Settimana 08 Ottobre 1974
( da Ciao 2001 e Nuovo Sound )

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1Innamorata Cugini di Campagna € 10
2E tu Claudio Baglioni € 11
3T.S.O.P MFSB € 10
4Bella senz'anima Riccardo Cocciante € 10
5Jenny Alunni del Sole € 11
6Nessuno mai Marcella Bella € 11
7Rock your baby George Mccrae € 10
8Se sai se vuoi se puoiPooh € 11
9Signora mia Sandro Giacobbe € 10
10Soleado Daniel Sentacruz Ensemble€ 10

Classifica 33 giri

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1E tu Claudio Baglioni€ 20
2Diciottesima raccoltaFausto Papetti € 15
3Jenny e la bambola Alunni Del Sole € 25
4Mai una signora Patty Pravo € 25
5Diamond Dogs David Bowie € 25
 

Ottobre comincia con una caduta di governo: Rumor si dimette (è al suo quinto mandato) dopo duecento giorni di potere effettivo ed apre una crisi che fa uscire allo scoperto tutte le magagne del centro-sinistra (che Tanassi definisce "distrutto") logorato da anni di contrasti sempre ricomposti in superficie per tirare a campare alla meno peggio. Perché se nel Parlamento non esiste una maggioranza che possa prescindere dal partito di Francesco De Martino (il PSI) è altrettanto vero che la DC resta la forza centrale della società italiana. Sono in tanti convinti di trovare in nuove elezioni anticipate un'occasione di rilancio. I socialisti puntano ad assorbire tutti i malumori fermentati contro il partito di Fanfani, a sfruttare la svolta indicata dal referendum sul divorzio. La DC spera di recuperare a destra i consensi dei votanti liberali e dei missini che sentono come un pericolo l'avanzare del PCI e del terrorismo sia nero che rosso. I socialdemocratici contano su quanti non sono stati mai convinti dell'ormai famoso compromesso storico tra Berlinguer e lo scudo crociato e cosi via. Alla fine ci sarà un largo schieramento contro l'avventura delle elezioni anticipate. Il Presidente Leone affida al Presidente del Senato Spagnolli il compito di verificare la possibilità di ricostruire la coalizione di centrosinistra: se verrà accertata l'incarico andrà a Fanfani. E così è. Mezz'ora dopo aver ricevuto l'incarico si era già in fase consultoria con i vari partiti dell'arco costituzionale per cercare di varare un governo di largo consenso. Ma dura poco perché a fine ottobre l'incarico passa a Moro, che nel frattempo aveva trovato una soluzione: un governo monocolore, completamente DC, con l'appoggio esterno dei socialisti e dei repubblicani. Ma Andreotti raffredda gli entusiasmi affermando che quella auspicata da Moro non è la soluzione migliore e che invece si sarebbe dovuto tentare ancora una volta di ricostituire il centro-sinistra, altrimenti si sarebbe andati ad elezioni a primavera. Si tratta di un vero e proprio siluro perché Andreotti sa benissimo che i socialdemocratici accamperanno mille scuse per non trovare un'intesa con i socialisti e forse sta puntando proprio sulle elezioni anticipate. Strano ma questa situazione ce ne fa pensare un'altra, molto ma molto similare diremmo, proprio dei giorni nostri. Cambiano i nomi ma non cambia la matrice centrista. Perché questa lunga parentesi sociale e politica?

Canzonissima

Perché la Rai, come sempre negli ultimi 18 anni, si appresta ad allestire l'ennesimo spettacolo legato alla Lotteria Italia, in questo caso Canzonissima. A differenza di qualche anno fa, quando l'italiano medio era strutturato mentalmente in maniera differente, quando era più sgombro da pensieri, quando c'era ancora l'onda lunga del boom economico e si stava tutti meno peggio, Canzonissima (come d'altronde Sanremo) registra un calo di interesse notevolissimo. Le ultime due erano state uno sfacelo per il gradimento. Se quella della Goggi e Baudo si salvava un po', quella della Medici e di Baudo aveva raggiunto livelli di disinteresse mai registrati prima. Perché? A parte la bruttezza di quella edizione (passata dal sabato sera alla domenica pomeriggio), terrorismo, violenze politiche, sequestri di persona ed austerity perpetua la fanno da padroni in questo ultimo biennio. Canzonissima o chi per lei (leggi Partitissima, Scala Reale, Napoli Contro Tutti, etc.) era un programma televisivo molto seguito nei tempi passati, addirittura un evento. Oggi, nel 1974, Canzonissima assomiglia sempre più a quelle tassazioni temporanee stabilite per fronteggiare le più gravi calamità nazionali e non. E siccome in Italia niente è più definitivo di ciò che viene dichiarato provvisorio, Canzonissima diventa quasi un obbligo e, si sa, alla gente gli obblighi piacciono poco. Nel 1975 scadrà la convenzione col Ministero delle Lotterie e quindi la Rai potrebbe benissimo smarcarsi da quest'obbligo annuale. Ma Canzonissima resterà. Non si chiamerà più così perché i cantanti, tranne quelli di seconda fascia che sopravvivono solo grazie alla tv, sono esausti per queste gare che vanno avanti da venti anni ininterrottamente, ma resterà l'abbinamento con la Lotteria Italia. La novità di quest'anno è che la Carrà ha consentito a presentarla dopo due edizioni in cui la sua assenza è stata molto avvertita. Naturalmente da sola, e a spalleggiarla, un grazioso animale, Topo Gigio. Perché, diciamo la verità, Topo Gigio non ha mai fatto i capricci allo scopo di avere il nome per primo nella sigla d'apertura; non ha mai avanzato richieste del tipo voglio l'arrivo giornaliero da Amsterdam di un chilo del miglior gruviera. E' il compagno di lavoro ideale. Poi ci sono Cochi & Renato ma rappresentano un caso a parte e le loro apparizioni sono registrate precedentemente; escluso un paio di casi, il duo e la showgirl non si incontrano mai. Secondo voci di corridoio tra i due e Raffa non c'è molta simpatia. Anche le sigle sono state girate in tempi e luoghi diversi. Per Raffaella l'aver accettato Canzonissima rappresenta più un atto di degnazione, verso la Rai e gli spettatori, che altro. Lo si capisce da come tratta i cantanti: manca solo che dia a tutti una scopa in mano e intimi di pulire il Delle Vittorie mentre lei è completamente distaccata da tutto lo spettacolo. Con la testa è ancora a Milleluci dove ha ottenuto un indice di gradimento superiore a Mina, secondo l'ufficio stampa della Rai, ma dell'atmosfera che si respira quest'anno a Canzonissima abbiamo già parlato in un precedente articolo, sempre disponibile nell'archivio. E comunque di questa edizione di Canzonissima formato famiglia annoiata, David Guarnieri ne parlerà in occasione delle sue consuete dissertazioni sulla televisione.

Restando in tema, a settembre era scoppiato il caso delle cartoline truccate di Canzonissima 1971-72, proprio mentre si cominciava a parlare delle novità immaginate per la nuova edizione. Il sostituto procuratore della Repubblica di Torino ha inviato una pioggia di comunicazioni giudiziarie a dieci cantanti partecipanti a quella edizione e a dodici discografici per i reati di truffa e falso in scrittura privata. Il sostituto procuratore ha però precisato che la comunicazione non significa automaticamente incriminazione. Le indagini iniziano subito dopo la conclusione della trasmissione e c'è da chiedersi come mai se ne viene a conoscenza solo a questo punto giacchè tra quell'edizione e la nuova sono passati nel mezzo altri due o tre anni solari! Gli investigatori hanno accertato che un terzo delle cartoline inviate erano false e stampate in una tipografia milanese. E' bene dire che né il primo classificato né il secondo di quell'edizione, Di Bari e Ranieri, sono stati chiamati in causa. La magistratura ha accertato che i conti tra le cartoline arrivate e i soldi incassati dal Ministero non quadravano. Sei milioni di cartoline in un totale di diciassette milioni e mezzo erano per forza false. Vi era un'eccedenza di tagliandi e non di soldi e, caso strano, nel corso delle indagini si è notato che i tagliandi sospetti avevano tutti la stessa matrice. I cantanti convocati sono: Rosanna Fratello, Al Bano, Mirna Doris, Johnny Dorelli, Gigliola Cinquetti, Michele, Gino Paoli, Mino Reitano, Patty Pravo, Iva Zanicchi. I discografici sono quelli della CBS, della Ri.Fi, della Phonotype, dell'Ariston, della Durium e della Phonogram. Se i primi due classificati non sono stati chiamati in causa non significa che la classifica generale non sia stata falsata almeno nei posti immediatamente seguenti. Corrado Bacchelli, che nel 1971 era produttore della casa discografica Voce Del Padrone, ammette che quell'anno spedì 50 mila cartoline (comprate a 100 lire l'una inverce che cinquecento) per favorire Al Bano, che comunque non arrivò ugualmente in finale. Poiché, secondo il regolamento occorreva votare ogni volta per due cantanti (un uomo e una donna) egli avrebbe abbinato al nome di Al Bano, di volta in volta, quello della Cinquetti e quello della Fratello. Al Bano confessa di aver acquistato 54 mila tagliandi spendendo 7 milioni ma ha sostenuto di ignorare che le cartoline fossero state false. Lui si sarebbe limitato a distribuirle gratuitamente per farsi votare. Per far sì che questo fatto non accada più, il Poligrafico dello Stato ha accentuato gli accorgimenti tipografici nel nuovo tagliando, quello della Lotteria '74: il nuovo tagliando ha una filigrana simile a quella delle banconote e sui tre tagliandi annessi al biglietto c'è un sigillo di stato con un clichè fatto fare appositamente per questa lotteria. L'affare cartoline truccate non ha per niente imbarazzato né impressionato i dirigenti Rai, le case discografiche e i cantanti (beh, quelli appena un po') tanto è vero che cinque dei dieci cantanti di quella edizione sono presenti: Al Bano, Mino Reitano, Gino Paoli, Massimo Ranieri e Gigliola Cinquetti. La Rai ha affidato il Delle Vittorie allo scenografo Gaetano Castelli che ha deciso di osservare gli ultimi dettami della moda per quel che riguarda l'arredamento: i colori saranno marrone, ruggine e nocciola, i materiali sughero e legno grezzo. Peccato che gli italiani non hanno ancora la tv a colori per colpa di un certo politico. O meglio, se posseggono una tv a colori possono collegarsi con la Svizzera, con Capodistria e con la Francia per ammirare questo "prodigio", ma Canzonissima è rigorosamente in bianco e nero.

Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia

La Mostra Internazionale Di Musica Leggera Di Venezia è cambiata nella forma: meno competitiva (anche se non si rinuncia ad assegnare la Gondola D'Oro) ed è sempre più una rassegna internazionale, così come recita il titolo. Quest'anno il premio viene assegnato all'artista che nell'anno trascorso tra la mostra precedente e questa (tra quelli naturalmente partecipanti nel 1973) ha venduto più 33 giri. Trentatré e non quarantacinque, un formato, quello dei singoli, sempre meno indicativo per capire chi vende realmente, calcoli che si fanno ormai su scala long playing mentre il mercato del singolo si rivolge quasi esclusivamente ad un pubblico meno maturo ed esigente. O ai successi del momento, specie gli internazionali o a quelli per i bambini. Diciamo subito che quest'anno la manifestazione sebbene articolata per serate tematiche e modellata su una considerevole durata, fra tutto circa una settimana, sembrava abbastanza plumbea. Vuoi per i vestiti delle cantanti molto fin de siecle, vuoi per la crisi economica e politica che permeava l'ambiente. La manifestazione si articola in tre serate differenti l'una dall'altra. La prima è dedicata ai direttori d'orchestra e ai maggiori autori di colonne sonore, con la partecipazione di 60 professori d'orchestra. I nomi dei direttori sono Armando Trovajoli, Nino Rota, Carlo Savina, Piero Piccioni, Ennio Morricone, Ritz Ortolani, Pino Calvi e Berto Pisano (questi ultimi per il settore tv). Cosa si vuol dire ad un cast del genere? La serata si chiama VENEZIA, CINEMA E TV. Ospiti James Last e Carlo Valdambrini, presentatore Paolo Ferrari. Intervengono Mireille Mathieu, Katina Ranieri (moglie di Ritz Ortolani) e Catherine Howe. La seconda serata è dedicata alla CANZONE DEL BUONUMORE e i partecipanti sono Enrico Montesano, Pippo Franco, Pino Caruso, Dino Sarti, Angela Luce (che c'entra questa?), Gigi Proietti, Anna Mazzamauro, Enzo Cerusico, Oreste Lionello, Gianfranco D'Angelo, Rosanna Rufini, Toni Ucci, Lino Banfi. Presenta Walter Chiari. Ospiti personaggi del calibro di Renato Rascel e del brasiliano Eumir Deodato, che con la risata non c'entra nulla ma che ci permetterà di ascoltare il suo nuovo album WHIRLWINDS e due canzoni che sono già nelle orecchie di tutti (nella sua particolare interpretazione jazz-funk brasiliana) e cioè l'AVE MARIA di Schubert e MOONLIGHT SERENADE (di Glenn Miller). Il suo intervento dura circa 40 minuti e naturalmente spazierà anche sul vecchio repertorio tipo ALSO SPRACH ZARATHUSTRA che divenne la sigla di ADESSO MUSICA edizione '74. Deodato, con 50 elementi d'orchestra, sarà presente anche nella terza serata, quella dedicata al cabaret. Parecchie battute, in fase di montaggio, vengono sforbiciate perché considerate troppo pesanti o troppo politiche e quindi non propriamente idonee ad uno spettacolo d'intrattenimento leggero. Renato Rascel invece ha avuto una serata poco felice: il suo discorsetto non ha fatto ridere nessuno, quando ha attaccato la canzone NEL MIO PICCOLO (ormai vecchia di tre anni) non si ricordava le parole e sbagliava il testo per ben quattro volte, ricominciando ogni volta da capo. Alla fine Rascel ha chiesto a Baudo, che era il presentatore, di rammentargli le parole. Ma Baudo non essendo un suggeritore e soprattutto non conoscendo la canzone (non è un pezzo famoso, non è che gli abbia chiesto di rammentargli, che so, ARRIVEDERCI ROMA) non ha potuto fare niente a riguardo. Al che il piccoletto lo ha trattato male uscendo di scena tra i fischi del pubblico. Non è nuovo a questi scherzetti Rascel, che nel corso degli ultimi anni sta dissipando la simpatia conquistata in oltre 40 anni di carriera.

Al di là dei tabulati SIAE, alle Gondole d'Oro e d'Argento, ai conti dei discografici, cosa rimane della mostra di quest'anno? Sicuramente l'ottima performance di Ornella Vanoni che ha presentato la versione italiana della canzone di Caetano Veloso CHUVA, SUOR E CERVEJA dal titolo LA GENTE E ME, un frevo (o marcinha) ottimamente tradotto da Sergio Bardotti. L'altra canzone è invece di Scandolara e dei fratelli Camillo e Corrado Castellari. Di tutt'altro genere, introspettiva e malinconica, che si addice perfettamente alla Vanoni e che si chiama LA TANA DEGLI ARTISTI. Voto 9 (per la classe con la quale affronta le due canzoni diversissime tra loro). Curiosità: la Vanoni (non direttamente) è stata protagonista di un duello con la Zanicchi a colpi di cartellone: ha cominciato la Vanilla (casa discografica di cui Ornella è padrona), con due enormi gigantografie che campeggiavano all'ingresso del palazzo dove si svolgeva la manifestazione. Poco dopo è apparso un cartellone della Zanicchi molto più grosso, commissionato dalla Ri.Fi (sua casa discografica di cui i padroni sono suocero e marito) appena sapute le dimensioni di quello della Vanoni. Una guerra a colpi di cartelloni, un po' vecchio stile.

Iva Zanicchi

Un breve cenno per tutti gli altri cantanti e la citazione delle canzoni portate in gara. Iva Zanicchi porta due estratti dall'album AMARE E NON AMARE. Bella la copertina, altrettanto belli i due pezzi, entrambi di Roberto Carlos, tradotti da Cristiano Malgioglio. I titoli sono IO TI PROPONGO e TESTARDA IO (LA MIA SOLITUDINE). Belli forse non tanto per i testi (un po' banalotti) ma per l'interpretazione convincente della signora Zanicchi. Si potrebbe dire che alla lunga, la canzone più famosa della mostra, è sicuramente TESTARDA IO sebbene al momento il successo discografico arride più a Marcella, Mia Martini ed Ornella Vanoni. Oggi, anno 2005, nelle orecchie della gente di strada è sicuramente più familiare il verso "la mia solitudine sei tu, la mia rabbia vera sei soltanto tu" piuttosto che quelli recitati dalle cantanti avanti citate (se si esclude NESSUNO MAI, forse). Il suo repertorio è diventato più raffinato nell'ultimo periodo. E' l'andazzo generale, in fondo: tutte le cantanti hanno subito una trasformazione e si sono raffinate (tranne pochissime) perché non lei? E questo cambiamento lo si intravede già dalla grafica della copertina del 33 giri in cui ci sono foto antichizzate, color ocra, con una Zanicchi vestita da gran dama in stile anni '40 (cappello e veletta, pizzi un po' ovunque e pose da telefoni bianchi). E' in procinto di girare una trasmissione televisiva che andrà in onda da gennaio '75 dal titolo TOTAMBOT (che in emiliano significa tutto d'un botto) con la regia di Romolo Siena e Pino Calvi per le musiche. Voto 7, per il coraggio di cambiare sempre rimanendo nella sua pelle.

Orietta Berti

Orietta Berti, poverina, canta come al solito quello che le fanno cantare. Due brani pseudo folkloristici interpretati con un vestitino cucito dalle suore sue amiche! Voleva così far loro aumentare le ordinazioni. Ma quale donna prenderebbe mai spunto dall'abbigliamento di Orietta Berti? Neanche una cerebrolesa. Porta LA BELLA GIARDINIERA TRADITA DALL'AMORE e QUATTRO CAVAI CHE TROTTANO, due canzoncine dell'aia di un cascinale che non sfigurerebbero in una serata dedicata al liscio, altro non fosse per l'arrangiamento. Senza infamia e senza lode. Voto 6, per simpatia.

Ricchi e Poveri

I Ricchi E Poveri, dopo un periodo di appannamento mediatico, tornano con un LP dal titolo PENSO SORRIDO E CANTO dal quale estrapolano due pezzi: TORNO DA TE, un brano un po' in stile anni '50 e francamente brutto e AMORE SBAGLIATO, una canzone che otterrà un discreto successo e che comunque risulta molto carina ed orecchiabile, nella quale possono mettere in mostra la loro duttilità vocale. Avranno poi occasione di farla riascoltare anche durante la prossima trasmissione tv TANTE SCUSE, con la Mondaini e Vianello di cui loro saranno ospiti fissi. Comunque, con tutta la simpatia che si può provare nei loro confronti, la loro partecipazione alla Mostra sembra un po' una forzatura. Sarà forse perché la Fonit Cetra (casa discografica appartenente alla RAI) avendo un posto assicurato non aveva al momento altri artisti disponibili oppure perché la sopracitata casa puntava molto su una loro rinascita artistica (difatti il periodo 1975-1976 li vede spessissimo protagonisti in tv ma molto meno nelle classifiche). Sono l'anello debole della catena, l'unico complesso e sicuramente non il più rappresentativo di quelli che vanno per la maggiore in questo momento. Forse il più istituzionale (Cetra a parte). Ciò non inficia assolutamente la stima che si ha nei loro confronti per la loro ineccepibile preparazione artistica. Questa voleva solo essere una considerazione col senno di poi. Voto 6 e mezzo, per la professionalità con la quale interpretano brani decisamente mediocri.

Gigliola Cinquetti

La vincitrice, Gigliola Cinquetti, ritira il premio per le migliori vendite del disco STASERA BALLO LISCIO (duecentomila copie) e presenta la canzone di Nilla Pizzi risalente al 1958, L'EDERA e TI DICO ADDIO. Il gioco è bello quando dura poco. Se per il secondo anno consecutivo si decide di portare a Venezia canzoni vecchie di decenni (la volta precedente portò IL TANGO DELLE CAPINERE e LA SPAGNOLA), non è detto che possa andare sempre bene, nonostante il vestito in stile ottocento e di colore nero. E difatti il disco L'EDERA E ALTRE FANTASIE non venderà molto. Tra l'altro, la sua versione de L'EDERA è terribilmente piatta. Non aggiunge nulla di nuovo alla versione originale. Anzi, al confronto, se non fosse per l'arrangiamento un po' "andante", la versione della Pizzi sembra sia d'avanguardia, se non altro perché cantata in maniera più suadente ed accorata. La Cinquetti canta tutto allo stesso modo: L'EDERA o GIRO GIROTONDO non fa differenza. Però, finchè c'è gente che ci casca, ha ragione lei. D'altronde questo 1974 ha segnato la sua rinascita artistica. Ha cominciato a gennaio vincendo inaspettatemente Canzonissima con ALLA PORTE DEL SOLE (tradotta in inglese, francese, tedesco e spagnolo) che è entrata nelle hit parade di mezza Europa. Ha proseguito all'Eurofestival con SI' e la sua versione inglese (GO) è entrata nelle charts del regno Unito! Poi col titolo di JA e OUI entra in quelle tedesche e francesi. Il suo 33 giri BONJOUR PARIS per il mercato francese è stato un best seller in Francia, ora vince la Gondola D'Oro. Il suo decennale di carriera non poteva essere festeggiato in maniera migliore. Per una che per dieci anni non ha mai dimostrato una linea artistica precisa, che passa tranquillamente da GIUSEPPE IN PENNSYLVANIA ad UNA STORIA D'AMORE in maniera schizofrenica, è veramente grasso che cola. La seconda canzone che porta alla Mostra si chiama TI DICO ADDIO ed è scritta da Pace-Panzeri-Conti. Brutta è dire poco. Voto 5, perché si ha l'impressione che dieci anni siano trascorsi davvero invano.

Marcella Bella

Marcella Bella porta la collaudatissima NESSUNO MAI, successo estivo e best seller della stessa, e L'AVVENIRE, un'altra gran bella composizione (di Bigazzi e Gianni Bella) che ci rivela una Marcella ormai signora della canzone, un'interprete che può tranquillamente combattere ad armi pari con personaggi come la Vanoni e la Zanicchi, che di questa mostra sono le più anziane (come la Berti ma che fa un altro genere). E' una canzone dai toni quasi drammatici resa efficace dalla sua bella interpretazione. Marcella è una delle pochissime cantanti italiane in possesso di un'estensione vocale di quasi tre ottave e un repertorio più adeguato e raffinato come quest'ultima produzione a 33 giri (dal titolo METAMORFOSI) ce la rivela come una giovane cantante moderna e preparata. Sarebbe interessante parlare dell'album traccia per traccia ma non abbiamo spazio. Contiamo di farlo in un prossimo articolo. Voto 8 e mezzo, per la duttilità e la caparbietà di voler sempre migliorare e di riuscirci.

Mia Martini

Un'altra quasi giovane, Mia Martini, è già carica di gloria e di premi. Presenta due canzoni altrettanto belle, la greca AGAPIMU e INNO, altro successo estivo tratto dall'album E' PROPRIO COME VIVERE. INNO soprattutto sembra fatta su misura per le sue particolari possibilità interpretative. Malinconico ma dolce il testo, il rimpianto di una gioventù che sta ormai allungando il passo, amori incerti ("dimmi che il posto mio non sto per perderlo"), le solite tematiche alla Mia Martini, rese credibili dal suo personaggio di donna fragile ed insicura. Tranne che nelle vendite, perché ad ottobre la sua casa discografica le consegna il Disco d'Oro per un milione di copie vendute nell'arco di tre anni (da PADRE DAVVERO all'ultimo INNO). Cifre da altri tempi, che stanno comunque a dimostrare come un artista, quando punta sulla qualità, finisca sempre per conquistare il pubblico. Voto 9, per la classe e la bravura e per l'idea abbastanza insolita di portare una canzone cantata in greco.

Caterina Caselli

La rediviva Caterina Caselli, è stata assente dal giro per parecchio (se si esclude una partecipazione a Canzonissima 72). Sofisticata, attenta a misurare le parole, appare ben diversa dal personaggio degli inizi, così rustico e campagnolo. D'altronde, noblesse oblige. Una che è padrona della sua stessa casa discografica, che oramai fa parte dell'alta borghesia milanese, che parte per lunghe vacanza a Crans Sur Sierre o a Porto Rotondo, che scorrazza nei mari del sud con yatch d'ordinanza, dicevamo, una così non può certo presentarsi con la gengiva campagnola degli esordi. Tira fuori un album prodotto da Giancarlo Lucariello e arrangiato da Monaldi. Molto bello sotto tutti i punti di vista. Belli i suoni, gli arrangiamenti, i cori, i testi. Un disco ristampato in Corea, in Giappone in cd, e non in Italia, tanto per cambiare. E lei, col tempo, sembra abbia anche imparato un po' a cantare, migliorando la sua voce, meno grintosa e più distesa, matura. Prende anche meno stecche. Chissà se in un'altra vita possa imparare del tutto.. L'accompagna un coro femminile molto numeroso che si fa chiamare Gruppo Dell'Accademia Paolina. "Paolina" perché è stato fondato da Nora Orlandi e si era riunito per la prima volta per partecipare ad un LP della Premiata Forneria Marconi. Nel coro c'è anche la ragazza di Livio Macchia, dei Camaleonti, che a novembre convolerà a nozze con lui. Le canzoni che porta in laguna sono MOMENTI SI MOMENTI NO e DESIDERARE, come si diceva, due bei pezzi ma il primo migliore del secondo per originalità a struttura. Che strano: questa è proprio la manifestazione delle cantanti industriali! Ce ne sono tre su otto. Voto 7 e mezzo, per essere capace di rimettersi di nuovo in gioco quasi fosse il passatempo di una donna ricca ed annoiata - E forse lei lo è.

Gilda Giuliani

Gilda Giuliani porta due brani tratti dall'LP suo ultimo, SI RICOMINCIA. Il primo ne è la title track (SI RICOMINCIA). Una canzone tradotta dal francese da Giorgio Calabrese (ON OUBLIE TOUT, ON RECOMMENCE) che fa una buonissima impressione. La seconda, meno incisiva, sempre dello stesso autore, anche questa tradotta dal francese. In italiano si chiama QUANDO VERRA' mentre in originale era COMME UN SOLEIL di Michel Fugain. Certo è che se continua a cantare canzoni francesi non si toglierà mai la nomea di Mireille Mathiueu italiana che la perseguita fin dalla sua prima apparizione. Per la Giuliani è stato addirittura noleggiato un aereo da Tokio a Venezia con a bordo i dirigenti ed impiegati della casa discografica giapponese che la rappresenta in quel paese (una sessantina di persone in tutto) e nel quale ha un grandissimo successo (molto più che da noi). La parte grafica del disco (copertina) della Giuliani è curata da Luciano Tallarini, uomo di fiducia di Mina. Voto 7 e mezzo, per aver saputo sempre scegliere canzoni giuste per lei a prescindere dal successo e per la notevole trasformazione d'immagine.

Sergio Endrigo

Di discreta fattura anche le due canzoni presentate da Sergio Endrigo, PERCHE' LE RAGAZZE HANNO GLI OCCHI e UNA CASA AL SOLE, tratte dal 33 giri LA VOCE DELL'UOMO. Ci si aspettava di più da lui, che tra l'altro era un po' scocciato per essere stato inserito all'ultimo momento. Però, la sua canzone è di una banalità sconfortante: sembra, in alcuni punti, la brutta copia di GIROTONDO INTORNO AL MONDO con la differenza che quella canzone era, per l'epoca, assai originale. Questa invece è un elenco di ovvietà sconfortanti: le case colorate piene di amici ed "aperte al futuro", ragazzi e ragazze che tornano dal mare in un mondo di colori e di luci e poi chitarre e uccelli in libertà in un mondo pieno di pace. Insomma, una canzone che avrebbe avuto un senso dieci anni prima, quando c'era la famosa linea verde. Difatti singolo e 33 giri sono un fiasco colossale. Endrigo era in quei giorni abbastanza malridotto a causa di una forte intossicazione virale che gli aveva causato parecchi problemi estetici. Le labbra, gonfie e piagate, erano coperte da una folta barba e baffi che servivano a mascherare i danni davanti alle telecamere. Voto 6, dato soltanto perché ad Endrigo pare brutto dare l'insufficienza.

Gloria e Denise Calore

I cantanti uomini hanno stranamente disertato la mostra lagunare, eccezion fatta per Endrigo e due componenti dei Ricchi & Poveri. Un velo pietoso dovremmo stenderlo sicuramente sui giovani in gara: vincono la Gondola d'Argento le due sorelle Gloria e Denise Calore con IL CARRO E GLI ZINGARI. Sono alla loro seconda vittoria: la prima è stata quella che da Castrocaro le ha portate direttamente a Venezia. Una è senza voce, l'altra in compenso strilla. Si agitano come due pazze mentre cantano. La canzone è però stranamente interessante. Perché stranamente? Perché è stata scritta interamente da loro che a prima vista (ma anche per la voce) non sembrano così dotate. Allora ci viene un dubbio: non sarà perché è stata arrangiata da Natale Massara, che da una discreta canzone ha tirato fuori l'unica vera novità dell'intero parco giovani? La sovrapposizioni delle due voci che si parlano addosso, il ritmo vagamente funky, uno stile che ricorda molto le produzioni di Shel Shapiro. Non si può certo dire male del brano, che è carino e si fa ascoltare con piacere. Loro, poverine, personalità zero. Forse è per questo che, così come sono apparse, nello stesso modo sono sparite, a parte l'inclusione nel cast di Canzonissima, davvero alla frutta quell'anno, quanto a partecipanti! Voto 6 e mezzo, perché qualcosa di buono in loro c'era. Peccato non abbiano avuto la possibilità di dimostrarlo in seguito.

James Jotti

Poi c'è James Jotti, un cantante che da tempo è nel giro, che non è mai riuscito a sfondare fino ad ora e che, purtroppo per lui, mai sfonderà. Con l'aggravante di avere una voce che ricorda un po' tutto l'arco costituzionale maschile della canzone: da Reitano ad Alberto Anelli, per assurdo. E poi, ma come si fa a cantare cose del tipo "aspro è l'esilio dagli occhi tuoi"? Esilio? Ma chi sei? Ugo Foscolo? A Roma si dice aripijate. Voto 4, per l'inconsistenza del personaggio e della canzone.

Liliana Savoca

Liliana Savoca, una messinese anche lei uscita fuori da Castrocaro come le sorelle Calore, che proviene dalle balere della provincia e che cantava con un complesso locale chiamato I Canterini Peloritani(!). Non dice assolutamente nulla sebbene la canzone le sia stata scritta da Gian Pieretti e Alberto Anelli, due vecchie volpi della musica leggera. IO COSI' IMPORTANTE è un brano che, si dice, avrebbe dovuto essere inciso da Ornella Vanoni. Non essendosi verificata quest'ultima circostanza rimane il dubbio, fosse stata cantata da lei, se non avrebbe avuto una resa migliore, perché così è davvero poca cosa. La giuria di Castrocaro ha scelto la Savoca per Venezia avendola ascoltata in L'APPRENDISTA POETA, canzone, guarda caso, della Vanoni. Liliana Savoca, nonostante tutta la buona volontà che sicuramente ha impiegato, non riesce a fare decollare una canzone che pare comunque mediocre. Voto 5, perché purtroppo, nonostante le attenuanti del caso, non le si può dare di più.

Valentina Greco

E per ultima Valentina Greco che è stata già a Sanremo, al Disco per L'Estate e che ora si ripresenta qui. Carina fisicamente, un viso molto malizioso che fa a pugni con quello che canta. Il suo repertorio è terribilmente datato per una giovanissima come lei (diciassette anni). Sembra la Fratello degli inizi e canta cose assurdamente anacronistiche per una ragazza del 1974, un momento che, naturalmente, non si potrà mai rispecchiare in quello che la Greco canta, a meno che non sia una povera decerebrata. Qui siamo ancora dalle parti di LE COLLINE SONO IN FIORE, con lui che deve partire ma che tornerà in primavera. Una cosa imbarazzante e fuori dal tempo. Ci si domanda chi può averle cucito addosso un personaggio del genere per farle cantare canzoni simili e come abbia potuto pensare ad un eventuale successo. Già a Sanremo la poveretta aveva interpretato la disperazione della sedotta e abbandonata con un figlio che comunque avrebbe fatto nascere, pronta a perdonare il suo ragazzo se solo fosse andato a parlare col padre di lei... ma per favore! Voto 3, no comment.

Gli ospiti sono : Astor Piazzolla che insieme a Jerry Mulligan suona YEAR OF SOLITUDE e la sua LIBERTANGO, sigla del recente Festivalbar. Eumir Deodato, che torna a furor di popolo (vabbè, diciamo a furor di casa discografica!) anche questa sera con la sua AVE MARIA e Leo Sayer con LONG TALL GLASSES.

Johnny dei Tritons

Lasciamo Venezia e la sua manifestazione e parliamo di Johnny. Chi è costui? Niente meno che Gianni Belleno, ex batterista dei New Trolls, ora sparsi un po' qua e un po' là. Chiusa la premiata società, una parte dei componenti si è riversata nella New Trolls Atomic System ed altri nei Tritons . Delle due ramificazioni, il successo, quello che fa vendere i dischi, ha voluto bene ai secondi. I primi si sono poi ricompattati nella vecchia denominazione D.O.C. Una parte dei transfughi dei Tritons si sono riversati nel vecchio complesso e solo Belleno ha deciso (per ora) di fare per proprio conto. Johnny Dei Tritons, questo è il nome completo. Proprio come i Tritons, che si dilettavano a rifare vecchi pezzi internazionali degli anni sessanta donando loro nuove sonorità e reinventandoli in reggae o glam rock, Johnny continua su quella stessa strada. Lancia TWIST AND SHOUT, canzone cult (scusate l'inglesismo, ma qui ci vuole) degli Isley Brothers che ottenne la consacrazione definitiva con i Beatles, nel 1964. Molto carina la sua versione che non tarda ad entrare nelle classifiche discografiche e non solo in quelle italiane. Bene anche in Francia e in Germania. Nel 33 giri però i brani rielaborati per l'occasione occupano soltanto una facciata del disco. La seconda è di totale rilassamento, brani lenti, forse pensati per far riposare i ballerini dopo le fatiche dovute alla prima facciata. Tutti i brani sono realizzati perfettamente ma mancano un po' di personalità, non c'è anima. Sembra siano fatti esclusivamente per un pubblico che non ha bisogno di ascoltare la canzone ma ballare soltanto. A differenza di quando con i Tritons fece SATISFACTION dei Rolling, dove l'idea era ottima (tant'è che Jonathan King, geniaccio eclettico della musica di consumo inglese, la lancia in Inghilterra usando il nome di Nemo e lasciando intatto lo schema musicale utilizzato dagli italiani), qui di guizzi d'intelligenza ce ne sono pochi. Un disco inciso con l'unico scopo di divertire il pubblico e dal buon riscontro di vendite. L'idea originale doveva essere proprio quella.

Nuova Compagnia di Canto Popolare

La sigla N.C.C.P da qualche tempo fa spesso capolino nelle classifiche italiane. Significa Nuova Compagnia di Canto Popolare. Il loro ultimo singolo, TAMMURIATA NERA, è addirittura in procinto di arrivare tra i primi dieci classificati e conta di rimanere in graduatoria fino all'inizio del nuovo anno. Il folk italiano, da un paio di stagioni sta vivendo una vera rinascita. Bisogna però distinguere tra folk e folk: diciamo che quello (per così dire) nobile è parte di un certo discorso portato avanti da artisti sicuramente sinceri come Maria Carta, Otello Profazio, Rosa Balistreri, Matteo Salvatore, Marina Pagano, Caterina Bueno, il Duo Di Piadena. Il loro successo ha avuto finora una linea di demarcazione: festival a tema, appassionati ricercatori della canzone popolare, il pubblico dei Conservatori. Un successo di nicchia. Poi Gabriella Ferri, tanto per fare un nome, ha portato in classifica il folk "rimaneggiato" e meno oscuro, come la riproposizione di canzoni napoletane o romanesche, successi vecchi di 60 anni, brani sudamericani. E' quello più facile da assimilare e che fa cassetta comunque. Ma grazie al successo della Ferri molti artisti di folk cosiddetto "puro" escono allo scoperto. E tra questi la N.C.C.P . Addirittura un programma istituzionale come Canzonissima quest'anno dedica al folk un girone a parte (a dir la verità lo fece per primo il Cantagiro in tempi non sospetti, nel 1969), un girone dapprima guardato con sospetto e poi molto seguito, che decreterà vincitore Toni Santagata. Si appoggiano al folk cantanti in calo di popolarità che tentano questa carta per risalire la corrente: Orietta Berti, la quale non fa assolutamente folk ma (permettetemi la battuta stra-usata) bifolk, con canzoni dell'aia e cose del genere (LA BELLA GIARDINIERA TRADITA DALL'AMORE o LA BELLA GIGOGIN). La Fratello, che cominciò addirittura nel 1971 con un bell'album (LA RAGAZZA DEL SUD), visto il momento propizio ci riprova con un nuovo LP. La Identici fa la stessa cosa, così come la Cinquetti che crede di essere folk mentre invece si ricicla nel più "bieco" liscio cantando tanghi e mazurche e nonostante ciò riesce a ritagliarsi un pubblico nuovo ed ottenere davvero tanto successo. La N.C.C.P si pone comunque in maniera differente e critica rispetto alla classica canzone napoletana, quella dei Di Giacomo e degli E.A. Mario o Bovio o Califano (non Franco, naturalmente). Secondo il loro punto di vista quella non è la vera canzone napoletana ma la canzone napoletana divenuta di successo mondiale. Loro preferiscono proseguire in discorso iniziato nel 1972 quando Eugenio Bennato, Giovanni Mauriello, Nunzio Areni, Patrizio Trampetti, Beppe Barra e Fausta Vetere, sotto la guida del maestro Roberto De Simone decidono di dedicarsi alle villanelle, alle laudi, alle canzoni delle processioni. Si esibiscono per la prima volta al Festival Dei Due Mondi di Spoleto e vengono portati in trionfo. Il pubblico dei Due Mondi è sicuramente raffinato e quindi è più facile avere consenso quando fai cose di un certo tipo ma il successo lo si vede alla distanza, quando c'è un riscontro positivo anche tra la gente comune. Il successo prosegue così come proseguono ad incidere dischi. Per loro il folk è uno solo, quello che viene tramandato da padre in figlio nelle campagne, nei piccoli centri, in quei luoghi dove la civiltà dei consumi non è riuscita ancora a cancellare del tutto le tradizioni più antiche. De Simone dedica parecchio del suo tempo alla ricerca di musiche, villanelle, motivi in tutto il territorio italiano e spesso anche estero, cercando matrici e fonti originali, mettendole insieme sino a giungere alla ricostruzione completa di brani di cui sono andati persi i manoscritti, se mai siano esistiti. Le epoche da cui queste canzoni vengono attinte sono alla base della cultura musicale occidentale. Brani vecchi di centinaia di anni, villanelle del '500 in napoletano antico, brani umbri, cose anche mai sentite da decine e decine di anni. De Simone è anche, e soprattutto, un grande ricercatore e un docente di Storia delle Tradizioni Popolari alla facoltà di Salerno e insegnante di Storia della Musica all'Accademia di Belle Arti a Napoli. Il loro ultimo disco a 33 giri si intitola LI SARACENI ADORANO LU SULI ed entra in classifica senza alcuna difficoltà. In questo disco, così come si evince dal titolo, ci sono influenze saracene e delle altre popolazioni che nel corso del secoli hanno dominato la città di Napoli. Un repertorio permeato della rabbia e della protesta della gente più povera. Gli strumenti usati nel disco sono quelli antichi e cioè tamburelli, nacchere, putipù, scacciapensieri, marranzano, arpa, flauto, plettri e chitarre. I due brani di maggior impatto sono due tammuriate, quella intitolata ALLI UNO ALLI UNO e TAMMURIATA NERA, canzone del 1945, dove, quando si dice "è nato nu creature niro niro, 'a mamma 'o chiamma Ciro", si parla di uno dei tanti figli dell'occupazione americana di quel periodo, quando i militari della U.S P. facevano amicizia ed altro con le ragazze del luogo. Soprattutto se prostitute. E tanti di quei militari erano di pelle nera. Quindi, continua la canzone va truvanno mò chi è stato, chi ha cogliuto buono 'o tiro, chillo, "o fatto", è niro niro... Come per dire: lo puoi chiamare anche Ciro ma si vede che proprio napoletano purosangue non è. Un modo tipicamente napoletano di sdrammatizzare anche fatti che potevano essere visti come incresciosi. Il gruppo ha reinventato la ritmica del brano aggiungendovi anche alcune strofe tratte da un motivetto americano dell'epoca (PISTOL PACKIN' MAMA) portato a Napoli dalle stesse truppe. Un altro brano molto famoso incluso nel disco è 'O GUARRACINO (da non confordersi con 'O SARRACINO) una tarantella sulla storia di un pesce, dove Eugenio Bennato (fratello di Edoardo) suona la chitarra battente alla maniera dei vecchi suonatori delle Puglie. Poi c'è una versione particolare di 'E SPINGOLE FRANCESE, nota per la trasposizione di Di Giacomo. Una canzone vecchia di 400 anni come IN GALERA LI PANETTERI che racconta di una serrata in seguito ad un rincaro del pane. Nel disco il gruppo canta senza microfoni perché rifiutano l'elettrificazione del disco come rifiutano l'invito della Rai a partecipare nel girone folk di Canzonissima. Un mosaico sonoro molto vario che passa dai toni bandistici a quelli meno mediterranei che richiamano antiche tradizioni africane o ai lunghi suoni dell'Arabia, a musiche e canzoni ora melodiche ora arrabbiate e nervose. Un disco veramente interessante anche per chi non è appassionato del genere. Sicuramente quando si parla di musica folk in Italia non si può non citare questo disco che col tempo è divenuto una pietra miliare del folk italiano.

Massimo Ranieri

Restiamo a Napoli in compagnia di Massimo Ranieri. Il bravo cantante attore è sempre più impegnato sul fronte cinematografico anche se i titoli non sono più del livello di una volta: i suoi più recenti film si chiamano SALVO D'ACQUISTO (in fase di preparazione) e LA CUGINA, già diffuso nelle sale. LA CUGINA è un film come vuole la moda d'oggi: trama esile, molto sesso. D'altronde, già dal titolo maliziosetto lo si capiva. La cugina in questione è Dale Haddon, una ragazza di cui si sa molto poco. Nel cast Christian De Sica, Laura Betti, Stafania Casini. Un film che ricalca il genere lanciato da MALIZIA, quello dell'erotismo casareccio (capostipite fu GRAZIE ZIA, sempre di Samperi) e che ultimamente pare vada per la maggiore, se si prendono in considerazione i titoli usciti negli ultimi tempi: PECCATO VENIALE, LA SBANDATA, LA SVERGOGNATA, LE FARO' DA PADRE, etc. Le dimensioni d'attore di Ranieri non si esauriscono con il cinema: c'è anche il teatro e diversi registi vorrebbero il bravo Massimo come protagonista delle loro piece. Uno fra tutti Giuseppe Patroni Griffi. Per ora si esibisce in Italia con uno show personale di canzoni napoletane chiamato NAPULAMMORE, spettacolo che viene registrato dalla televisione e che partorisce un long playing. E' da tempo che Ranieri non azzecca la canzone giusta: la sua crisi inizia dopo il successo di ERBA DI CASA MIA, brano vincitore della Canzonissima 1972-73. Da allora, ogni singolo è stato un buco nell'acqua. Forse c'è anche un altro motivo, costituito da una sorta di insicurezza nata negli ultimi tempi, la preoccupazione di essere finito come cantante. A Giulianova Terme, ad agosto, ha rifiutato di cantare in un locale della cittadina perché non gli piaceva l'ambiente, a suo dire non alla sua altezza. Il locale faceva parte di una pensione (Pensione Ippoliti) e il dover scoprire di esser costretto a cantare in una pensione lo deve aver colpito molto e in modo negativo. Settecento persone, pochine per un nome del suo calibro. Ancor più scoraggiante se si considera che si tratta di una città di provincia, dove solitamente nelle feste di piazza cantanti di livello molto inferiore al suo, sia per fama che per capacità artistiche, fanno due-tremila persone quando dice male. Il suo ultimo disco si chiama NAPULAMMORE, un viaggio folkloristico e musicale con sottofondo di sceneggiata, pazzarielli e liriche di poeti famosi napoletani. Un collage di personaggi tipici della scena napoletana di inizio secolo. Il disco, come si è detto, è nato prima come spettacolo teatrale. Portato in giro per l'Italia, quando approda a Roma la sera del 26 luglio si trasforma in special tv e va in onda a fine settembre, giusto in tempo per lanciare il 33 giri. Questo è il suo secondo album di canzoni napoletane. Ogni tanto, quando è a corto di brani validi originali, si toglie lo sfizio di riesumare gloriose canzoni partenopee, affidarle musicalmente ad Enrico Polito e metterci del suo in senso scenico. Non dimentichiamoci di Ghigo De Chiara ai testi e di Mauro Bolognini alla regia. Bravissimo come pochi altri sul palco, riesce a tenere inchiodato per un'ora e mezzo il pubblico che si lascia trasportare dalla sua mimica facciale, straordinaria per un ragazzo che, non dimentichiamolo, in questo 1974 ha soltanto 23 anni! E ne sono già trascorsi 8 da quando calca le scene, nazionali e non. Le canzoni dello spettacolo, e del disco, sono delle gemme di notorietà e fattura: da TE VOGLIO BENE ASSAIE a TU CA NUN CHIAGNE passando dalla quasi sceneggiata ZAPPATORE ai sonetti di Ferdinando Russo per finire ad una delle poesie più belle pensata in napoletano da Libero Bovio: ADDIO A MARIA, scritta nella primavera del 1942, poco prima di morire, e dedicata alla moglie (addio Marì, salutammella Napule pè 'mme, dille che è stata 'a passione mia, dille che l'aggio amata quant'a 'tte!). Ranieri la interpreta commosso, così come gli succedeva due anni prima in un'altra sua bella interpretazione di un classico, CHIOVE; gli accadeva realmente ogni volta che la portava in scena. La poesia si fonde con un'altra bellissima canzone napoletana, SANTA LUCIA LUNTANA, anche questa venata da struggente malinconia. Risultato finale, un disco (o cd) che bisognerebbe avere nella propria discoteca perché riesce a fare amare la canzone napoletana anche a coloro che, per svariati motivi, non la sentono propria (come chi scrive).

Billy Preston

Uno sguardo sul mondo: svetta in testa alle classifiche americane il bravissimo Billy Preston, considerato dagli addetti ai lavori il quinto Beatles, grazie all'apporto dato ai quattro in sala d'incisione nell'ultimo periodo ( le tastiere in GET BACK sono opera sua) e anche nella loro carriera da solisti. Tanto è vero che nel 1969 gli fanno sottoscrivere un contratto con la Apple, per tre anni durante i quali incide THAT'S THE WAY GOD PLANNED IT e ENCOURAGING WORDS. Preston nasce ad Houston in Texas nel 1946 e all'età di sette anni si trasferisce con la famiglia a Los Angeles. Come molti altri musicisti negri, fa il suo incontro con la musica in chiesa, suonando l'organo. A dieci anni appare in uno spettacolo di Mahalia Jackson e nello stesso periodo interpreta il film ST. LOUIS BLUES insieme a Nat King Cole. Nel 1962, a sedici anni si unisce a Sam Cooke e Little Richard per quella che era nata come una tournèe negli States di musica gospel e poi, strada facendo, diviene una maratona di rock'n'roll. Alla fine del tour Cooke offre al giovanissimo Billy la possibilità di incidere un disco a 33 giri sotto la sua etichetta, la Sam Records. Il disco si intitola SIXTEEN YEARS OLD SOUL, che lo fa conoscere in tutti gli ambienti americani su larga scala. Non deve sembrare strana la poca età di Billy Preston. Sedici anni in quel momento erano abbastanza per tentare la carta dello spettacolo, specie se eri di pelle scura. Pensiamo a Stevie Wonder che a trecici anni incise il suo primo singolo con la Motown. O, restando tra gli whities, Paul Anka, che nel 1957, a soli 15 anni fece il giro del mondo con DIANA. Oppure, restando a casa nostra e sempre nel 1962, Rita Pavone e Gianni Morandi, entrambi diciassettenni, come Dino e la Cinquetti nel 1964. Insomma, era una cosa abbastanza normale. Tornando a Preston, tre anni a suonare in giro per l'America portano a farlo notare anche da Ray Charles che lo invita ad incidere alla Vee Jay Records. Billy accetta e nel 1965, a diciannove anni produce insieme a Ray Charles THE MOST EXCITING ORGAN EVER che contiene il singolo famoso anche in Europa BILLY'S BAG. Il 1967 e il 1968 sono anni di grande rilievo per l'organista. Viene avvicinato da George Harrison ed invitato a conoscere gli altri tre Beatles, così come anticipato. Dopo la scissione del contratto con la Apple passa alla A&M e incide alcuni dei suoi più noti successi come I WROTE A SIMPLE SONG, in classifica in mezzo mondo, d'onde viene tratto il pezzo strumentale OUTTA SPACE, veramente bello, che lo fa conoscere anche in Italia grazie alla messa in scaletta del brano in varie trasmissioni per giovani come ALTO GRADIMENTO e SUPERSONIC. Seguono gli altri 33 giri come MUSIC IS MY LOVE, EVERYBODY LIKES SOME KIND OF MUSIC e BILLY PRESTON LIVE - EUROPEAN TOUR. Da questi dischi una serie di singoli di successo formidabile come SPACE RACE, altro brano strumentale, e la famosissima WILL IT GO ROUND IN CIRCLES. Ma la vita musicale di Billy non si ferma alle sue personali incisioni: partecipa ai più recenti dischi di Ringo Starr, George Harrison, Barbra Streisand, Carole King. Nel 1973 la tournèe europea coi Rolling Stones e il concerto al Rainbow di Londra a febbraio, dove fa il tutto esaurito. Il suo ultimo singolo si chiama NOTHING FROM NOTHING ed è un successo mondiale. Una canzone che con pochissimo sforzo riesce ad essere un classico della musica funky a tutt'oggi. E la cosa strana è che funky non lo è affatto! Sarà per le influenze bianche abbastanza normali per uno che passa da Ray Charles ai Rolling e ai Beatles come noi passiamo dalla cucina al salotto di casa nostra ma è più un pezzo adatto all'Elton John di quel periodo, stile HONKY CAT, tanto per intenderci ma con più swing. Sicuramente un brano pop di primissima classe.

Fausto Leali

Tragico incidente d'auto per Fausto Leali: la vettura (un furgone Mercedes) viaggiava sulla Reggio Calabria-Napoli. Il cantante e due componenti dell'orchestra (Oscar Sacchi e Gino Menichetti) provenivano dalla Sicilia e si stavano recando a Milano dove Leali doveva incontrarsi con alcuni dirigenti della sua casa discografica. Ad un certo momento il furgone sbandava violentemente e, dopo aver slittato, usciva dalla carreggiata precipitando nella scarpata sottostante. Risultato, i due orchestrali morti sul colpo e Leali, miracolosamente illeso, viene ricoverato per accertamenti nell'ospedale di Polla in stato di shock. L'incidente è avvenuto nel tratto compreso tra Sala Consolina ed Atena Lucana, a 75 chilometri da Salerno. Leali viene incriminato per duplice omicidio colposo dal procuratore capo di Sala Consolina.

Libera

E' nelle edicole un mensile della Tattilo, la casa editrice che stampa Playboy e Playmen, dedicato alla donna. Si chiama Libera e più libero di così non potrebbe essere. Uscito a maggio, le vendite salgono vertiginosamente per via degli articoli spregiudicati e delle foto altrettanto spinte. Helmut Berger nudo, il modello Jeff Blynn avvinghiato ad una ragazza bionda in un letto, il divo dei fotoromanzi Max Delys, lo stallone italiano della Elizabeth Taylor Guido Mannari, Gianni Rivera fotografato sotto la doccia, Philippe Leroy e Luc Merenda così come mamma li ha fatti, Fabio Testi cavallerizzo erotico ed altri. E poi consigli su come fare l'amore con tanto di foto illustrative per le posizioni, interviste senza peli sulla lingua a Jane Birkin, Marina Lante Delle Rovere, Eleonora Giorgi. Un dossier sul sadomaso, articoli e rubriche tenute da firme prestigiose (non poteva mancare Maurizio Costanzo che è sempre ovunque da tempi immemorabili). Un giornale davvero moderno che comunque non avrà vita lunga: ve la immaginate una madre di famiglia, magari del sud, che va in edicola a chiedere Libera?

Pelè

Al ventunesimo minuto della partita Santos contro Ponte Preda di San Paolo, Pelè dice addio al calcio giocato. Nemmeno al Maracanà di Rio si era visto tanto entusiasmo e commozione, quando tre anni prima decise di smettere di giocare in Nazionale dopo 15 anni di maglia verdeoro. Dopo 18 anni di carriera e 1216 gol in 1254 partite giocate, Pelè dice addio al calcio brasiliano e lo fa salutando la folla in ginocchio per ringraziare di tutto l'affetto ricevuto nel corso degli anni. Si alza lentamente e si è toglie la maglia bianconera col numero dieci per l'ultima volta. Quel numero dieci che sarà tolto dalla fila della squadra. Ai nostri giorni togliere un numero di maglia in memoria di qualcuno lo fanno con chiunque: si dovrebbe fare soltanto con personaggi di quella portata. L'onore (e l'onere) di sostituire Pelè tocca a Gilson. L'allenatore ungherese Kocsis disse che il mondo vivrà mille anni prima che possa apparire un altro Pelè. Magari non ci vorrà così tanto ma sarà una bella lotta comunque...

Restiamo in tema di calcio e passiamo in Italia dove domenica sei ottobre comincia il campionato. La squadra da battere quest'anno è la Lazio, che ha vinto lo scudetto a maggio. Difatti vince per 2 a 1 contro il Cesena con reti del difensore Petrelli e di Giorgio Chinaglia. Per il Cesena, segna Bertarelli. La Roma, invece comincia male un campionato che la vedrà protagonista di una rimonta straordinaria. Perde a Torino per 1 a 0. La rete torinese arriva su rigore e la segna Pulici. Stecca la prima uscita la Juventus, che va a perdere col Bologna. Gol di Savoldi per il Bologna, pareggia Anastasi, sancisce il definitivo 2 a 1 Cresci. Così come perde l'Inter a Varese, trafitta da Libera (il calciatore, non la rivista) che poi andrà all'Inter e Sperotto. Ma ecco i risultati completi:
BOLOGNA - JUVENTUS 2-1
CAGLIARI - VICENZA 2-0
LAZIO - CESENA 2-1
MILAN - SAMPDORIA 0-0
NAPOLI-ASCOLI 3-1
TERNANA - FIORENTINA 0-1
TORINO - ROMA 1-0
VARESE - INTER 2-0

Ferrari

A Watkins Glen, negli Stati Uniti, è sfumato il sogno del commendator Enzo Ferrari. Dopo due lustri di attesa pareva che questa dovesse essere la volta buona, con due campioni della risma di Niki Lauda e Clay Regazzoni, ai primi posti della classifica mondiale di Formula Uno. L'ha inceve spuntata in extremis il brasiiliano Emerson Fittipaldi, favorito dai guasti alle macchine dei due ferraristi. Regazzoni dice che, secondo lui, i guasti sono solo una scusa. Qualcuno, alla Ferrari, non avrebbe voluto aiutarlo. Si è sempre e solo puntato su Lauda. In effetti qualcosa di vero c'è. Quando nel circuito di Nurburgring vinse Regazzoni, si pensò che da quel momento la squadra intera avrebbe fatto cerchio intorno allo svizzero. Invece Lauda ha continuato a correre per sé, anche quando ormai le sue possibilità di vincere il titolo erano poche.

Il Colonnello Buttiglione

Un caso abbastanza particolare: il film IL COLONNELLO BUTTIGLIONE DIVENTA GENERALE e tutta la relativa pubblicità (trailers cinematografici e televisivi e locandine) vengono bloccate dalla Pretura Civile di Roma ad iniziativa della vedova del vero colonnello di Fanteria Buttiglione (che di nome faceva Luigi) deceduto nel gennaio 1971. Nella istanza presentata alla magistratura tramite l'avvocato della signora Buttiglione si sostiene che suo marito venne decorato di medaglia d'argento al valor militare sul campo durante la battaglia sul Carso nella prima guerra mondiale ed ottenne l'onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto. Il protagonista del film che porta lo stesso nome, svolge la stessa professione e porta lo stesso grado, crea secondo la vedova un pregiudizio grottesco nocivo alla memoria del marito che nella sua vita è stato invece un cittadino e militare molto stimato. Il film sarà poi distribuito nelle sale (con Aldo Maccione e Jacques Dufliho, morto qualche settimana fa). Ma voi, al posto della vedova in questione, cosa avreste fatto? Avreste lasciato che il nome di vostro padre, figlio, nipote fosse usato per una rappresenzazione cinematografica a sfondo grottesco-comico, dove la figura del protagonista è continuamente messa in ridicolo?

Parlamentari

E dopo Buttiglione-Dufilho, un'altra farsa, questa davvero incredibile. Un grave incidente tra comunisti e missini ha turbato una delle recenti sedute della Camera. Per alcuni minuti i deputati dei due gruppi si sono affrontati duramente al centro dell'aula. Una decina di loro si è dovuta affidare alle cure del medico per contusioni e lacerazioni varie. La rissa che è vivacemente condannata dal Presidente della Camera Pertini è scoppiata durante una serie di richieste di autorizzazione a procedere contro parlamentari, quasi tutti dell'estrema destra. Gli animi si sono surriscaldati quando è stato affrontato il caso dell'onorevole Caradonna del MSI accusato di aver capeggiato nel 1969 una rissa tra appartenenti ai seguaci della fiamma e quelli del Pci. Un breve e violento scontro verbale e poi la rissa che si è protratta a lungo nonostante i molteplici interventi di Pertini. Un deputato missino è stato persino morsicato allo zigomo sinistro. Solo azionando la sirena, si è riusciti a riportare un po' di pace in aula. Purtroppo nessuno, alla fine della zuffa ha gridato: siete su scherzi a parte.

Christian Calabrese

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CANZONISSIMA 1974
di David Guarnieri

Seconda edizione di "Canzonissima" trasmessa di domenica pomeriggio, anziché di sabato sera (classica collocazione per il programma più importante dell'anno). Nel 1973 la bocciatura per lo show milionario si può definire solenne. Tanto la critica quanto il pubblico - per la prima volta concordi - stroncano il varietà diretto da Romolo Siena ed in particolare, la primadonna, Mita Medici. A salvarsi (parzialmente), il conduttore, Pippo Baudo. Per l'edizione numero quattordici di "Canzonissima", la Rai tenta di rilanciare in tutti i modi il programma, facendo salire il primo premio della Lotteria Italia a 200 milioni (con un montepremi complessivo di 2 miliardi, 98 milioni e 200 mila lire) e, soprattutto, puntando sullo spettacolo, mettendo in secondo piano la competizione canora.

La regia viene affidata ad Eros Macchi (artefice del grande successo di "Formula due", varietà dell'inverno 1973/74 con Loretta Goggi e Alighiero Noschese) e i testi a Dino Verde. Il direttore d'orchestra è Paolo Ormi, il coreografo, Don Lurio. La conduttrice dello show è Raffaella Carrà, reduce dall'affermazione ottenuta in "Milleluci", spettacolo della primavera 1974, condotto con Mina e diretto da Antonello Falqui. La soubrette emiliana, per la prima volta da sola alla guida di un'importante trasmissione, si dichiara felice per il prestigioso incarico, affermando nella conferenza stampa di presentazione: "Credo che l'unico modo per definirmi, sia show-girl, perché penso proprio di essere riuscita a dimostrare di saper fare di tutto un po'. D'accordo, non canterò come Mina, non ballerò come Carla Fracci, non presenterò come Corrado, ma…..". Gli ospiti fissi della trasmissione sono Cochi e Renato e Topo Gigio, il celebre pupazzo ideato da Maria Perego. Per la conduzione del varietà, la Carrà percepisce un milione e mezzo di lire a puntata (lo stesso dicasi per l'autore Dino Verde); Cochi Ponzoni, Renato Pozzetto ed Enzo Jannacci (co-autore dei loro testi), tre milioni di lire in tutto.

La grande novità di "Canzonissima '74" è rappresentata dall'inserimento nella gara musicale, di un girone folk. A difendere i colori della cosiddetta "musica leggera", trenta protagonisti: Peppino Di Capri, i Vianella, Gianni Bella, i Nuovi Angeli, Anna Melato, Gino Paoli, Gloria e Denise Calore (vincitrici del concorso "Voci Nuove di Castrocaro '74"), i Nomadi, Paola Musiani, Massimo Ranieri, Al Bano, Orietta Berti, l'Equipe 84, Claudio Villa, Wess e Dori Ghezzi, Mino Reitano, Franco Simone, i Camaleonti, Romina Power, Gilda Giuliani, Peppino Gagliardi, i Dik Dik, Little Tony, Memo Remigi, Marisa Sacchetto, Gianni Nazzaro, Giovanna, gli Alunni Del Sole, Nicola Di Bari e Gigliola Cinquetti (trionfatrice di "Canzonissima '73" con il brano "Alle porte del sole"). I dodici interpreti del settore "folk" sono: Rosa Balistreri, Lando Fiorini, Tony Santagata, Otello Profazio, il Canzoniere Internazionale, Fausto Cigliano, Marina Pagano, Lino Patruno e Nanni Svampa, il Duo di Piadena, Maria Carta, Roberto Balocco ed Elena Calivà.

La quattordicesima edizione di "Canzonissima" parte il 6 ottobre 1974, alle 17.45. Ad aprire il programma, la sigla "Felicità ta-ta", scritta da Gianni Boncompagni e Paolo Ormi, cantata da Raffaella Carrà. Ad aprire la serie di ospiti d'onore dello show è Corrado, da sempre, partner preferito della Carrà. I sette cantanti in gara (cinque per la musica leggera e due per il folk) sono: i Camaleonti, Gilda Giuliani, Romina Power, Mino Reitano, Franco Simone, Fausto Cigliano e Otello Profazio. Apre la competizione la bella Romina Power, la quale interpreta "Con un paio di blue-jeans", un gradevole brano scritto da Maurizio Fabrizio, lanciato in occasione delle semifinali di "Canzonissima '73". Il secondo partecipante è Mino Reitano con la canzone "Innamorati", presentata dal cantante calabrese al Festival di Sanremo 1974. Anche il giovane Franco Simone sfrutta la carta sanremese, riproponendo la sua "Fiume grande". Molto motivati appaiono i Camaleonti, confortati dai positivi riscontri ottenuti negli ultimi due anni: la canzone scelta è "Il campo delle fragole". Il migliore tra i motivi della prima puntata è "Si ricomincia", versione italiana di "On oublié tout, on récommence", firmata da Jourdan e Matteoni, splendidamente tradotta da Giorgio Calabrese. Ad interpretarla, con la consueta classe, la raffinata e sensibile voce di Gilda Giuliani.

Il girone del folk vede contrapposti il napoletano Fausto Cigliano e il calabrese Otello Profazio. Cigliano presenta, con consumata abilità, "Lo guarracino", un divertente scioglilingua partenopeo, avvalendosi della collaborazione del bravissimo Mario Gangi. Otello Profazio scende in gara con un'altrettanto efficace, ma meno popolare "Tarantella cantata".

Oltre che in veste di conduttrice (non troppo a suo agio), la Carrà si esibisce come ballerina e cantante. Nelle tredici puntate di "Canzonissima", Raffa avrà modo di presentare i brani estratti dal suo nuovo album, intitolato "Felicità ta-ta". La prima delle canzoni eseguite dalla show-girl è "Mi vien da piangere". Ad inframmezzare la gara canora e i numeri musicali di Raffaella, i siparietti di Topo Gigio (nella puntata d'esordio, omaggio alla venustà femminile con la storica "Ma le gambe", firmata da Bracchi e D'Anzi) e i divertenti sketch di Cochi e Renato, rispettivamente nei panni di Bellearti e Vigorone. A coadiuvare Ponzoni e Pozzetto, un giovane attore di nome Massimo Boldi.

La sigla di chiusura di "Canzonissima '74", "E la vita, la vita", scritta da Pozzetto e da Enzo Jannacci è cantata dagli stessi Cochi e Renato. Il filmato della canzone, girato con notevole maestria da Eros Macchi, può considerarsi un videoclip ante litteram. I cantanti che superano il primo scoglio eliminatorio sono, nell'ordine: Mino Reitano (142.014 voti), i Camaleonti (133.442) e Gilda Giuliani (122.093) per quel che riguarda la musica leggera. Per il girone folk, Fausto Cigliano (116.992 voti) supera Otello Profazio (108.892).

Un grande saluto!!!!!!!
David Guarnieri

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