( da Ciao 2001 e Nuovo Sound )
Classifica 33 giri
Ottobre comincia con una caduta di governo: Rumor si dimette (è al suo
quinto mandato) dopo duecento giorni di potere effettivo ed apre una
crisi che fa uscire allo scoperto tutte le magagne del centro-sinistra
(che Tanassi definisce "distrutto") logorato da anni di contrasti sempre
ricomposti in superficie per tirare a campare alla meno peggio. Perché
se nel Parlamento non esiste una maggioranza che possa prescindere dal
partito di Francesco De Martino (il PSI) è altrettanto vero che la DC
resta la forza centrale della società italiana. Sono in tanti convinti
di trovare in nuove elezioni anticipate un'occasione di rilancio. I
socialisti puntano ad assorbire tutti i malumori fermentati contro il
partito di Fanfani, a sfruttare la svolta indicata dal referendum sul
divorzio. La DC spera di recuperare a destra i consensi dei votanti
liberali e dei missini che sentono come un pericolo l'avanzare del PCI e
del terrorismo sia nero che rosso. I socialdemocratici contano su quanti
non sono stati mai convinti dell'ormai famoso compromesso storico tra
Berlinguer e lo scudo crociato e cosi via. Alla fine ci sarà un largo
schieramento contro l'avventura delle elezioni anticipate. Il Presidente
Leone affida al Presidente del Senato Spagnolli il compito di verificare
la possibilità di ricostruire la coalizione di centrosinistra: se verrà
accertata l'incarico andrà a Fanfani. E così è. Mezz'ora dopo aver
ricevuto l'incarico si era già in fase consultoria con i vari partiti
dell'arco costituzionale per cercare di varare un governo di largo
consenso. Ma dura poco perché a fine ottobre l'incarico passa a Moro,
che nel frattempo aveva trovato una soluzione: un governo monocolore,
completamente DC, con l'appoggio esterno dei socialisti e dei
repubblicani. Ma Andreotti raffredda gli entusiasmi affermando che
quella auspicata da Moro non è la soluzione migliore e che invece si
sarebbe dovuto tentare ancora una volta di ricostituire il
centro-sinistra, altrimenti si sarebbe andati ad elezioni a primavera.
Si tratta di un vero e proprio siluro perché Andreotti sa benissimo che
i socialdemocratici accamperanno mille scuse per non trovare un'intesa
con i socialisti e forse sta puntando proprio sulle elezioni anticipate.
Strano ma questa situazione ce ne fa pensare un'altra, molto ma molto
similare diremmo, proprio dei giorni nostri. Cambiano i nomi ma non
cambia la matrice centrista. Perché questa lunga parentesi sociale e
politica?
Canzonissima
Restando in tema, a settembre era scoppiato il caso delle cartoline truccate di Canzonissima 1971-72, proprio mentre si cominciava a parlare delle novità immaginate per la nuova edizione. Il sostituto procuratore della Repubblica di Torino ha inviato una pioggia di comunicazioni giudiziarie a dieci cantanti partecipanti a quella edizione e a dodici discografici per i reati di truffa e falso in scrittura privata. Il sostituto procuratore ha però precisato che la comunicazione non significa automaticamente incriminazione. Le indagini iniziano subito dopo la conclusione della trasmissione e c'è da chiedersi come mai se ne viene a conoscenza solo a questo punto giacchè tra quell'edizione e la nuova sono passati nel mezzo altri due o tre anni solari! Gli investigatori hanno accertato che un terzo delle cartoline inviate erano false e stampate in una tipografia milanese. E' bene dire che né il primo classificato né il secondo di quell'edizione, Di Bari e Ranieri, sono stati chiamati in causa. La magistratura ha accertato che i conti tra le cartoline arrivate e i soldi incassati dal Ministero non quadravano. Sei milioni di cartoline in un totale di diciassette milioni e mezzo erano per forza false. Vi era un'eccedenza di tagliandi e non di soldi e, caso strano, nel corso delle indagini si è notato che i tagliandi sospetti avevano tutti la stessa matrice. I cantanti convocati sono: Rosanna Fratello, Al Bano, Mirna Doris, Johnny Dorelli, Gigliola Cinquetti, Michele, Gino Paoli, Mino Reitano, Patty Pravo, Iva Zanicchi. I discografici sono quelli della CBS, della Ri.Fi, della Phonotype, dell'Ariston, della Durium e della Phonogram. Se i primi due classificati non sono stati chiamati in causa non significa che la classifica generale non sia stata falsata almeno nei posti immediatamente seguenti. Corrado Bacchelli, che nel 1971 era produttore della casa discografica Voce Del Padrone, ammette che quell'anno spedì 50 mila cartoline (comprate a 100 lire l'una inverce che cinquecento) per favorire Al Bano, che comunque non arrivò ugualmente in finale. Poiché, secondo il regolamento occorreva votare ogni volta per due cantanti (un uomo e una donna) egli avrebbe abbinato al nome di Al Bano, di volta in volta, quello della Cinquetti e quello della Fratello. Al Bano confessa di aver acquistato 54 mila tagliandi spendendo 7 milioni ma ha sostenuto di ignorare che le cartoline fossero state false. Lui si sarebbe limitato a distribuirle gratuitamente per farsi votare. Per far sì che questo fatto non accada più, il Poligrafico dello Stato ha accentuato gli accorgimenti tipografici nel nuovo tagliando, quello della Lotteria '74: il nuovo tagliando ha una filigrana simile a quella delle banconote e sui tre tagliandi annessi al biglietto c'è un sigillo di stato con un clichè fatto fare appositamente per questa lotteria. L'affare cartoline truccate non ha per niente imbarazzato né impressionato i dirigenti Rai, le case discografiche e i cantanti (beh, quelli appena un po') tanto è vero che cinque dei dieci cantanti di quella edizione sono presenti: Al Bano, Mino Reitano, Gino Paoli, Massimo Ranieri e Gigliola Cinquetti. La Rai ha affidato il Delle Vittorie allo scenografo Gaetano Castelli che ha deciso di osservare gli ultimi dettami della moda per quel che riguarda l'arredamento: i colori saranno marrone, ruggine e nocciola, i materiali sughero e legno grezzo. Peccato che gli italiani non hanno ancora la tv a colori per colpa di un certo politico. O meglio, se posseggono una tv a colori possono collegarsi con la Svizzera, con Capodistria e con la Francia per ammirare questo "prodigio", ma Canzonissima è rigorosamente in bianco e nero. Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia La Mostra Internazionale Di Musica Leggera Di Venezia è cambiata nella forma: meno competitiva (anche se non si rinuncia ad assegnare la Gondola D'Oro) ed è sempre più una rassegna internazionale, così come recita il titolo. Quest'anno il premio viene assegnato all'artista che nell'anno trascorso tra la mostra precedente e questa (tra quelli naturalmente partecipanti nel 1973) ha venduto più 33 giri. Trentatré e non quarantacinque, un formato, quello dei singoli, sempre meno indicativo per capire chi vende realmente, calcoli che si fanno ormai su scala long playing mentre il mercato del singolo si rivolge quasi esclusivamente ad un pubblico meno maturo ed esigente. O ai successi del momento, specie gli internazionali o a quelli per i bambini. Diciamo subito che quest'anno la manifestazione sebbene articolata per serate tematiche e modellata su una considerevole durata, fra tutto circa una settimana, sembrava abbastanza plumbea. Vuoi per i vestiti delle cantanti molto fin de siecle, vuoi per la crisi economica e politica che permeava l'ambiente. La manifestazione si articola in tre serate differenti l'una dall'altra. La prima è dedicata ai direttori d'orchestra e ai maggiori autori di colonne sonore, con la partecipazione di 60 professori d'orchestra. I nomi dei direttori sono Armando Trovajoli, Nino Rota, Carlo Savina, Piero Piccioni, Ennio Morricone, Ritz Ortolani, Pino Calvi e Berto Pisano (questi ultimi per il settore tv). Cosa si vuol dire ad un cast del genere? La serata si chiama VENEZIA, CINEMA E TV. Ospiti James Last e Carlo Valdambrini, presentatore Paolo Ferrari. Intervengono Mireille Mathieu, Katina Ranieri (moglie di Ritz Ortolani) e Catherine Howe. La seconda serata è dedicata alla CANZONE DEL BUONUMORE e i partecipanti sono Enrico Montesano, Pippo Franco, Pino Caruso, Dino Sarti, Angela Luce (che c'entra questa?), Gigi Proietti, Anna Mazzamauro, Enzo Cerusico, Oreste Lionello, Gianfranco D'Angelo, Rosanna Rufini, Toni Ucci, Lino Banfi. Presenta Walter Chiari. Ospiti personaggi del calibro di Renato Rascel e del brasiliano Eumir Deodato, che con la risata non c'entra nulla ma che ci permetterà di ascoltare il suo nuovo album WHIRLWINDS e due canzoni che sono già nelle orecchie di tutti (nella sua particolare interpretazione jazz-funk brasiliana) e cioè l'AVE MARIA di Schubert e MOONLIGHT SERENADE (di Glenn Miller). Il suo intervento dura circa 40 minuti e naturalmente spazierà anche sul vecchio repertorio tipo ALSO SPRACH ZARATHUSTRA che divenne la sigla di ADESSO MUSICA edizione '74. Deodato, con 50 elementi d'orchestra, sarà presente anche nella terza serata, quella dedicata al cabaret. Parecchie battute, in fase di montaggio, vengono sforbiciate perché considerate troppo pesanti o troppo politiche e quindi non propriamente idonee ad uno spettacolo d'intrattenimento leggero. Renato Rascel invece ha avuto una serata poco felice: il suo discorsetto non ha fatto ridere nessuno, quando ha attaccato la canzone NEL MIO PICCOLO (ormai vecchia di tre anni) non si ricordava le parole e sbagliava il testo per ben quattro volte, ricominciando ogni volta da capo. Alla fine Rascel ha chiesto a Baudo, che era il presentatore, di rammentargli le parole. Ma Baudo non essendo un suggeritore e soprattutto non conoscendo la canzone (non è un pezzo famoso, non è che gli abbia chiesto di rammentargli, che so, ARRIVEDERCI ROMA) non ha potuto fare niente a riguardo. Al che il piccoletto lo ha trattato male uscendo di scena tra i fischi del pubblico. Non è nuovo a questi scherzetti Rascel, che nel corso degli ultimi anni sta dissipando la simpatia conquistata in oltre 40 anni di carriera.
Al di là dei tabulati SIAE, alle Gondole d'Oro e d'Argento, ai conti dei
discografici, cosa rimane della mostra di quest'anno?
Iva Zanicchi
Orietta Berti Orietta Berti, poverina, canta come al solito quello che le fanno cantare. Due brani pseudo folkloristici interpretati con un vestitino cucito dalle suore sue amiche! Voleva così far loro aumentare le ordinazioni. Ma quale donna prenderebbe mai spunto dall'abbigliamento di Orietta Berti? Neanche una cerebrolesa. Porta LA BELLA GIARDINIERA TRADITA DALL'AMORE e QUATTRO CAVAI CHE TROTTANO, due canzoncine dell'aia di un cascinale che non sfigurerebbero in una serata dedicata al liscio, altro non fosse per l'arrangiamento. Senza infamia e senza lode. Voto 6, per simpatia. Ricchi e Poveri I Ricchi E Poveri, dopo un periodo di appannamento mediatico, tornano con un LP dal titolo PENSO SORRIDO E CANTO dal quale estrapolano due pezzi: TORNO DA TE, un brano un po' in stile anni '50 e francamente brutto e AMORE SBAGLIATO, una canzone che otterrà un discreto successo e che comunque risulta molto carina ed orecchiabile, nella quale possono mettere in mostra la loro duttilità vocale. Avranno poi occasione di farla riascoltare anche durante la prossima trasmissione tv TANTE SCUSE, con la Mondaini e Vianello di cui loro saranno ospiti fissi. Comunque, con tutta la simpatia che si può provare nei loro confronti, la loro partecipazione alla Mostra sembra un po' una forzatura. Sarà forse perché la Fonit Cetra (casa discografica appartenente alla RAI) avendo un posto assicurato non aveva al momento altri artisti disponibili oppure perché la sopracitata casa puntava molto su una loro rinascita artistica (difatti il periodo 1975-1976 li vede spessissimo protagonisti in tv ma molto meno nelle classifiche). Sono l'anello debole della catena, l'unico complesso e sicuramente non il più rappresentativo di quelli che vanno per la maggiore in questo momento. Forse il più istituzionale (Cetra a parte). Ciò non inficia assolutamente la stima che si ha nei loro confronti per la loro ineccepibile preparazione artistica. Questa voleva solo essere una considerazione col senno di poi. Voto 6 e mezzo, per la professionalità con la quale interpretano brani decisamente mediocri. Gigliola Cinquetti
Marcella Bella Marcella Bella porta la collaudatissima NESSUNO MAI, successo estivo e best seller della stessa, e L'AVVENIRE, un'altra gran bella composizione (di Bigazzi e Gianni Bella) che ci rivela una Marcella ormai signora della canzone, un'interprete che può tranquillamente combattere ad armi pari con personaggi come la Vanoni e la Zanicchi, che di questa mostra sono le più anziane (come la Berti ma che fa un altro genere). E' una canzone dai toni quasi drammatici resa efficace dalla sua bella interpretazione. Marcella è una delle pochissime cantanti italiane in possesso di un'estensione vocale di quasi tre ottave e un repertorio più adeguato e raffinato come quest'ultima produzione a 33 giri (dal titolo METAMORFOSI) ce la rivela come una giovane cantante moderna e preparata. Sarebbe interessante parlare dell'album traccia per traccia ma non abbiamo spazio. Contiamo di farlo in un prossimo articolo. Voto 8 e mezzo, per la duttilità e la caparbietà di voler sempre migliorare e di riuscirci. Mia Martini
Caterina Caselli La rediviva Caterina Caselli, è stata assente dal giro per parecchio (se si esclude una partecipazione a Canzonissima 72). Sofisticata, attenta a misurare le parole, appare ben diversa dal personaggio degli inizi, così rustico e campagnolo. D'altronde, noblesse oblige. Una che è padrona della sua stessa casa discografica, che oramai fa parte dell'alta borghesia milanese, che parte per lunghe vacanza a Crans Sur Sierre o a Porto Rotondo, che scorrazza nei mari del sud con yatch d'ordinanza, dicevamo, una così non può certo presentarsi con la gengiva campagnola degli esordi. Tira fuori un album prodotto da Giancarlo Lucariello e arrangiato da Monaldi. Molto bello sotto tutti i punti di vista. Belli i suoni, gli arrangiamenti, i cori, i testi. Un disco ristampato in Corea, in Giappone in cd, e non in Italia, tanto per cambiare. E lei, col tempo, sembra abbia anche imparato un po' a cantare, migliorando la sua voce, meno grintosa e più distesa, matura. Prende anche meno stecche. Chissà se in un'altra vita possa imparare del tutto.. L'accompagna un coro femminile molto numeroso che si fa chiamare Gruppo Dell'Accademia Paolina. "Paolina" perché è stato fondato da Nora Orlandi e si era riunito per la prima volta per partecipare ad un LP della Premiata Forneria Marconi. Nel coro c'è anche la ragazza di Livio Macchia, dei Camaleonti, che a novembre convolerà a nozze con lui. Le canzoni che porta in laguna sono MOMENTI SI MOMENTI NO e DESIDERARE, come si diceva, due bei pezzi ma il primo migliore del secondo per originalità a struttura. Che strano: questa è proprio la manifestazione delle cantanti industriali! Ce ne sono tre su otto. Voto 7 e mezzo, per essere capace di rimettersi di nuovo in gioco quasi fosse il passatempo di una donna ricca ed annoiata - E forse lei lo è. Gilda Giuliani Gilda Giuliani porta due brani tratti dall'LP suo ultimo, SI RICOMINCIA. Il primo ne è la title track (SI RICOMINCIA). Una canzone tradotta dal francese da Giorgio Calabrese (ON OUBLIE TOUT, ON RECOMMENCE) che fa una buonissima impressione. La seconda, meno incisiva, sempre dello stesso autore, anche questa tradotta dal francese. In italiano si chiama QUANDO VERRA' mentre in originale era COMME UN SOLEIL di Michel Fugain. Certo è che se continua a cantare canzoni francesi non si toglierà mai la nomea di Mireille Mathiueu italiana che la perseguita fin dalla sua prima apparizione. Per la Giuliani è stato addirittura noleggiato un aereo da Tokio a Venezia con a bordo i dirigenti ed impiegati della casa discografica giapponese che la rappresenta in quel paese (una sessantina di persone in tutto) e nel quale ha un grandissimo successo (molto più che da noi). La parte grafica del disco (copertina) della Giuliani è curata da Luciano Tallarini, uomo di fiducia di Mina. Voto 7 e mezzo, per aver saputo sempre scegliere canzoni giuste per lei a prescindere dal successo e per la notevole trasformazione d'immagine. Sergio Endrigo Di discreta fattura anche le due canzoni presentate da Sergio Endrigo, PERCHE' LE RAGAZZE HANNO GLI OCCHI e UNA CASA AL SOLE, tratte dal 33 giri LA VOCE DELL'UOMO. Ci si aspettava di più da lui, che tra l'altro era un po' scocciato per essere stato inserito all'ultimo momento. Però, la sua canzone è di una banalità sconfortante: sembra, in alcuni punti, la brutta copia di GIROTONDO INTORNO AL MONDO con la differenza che quella canzone era, per l'epoca, assai originale. Questa invece è un elenco di ovvietà sconfortanti: le case colorate piene di amici ed "aperte al futuro", ragazzi e ragazze che tornano dal mare in un mondo di colori e di luci e poi chitarre e uccelli in libertà in un mondo pieno di pace. Insomma, una canzone che avrebbe avuto un senso dieci anni prima, quando c'era la famosa linea verde. Difatti singolo e 33 giri sono un fiasco colossale. Endrigo era in quei giorni abbastanza malridotto a causa di una forte intossicazione virale che gli aveva causato parecchi problemi estetici. Le labbra, gonfie e piagate, erano coperte da una folta barba e baffi che servivano a mascherare i danni davanti alle telecamere. Voto 6, dato soltanto perché ad Endrigo pare brutto dare l'insufficienza. Gloria e Denise Calore I cantanti uomini hanno stranamente disertato la mostra lagunare, eccezion fatta per Endrigo e due componenti dei Ricchi & Poveri. Un velo pietoso dovremmo stenderlo sicuramente sui giovani in gara: vincono la Gondola d'Argento le due sorelle Gloria e Denise Calore con IL CARRO E GLI ZINGARI. Sono alla loro seconda vittoria: la prima è stata quella che da Castrocaro le ha portate direttamente a Venezia. Una è senza voce, l'altra in compenso strilla. Si agitano come due pazze mentre cantano. La canzone è però stranamente interessante. Perché stranamente? Perché è stata scritta interamente da loro che a prima vista (ma anche per la voce) non sembrano così dotate. Allora ci viene un dubbio: non sarà perché è stata arrangiata da Natale Massara, che da una discreta canzone ha tirato fuori l'unica vera novità dell'intero parco giovani? La sovrapposizioni delle due voci che si parlano addosso, il ritmo vagamente funky, uno stile che ricorda molto le produzioni di Shel Shapiro. Non si può certo dire male del brano, che è carino e si fa ascoltare con piacere. Loro, poverine, personalità zero. Forse è per questo che, così come sono apparse, nello stesso modo sono sparite, a parte l'inclusione nel cast di Canzonissima, davvero alla frutta quell'anno, quanto a partecipanti! Voto 6 e mezzo, perché qualcosa di buono in loro c'era. Peccato non abbiano avuto la possibilità di dimostrarlo in seguito. James Jotti Poi c'è James Jotti, un cantante che da tempo è nel giro, che non è mai riuscito a sfondare fino ad ora e che, purtroppo per lui, mai sfonderà. Con l'aggravante di avere una voce che ricorda un po' tutto l'arco costituzionale maschile della canzone: da Reitano ad Alberto Anelli, per assurdo. E poi, ma come si fa a cantare cose del tipo "aspro è l'esilio dagli occhi tuoi"? Esilio? Ma chi sei? Ugo Foscolo? A Roma si dice aripijate. Voto 4, per l'inconsistenza del personaggio e della canzone. Liliana Savoca
Valentina Greco E per ultima Valentina Greco che è stata già a Sanremo, al Disco per L'Estate e che ora si ripresenta qui. Carina fisicamente, un viso molto malizioso che fa a pugni con quello che canta. Il suo repertorio è terribilmente datato per una giovanissima come lei (diciassette anni). Sembra la Fratello degli inizi e canta cose assurdamente anacronistiche per una ragazza del 1974, un momento che, naturalmente, non si potrà mai rispecchiare in quello che la Greco canta, a meno che non sia una povera decerebrata. Qui siamo ancora dalle parti di LE COLLINE SONO IN FIORE, con lui che deve partire ma che tornerà in primavera. Una cosa imbarazzante e fuori dal tempo. Ci si domanda chi può averle cucito addosso un personaggio del genere per farle cantare canzoni simili e come abbia potuto pensare ad un eventuale successo. Già a Sanremo la poveretta aveva interpretato la disperazione della sedotta e abbandonata con un figlio che comunque avrebbe fatto nascere, pronta a perdonare il suo ragazzo se solo fosse andato a parlare col padre di lei... ma per favore! Voto 3, no comment. Gli ospiti sono : Astor Piazzolla che insieme a Jerry Mulligan suona YEAR OF SOLITUDE e la sua LIBERTANGO, sigla del recente Festivalbar. Eumir Deodato, che torna a furor di popolo (vabbè, diciamo a furor di casa discografica!) anche questa sera con la sua AVE MARIA e Leo Sayer con LONG TALL GLASSES. Johnny dei Tritons Lasciamo Venezia e la sua manifestazione e parliamo di Johnny. Chi è costui? Niente meno che Gianni Belleno, ex batterista dei New Trolls, ora sparsi un po' qua e un po' là. Chiusa la premiata società, una parte dei componenti si è riversata nella New Trolls Atomic System ed altri nei Tritons . Delle due ramificazioni, il successo, quello che fa vendere i dischi, ha voluto bene ai secondi. I primi si sono poi ricompattati nella vecchia denominazione D.O.C. Una parte dei transfughi dei Tritons si sono riversati nel vecchio complesso e solo Belleno ha deciso (per ora) di fare per proprio conto. Johnny Dei Tritons, questo è il nome completo. Proprio come i Tritons, che si dilettavano a rifare vecchi pezzi internazionali degli anni sessanta donando loro nuove sonorità e reinventandoli in reggae o glam rock, Johnny continua su quella stessa strada. Lancia TWIST AND SHOUT, canzone cult (scusate l'inglesismo, ma qui ci vuole) degli Isley Brothers che ottenne la consacrazione definitiva con i Beatles, nel 1964. Molto carina la sua versione che non tarda ad entrare nelle classifiche discografiche e non solo in quelle italiane. Bene anche in Francia e in Germania. Nel 33 giri però i brani rielaborati per l'occasione occupano soltanto una facciata del disco. La seconda è di totale rilassamento, brani lenti, forse pensati per far riposare i ballerini dopo le fatiche dovute alla prima facciata. Tutti i brani sono realizzati perfettamente ma mancano un po' di personalità, non c'è anima. Sembra siano fatti esclusivamente per un pubblico che non ha bisogno di ascoltare la canzone ma ballare soltanto. A differenza di quando con i Tritons fece SATISFACTION dei Rolling, dove l'idea era ottima (tant'è che Jonathan King, geniaccio eclettico della musica di consumo inglese, la lancia in Inghilterra usando il nome di Nemo e lasciando intatto lo schema musicale utilizzato dagli italiani), qui di guizzi d'intelligenza ce ne sono pochi. Un disco inciso con l'unico scopo di divertire il pubblico e dal buon riscontro di vendite. L'idea originale doveva essere proprio quella. Nuova Compagnia di Canto Popolare La sigla N.C.C.P da qualche tempo fa spesso capolino nelle classifiche italiane. Significa Nuova Compagnia di Canto Popolare. Il loro ultimo singolo, TAMMURIATA NERA, è addirittura in procinto di arrivare tra i primi dieci classificati e conta di rimanere in graduatoria fino all'inizio del nuovo anno. Il folk italiano, da un paio di stagioni sta vivendo una vera rinascita. Bisogna però distinguere tra folk e folk: diciamo che quello (per così dire) nobile è parte di un certo discorso portato avanti da artisti sicuramente sinceri come Maria Carta, Otello Profazio, Rosa Balistreri, Matteo Salvatore, Marina Pagano, Caterina Bueno, il Duo Di Piadena. Il loro successo ha avuto finora una linea di demarcazione: festival a tema, appassionati ricercatori della canzone popolare, il pubblico dei Conservatori. Un successo di nicchia. Poi Gabriella Ferri, tanto per fare un nome, ha portato in classifica il folk "rimaneggiato" e meno oscuro, come la riproposizione di canzoni napoletane o romanesche, successi vecchi di 60 anni, brani sudamericani. E' quello più facile da assimilare e che fa cassetta comunque. Ma grazie al successo della Ferri molti artisti di folk cosiddetto "puro" escono allo scoperto. E tra questi la N.C.C.P . Addirittura un programma istituzionale come Canzonissima quest'anno dedica al folk un girone a parte (a dir la verità lo fece per primo il Cantagiro in tempi non sospetti, nel 1969), un girone dapprima guardato con sospetto e poi molto seguito, che decreterà vincitore Toni Santagata. Si appoggiano al folk cantanti in calo di popolarità che tentano questa carta per risalire la corrente: Orietta Berti, la quale non fa assolutamente folk ma (permettetemi la battuta stra-usata) bifolk, con canzoni dell'aia e cose del genere (LA BELLA GIARDINIERA TRADITA DALL'AMORE o LA BELLA GIGOGIN). La Fratello, che cominciò addirittura nel 1971 con un bell'album (LA RAGAZZA DEL SUD), visto il momento propizio ci riprova con un nuovo LP. La Identici fa la stessa cosa, così come la Cinquetti che crede di essere folk mentre invece si ricicla nel più "bieco" liscio cantando tanghi e mazurche e nonostante ciò riesce a ritagliarsi un pubblico nuovo ed ottenere davvero tanto successo. La N.C.C.P si pone comunque in maniera differente e critica rispetto alla classica canzone napoletana, quella dei Di Giacomo e degli E.A. Mario o Bovio o Califano (non Franco, naturalmente). Secondo il loro punto di vista quella non è la vera canzone napoletana ma la canzone napoletana divenuta di successo mondiale. Loro preferiscono proseguire in discorso iniziato nel 1972 quando Eugenio Bennato, Giovanni Mauriello, Nunzio Areni, Patrizio Trampetti, Beppe Barra e Fausta Vetere, sotto la guida del maestro Roberto De Simone decidono di dedicarsi alle villanelle, alle laudi, alle canzoni delle processioni. Si esibiscono per la prima volta al Festival Dei Due Mondi di Spoleto e vengono portati in trionfo. Il pubblico dei Due Mondi è sicuramente raffinato e quindi è più facile avere consenso quando fai cose di un certo tipo ma il successo lo si vede alla distanza, quando c'è un riscontro positivo anche tra la gente comune. Il successo prosegue così come proseguono ad incidere dischi. Per loro il folk è uno solo, quello che viene tramandato da padre in figlio nelle campagne, nei piccoli centri, in quei luoghi dove la civiltà dei consumi non è riuscita ancora a cancellare del tutto le tradizioni più antiche. De Simone dedica parecchio del suo tempo alla ricerca di musiche, villanelle, motivi in tutto il territorio italiano e spesso anche estero, cercando matrici e fonti originali, mettendole insieme sino a giungere alla ricostruzione completa di brani di cui sono andati persi i manoscritti, se mai siano esistiti. Le epoche da cui queste canzoni vengono attinte sono alla base della cultura musicale occidentale. Brani vecchi di centinaia di anni, villanelle del '500 in napoletano antico, brani umbri, cose anche mai sentite da decine e decine di anni. De Simone è anche, e soprattutto, un grande ricercatore e un docente di Storia delle Tradizioni Popolari alla facoltà di Salerno e insegnante di Storia della Musica all'Accademia di Belle Arti a Napoli. Il loro ultimo disco a 33 giri si intitola LI SARACENI ADORANO LU SULI ed entra in classifica senza alcuna difficoltà. In questo disco, così come si evince dal titolo, ci sono influenze saracene e delle altre popolazioni che nel corso del secoli hanno dominato la città di Napoli. Un repertorio permeato della rabbia e della protesta della gente più povera. Gli strumenti usati nel disco sono quelli antichi e cioè tamburelli, nacchere, putipù, scacciapensieri, marranzano, arpa, flauto, plettri e chitarre. I due brani di maggior impatto sono due tammuriate, quella intitolata ALLI UNO ALLI UNO e TAMMURIATA NERA, canzone del 1945, dove, quando si dice "è nato nu creature niro niro, 'a mamma 'o chiamma Ciro", si parla di uno dei tanti figli dell'occupazione americana di quel periodo, quando i militari della U.S P. facevano amicizia ed altro con le ragazze del luogo. Soprattutto se prostitute. E tanti di quei militari erano di pelle nera. Quindi, continua la canzone va truvanno mò chi è stato, chi ha cogliuto buono 'o tiro, chillo, "o fatto", è niro niro... Come per dire: lo puoi chiamare anche Ciro ma si vede che proprio napoletano purosangue non è. Un modo tipicamente napoletano di sdrammatizzare anche fatti che potevano essere visti come incresciosi. Il gruppo ha reinventato la ritmica del brano aggiungendovi anche alcune strofe tratte da un motivetto americano dell'epoca (PISTOL PACKIN' MAMA) portato a Napoli dalle stesse truppe. Un altro brano molto famoso incluso nel disco è 'O GUARRACINO (da non confordersi con 'O SARRACINO) una tarantella sulla storia di un pesce, dove Eugenio Bennato (fratello di Edoardo) suona la chitarra battente alla maniera dei vecchi suonatori delle Puglie. Poi c'è una versione particolare di 'E SPINGOLE FRANCESE, nota per la trasposizione di Di Giacomo. Una canzone vecchia di 400 anni come IN GALERA LI PANETTERI che racconta di una serrata in seguito ad un rincaro del pane. Nel disco il gruppo canta senza microfoni perché rifiutano l'elettrificazione del disco come rifiutano l'invito della Rai a partecipare nel girone folk di Canzonissima. Un mosaico sonoro molto vario che passa dai toni bandistici a quelli meno mediterranei che richiamano antiche tradizioni africane o ai lunghi suoni dell'Arabia, a musiche e canzoni ora melodiche ora arrabbiate e nervose. Un disco veramente interessante anche per chi non è appassionato del genere. Sicuramente quando si parla di musica folk in Italia non si può non citare questo disco che col tempo è divenuto una pietra miliare del folk italiano. Massimo Ranieri
Billy Preston
Fausto Leali
Libera
Pelè
Ferrari
Il Colonnello Buttiglione
Parlamentari
Christian Calabrese
Fare clic qui per inserire un commento a questo articolo. CANZONISSIMA 1974 di David Guarnieri
La regia viene affidata ad Eros Macchi (artefice del grande successo di
"Formula due", varietà dell'inverno 1973/74 con Loretta Goggi e
Alighiero Noschese) e i testi a Dino Verde. Il direttore d'orchestra è
Paolo Ormi, il coreografo, Don Lurio. La conduttrice dello show è
Raffaella Carrà, reduce dall'affermazione ottenuta in "Milleluci",
spettacolo della primavera 1974, condotto con Mina e diretto da
Antonello Falqui. La soubrette emiliana, per la prima volta da sola alla
guida di un'importante trasmissione, si dichiara felice per il
La quattordicesima edizione di "Canzonissima" parte il 6 ottobre 1974,
Oltre che in veste di conduttrice (non troppo a suo agio), la Carrà si
Un grande saluto!!!!!!! Fare clic qui per inserire un commento a questo articolo. |
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