Sanremo e classifiche
La prima cosa che salta agli occhi, in questa classifica primaverile, è
la totale assenza di dischi provenienti da Sanremo. La manifestazione
canora stavolta ha fatto un buco nell'acqua. Già l'anno precedente le
vendite non erano andate bene. Quest'anno è la desolazione più completa.
L'unico brano a salvarsi dal naufragio è la canzone risultata
vincitrice, cioè CIAO CARA, COME STAI cantata da Iva Zanicchi.
Intendiamoci: non è quello che si può generalmente chiamare un disco di
successo, ma dato che è il brano vincitore, un po' più di propaganda
l'ha avuta. Solo due anni fa i dischi di Sanremo andavano a ruba:
edizione 1972: Delirium e Marcella Bella vendevano centinaia di migliaia
di copie, seguiti da Nicola Di Bari, Nada, Gianni Nazzaro ed altri.
Edizione 1973: un mezzo disastro. Si salvano il disco di Peppino Di
Capri (vincitore dell'edizione), la rivelazione Gilda Giuliani e la
coppia Wess & Dori Ghezzi. Edizione 1974: il tonfo. Neanche un big
conclamato come Gianni Nazzaro, in gara con una canzone scritta da un
cantautore tra i più amati dai giovani (Claudio Baglioni), riesce a
smuovere le acque stagnanti del mercato discografico. La stessa presenza
di Domenico Modugno è passata quasi inosservata. Resta il fatto che è
già passato un mese e nessuno ha dimostrato interesse per le 28 canzoni
partecipanti. Qualche sparuta richiesta qua e là ma, alla fine,
bassissimi livelli di vendita. I negozianti, scottati dall'annata
balorda precedente, hanno acquistato meno dischi del solito. Ed hanno
visto giusto. C'è anche da considerare una cosa: il lavaggio del
cervello continuo dei media di un certo tipo per i quali seguire Sanremo
significa essere destinati a fare parte di una cerchia di inferiori
intellettualmente, di poco progrediti musicalmente. Una morte lenta
della musica leggera dovuta ad una sorta di rivoluzione culturale
subdola e pericolosa, nata per ghettizzare tutto ciò che è leggero e che
non è politico o d'impegno. Non è un caso che trasmissioni come
Canzonissima, il Disco Per L'Estate e proprio Sanremo risentano di
questo clima di caccia alle streghe. Una smania di culturalismo forzato
sta distruggendo un mercato, quello discografico italiano, che era da
considerare importante quanto quello delle automobili e della moda. E la
Rai segue l'andazzo, ridimensionando tutto ciò che riguarda la musica
leggera. Un'austerity dovuta alla propaganda quotidiana dei vari disc
jockey radiofonici, dei critici musicali e, piano piano, della gente.
Che la gente alla fine, per non sentirsi dare stupidamente di
"reazionaria" o di incolta per il solo fatto di interessarsi più ad un
Gianni Nazzaro che ad un Antonello Venditti, si adegua timidamente ai
nuovi dettami che subdolamente (ma neanche tanto) le vengono imposti.
Un'intimidazione blanda ma efficace che provoca l'effetto di una goccia
cinese. Ma siamo negli anni settanta: questo è il minimo.
I Cugini di Campagna
Quattro ragazzi che hanno raggiunto - dopo una lunga gavetta - un
successo inaspettato: sono i Cugini Di Campagna. Da alcune settimane,
sono ospiti fissi della classifica discografica Rai e di quelle dei
giornali specializzati. In poco tempo si sono lasciati alle spalle nomi
altisonanti come quelli di Mina, Celentano, Ike & Tina Turner, John
Lennon (tanto per fare dei nomi tra quelli che li precedevano). La loro
canzone è ANIMA MIA e dopo qualche mese dall'incisione, sta andando
davvero a gonfie vele. I loro nomi sono Ivano e Silvano Michetti (di
Roma), Flavio Paulin (di Trieste) e Giorgio Brandi (di Ascoli Piceno).
Il gruppo è passato attraverso una serie di trasformazioni sia dal punto
di vista musicale che da quello dei componenti. I due punti cardini sono
sempre stati i fratelli Michetti. In pieno periodo beat rappresentavano
complessini senza grosse pretese come I Gentlemen e I Medium. Nel 1968
diventano La Fine Del Mondo cercando di imitare nel look complessi
italiani e stranieri di chiara fama (ad esempio I Camaleonti). Nel 1970
nascono I Cugini Di Campagna. Ivano scoprì che Gianni Meccia e Bruno
Zambrini stavano mettendo su una loro casa discografica; una sera si
trovarono a cena in un ristorante sulla via Flaminia. Si presentarono ed
improvvisarono dei brani a cappella. Gianni Meccia non si sbilanciò
subito e disse che doveva pensarci. Sta di fatto che alla fine firmarono
il contratto per la Pull. Il nome venne da sé: in un momento in cui
andavano di moda nomi esotici o comunque parecchio strani (cominciava il
periodo del progressive) Ivano decise per un nome semplice che facesse
capire di primo acchito che tipo di musica volessero fare. Musica che
comunque non era ancora del genere che li avrebbe poi portati al
successo. Arbore e Boncompagni si interessarono a questi ragazzi
(ricordiamo comunque che Giorgio Brandi non era ancora del gruppo) e
chiesero a Giancarlo Guardabassi e a Fabio Germani, figlio del
celeberrimo Fernando Germani, organista del Papa, di scrivere per loro
la canzone dell'esordio. Tra l'altro, anche lui sotto contratto con la
Pull ed autore della sigla della Mostra Internazionale Di Musica Leggera
di Venezia del 1971 dove - guarda caso - partecipavano tra i giovani
proprio I Cugini Di Campagna! La canzone è IL BALLO DI BEPPE e Arbore &
Boncompagni la trasmetteranno molto spesso in ALTO GRADIMENTO. E' una
canzone divertente, un po' goliardica e volutamente sciocchina che nel
testo si rifaceva moltissimo a IL BALLO DI SIMONE. Ma non era più quel
tempo e quell'età, come diceva un poeta. Il gusto nel frattempo era
cambiato e non è detto che se una volta andava bene ad uno (in quel caso
Giuliano & I Notturni) poi sarebbe andata bene anche ad altri. Comunque
la canzone, per la sua stupidità, non mancò di farsi notare. Il singolo
successivo fu LA RAGAZZA ITALIANA nel quale I Cugini sono fotografati
davanti ad una grossa fetta di anguria. Partecipano a varie trasmissioni
(come STASERA SI') ma non fanno breccia. Non hanno ancora trovato la
loro strada. Lo ribadisce l'insuccesso de L'UVA E' NERA. Intanto il
padre di Ivano (come lo stesso Ivano dice) si era stufato di questo
figlio che cantava da 7 anni e che - fino a quel momento - non aveva
ancora portato i soldi a casa. L'alternativa era quella di lavorare alle
cave di tufo che si trovavano sull'autostrada Roma - L'Aquila di cui era
il proprietario. Il 1973 si apre con molte incertezze: il gruppo non ha
mai sfondato anche se risultava simpatico per il genere scanzonato. Ma
serviva qualcosa di veramente definitivo: un volto, qualcosa che lo
facesse riconoscere al primo ascolto. D'accordo con Meccia e Zambrini
cambiano strada: il melodico moderno. Di gruppi, in genere, ce ne sono
tanti anche se quelli storici sembrano battere la fiacca. All'inizio del
1973,invece, di gruppi specificamente pop melodici e di successo non ce
ne sono poi molti. Parecchi nascono per poi morire dopo il primo disco o
tirare a campare senza grandi risultati. Alcuni sono in continua
altalena: un singolo ha successo, il successivo no (I Profeti, I Nuovi
Angeli, La Strana Società etc.). Altri sono dei caposaldi del genere
come i Pooh e i Camaleonti. Poi ci sono le improvvise rinascite dopo
anni di oscuro lavoro. Esempio classico, Gli Alunni Del Sole. Dove
collocarsi? Difficile non fare qualcosa che bene o male ricalchi un
sentiero già battuto. Ecco l'idea: anche in Italia stanno avendo
successo complessi e cantanti di chiara matrice glam come gli Sweet e
Gary Glitter. Perché non buttarsi su quella china? Ma questo per quanto
riguarda l'immagine. La musica deve essere più italiana possibile, che
segua la strada fin qui tracciata dai Pooh e proseguita in maniera
differente dagli Alunni Del Sole. Una voce solista dovrebbe
differenziarsi dalle altre: Flavio Paulin, che da quel momento canterà
in falsetto costantemente. Ci vuole una canzone che apra questo nuovo
ciclo e la trovano in ANIMA MIA.
Antonello De Santis e gli stessi Paulin
e Michetti ne sono gli autori. Il disco esce ma sembra che nessuno se ne
accorga, tranne qualche amico disc jockey che la programma nelle
trasmissioni. Il complesso parte per una tournée autunnale dove presenta
la canzone ogni sera. Finalmente il pezzo piace e la gente lo dimostra.
Si crea una specie di passaparola: chi va a vederli dal vivo il giorno
dopo chiede al negoziante il disco che delle volte neanche ha in
magazzino. Improvvisamente, tra ottobre e novembre il brano comincia a
decollare ed inaspettatamente arriva nelle primissime posizioni nella
classifica dei quarantacinque giri. Alcune classifiche lo mettono
addirittura al primo posto. Un successo che prende alla sprovvista
tutti: casa discografica e gruppo. Una strofa in minore ed un ritornello
in maggiore: questo è ANIMA MIA. La voce solista narra la storia di un
incontro che lascia l'amaro in bocca al protagonista dopo la decisione
di andarsene, presa da lei. Anima mia torna a casa tua ti aspetterò
dovessi odiare queste mura. Una frase semplicissima ed inaspettatamente
efficace. Una parola d'ordine che non si stacca (neanche a tirarla)
dalle orecchie. Sicuramente frutto del caso. Ma un caso oltre che
fortuito, molto fortunato. L'arrangiamento è moderno, scarno ed
essenziale. La voce di lei che ribatte al cantante due semplici frasette
come non cercarmi quando lui le chiede avrei soltanto voglia di sapere e
non pensarmi al seguito della domanda ossia che fine ha fatto e chi sta
con lei è un'altra trovata indovinatissima. Spezza la monotonia
dell'unica voce in campo fino a quel momento. Il loro abbigliamento,
come si diceva prima, è chiaramente ispirato al glam. Ma un glam
casareccio. Da merceria sotto casa. Le scarpe con delle suole e dei
tacchi altissimi, come gli zatteroni usati della donna. O come quelli di
Elton John e di Renato Zero. Non si capisce perché però se a vestirsi
così sono gli Slade o Elton John o un cantante alternativo (all'epoca)
come Renato Zero tutto va bene. Ma quando lo fa un gruppo italiano
scatta ufficialmente l'operazione "spernacchiamento". I Cugini Di
Campagna diventa quasi un termine di comparazione quando si vuole far
capire quanto qualcuno sia kitsch e pacchiano. Saranno anche kitsch ma
il loro disco vende. Quando vanno ad ADESSO MUSICA, dopo la loro
apparizione il disco sale di altre due posizioni. ANIMA MIA è la canzone
adatta a chi divora i fotoromanzi della Lancio con Franco Gasparri e
Claudia Rivelli. Il target è quello. La critica non li prende mai sul
serio e, anzi, cerca costantemente di parlarne male. Siamo ad aprile: il
prossimo disco è già sulla rampa di lancio. Non si è ancora spenta l'eco
di ANIMA MIA che è già pronto INNAMORATA, altro grandissimo successo del
gruppo che affronta in questa maniera l'estate 1974, un'estate
musicalmente soft e "soffusa". Ma di questo parleremo in un'altra
occasione.
Marva Jan Marrow
E visto che siamo dalle parti di Lucio Battisti e co., segnaliamo
l'uscita (anche se in ritardo di un paio di mesi) del singolo su Numero
Uno di Marva Jan Marrow, OUR DEAR ANGEL. Che sarebbe la versione inglese
di IL NOSTRO CARO ANGELO dello stesso Lucio. Il produttore Claudio Fabi
chiama Ivan Graziani per suonare la chitarra nel disco di Marva Jan
Marrow, cantante di origine inglese collaboratrice di Battisti, di Ivano
Fossati, di Eugenio Finardi e della PFM. Il disco è prodotto dallo
stesso Fabi e arrangiato da Claudio Pascoli, ma in sala a seguire tutte
le manovre c'è anche Battisti. La Marrow si è fatta conoscere dal
pubblico che segue l'underground per aver partecipato a numerosi
concerti prog ed alternativi. Questa primavera è in tour nientemeno che
con i Tempest, gruppo inglese nato dalle ceneri dei Colosseum e dei
Juicy Lucy. Il Banco Del Mutuo Soccorso si è rivolto a lei per i testi
in inglese di alcune loro canzoni. OUR DEAR ANGEL risulta abbastanza
scialba se cantata da una voce che ha un'impostazione più folk che
leggera. Difatti lei è più credibile in GO MAN, lato B del disco,
scritta da lei stessa. La sua caratteristica migliore va ricercata in
quel suo saper creare un'ottima atmosfera con il solo aiuto della
chitarra e della sua particolare voce, ricca di personalità e di
feeling. Tecnicamente non ha nulla da invidiare alle migliori
cantautrici americane ed inglesi ed i suoi brani sono interessanti.
Formula 3
Per un complesso che nasce, un complesso che muore: la Formula Tre. Con
la partecipazione allo spettacolo IL DIRODORLANDO si è chiusa la storia
di un gruppo tra i più popolari degli anni settanta. Nati nel 1969 da
un'idea di Lucio Battisti che li volle nella nascente Numero Uno, il
gruppo formato da Toni Cicco (Napoli), Alberto Radius (Roma) e Gabriele
Lorenzi (Livorno) conquistò subito importanti piazzamenti nelle hit
parade ed accompagnò con la sua musica le vacanze estive degli
adolescenti di quel periodo. Sebbene uscita nell'estate 1969 come sigla
del Festivalbar, QUESTO FOLLE SENTIMENTO venne notata solo
nell'autunno-inverno 1969-70. Grosso successo a cui fece seguito SOLE
GIALLO SOLE NERO (estate 1970), IO RITORNO SOLO (autunno 1970) LA FOLLE
CORSA (inverno 1971) EPPUR MI SONO SCORDATO DI TE (estate 1971),
l'intero album (il secondo) chiamato semplicemente FORMULA TRE (autunno
1971), STORIA DI UN UOMO E DI UNA DONNA (estate 1972). Il 1973 li vede
"affaccendati in altre faccende", forse annoiati della solita routine ed
assorti in altre situazioni: Alberto Radius era già uscito l'anno
precedente con un album da solista e Gabriele Lorenzi era sempre più
proiettato verso un'altra "formula" musicale. La band prese comunque
parte al Festivalbar di quell'anno con LA CILIEGIA NON E' DI PLASTICA,
brano sullo stile musicale della FLORA, FAUNA E CEMENTO. Il 1974 è
l'anno dello scioglimento. Radius e Lorenzi entrano a far parte de IL
VOLO, supergruppo progressive che annovera nelle sue file anche Bob
Callero degli Osage Tribe, Mario Lavezzi, Vince Tempera e Gianni
Dall'Aglio. Tony Cicco col nome di Cico intraprende una fortunata
carriera di solista che inizierà alla fine dell' estate '74 con la
canzone super-trasmessa dalla radio SE MI VUOI, successo più radiofonico
che discografico, che durerà fino ai primi mesi del 1975. La Formula Tre
si riunirà nel 1990.
David Essex
David Albert Cook in arte è David Essex. Strano a dirsi perchè quasi si
fa fatica a ricordarlo ma nel biennio 1973-1974 sembrava dovesse
diventare l'one-show-man del periodo. In Italia lo si conosce ben poco.
Possiamo paragonarlo al Robbie Williams del nostro tempo: oltre a quel
certo tipo di percorso artistico gli somiglia anche fisicamente. Il
sorriso, le righe intorno agli occhi sono i tratti somatici che più
fanno pensare ad una similitudine tra i due. Oltre al modo di cantare e
di passare da un genere all'altro. Ma prima di raccontare del David
Essex oggi (quando oggi sta per 1974) raccontiamo chi è e perché è
diventato d'un tratto così famoso. Da ragazzo suonava la batteria in un
semiprofessionale gruppo dell'East London chiamato The Everons. Incise
diversi singoli come solista per le Pye, Decca e Uni, prima di approdare
alla CBS, come poi vedremo. Il successo era ancora lontano e David,
conscio della sua bella presenza, tentava anche una sua strada come
attore. La svolta arrivò col musical GODSPELL, da un libretto di Stephen
Schwartz. GODSPELL è un gioco verbale tra le parole GOD, GOSPEL e
(TO)SPELL. Un musical a tema religioso, così come andava in quel
momento (si era nel 1971 e la piece teatrale di JESUS CHRIST SUPERSTAR,
non ancora passata su pellicola, era sulla bocca di tutto il mondo. Il
musical ebbe un grandissimo successo e il disco distribuito dalla Bell
diede a David un piccolo assaggio di ciò che sarebbe stata la sua
carriera nella musica da lì a poco. Il 33 tratto dalla colonna sonora
arrivò alla posizione numero 25 degli album più venduti nel Regno Unito.
Intanto la sua faccia cominciò a campeggiare sulle pagine dei
settimanali per teenager e fu scritturato per un film ambientato negli
anni cinquanta, nuova miniera d'oro del mondo cinematografico e musicale
del periodo che va dal 1973 al 1975. Il film, che si allacciava alla
smania di revival cominciata proprio alla fine del 1972, si intitolava
THAT'LL BE THE DAY e David impersonava la parte di tale Jim McLaine, una
pretty face dell'Inghilterra pre-Beatles. Il film è stato quello che ha
più incassato per l'Anglo-Emi nel 1973 ed è stato proiettato anche in
400 cinema dell'Inghilterra contemporaneamente. Anche la colonna sonora,
naturalmente, diventa un successo e il LP entra in classifica ai primi
posti. Essendo diventato un'artista di spicco, la CBS si interessa a lui
e gli propone un contratto, provando che la sua spiccata personalità di
attore poteva essere anche traslata nelle classifiche discografiche. Il
suo debutto lo fece con ROCK ON, brano bellissimo e suadente, con una
base musicale ad alto potenziale erotico. Tra i T.Rex, Lou Reed ed un
pizzico di David Bowie. Il testo è un costante riferimento a nomi e
titoli di canzoni degli anni cinquanta, tanto per rimanere nel tema. Hey
shout summertime blues jump up and down in my blue suede shoes see her
shake on the movie screen Jimmy Dean (che poi sarebbe James Dean). Il
successo è instantaneo. 3° in Uk , 5° in Usa dove rimase per venticinque
settimane. Ma la canzone, per come è stata costruita ed interpretata,
valeva un primo posto assoluto. Le tracce ritmiche del brano sono
saturate di eco. Una varietà di suoni che erano ancora inusuali e che si
sarebbero poi tramutati in Dub Reggae negli anni novanta. La canzone
l'ha scritta lui stesso nel periodo in cui stava lavorando al film di
cui si parlava prima. Il riferimento a canzoni e persone degli anni '50
era dunque fortemente voluto. Negli Stati Uniti ROCK ON raggiunse un
milione di copie vendute e fu nominato per i Grammy Awards. John Lennon
ebbe parole di elogio per la canzone e la infilò subito tra le sue
preferite dell'epoca. Un uptempo per il secondo singolo, LAMPLIGHT.
Piccoli ed intelligenti accorgimenti nel bell'arrangiamento ricordano
film noir e di spionaggio. Meno incisiva della precedente, raggiunge la
posizione numero 7 rimanendo in classifica per 15 settimane. Al secondo
singolo seguì il trentatré che prese il nome di ROCK ON. L'album rimase
ventidue settimane in graduatoria raggiungendo la posizione numero 7. Il
tour che promozionava l'album fu seguito con vivo interesse e scoppiò
una Essex-mania così come due anni prima per i T.Rex. Undici canzoni,
delle quali due erano cover: TURN ME LOOSE (un blues rockeggiante che
strizza l'occhio ad Elvis) e FOR EMILY WHENEVER I MAY, di Paul Simon,
brano soft. Molto bello anche ON AND ON, composto da Essex stesso: una
ballata molto simile a quelle dei vari Neil Diamond e Barry Manilow, con
un sax entrante di gran classe e un pianoforte che sostiene lo scheletro
musicale del brano. STREETFIGHT gioca con gli stessi ingredienti di ROCK
ON e quindi fà il verso a sé stesso. OCEAN GIRL è invece un brano reggae
come BRING IN THE SUN (scritto da Jeff Wayne, arrangiatore e produttore
dell'intero album), una bella canzone con un efficace arrangiamento che
nel ritornello stravolge tutto facendola diventare quasi un altro brano.
La canzone che conclude l'album è SEPTEMBER 15th. Un minuto e 22 secondi
che concludono degnamente un grande album che in Italia è arrivato e
passato come una cometa.
Traffic
Gravi incidenti a Torino per il concerto del gruppo dei Traffic. Circa
quattromila persone sono entrate all'interno del Palazzetto dello Sport
per assistere al concerto e altre duecento, col pretesto di voler
entrare gratis (la solita storia dell'autoriduzione) hanno cominciato a
tirare pietre e bulloni contro la polizia che ha risposto con i
lacrimogeni. Favoriti dal buio, i manifestanti si sono dispersi per
tornate alla carica divisi in piccoli gruppi. Poco prima del concerto è
anche arrivata una telefonata anonima che annunciava la presenza di una
bomba nel bagno del Palazzetto. E' stato trovato un pacco con la scritta
"non toccare" ma gli artificieri hanno stabilito che era innocuo. Alcuni
giovani facevano volantinaggio, dando al pubblico dei fogli in cui c'era
scritto: "Fascista è chi paga il biglietto e chi lo vende". Gli stessi
fogli che venivano distribuiti al concerto di Roma, in occasione della
prima data italiana dei Traffic. In quell'occasione ci furono incidenti
proprio a causa di quei volantini, dati ad alcune persone, per così
dire, sbagliate. Sempre a Roma, il giorno dopo, in occasione del
concerto di Cat Stevens, i professionisti del disordine, hanno tentato
di fare il bis ma hanno trovato il Palazzo dello Sport dell'Eur
letteralmente circondato dalla polizia. Non si sono scoraggiati, anzi:
hanno tirato fuori dalle loro auto il perfetto corredo del soldatino
metropolitano: spranghe, fionde, bulloni, bottiglie molotov. Mantenendo
le dovute distanze hanno fatto bersaglio i tutori dell'ordine. Poi, non
paghi, hanno cominciato a bruciare le macchine parcheggiate. Cat
Stevens, stupefatto, si ripropone, appena terminato il concerto, di non
mettere più piede in Italia fino a quando le cose non cambieranno e la
situazione "particolare" lo metterà in condizioni di litigare anche con
l'organizzatore, colpevole di averlo mandato in una "zona di guerra".
Nervoso per ciò che stava accadendo di fuori, il cantautore inglese darà
uno spettacolo abbastanza breve. Un furto, in rapporto al costo del
biglietto. Di gente ce n'era poca: 7-8 mila persone. Ha vinto la paura
degli incidenti (che regolarmente sono avvenuti) e ha perso David Zard,
giovane impresario che fa il diavolo a quattro per cercare di convincere
i grossi nomi internazionali a venire in tour in Italia. Dal 1971, anno
in cui tentarono di bruciare il Velodromo di Milano (con Gianni Morandi
sul palco) durante un concerto dei Led Zeppelin, gli stranieri se ne
guardano bene da venire in Italia. Preferiscono fare qualche tappa in
più in Olanda e in Germania. Il direttore di un giornale chiamato STAMPA
ALTERNATIVA incita, prima dei due famosi concerti di Torino e Roma, i
suoi lettori a "riprendersi la musica" con un manifesto che mostra due
mani che impugnano due pistole ed un corsivo che recita così: "I padroni
del pop si sono ingrassati alle nostre spalle. Ma adesso i giovani hanno
imparato a dire basta e sono decisi a smascherarli". Cat Stevens, venuto
in Italia per presentare il suo ultimo 33 giri ossia BUDDAH AND THE
CHOCOLATE BOX, inizia il concerto con un classico, WILD WORLD. La
carrellata di canzoni prevede pezzi di lungo corso e altri in rodaggio,
culminando con due brani come FATHER AND SON e LADY D'ARBANVILLE.
Presenta anche il nuovo singolo, OH VERY YOUNG, nel quale sembra abbia
fatto ritorno ai suoi pezzi più intimisti e delicati. OH VERY YOUNG è
una ballata lenta di ampio respiro melodico, caratterizzata da un gioco
di contrasti tra il piano, il mandolino elettrico e la chitarra
acustica. Il retro del singolo è un pezzo già noto per essere tratto dal
long playing precedente, FOREIGNER. Il titolo è 100 I DREAM. Ma la
serata di Cat Stevens iniziata male finisce anche peggio. Alle due di
notte quattro fotografi erano in attesa in Via Boncompagni, fuori da un
locale notturno, per riprendere l'uscita di cat Stevens insieme a
Florinda Bolkan e Helmut Berger. Li avevano già fotografati due ore
prima all'uscita della "Taverna Flavia". Ma questa volta, forse
annebbiati dai troppi drink, due gorilla del menestrello inglese,
incaricati di salvaguardare l'incolumità del loro protetto, hanno
aggredito a calci e pugni i fotografi, strappando loro le macchine
fotografiche e fracassandole. Mentre la Bolkan e Berger si allontanavano
per non essere coinvolti, la rissa ha richiamato tutti i componenti del
complesso che accompagnava Cat Stevens. Due fotografi all'ospedale e
danni per tre milioni di lire.
Referendum sul divorzio
Fino al 12 maggio - data del prossimo referendum per il divorzio - in
televisione non si potrà dire più "sì" o "no". Cautele che stanno
mettendo in crisi molti programmi televisivi e radiofonici. Si taglia
ovunque si parli di famiglia, di figli, di divorziati e anche di "sì" e
"no". Il caso più clamoroso è quello dell'Eurofestival, legato al nome
della Cinquetti, in gara con la canzone SI. Rinviato al dopo referendum
la trasmissione NATURALMENTE, condotta da Giorgio Vecchietti, un quiz
con due famiglie protagoniste. Sospese le trasmissioni di PARLIAMO TANTO
DI LORO, gioco condotto da Luciano Rispoli e articolato su coppie di
genitori impegnati a dare risposte a gruppi di bambini. Rinviato lo show
televisivo in una puntata di Claudio Villa, reo di condurre una campagna
divorzista. Esclusa dalla programmazione radio la canzone di Michel
Delpech I DIVORZIATI, appena uscita sul mercato. Il 24 marzo durante la
replica di una puntata di DAVID COPPERFIELD, mentre l'attore Roldano
Lupi pronuncia la frase "ti restituisco la libertà", le sue labbra si
muovono ma non si sente l'audio. L'ALBA DELL'UOMO di Folco Quilici è
stato programmato in modo che la quinta puntata (quella cioè dedicata
alla nascita, all'organizzazione ed evoluzione della famiglia) vada in
onda dopo il 12 maggio. In radio, trasmettendo GRANDE GRANDE GRANDE di
Mina, il tecnico del suono sfuma le parole "non lasciarmi mai più".
Annullata la programmazione de LE NOZZE DI FIGARO, prevista alla radio
nel mese di aprile. Spostato al 12 maggio l'Eurofestival. Intendiamoci:
è andato regolarmente in onda in tutta Europa, tranne che in Italia. Per
la famosa questione del titolo della canzone cantata dalla Cinquetti.
Che comunque arriverà seconda dietro gli Abba, vincitori con WATERLOO.
Chi ci lascia: Giovanni D'Anzi
Il 15 aprile si spegne a Santa Margherita Ligure il Maestro Giovanni
D'Anzi. Era nato vicino a Porta Genova a Milano il 1 gennaio del 1906,
in uno dei quartieri più popolari della Milano dell'epoca. Il padre era
dipendente di una fabbrica di birra. Ancora piccolino, rivelò ottime
disposizioni per la musica e debuttò prestissimo nelle orchestrine da
ballo e nei cinema, accompagnando i film che all'epoca erano ancora
muti. Nel 1926 la prima grande occasione: incontra Lydia Johnson, stella
del varietà di quel tempo che mise gli occhi su di lui e lo volle a
dirigere l'orchestra di una sua rivista. D'Anzi si fece subito notare
per come dirigeva ossia senza bacchetta, novità per l'Italia. Nel 1927
eccolo a Parigi al teatro Mayol. Maurice Chevalier e Josephine Baker
accorrevano ad applaudirlo. Era strapagato in Francia e avrebbe potuto
restare ma gli mancava la sua Milano e nel 1932, dopo una breve
parentesi romana, vi fece ritorno per non muoversi più. Proprio in
quegli anni il regime inaugurò la Galleria Del Corso (quasi in
contemporanea con la famosa stazione centrale), meraviglia stile 900 ,
come si diceva all'epoca. Divenne subito il regno della musica e D'Anzi
ne fece parte da subito. Scriveva, componeva, insegnava, dirigeva
l'orchestra al teatro Trianon, tempio della rivista e del teatro
leggero. Da lì a poco conobbe Alfredo Bracchi e divenne uno degli autori
più prolifici del periodo. Le canzoni che scrisse sono ancora oggi
memorabili: SILENZIOSO SLOW, NON SEI PIU'LA MIA BAMBINA, IL MAESTRO
IMPROVVISA, BAMBINA INNAMORATA, NON DIMENTICAR LE MIE PAROLE, TU MUSICA
DIVINA, TI PARLERO' D'AMOR, MA LE GAMBE, NON PARTIR e altre due
veramente significative: MADUNINA (o mia bela madunina che te brillet de
luntan) dedicata ai ragazzi che partivano per la campagna di Russia nel
1941. O anche MA L'AMORE NO (testo di Galdieri) una sorta di LILI
MARLENE italiana in cui una bellissima Alida Valli prendendo a pretesto
l'amore intendeva accomiatarsi da un periodo ed uno stile di vita che
sembrava destinato ad eclissarsi da lì a poco. Tutto sta per crollare,
anche la nostra fede, ma il nostro amore, almeno quello, deve rimanere.
Ma l'amore no, l'amore mio non può, dissolversi nel vento con le rose.
Un accomiatarsi non indolore di una generazione ancor giovane (siamo nel
1942) verso un modello di vita. L'unico sin lì conosciuto e in cui
avevano creduto fermamente. Fu la canzone più trasmessa dall'Eiar nella
primavera-estate 1943. Ricordiamo che faceva parte del film STASERA
NIENTE DI NUOVO. Un momento di felicità, come a voler scacciare brutti
pensieri, lo si ravvisa in VOGLIO VIVERE COSI', un'altra canzone
famosissima del periodo di guerra. Passata la guerra, del centralissimo
Corso Vittorio era rimasta in piedi soltanto la Galleria Del Corso. E
D'Anzi riprese proprio da lì, scrivendo motivi per tantissime commedie
musicali e fu uno dei pionieri della tv italiana a partire proprio dal
1954. Nel 1953 vinse Sanremo con VIALE D'AUTUNNO. Nel 1960 si ritirò a
vita privata nella sua villa di Santa Margherita. Aveva solo 54 anni. Ma
i 54 anni dell'epoca non si possono nemmeno lontanamente paragonare anni
54 anni dei nostri giorni. Quella generazione aveva vissuto due guerre,
aveva ricostruito l'Italia dalle macerie, aveva lavorato sodo. E' tutta
un'altra vita e un'altra cultura. Il comune di Milano lo seppellì al
Cimitero Monumentale, nel Civico Mausoleo Palanti, dove riposano i
milanesi illustri. E nel 1990 gli ha dedicato una targa proprio in
Galleria Del Corso che dice: "In questa galleria c'era una volta un re:
Giovanni D'Anzi. Scrisse magiche note e la più dolce serenata la cantò
per Milano".
Gli oscar
Gli Oscar hanno compiuto 46 anni. E' dal 1929 che l'annuale rassegna va
avanti imperterrita con momenti di stanca e momenti di effervescenza.
Quest'anno la consegna delle statuette sembra abbia riconquistato quella
popolarità che nelle ultime edizioni era mancata. Fuori dal Music Center
di Santa Monica, in California, oltre tremila persone sono rimaste ad
applaudire i vincitori e farli oggetto di attenzioni. Una manifestazione
come quella degli Oscar aveva, come detto, risentito del clima
dell'epoca. Contestata, con vincitori che dal palco invece di
ringraziare facevano comizi, data per spacciata e dichiarata fuori moda,
anacronistica, sembra invece che abbia ritrovato la grinta di un tempo
per una rinnovata vitalità. Al centro della 46° edizione ci sono una
bambina, Tatum O'Neal (figlia di Ryan O'Neal) ed un'adolescente Linda
Blair. Tatum, dieci anni, ha vinto la statuetta come migliore attrice
non protagonista per il film PAPER MOON interpretato insieme al padre.
Ha ritirato l'Oscar accompagnata dal nonno commediografo Charles. Linda
Blair ha invece 15 anni ed ha interpretato il film L'ESORCISTA,
blockbuster in Italia della stagione 1974-75. Ma la consegna degli oscar
1974 rimarrà storica per un uomo che passerà nudo tra i presentatori
David Niven ed Elizabeth Taylor. Trattasi di uno streaker, ossia un
contestatore che esprime il suo disappunto correndo nudo. La moda
contestataria del momento è proprio lo streaking. Diamo un'occhiata ai
premi più importanti.
MIGLIOR FILM è LA STANGATA con Paul Newman e Robert Redford.
MIGLIOR ATTORE è Jack Lemmon con SALVATE LA TIGRE.
MIGLIORE ATTRICE è Glenda Jackson con UN TOCCO DI CLASSE.
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA è JOHN HOISEMAN per THE PAPER CHASE.
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA è Tatum o'Neal per PAPER MOON.
MIGLIORE REGISTA è George Roy Hill per LA STANGATA
MIGLIORE CANZONE è THE WAY WE WERE da COME ERAVAMO
MIGLIOR FILM STRANIERO: EFFETTO NOTTE di François Truffault.
Box Office
Ora invece lasciamo gli Oscar ed entriamo nei cinema italiani. Un film
americano e due italiani stanno dominando le classifiche
cinematografiche. Si tratta di PAPILLON, di PAOLO IL CALDO e SESSOMATTO.
Grande affluenza di pubblico per tutti e tre i film. Il primo è ispirato
alle avventure del famoso carcerato Henri Charrier, chiamato PAPILLON
per una farfalla tatuata sul petto e che era stato condannato
all'ergastolo nella Guyana Francese nel 1931 per un omicidio che non
aveva mai commesso (almeno così pare). Henri Charriere aveva scritto un
libro sulla sua vicenda, uscito nel 1969 e che aveva avuto un successo
mondiale. Libro risalito subito nella classifica dei più venduti dopo il
successo del film con Steve McQueen. Charriere morì nel 1973, proprio
quando il film era in fase di montaggio. I due film italiani sono titoli
da cassetta farciti di situazioni sessuali esplicite e non. Il primo è
tratto da un libro di Vitaliano Brancati. I nomi degli attori sono di
grosso richiamo: Giancarlo Giannini e Laura Antonelli, tra tutti. Una
coppia di grosso richiamo e di grande appeal cinematografico. La
locandina era strepitosa: una suora con le calze rosse e con una grossa
scollatura sul davanti (immagine tratta da un episodio del film).
Locandina che naturalmente accese molte polemiche. All'ottavo posto un
altro film cult, PECCATO VENIALE. Stesso trio del precedente MALIZIA.
Ossia laura Antonelli (ancora lei!), Alessandro Momo e il regista
Salvatore Samperi.
PAPILLON - S.MqQueen,D.Hoffman, 1.549.558.000
PAOLO IL CALDO - G.Giannini,R.Podestà, 1.370.062.000
SESSOMATTO - G.Giannini,Antonelli, 1.358.861.000
UN TOCCO DI CLASSE - G.Segal, G.Jackson, 1.215.572.000
IL MIO NOME E' NESSUNO - T.Hill, H.Fonda, 1.164.543.000
TERESA LA LADRA - Monica Vitti, 1.086.344.000
POLVERE DI STELLE - M.Vitti, A.Sordi, 1.077.814.000
PECCATO VENIALE - L.Antonelli, A.Momo, 1.033.454.000
AMARCORD - Magali Noel, 989.652.000
LA GRANDE ABBUFFATA - Mastroianni,Tognazzi, 848.533.000
Capionato Calcio
Eccoci al campionato di calcio. Siamo alla 24° giornata e la Lazio è
sempre più sola in testa alla classifica. Pareggia 3 a 3 a Napoli
riuscendo a recuperare ogni volta i gol della squadra partenopea. Apre
le danze Clerici e pareggia Chinaglia dopo sei minuti. Altri due minuti
e ritorna in vantaggio il Napoli con un gran gol di Juliano. Sempre
Chinaglia pareggia i conti quando mancano 4 minuti alla fine del primo
tempo. Nella ripresa è ancora Clerici su rigore a portare a tre le reti
della squadra azzurra e sempre Chinaglia (anche lui su rigore) a
riassestare il risultato e portare a casa un punto. La diretta
concorrente Juventus passa a Cesena con i gol di Anastasi e di "nonno"
Altarini. Pareggio tra Inter e Fiorentina a San Siro. Al gol di
Boninsegna risponde prontamente Saltutti. La Roma, che sta facendo un
pessimo campionato, pareggia a Pisa col Vicenza. Perché a Pisa? Perché
la settimana prima, durante il derby, c'erano stati dei gravi incidenti
con la Lazio che vince su rigore dopo che la partita si era quasi
stabilizzata sul pareggio (autogol di Pulici e rete di D'Amico). Alla
fine del derby, con la vittoria della Lazio, successe il finimondo.
Lancio di bottiglie e di ogni tipo di oggetto contundente verso i
giocatori e l'arbitro, invasione di campo, lancio di candelotti
lacrimogeni da parte della Polizia che tentava di difendere i giocatori
laziali dalla furia dei tifosi romanisti. Wilson, capitano della Lazio,
usciva dal campo scortato dagli scudi di plastica della Polizia che lo
proteggevano dal lancio di bottiglie e di spranghe che gli piovevano
addosso. Alla fine saranno 38 i feriti. Il giudice sportivo punisce la
Roma con due giornate di squalifica del campo. Cosa che non impedisce ai
tifosi romanisti di presentarsi in massa a Pisa: ventimila ragazzi tra i
15 e i 30 anni che invadono la città non in una maniera che si potrebbe
definire "amichevole". La classifica vede la Lazio in testa con 35
punti, poi la Juventus con 32 e il Napoli con 30. Ricordiamo che la
vittoria di ogni partita assicurava solo due punti invece dei tre
attuali e il pareggio equivaleva ad un solo punto. I risultati finali
sono i seguenti:
CAGLIARI - SAMPDORIA 2-1
CESENA - JUVENTUS 0-2
GENOA - FOGGIA 2-1
INTER - FIORENTINA 1-1
NAPOLI - LAZIO 3-3
ROMA - L.R. VICENZA (giocata a Pisa) 0-0
TORINO - BOLOGNA 2-0
VERONA - MILAN 2-1
Christian Calabrese
MILLELUCI (1974)
di David Guarnieri
Salve a tutti, amici di "Hit Parade Italia"! Anche questa volta vi parlo
di un programma-mito della tv: "Milleluci". La Rai, seppur in clima di
"austerity", allestisce una grande rivista musicale (un vero e proprio
caleidoscopio, dedicato di volta in volta a generi di spettacolo: dalla
radio al Cafè Chantant, dalla commedia musicale all'operetta, dal
cabaret alla radio, ecc.), dando completa carta bianca al regista
Antonello Falqui (reduce dal successo di critica e pubblico di ben tre
varietà, trasmessi nel 1973: "Serata con Carla Fracci" (Rosa di bronzo
al Festival di Montreux), "L'appuntamento", con Ornella Vanoni e Walter
Chiari e "Dove sta Zazà" con Gabriella Ferri), il quale sceglie come
co-autore, lo scrittore e commediografo Roberto Lerici (scelta inedita e
sofisticata per un "semplice" varietà tv). Gli altri collaboratori di
Falqui sono: Gianni Ferrio (autore delle musiche e direttore
d'orchestra), Corrado Colabucci (ideatore dei costumi), Cesarini da
Senigallia (a cui di devono le opulenti e sorprendenti scenografie),
Corrado Bartoloni (direzione della fotografia) e Gino Landi (il quale si
occupa delle innovative coreografie, che vedono il corpo di ballo -
capitanato da Joel Galietti, Silvano Scarpa e Sandro D'Ettore -
interagire attivamente con i vari cantanti ed attori presenti nelle otto
puntate dello spettacolo). La grande novità della trasmissione riguarda
la conduzione. Per la prima volta, in un mega-show, ci sono due donne al
comando: Mina e Raffaella Carrà. Entrambe le primedonne sono assenti da
due anni dal video (la cantante cremonese condusse con grande successo -
assieme ad Alberto Lupo - l'edizione 1972 di "Teatro 10"; la Carrà, dopo
aver animato la fortunata "Canzonissima 1971-72" ha diradato le proprie
apparizioni televisive). "Milleluci" parte sabato 16 marzo 1974. Nello
specifico ci occupiamo della quarta puntata, trasmessa il 6 aprile '74,
riservata alla televisione.
La trasmissione parte con la sigla iniziale, "Din don dan" (R. Lerici -
G. Ferrio), cantata da Raffaella Carrà. Al termine del motivo, "Raffa"
viene raggiunta da Mina. Le due introducono il tema di puntata ("i venti
anni della televisione italiana"), mostrando uno storico filmato:
l'annuncio di Fulvia Colombo del palinsesto datato 3 gennaio 1954 (primo
giorno di programmazione ufficiale della Rai-Tv). Il balletto (che
raffigura una classica famiglia italiana, rigorosamente tele-dipendente,
attorniata da amici e conoscenti vari) introduce l'esibizione di Mina.
La "Tigre di Cremona" interpreta il brano "La pioggia di marzo" (la
celebre "Aguas de março" di Antonio Carlos Jobim, lanciata dallo stesso
compositore brasiliano assieme ad Elis Regina e, splendidamente tradotta
in italiano da Giorgio Calabrese). Alle spalle di Mina, scorrono su uno
schermo, alcune sue esibizioni, tratte da diversi programmi: da
"Canzonissima" a "Studio Uno", da "Il musichiere" a "La prova del 9", da
"Johnny Sette" a "Vengo anch'io", da "Avanti il prossimo" a "Teatro 10".
Altro stacco affidato al balletto. Questa volta si parla di giochi tv.
Naturalmente, il personaggio prescelto è il "re del quiz", Mike
Bongiorno. Questi propone una edizione "straordinaria" di
"Rischiatutto", con Mina e la Carrà in veste di concorrenti. Le due
rispondono a domande riguardanti le proprie carriere televisive ed a
quella di Bongiorno. Il tabellone del gioco (con i vari "rischi")
comprendono filmati tratti da "Il colonnello Von Ryan" e "Io, Agata e
tu" (per quel che riguarda la Carrà), "L'amico del giaguaro" e dalla
serie di "Provvidenza" (scelti per rappresentare Mike) e "Chi legge" e
"Canzonissima '68" (legati a Mina). Il montepremi finale ammonta a un
milione e duecentosessantamila lire (donato in beneficenza alla "Casa di
risposo per artisti" di Bologna). Lo spazio centrale dello show è
affidato a Raffaella Carrà. Nel numero musicale (molto carino ed
innovativo), la showgirl bolognese balla sulle note di "I Say A Little
Prayer" (di Burt Bacharach e Hal David), "partecipando" (grazie
all'aiuto della tecnologia) a diversi programmi Rai: dagli annunci di
Nicoletta Orsomando a "Carosello", da "Le sorelle Materassi" con Sarah
Ferrati e Rina Morelli a "Napoleone", dall' "Intervallo" al telegiornale
con Tito Stagno, da "Serata con Carla Fracci" al campionato di calcio
(rappresentato dalla Lazio di Giorgio Chinaglia), da "Eleonora" con
Giulietta Masina al "Tic-Tac", dalle previsioni di Ernesto Bernacca a
"Dove sta Zazà" con la Ferri al "Tuca Tuca" (della stessa Carrà), fino
alle Olimpiadi di Roma del 1960. Il balletto di Gino Landi torna
protagonista, presentando l'ospite musicale: Adriano Celentano. Questi,
vestito in smoking interpreta un successo di Frank Sinatra, "I Will
Drink The Wine". Dopo un breve dialogo con Mina e Raffaella, il
"Molleggiato" propone (coadiuvato dalla Carrà e dai ballerini) il suo
ultimo successo: "Prisencolinensinainciusol" (un vero e proprio
videoclip, che stupisce ancora per la sua modernità, mantenendo grande
fascino). La trasmissione prosegue con l'omaggio al "romanzo
sceneggiato". Il rappresentante è Alberto Lupo (il numero uno tra i divi
televisivi). L'attore genovese si esibisce, in una auto-parodia di
"Parole, parole" (il celebre brano interpretato assieme a Mina, sigla
finale di "Teatro 10" del 1972). Lupo presenta poi una carrellata di
avvenenti signore, incappate in problemi di censura con la dirigenza
Rai: Alba Arnova (da "La piazzetta"), Delia Scala (nel famoso can-can di
"Canzonissima '59"), Jula De Palma (nella sensuale interpretazione di
"Tua"), Abbe Lane (da "Casa Cugat"), Jane Mansfield (da "Il
musichiere"), Zizì Jeanmaire (nei frenetici balletti di "Studio Uno"),
Margaret Lee (da "Johnny Sera"), Minnie Minoprio (in "Quando mi dici
così" da "Speciale per noi"). Le successive ospiti sono Alice ed Ellen
Kessler. Le gemelle tedesche cantano e ballano un motivo (lievemente
femminista), dedicato alla figura della donna in tv. Le Kessler,
raggiunte da Mina e Raffaella, propongono un divertente numero musicale,
intitolato So quel che sempre piacerà,
dedicato alle languide movenze
della Carrà, alla leggiadra gestualità di Mina ed alla simmetrica
perfezione delle (stupende) gambe di Alice ed Ellen. È il momento della
fantasia musicale di Mina. La "Tigre" è interprete di uno spettacolare
medley composto dai seguenti brani: "Nessuno-Il cielo in una stanza-È
l'uomo per me-Grande, grande, grande-Io e te da soli". La trasmissione
volge al termine: Mina e la Carrà, affiancate dal balletto, brindano
festosamente ai venti anni della televisione italiana. La chiusura è
affidata a Mina, la quale, coadiuvata dal grandissimo Toots Thielemans
(all'armonica a bocca), canta la splendida sigla Non gioco più,
firmata da Roberto Lerici e Gianni Ferrio.
"Milleluci" si rivela un grande successo di critica e pubblico.
L'ascolto medio è di quasi 24 milioni di teleutenti (ottimo anche
l'indice di gradimento), ottenendo il primo posto assoluto tra i
programmi del 1974. L'apprezzamento generale coinvolge naturalmente le
due protagoniste, Mina e Raffaella Carrà.
Giudizio "personalissimo" di David: Esempio assoluto di spettacolo
televisivo, reso possibile da una perfetta alchimia formata dal regista
Antonello Falqui (forse, la sua migliore performance), dal grande
autore, Roberto Lerici, dagli insostituibili Corrado Bartoloni, Cesarini
da Senigallia e Corrado Colabucci, dall'encomiabile Gino Landi (perfetto
esempio di tradizione ed innovazione), fino al raffinatissimo Gianni
Ferrio. Per quel che riguarda le protagoniste dello show: la Carrà
rafforza la sua immagine di soubrette versatile, genuina ed assai
comunicativa; Mina (oltre alle straordinarie doti canore), conferma di
essere un vero e proprio animale da palcoscenico, dotato di personalità,
ironia, presenza scenica ed innata classe.
Un abbraccio!!!
David Guarnieri