sono state la metà di quelle della precedente stagione. Il mix tra canzoni e brani classici non ha dato il risultato sperato. La stanchezza del pubblico, già manifestatasi clamorosa nel periodo di Sanremo e proseguita col Disco Per L'Estate, è stata evidente. Nei 38 mila jukebox italiani si è comunque votato. Le cartoline sono all'incirca mezzo milione e non avranno superato certamente quota 600 mila per la fine di agosto. Stranamente, le preferenze maggiori si sono concentrate sul settore classico e in particolare sulle splendide esecuzioni dei Solisti Veneti e di Michelangeli. Le affinità (e i plagi) tra la moderna musica leggera e la classica sono balzati così evidenti agli occhi e alle orecchie del pubblico. Ascoltando un motivo di seguito ad un altro non sono sfuggite le similitudini di alcuni passaggi e le somiglianze di alcuni brani di canzoni tra le più note degli ultimi anni alle composizioni classiche. Dato per scontato che Bach e compagnia non hanno avuto modo e possibilità materiale per saccheggiare i repertori degli autori di musica leggera o pop è evidente che questi ultimi, per fare entrare immediatamente in testa le loro canzoni al pubblico, hanno scopiazzato qua e là dai testi classici. A partire da Tino Rossi, un italo francese in voga in Francia negli anni quaranta che incise TRISTESSE da Chopin a STORIA DI DUE INNAMORATI(estate 1970) di Al Bano e Romina Power . Per non parlare delle reminiscenze classiche di un gruppo tra i più famosi negli ultimi due anni, gli Aphroditès Child. E che dire del vincitore del Disco Per L'Estate 1970, cioè Renato (dei Profeti) e la sua LADY BARBARA, attinta dai Vespri Siciliani di Verdi? O per restare in questo anno e sempre al Disco Per L'Estate, al successo arriso dopo anni di tentativi a Peppino Gagliardi e alla sua SETTEMBRE, molto simile ad un brano di TChaikovski? Ora, dopo anni di furti, si è realizzato uno scambio di cortesie. Se per rendere orecchiabili le canzoni si è fatto ricorso a stralci del corredo melodico diffuso nella musica classica ora, per far conoscere la musica classica al grande pubblico la si esibisce alternandola a brani di musica leggera costringendo l'ascoltatore ad ascoltare entrambi i generi. Addirittura qualuno potrà aver detto: sopportiamo FIORI ROSA FIORI DI PESCO, tanto poi arriva Weissemberg che ci suona il Notturno In Mi Bemolle Maggiori di Chopin. Sarà sembrata pura utopia ma l'esperimento in parte è riuscito. Perchè se è vero che le cartoline non sono state quanto quelle dell'anno scorso è anche vero che le gettonature per ascoltare brani classici non sono state molto inferiori di numero rispetto a quelle registrate per ascoltare le canzoni dell'estate. Ma stiliamo la lista completa dei tre gironi di musica leggera (i nomi in neretto sono i primi sei qualificati di ogni girone).
SERIE ROSA (Big)
SERIE VERDE (Giovani)
SERIE GIALLA (Complessi)
SERIE ORO (Classica) Nessuna sorpresa per la vittoria arrisa a Lucio Battisti (nella foto in una pausa della finale con la Pravo e Little Tony) che bissa il successo dell'anno precedente. Scontata anche l'affermazione, tra i complessi, degli Aphrodite's Child e della loro stravenduta, ancor prima che iniziasse la gara, IT'S FIVE O'CLOCK. Tra i giovani un ragazzo palermitano che da due anni partecipa a tutte le gare canore raggiungendo sempre ottimi piazzamenti ma senza riuscire ad affermarsi completamente. Il suo nome è Cristiano Rossi ma è conosciuto come Christian. Tra i partecipanti della serie ORO, quella dedicata alla classica, la vittoria è andata ai Solisti Veneti con una musica difficile come l'andante del concerto per due mandolini di Vivaldi. Per quel che riguarda il girone big non si può certo dire sia nutritissimo. A parte qualche nome, per il resto sono cantanti in declino (Mario Tessuto) o illustri sconosciuti al grande pubblico (Carlos Rico) o i soliti nomi che troviamo in ogni manifestazione canora. La Berti si aggiudica un secondo posto che fa scalpore in una manifestazione giovanile come dovrebbe essere il Festivalbar. A dimostrazione che non solo i giovani gettonano i dischi o perlomeno non solo quel tipo di giovani. La Berti è infatti l'eccezione, un fenomeno a sé. Indipendentemente da ciò che propone è un'artista che ha un pubblico assolutamente trasversale. Il girone giovani è come al solito controverso: troviamo Romina Power che di certo (se non anagraficamente) giovane, nel senso di novizia, certamente non è. L'anno scorso ha addirittura vinto lo stesso girone con ACQUA DI MARE ed un anno dopo la ritroviamo a gareggiare tra i cadetti. E Patrick Samson? Pilade e Cerruti (due cantanti transfughi del Clan Celentano degli anni sessanta ora riciclati come novità)? E Joe Dolan che è in classifica in mezza Europa con la medesima canzone? Come è successo anche al Cantagiro, non si capisce il criterio con cui vengono fatte queste stranissime liste. La serata finale (trasmessa in tv il 10 settembre) ha un cast di ospiti molto nutrito: dal redivivo Focaccia di PERMETTE SIGNORA a Morandi con OCCHI DI RAGAZZA. Da Claudio Baglioni con UNA FAVOLA BLU ai Rare Bird con il successo del momento SIMPATHY. E ancora Little Tony (CUORE BALLERINO) ed Aznavour (ED IO TRA DI VOI e TI LASCI ANDARE). Qui a fianco mostriamo due immagini abbastanza rare: i tre componenti della Formula Tre (Radius, Lorenzi e Tony Cicco) che giocano a ping pong con due Aphrodite's Child (Demis Roussos e Vangelis) e il vincitore della serie Rosa (Lucio Battisti) che conversa amabilmente con il vincitore della serie Oro (Claudio Scimone dei Solisti Veneti) e Nicola Di Bari. I nervi tesi degli artisti italiani : MILVA & RENATO RASCEL E' stato un caldo e polemico agosto per la cantante di Goro. Forse provata dalle snervanti serate e dagli impegni televisivi è stata querelata dal proprietario di un locale del cuneese per comportamento non propriamente etico e professionale. L’uomo, proprietario de LE CUPOLE a Cavallermaggiore contrattò a suo tempo con Milva un recital per il 15 di agosto, la quale si impegnava a mantenere l’impegno preso dietro un compenso di un milione di lire. Una clausola l’obbligava a non esibirsi nella zona per un raggio di 50 chilometri in un lasso di tempo limitato ad un mese. Milva aveva accettato la clausola ed era d’accordo sulla cifra stabilita. Ma poco dopo si venne a sapere che la cantante si era esibita al TRAFORO di Bricherasio il 19 di luglio infrangendo così i patti. Alle rimostranze del proprietario Milva offrì in un primo momento di cantare addirittura gratis. In seguito si venne ad un accordo nel quale si prevedeva l’esibizione per metà del compenso accordato in precedenza. Poi Milva, la sera del 15 di agosto arriva al locale di pessimo umore. Si lagna della ristrettezza del palcoscenico al quale il proprietario risponde che qualche giorno prima in quel palcoscenico avevano trovato posto senza problemi sia Moustaki sia i tredici elementi dell’orchestra di Augusto Martelli. Durante il recital Milva, seccata si rivolgeva al pubblico con frasi tipo che caldo qui dentro. Ma come fate a resistere? Oppure con questo piccolo palco se cado, cado in mezzo a voi. Poi dopo ventisei minuti Milva se ne va lasciando tutti di stucco. L’accordo era per un tempo non inferiore ai 50 minuti. Esce sulla scena il proprietario e dice alla cantante (davanti al pubblico) che gli accordi non erano questi. Lei gli fa una bella risata in faccia e se ne và. E con quella bocca che si ritrova, doveva proprio essere stata una grassa risata. La canzone che ha lanciato quest’estate, come spesso accade alla cantante, non ha un forte riscontro commerciale, ma la partecipazione a varie trasmissioni tv e la messa in onda per radio molto sovente le dà una certa notorietà. Il pezzo lo merita. Si chiama IPTISSAM, che originariamente era stato inciso dall’attrice israeliana Daliah Lavi e che ora viene riproposto dalla rossa cantante. Il motivo è largamente costruito su una base popolare molto ariosa ed orecchiabile così come possono essere i canti popolari del medio oriente, di connotazione fortemente folk. Il retro si chiama IO LO FAREI e sebbene Milva esageri come sempre con tutte quelle vocali aperte dal suono prolungato, ne dà una superba interpretazione. Merito comunque va anche al brano scritto da Marcello Marrocchi e agli arrangiamenti di Pino Massara. Altra infelice uscita per uno dei capisaldi del varietà italiano del dopoguerra, Renato Rascel, e come scena del crimine non poteva scegliere un posto peggiore: il difficile e supersnob pubblico della BUSSOLA di Focette. Irritato dalla fredda accoglienza (a suo giudizio) e sebbene gli applausi fossero stati nutriti, Rascel si è rifiutato di tornare sul palco, la sera del 23 di agosto, al termine del suo show. E quando lo ha fatto, costretto dai richiami del pubblico, è stato per gridare polemicamente al microfono: domani c'è Mina. Perchè per voi ci vuole Mina. Solo questo vi meritate. E si è barricato in camerino non dando retta a nessuno. Più tardi ha spiegato ai giornalisti di non essere abituato ad una platea così distaccata. Lavorando in teatro è invece abituato ad un atmosfera più viva, più calda e soprattutto più attenta. Chiama in causa Mina perchè sa che quando c'è lei alla Bussola succede un putiferio. Non sarà invece che Rascel (solitamente invidioso del successo degli altri) essendosi ripresentato con i soliti soliloqui, le solite scenette (dal corazziere a Napoleone) che già faceva nel 1945, possa avere stancato una parte di pubblico che queste cose ormai le conosce a memoria? In più avrebbe dovuto concludere il suo show cantando la sua vecchia canzone ROMANTICA ma arrabbiato si è anche dimenticato le parole. Il Settembre 1970 in francia
Dando un'occhiata a giornali come Salut Les Copains del settembre 1970
ci possiamo fare un' idea di quello che accade nella vicina Francia.
Bourvil e Jacquelin Maillan, incidono una versione "mezza età" della
celebre JE T'AIME MOI NON PLUS: il titolo è ÇA. A Parigi è "ospite"
Marianne Faithfull per il suo solito ricovero disintossicante dalle
droghe di cui lei fa solitamente uso (un simpatico retaggio di quando
stava insieme a Mick Jagger). Michel Polnareff ritorna in stato di
grazia con una bellissima canzone che si intitola GLORIA e ritorna anche
nelle classifiche francesi. Il retro è JE SUIS UN HOMME e se non ce
l'avesse detto, probabilmente, non ce ne saremmo accorti. Vogliamo dare
un'occhiata alla classifica dei 45 giri? Vediamo in prima posizione Joe
Dassin con L'AMERIQUE che altro non è che la versione francese di YELLOW
RIVER, successo internazionale dei Christie. Ma guardiamo i primi dieci:
EDWIN STARR Il 29 agosto sbanca la cima della hit parade americana la canzone di Edwin Starr WAR per rimanerci fino al 19 settembre. Il suo vero nome è Charles Edwin Hatcher ed è nato a Nashville in Tennessee, sebbene cresciuto a Cleveland. A 15 anni è già sulla scena col gruppo The Future Tones per poi aggregarsi ai Bill Doggett Commbo di Don Briggs, lo stesso che gli diede il nome d'arte di Edwin Starr perché un giorno sarebbe diventato una star con due r. Da quel momento Starr diventò il suo middle name. Dopo il servizio militare (tre anni tra l'America e la Germania), Edwin si stabilì a Detroit dove fu scritturato dall'etichetta Ric-Tic e nel 1966 incise due canzoni che diventarono due inni della northern soul britannica. La norhtern soul britannica era qualcosa di similare al genere Tamla in Usa. La differenza è che la comunità nera inglese privilegiava canzoni ritenute minori dal mercato statunitense facendole diventare dei veri successi in patria e così riusciva a lanciare artisti inglesi ed anche americani che erano tenuti in ombra dal colosso Tamla. E conseguentemente ritornavano indietro con un curriculum di tutto rispetto ottenuto lavorando nei circoli northern inglesi. Anche la musica sebbene improntata sul R&B aveva degli intarsi mod e beat che la rendevano davvero interessante. In questi circuiti Edwin Starr divenne una star (è il caso di dirlo) con canzoni come STOP HER ON SIGHT (S.O.S), AGENT DOUBLE 0 SOUL e BACK STREET. I singoli in Inghilterra erano stampati su etichetta Polydor. Dopo il tour in Uk, Edwin tornò alla base e volò direttamente all'Apollo Theater di New York in uno spettacolo con i Temptations. Quando arrivò in teatro, uno dei Temptations lo salutò come facente parte della famiglia Tamla Motown. Lui non capì: in fondo era un artista della Ric-Tic. Non disse niente ma telefonò subito agli uffici della casa discografica e la centralinista rispose "Motown Record Corporation, can I help you?". La Ric-Tic era stata acquistata il giorno prima dalla Tamla. Per Edwin Starr, fare parte di un'etichetta prestigiosa come la Motown era un sogno diveuto realtà. Sfortunatamente, certi familiari non vanno molto d'accordo fra di loro ed Edwin si trovò implicato in un intricato caso di contratti e negoziazioni che lo tennero fuori dal giro per circa due anni e mezzo. Finalmente, nel 1969 il suo nome apparve a grandi lettere su uno show televisivo, 20 GRAND, così chiamato da un noto locale di Detroit dove si esibivano i grandi nomi del rhytm' and blues. Edwin cantò una canzone che scrisse nel 1965, TWENTY-FIVES MILES. La canzone raggiunse in men che non si dica la numero sei della classifica statunitense e poi fu cantata da tanti altri artisti della Motown come i Temptations e Michael Jackson. La canzone viene incisa su etichetta Gordy, sottomarca della Motown. La Motown invece fece uscire un album del cantante con lo stesso titolo del singolo che conteneva anche il singolo successivo, I'M STILL A STRUGGLING MAN che raggiunse l'80° posizione. A quel tempo i Temptations stavano cercando dei pezzi per il loro nuovo album PSYCHEDELIC SHACK e il loro produttore Norman Whitfield insieme a Barrett Strong lavoravano alacremente alla ricerca di brani adatti al nuovo corso dei Temptations (un commisto tra soul music e contaminazioni psichedeliche e progressive). Essendo anche dei bravi compositori scrissero tra le altre, WAR. Che i Tempts (così vengono chiamati in Usa) incisero solo su 33 giri. L'ellepi ebbe buonissimi riscontri commerciali e una delle canzoni che più piacquero fu proprio WAR. Alla Motown continuavano ad arrivare lettere da ragazzi dei campus che premevano perché uscisse anche come singolo. I riferimenti alla guerra del Vietnam in corso erano puramente casuali. Gli autori avevano intenzione di parlare di una guerra tra poveri, tra persone comuni, una guerra giornaliera fatta di vessazioni, incomprensioni, litigi etc. Il testo, diciamolo chiaramente, era di una banalità sconcertante: War! good God! What is it good for? Absolutely nothing! E fino qua ci siamo. Il peggio arriva dopo, con frasi alla Veltroni tipo War means tears to thousands of mothers eyes. E poi noi italiani ci lamentiamo di come certi testi siano insulsi e retorici. Sta di fatto che i Temptations avevano altre priorità: una di queste era il singolo BALL OF CONFUSION. E fu così che Norman Whitfield chiese ad Edwin Starr di inciderla lui stesso. Non registrava dischi da circa sei mesi e si mise al lavoro con entusiasmo. WAR entrò negli Hot 100 l'11 luglio, direttamente alla 72° posizione. Sette settimane dopo era la numero uno. La canzone oltre che a farlo diventare una vedette internazionale, gli fece vincere il Grammy per il miglior cantante R&B del 1970. Chissà se ai Temptations poi non siano venuti dei ripensamenti! Ci fu anche un sequel di WAR dal titolo STOP THE WAR NOW che fu inciso di malavoglia da Edwin. Raggiunse solo la posizione numero 26 nel febbraio 1971. La canzone WAR ritornò in classifica in Inghilterra nel 1993 dove edwin Starr è ancora un nome di prima grandezza nel panorama del Northern Soul. E difatti vive in Inghilterra dagli inizi degli anni '80. In Italia sono usciti due doppi cd con la discografia a trentatré giri dell'artista per la Motown. Per chi volesse sapere qualcosa in più di questo interessantissimo personaggio segnaliamo il sito www.edwinstarr.info/fanpage. CANZONISSIMA 1970 Saranno Corrado e Raffaella Carrà a presentare la nuova edizione di Canzonissima 1970-71. Raffaella è stata promossa a primadonna della trasmissione della Lotteria Italia dopo l'ottima prova nello show di Nino Ferrer IO AGATA E TU. Il popolare torneo canoro andrà in onda a partire dal 10 ottobre e vedrà in gara 36 cantanti che concorreranno accoppiati (un uomo e una donna) tranne che nelle semifinali e naturalmente nella serata conclusiva del 6 di gennaio. Viene subito chiamata la Canzonissima col divorzio, per via della legge entrata in vigore quest'anno che prevede lo scioglimento dei matrimoni. Ad ogni puntata interverranno ospiti di sicuro prestigio. L'orchestra anziché essere diretta da Bruno Canfora, come nelle due precedenti edizioni, sarà diretta da Franco Pisano. I testi sono di Paolini e Silvestri, le coreografie di Gisa Geert e la regia di Romolo Siena. L'edizione 1970 del torneo costerà la metà dell'anno precedente e cioè dai 10 ai 15 milioni a puntata invece che i 33 del 1969. Il 1970 è l'anno delle forti tasse (quale anno non lo è stato?), dell'inasprimento fiscale attuato dal governo che ha colpito la maggior parte degli italiani ed è logico che anche una trasmissione che è sempre stata lussuosa si debba spogliare di orpelli inutili pur senza scadere di qualità. Per l'elite, gli intellettuali, Canzonissima è uno spettacolo raccapricciante mentre per la restante massa d'italiani è, bene o male, lo spettacolo televisivo principe dell'annata insieme a Sanremo (anche quello osteggiato dall'intellighenzia da salotto che conta - sempre schifati da quello che piace alla massa, di gusti così volgari). Quella gente che compra il biglietto nella speranza di vincere il premio finale del 6 gennaio e segue la trasmissione perchè si rende partecipe al gioco e all'eliminazione o alla promozione di quel personaggio a discapito dell'altro. Gli altri invece non la guardano, anzi.. non guardano neanche la televisione. Che hanno ma che considerano soltanto un buffo soprammobile specchio dei tempi. Comprano il biglietto ma lasciano la cartolina perchè "non saprei davvero con cosa riempirla, con quale nome. Magari la prendo e la regalo alla mia cameriera". Riuscirà questa edizione in minore a far dimenticare il mezzo disastro della precedente? Scommettiamo di sì? WILSON PICKETT Lanciato dal cartone animato degli Archies nel 1969, SUGAR SUGAR diventa subito un classico dell'easy listening e della bubblegum music. In molti si cimentano in questa canzone. Negli ultimi mesi ci ha pensato Tom Jones e Wilson Pickett. La versione di Pickett cambia completamente fisionomia per diventare un eccellente pezzo di rhytm'& blues in cui il cantante può sfoderare tutte le sue doti che non sono davvero poche. Pickett ha dimezzato il tempo originale della canzone degli Archies e pur mentenendolo molto ritmato e quindi ideale anche per ballare, ha ottenuto in cambio un'incredibile quantità di swing. In certi passaggi Pickett prova anche col reggae, ottenendo una miscela ritmica incandescente. Disco superbo, da recuperare sicuramente in CD per chi non l'avesse di già. Il retro del 45 giri è un brano dal titolo COLE, COOK & REDDING, che come dice il titolo è dedicato ai tre grandi cantanti black scomparsi. Un lento cantato con grande feeling e classe da un altro grande della musica americana. E NOI QUI... È partito a ferragosto il nuovo programma del sabato di Rai Uno (allora ancora Nazionale o Rete Uno)per la stagione estiva, quella in cui c'è poca gente davanti alla tv. Ed è un peccato perchè il programma è molto carino. Si intitola per l'appunto …E NOI QUI, a cui dovrebbe far seguito nella mente dei protagonisti un …a lavorare. Perchè è proprio questo che intendono gli autori del programma. Perché mentre i telespettatori se ne stanno al mare, ai monti o ai laghi loro sono rinchiusi (si fa per dire) negli studi di Corso Sempione a Milano a registrare il programma. In realtà questo programma è già stato registrato in precedenza quando i noi del titolo non erano a darsi da fare in giro per serate estive. Loro sono Rosanna Fratello, Ombretta Colli e il marito Giorgio Gaber. Jolly, Gino Bramieri, per la parte divertente della trasmissione. Sei puntate in tutto con i testi del fido (di Gaber) Umberto Simonetta (geniale) e dei televisivi Terzoli e Vaime. Inutile sottolineare che Gaber farà man bassa del suo repertorio, della sue verve e della sua simpatia, assecondato dalla bella ed intelligente moglie. Rosanna è un po' l'azzardo. Rivelatasi a Venezia lo scorso anno, la sua popolarità televisiva è andata crescendo moltissimo in questo ultimo periodo, aiutata anche da una più che discreta presenza fisica ed una modestia che la rendono simpatica ai colleghi e al pubblico. Bramieri farà una settimanale partecipazione straordinaria in coppia col bravissimo attore e caratterista Ettore Conti. Naturalmente non manca il giochino presente (già da allora) in tutti gli spettacoli leggeri che cambierà di volta in volta. Un programma leggero ma veramente di classe. E come non poteva non esserlo visto i protagonisti dello stesso? Della serie, quando la televisione aveva autori,talenti e personalità. P.S. Se qualcuno si dovesse chiedere come fa l’autore di questi articoli ad essere così preparato su trasmissioni televisive del passato, ricordo che il medesimo ha collaborato per circa due anni ai programmi della notte su RaiUno quando questi programmi venivano rimandati in onda, scegliendo il meglio del meglio e soprattutto il meno scontato. Poi venne un signore con le sue tessere di partito (ne ha una per ciascuno da tirare fuori in ogni occasione e governo) che si piazzò davanti alle telecamere e fece dell’orario notturno il suo sinistro regno di noia infischiandosene di tutta quella gente che seguiva interagendo coi collaboratori della fascia notturna, dando indicazioni. La cosa buffa è che quel tipo è ancora lì... Christian Calabrese
Fare clic qui per inserire un commento a questo articolo. ...E NOI QUI (1970) di David Guarnieri Ciao a tutti! Buon rientro dalle vacanze!!! Questa volta vi parlo di uno spettacolo estivo del Programma Nazionale (Rai 1) del sabato sera: il titolo è "…e Noi Qui". Gli autori dei testi sono tre colonne dell'intrattenimento e dell'umorismo italiano, come Umberto Simonetta, Italo Terzoli ed Enrico Vaime. Il regista è Giuseppe Recchia; l'orchestra è diretta da Giorgio Casellato; le scenografie sono ideate da Gianni Villa. La trasmissione è realizzata al Teatro della Fiera di Milano. I tre conduttori sono, Giorgio Gaber, Ombretta Colli e la debuttante, per quel che riguarda il varietà televisivo, Rosanna Fratello. L'ospite d'onore fisso, vero e proprio dominatore dello spazio comico è Gino Bramieri. Lo scopo del programma è quello di abbattere la consuetudine, cercando di divertire e rendere piacevoli le serate degli italiani, evitando di sfruttare i soliti luoghi comuni, le presentazioni abusate, pompose e convenzionali (a dimostrazione di tale proposito, gli autori dichiarano che "…e Noi Qui" può tranquillamente definirsi "l'anti Canzonissima"). Lo show parte il 15 agosto 1970, ma noi ci occupiamo, nello specifico, della terza puntata (29 agosto '70). L'introduzione è affidata, come di consueto ad Ombretta Colli e Rosanna Fratello. Le due "vedettes" danno dimostrazione di come, una canzone (anche la più semplice), arrangiata ed eseguita all'occorrenza, possa essere interpretata nei palcoscenici più disparati. Il brano prescelto è "Tipitipitì". La Fratello, ispirandosi alla "balera", esegue la canzone con un arrangiamento tipo "ballo liscio", la Colli propone tre scenari differenti: il locale giovanile, stile "Piper", un teatro dell'opera, con vocalizzi "lirici" e in un night, utilizzando toni soffusi e sensuali. Per chiudere, la Colli e la Fratello propongono il motivo, così come l'hanno lanciata (a Sanremo '70) Orietta Berti e Mario Tessuto. A questo punto entra in scena Giorgio Gaber, il quale presenta un divertente monologo ambientato in tipico bar milanese. Il protagonista della scenetta è un "presunto" amico d'infanzia di Gaber, suo compagno di scuola, ispiratore di canzoni e testimone di nozze. L'angolo musicale si apre con Rosanna Fratello e la sua canzone, "Il mio sguardo è uno specchio" (sigla dello sceneggiato "I giovedì della signora Giulia") e continua con Ombretta Colli e la simpatica filastrocca, "Era tanto piccolino". I tre animatori, dopo aver sciorinato una serie di "frasi fatte" sul tema: le vacanze al mare e in montagna, introducono il terzo conduttore del quiz settimanale (dopo Corrado e Cochi e Renato): Giorgio Albertazzi. Quest'ultimo, dopo aver recitato dei versi d'amore (tardo-beat, involontariamente comici, per la verità) prende possesso dello studio e presenta una versione, riveduta e corretta del "tiro alla fune", con due concorrenti. Al termine del gioco, nuova esibizione per Rosanna Fratello e la sua "Ninna nanna all'omino che vende i gelati", dopodiché, Giorgio Gaber si esibisce nello storico (e meraviglioso) monologo, "I due bambini" (da "Il signor G."). Altro spazio canoro con Ombretta Colli e la sua personale versione di "Non arrossire" (con un tenero intervento vocale del celebre consorte). È il momento della comicità: arriva Gino Bramieri (reduce dal grande successo della commedia musicale "Angeli in bandiera", interpretata assieme a Milva). L'attore presenta uno spiritosissimo monologo dedicato all'eterna contrapposizione tra Roma e Milano. Segue uno sketch di Bramieri, coadiuvato da Ettore Conti, ambientato in un bar, con protagonisti due ragionieri, sempre alla ricerca di nuove occasioni professionali da cogliere, per rimpinguare il conto in banca. Lo spettacolo, giunto quasi alla fine, vede di nuovo in scena Giorgio Gaber, il quale, accompagnato dall'orchestra diretta da Giorgio Casellato, si esibisce in una fantasia musicale composta da quattro belle canzoni: "Chissà dove te ne vai", "Trani a gogò", "Barbera e Champagne" e "Come sei bella". Il terzetto composto da Gaber, Colli e Fratello si riunisce per salutare i telespettatori e mostrare loro una sorta di "prossimamente" (molto originale) della puntata seguente. Scorrono poi i titoli di coda, sulla sigla finale, "L'ultima bestia", scritta ed interpretata da Giorgio Gaber. La trasmissione, diretta con mano felice da Giuseppe Recchia e scritta con sempiterno umorismo dalla triade Simonetta-Terzoli-Vaime, riesce ad intrattenere piacevolmente, con notevole gusto. Inutile parlare della grandezza artistica e delle capacità professionali di Giorgio Gaber (personaggio unico nel panorama musicale e teatrale italiano). Da non sottovalutare minimamente l'apporto di Ombretta Colli, anch'essa in grado di sostenere diversi ruoli con spiccata ironia e sicuro fascino. La prima prova televisiva di Rosanna Fratello (un po' acerba) può comunque definirsi positiva. Ottimo, come al solito il vitalissimo ed istrionico Gino Bramieri. Ciao!!! Fare clic qui per inserire un commento a questo articolo. |
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