Settimana 18 Febbraio 1977
( da Ciao 2001 )

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1Disco Duck Rick Dees & His Cast Of Idiots 
2Daddy Cool Boney M  
3Verita' Nascoste Le Orme  
4Disco Duck D.J. Scott  
5Johnny Bassotto Lino Toffolo  
6Mamma Tutto Iva Zanicchi  
7Piu' Ornella Vanoni & Gepy  
8Nice And Nasty Salsoul Orchestra  
9Dancing Queen Abba  
10Don't Go Breaking My HeartElton John & Kiki Dee  

Classifica 33 giri

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1Festival Santana  
2Four Seasons Of LoveDonna Summer  
3Verita' Nascoste Le Orme  
4Singolare/Plurale Mina  
5Wind And Wutherung Genesis  
6Piu' Ornella Vanoni 

Febbraio 1977

Nel giro di 24 ore gli italiani hanno avuto l'impressione che un disegno eversivo fosse sul punto di abbattere lo stato. Nella toilette della vettura numero quattro dell'espresso 701 fermato alla stazione Tiburtina di Roma una bomba ad alto potenziale esplosivo è stata scovata prima che causasse una strage. Sette candelotti d'esplosivo pesavano complessivamente tre chili ed avrebbero dovuto esplodere proprio alla stazione e che se fossero scoppiati avrebbero provocato un altro Italicus. La rivendicazione arriva poco dopo ed è di marca neofascista. Nel frattempo, cinque ordigni vengono fatti esplodere nella capitale e a Milano, ma la firma stavolta è diversa: l'ultrasinistra. Il "gruppo Cagol" (non è una parolaccia ma il nome di una terrorista uccisa due anni prima) rivendica gli attentati a una caserma dei carabinieri, ad un commissariato di polizia, a un autoparco della Pubblica Sicurezza, ad una banca e all'auto di un sindacalista. A Bergamo, due agenti della polizia stradale vengono fulminati da una banda di criminali legati al giro dei circoli eversivi di sinistra. Febbraio 1977 comincia così. E non è neanche un inizio tanto diverso dagli altri mesi di questi ultimi due-tre anni. Quello che "farneticava" Celentano dieci anni prima in MONDO IN MI SETTIMA e che sembrava pura fantascienza è la pura sacrosanta verità. Tra bombe che scoppiano, attentati che si sventano, assalti a banche e negozi, poliziotti e cittadini uccisi ogni giorno è un problema. Crimini di ispirazione politica e violenza strategica si mescolano sempre più frequentemente nelle cronache giornaliere ai delitti comuni di bande organizzate e cani sciolti. Chi segue questi articoli lo sa bene (se non l'ha già vissuto in "presa diretta"). Non c'è da meravigliarsi: sono gli anni settanta. E c'è persino chi ama ricordarli anche sotto questa angolazione!

La classifica

Una piccola carrellata sulla classifica di questa settimana: vediamo premiata la schizofrenia più acuta. Si passa dalle canzoni per bambini e cioè MAMMA TUTTO e JOHNNY BASSOTTO (di cui abbiamo parlato in un precedente articolo), Ci sono poi dei brani da discoteca di successo internazionale (Rick Dees , Salsoul Orchestra e Boney M.), produzioni straniere di ottima fattura come gli Abba ed Elton John e grandi personaggi di casa nostra: dalla Vanoni alle Orme. Dicendo della schizofrenia in classifica non intendevo denigrare la lista, anzi... volevo far notare come ci fosse posto per tutti. La confusione di stili riflette un po' l'epoca incerta che l'Italia sta vivendo. Per una panoramica completa del momento, consiglio di visionare l'archivio ed accedere alle classifiche datate 1977.

Le Orme

Grande successo per il gruppo Le Orme, che sta vivendo un grande periodo di rilancio. Dopo la sorpresa del primo posto del loro 45 giri (CANZONE D'AMORE) presentato in anteprima alla serata finale del Festivalbar 1976, eccoli di nuovo sugli scudi. Come mai questa rinnovata popolarità? A cosa si deve? Sembra quasi di essere tornati al tempo di UOMO DI PEZZA, quando canzoni orecchiabilissime e giocate sul filo della memoria ancestrale e della ballata medioevale (esempio tipico GIOCO DI BIMBA) si insinuavano ai primi posti delle classifiche a 45 e a 33 giri e nella testa degli appassionati e non. L'essere ritornati a quella freschezza e semplicità è stata l'arma vincente del gruppo. In questo momento il gruppo di Mestre conta due singoli in classifica (CANZONE D'AMORE e VERITA' NASCOSTE) e un trentatrè anch'esso altissimo nella classifica che un paio di settimane fa era arrivato addirittura al primo posto. Le Orme esordiscono alla fine del 1967 con la canzone FIORI E COLORI e nel 1968, al Disco Per L'Estate di quell'anno, presentano una canzone di gran lunga differente da tutte le altre in gara: SENTI L'ESTATE CHE TORNA. E' il primo successo del gruppo che tenta la replica col titolo a 45 giri MILANO 1968, brano che non eguaglia il successo precedente. Ma quelli de Le Orme sono ormai lanciatissimi. Il loro primo ellepi si chiama AD GLORIAM ed esce sempre in quell'anno molto speciale per il gruppo formato da Aldo Tagliapietra, Toni Pagliuca e "Michi" Dei Rossi. Questo il trio storico al quale bisogna aggiungere i nomi degli altri due componenti dell'epoca e cioè Claudio Galieti e Nino Smeraldi. Le Orme suona al Piper di Roma, tempio della musica di quegli anni (nel 1968, in verità, leggermente imborghesito e in decadenza) . Conoscono Mita Medici alla quale dedicano la canzone MITA MITA, inclusa in AD GLORIAM. Nel 1969 Galieti parte per il militare e si ritrovano in quattro. Lanciano IRENE e il loro look è ancora vagamente ispirato ai santoni indiani, ai guru e al flower power. Il 1970 è un altro anno importante. Se ne va anche Smeraldi e rimangono in tre: Tagliapietra (al basso e voce), Dei Rossi (batteria) e Pagliuca (all'organo hammond e tastiere). Queste sono le "vere" Orme. Il loro look è ora completamente cambiato: non più studiato a tavolino per dare un'immagine precisa della band ma più reale e consona ai tempi, anche se loro non lo sanno . Ad esempio, si presentano in tv a SPECIALE PER VOI con BLUE RONDO A LA TURK suonando a torso nudo e con il batterista scalzo. E' anche l'anno di L'AURORA che poco c'entra con la loro produzione più sentita. Ma essendo stati iscritti nuovamente al Disco Per L'Estate acconsentono. Il 1971 è l'anno di COLLAGE. Ancora una svolta: disco innovativo per i suoi spazi improvvisati e per l'uso abbondante delle tastiere, la ricerca effettistica e timbrica in brani esclusivamente musicali. Il disco non fa fatica ad entrare nelle grazie del pubblico più giovane e preparato, allora costituito da intenditori. E grazie al massiccio bombardamento radiofonico da parte dei disc jockey più all'avanguardia, il disco si fa largo anche nelle hit parade. Ormai le Orme sono una solida realtà. Il successivo album è UOMO DI PEZZA e la canzone che lo rappresenta più di tutte è GIOCO DI BIMBA, un successo strepitoso anche su 45 giri. Le Orme volano alto e il gruppo diventa famoso ovunque, ma soprattutto nei paesi di lingua anglofona. FELONA E SORONA del 1973 viene lanciato per il mercato estero con testi in inglese scritti da Peter Hammill, poeta dei Van Der Graaf Generation. Il gruppo sembra non volersi fermare più. In un crescendo di successo di pubblico e di critica arrivano al 1974 con CONTRAPPUNTI e IN CONCERTO, registrato dal vivo al teatro Brancaccio di Roma, gremito fino all'inverosimile. E ancora SMOGMAGICA dove è racchiusa la bellissima AMICO DI IERI mentre SERA esce solo su singolo. Il 1976 è l'anno della loro rinascita in chiave squisitamente pop. Germano Serafin, giovane trevigiano, entra nel gruppo per restarci fino al 1981. Abbandonati i panni sontuosi alla Emerson, Lake & Palmer, le ambizioni mondiali, allestiscono uno show divertente e mistificatorio denominato ROCK SPRAY, con dentro tutti i miti, gli errori e le false realtà dell'ambiente musicale. La loro vena si è fatta più semplice e l'impressione che scaturisce all'ascolto è di gradevolissima distensione e piacevolezza. Musicalmente sono tornati alle loro origini con melodie semplici e discorsi concreti. Che poi questo nuovo corso li porti in Hit Parade, ben venga. Ma la cosa strana è che le Orme in hit parade c'è sempre stato. Un cambio di marcia improvviso che non ha nulla a che vedere con esigenze commerciali, ma con qualcosa scaturito da dentro. E',come detto prima, la finale del Festivalbar del '76 a battezzare CANZONE D'AMORE che in men che non si dica arriva al primo posto in classifica. Il singolo accoppiato a E' FINITA LA STAGIONE non è incluso in nessun album. Album che esce insieme al nuovo singolo REGINA AL TROUBADOUR. Si chiama, come già sappiamo, VERITA' NASCOSTE (primo album realizzato senza l'ausilio di Gian Piero Reberberi in veste di produttore e musicista) e grazie anche alla spinta propulsiva del singolo, sarà uno dei più venduti dell'anno. VERITA' NASCOSTE viene realizzato a Londra nello studio dell'ex Aphrodite's Child Vangelis Papathanassiou, già collaboratore di Baglioni e della Pravo. Le canzoni sono otto: INSIEME AL CONCERTO, IN OTTOBRE, VERITA' NASCOSTE, VEDI AMSTERDAM, REGINA AL TROUBADOUR, RADIOFELICITA', I SALMONI, IL GRADINO PIU' STRETTO DEL CIELO. Il disco rispecchia fedelmente il momento del grande successo di pubblico attuale. Non più quello che ama il genere che solitamente ha contraddistinto il complesso, ma più variegato, quello che cinque anni prima acquistò GIOCO DI BIMBA. Anche occasionale, perché no, ma pur sempre valido per quel che riguarda le vendite dei dischi. Anche chi acquista Claudio Baglioni o Sandro Giacobbe (per citare due personaggi molto lontani dal solito pubblico de Le Orme) trova assolutamente normale comprare il singolo o il trentatré. Cosa che non sarebbe accaduta due anni prima, quando il gruppo era arroccato su livelli troppo specifici e specialistici. REGINA AL TROUBADOUR insieme a VERITA' NASCOSTE sono le due canzoni che meglio rappresentano le Orme versione '77. Bellissima la prima, molto ritmica, parla di una delle piaghe più sentite in questi anni settanta: la droga. Alcuni passaggi che meglio fanno capire il testo: Regina al troubador regina della neve son tutti attorno a te perché non sai dire no distribuisci ad ognuno il bene più vicino. Parlando poi di una delle tante ragazze scappate di casa per inseguire sogni facili acquistabili con una dose di eroina: i buchi nei blue-jeans, anelli e perle al naso, hai preso tutto in fretta lasciando la famiglia che ti voleva ricca ed ora sei regina. La musica non da requie. Incalzante, vibrante, quasi angosciosa come il tema che stanno raccontando e che ritroviamo anche in VEDI AMSTERDAM, un omaggio alla città europea divenuta crocevia di tutti i tossici del mondo. Le madri non sanno perché i loro figli vanno...ritornano ad Amsterdam, ancora un viaggio. Vacanza obbligata, fermate qualcuno in tempo. Sembrerebbero "Orme proibizioniste", ma forse sono solo Orme che hanno visto il mondo dove va e la faccia di tanti ragazzi che affollano i loro concerti. VERITA' NASCOSTE è invece un brano che riporta il gruppo alle atmosfere raggiunte in GIOCO DI BIMBA e, in parte, in AMICO DI IERI. Ballata dolcissima, cantata con estrema delicatezza da Aldo Tagliapietra. Un disco bello, uno di quelli che caratterizzano un'epoca. Facile ma senza esagerare, suonato ed arrangiato ottimamente.

Rick Dees & His Cast of Idiots

Rick Dees and His Cast of Idiots - Disco Duck (Part 1 & 2) Come avrete visto, in classifica ci sono due versioni di DISCO DUCK. La prima è quella originale, la seconda è una versione fatta in Europa da un non precisato e fantomatico autore (D.J. Scott, sicuramente un mestierante da casa discografica). Appurato che è Rick Dees & His Cast Of Idiots il cantante vero artefice di questa parodia disco, vediamo se ne possiamo sapere qualcosa di più su di lui. Allora, prima di tutto, è buffo constatare che se tanti personaggi dopo il loro primo ed unico successo sono andati a lavorare in tv o in radio, Rick Dees ha fatto esattamente il contrario. Perché il simpatico dee jay, nativo della Florida, era già un noto disc jockey americano. Forse dire 'noto' è esagerato. C'è da osservare che il ragazzo ha cominciato a vagabondare da una radio all'altra degli States già da quando aveva 16 anni. Di radio libere, in America, ce ne sono sempre state tantissime , a partire dagli anni 30-40 e la concorrenza era agguerritissima. Nel 1976 passò a lavorare per la WMPS-AM di Memphis e nel frattempo lavorava anche in un club di Chesterfield dove alternava barzellette e storielle ai dischi: un modo molto in voga all'epoca di essere DJ anche da noi. Lavorando sia in radio che in questa discoteca si comincia a rendere conto di quanto ormai la discomusic sia la sola musica di riferimento nelle sale da ballo e quanto sia richiesta nelle radio. Fu così che pensò di inventarsi una parodia. Uno dei suoi amici aveva una perfetta voce da papero (in America non è difficile trovarne) e si ricordò di una canzone di Jackie Lee degli anni sessanta che ebbe un discreto successo: THE DUCK. Così penso: perchè non fare un disco duck, cioè una bonaria presa in giro del genere che sta spopolando in tutto il mondo? Pensarla e scriverla fu tutt'uno. In un'ora la canzone era già pronta. La realizzazione del disco cominciò tre mesi dopo, il tempo necessario per cercare di convincere almeno un produttore. Il disco venne registrato per la Freetone Records, etichetta appartenente ad Estelle Axton, uno dei fondatori della Stax Records, con il fratello Stewart (le iniziali dei loro nomi battezzarono la Stax nel 1957). Rick aveva già inciso un disco con quella etichetta, THE NATIONAL WET-OFF che affondò senza lasciare a galla nessun residuo. Invece sembrava proprio che DISCO DUCK piacesse. Fu così che andò a Los Angeles a tentare di vendere il demo ma ogni grande produttore passava la mano all'altro, tranne Al Coury, presidente della succursale americana della RSO Records (la Robert Stigwood Organization che sta anche per Range Safety Officer), etichetta inglese che in quel momento aveva sotto contratto i Bee Gees, Eric Clapton, Yvonne Elliman, Andy Gibb e The Players. Coury portò l'incisione a casa e mentre se l'ascoltava si accorse che il figlio più piccolo era divertito. Cosa che suonò come un campanello per il produttore. Il giorno dopo diede un assegno di 3500 dollari a Rick Dees. Sembrava un affare ma quando la canzone cominciò ad ingranare e ad entrare nelle posizioni più basse della classifica americana, quei 3500 dollari suonavano un po' come una fregatura. Quando successivamente arrivò al primo posto in classifica, beh, non gli rimase che fare buon viso a cattivo gioco e pensare agli introiti derivanti dai diritti d'autore. La cosa buffa fu che tutte le radio d'America suonavano il disco tranne che la radio rivale di Memphis, per ovvie ragioni, essendo Rick un dj della radio concorrente. E a Rick fu proibito di mandare in onda il disco per non attuare un conflitto d'interessi. Una mattina, commentando il fatto che il singolo aveva raggiunto i due milioni di copie vendute in tutti gli States, fu licenziato in tronco dal proprietario della radio! Cosicché diventò il primo caso di dj di successo senza una stazione radio dalla quale parlare e trasmettere dischi. Facile prevedere che non fece fatica a trovare lavoro: fu subito assunto dalla WHBQ-AM, la famigerata radio rivale che al contrario della prima non si fece scrupoli a trasmettere la canzone. Rick Dees incise subito un album, THE DISCO DUCK RECORDS, che conteneva divertenti parodie di personaggi di spicco. Da Barely White (That'll Get It Baby) dedicata a Barry White a He Ate Too Many Jelly Donuts dedicata all'allore ciccione Elvis Presley. C'era anche una canzone parodia in onore di Jimmy Carter, presidente americano: The Peanut Prance ossia la cavalcata delle noccioline, visto che Carter nella sua vita aveva fatto anche il venditore di noccioline. La canzone iniziava con un campione de La Cavalcata Delle Valchirie, per sfociare nella pura disco music. Il singolo (DISCO DUCK) raggiunse i sei milioni di copie vendute in tutto il mondo. Rick Dees venne anche in Italia dove partecipò a Discoring e, come ospite, al Sanremo 1977 con la nuova canzone DIS-GORILLA, dedicata al film di King Kong. Ora Dees lavora alla Movin'93-9 FM di Los Angeles dove ha un programma nel quale trasmette la Rick Dees Weekly Top 40. Ha anche un sito (www.rick.com) dove appare più giovane di quanto non lo fosse nel 1977. Sarà l'aria di Los Angeles?

Dario Farina

Primo disco per un autore di canzoni: Dario Farina, che per le edizioni musicali di Sergio Bardotti (Piramide Azzurra), ha lanciato un singolo. Le edizioni hanno creato una linea autonoma in seno alla casa discografica Ricordi denominata per l'appunto Piramide Azzurra (con un logo rappresentato da una piramide stilizzata). Dario Farina è già in classifica anche se per interposta persona. Il long playing PIU' di Ornella Vanoni ha ben cinque brani firmati da lui, due dei quali molto belli: DIMMI ALMENO SE e UNO SOLO DI NOI DUE. Il suo primo 45 giri è firmato Bardotti-Farina ed è arrangiato da Toto Torquati. Le due canzoni, diverse tra loro, sono comunque entrambe molto valide. Una si chiama proprio LA PIRAMIDE AZZURRA ed è costruita su un ritmo quasi da discoteca. La seconda canzone, ANCORA UN MINUTO, è molto più bella e soprattutto più d'atmosfera. Deve comunque pagare pegno a Riccardo Cocciante poiché è costruita sui classici giri armonici cari al cantautore in forza alla RCA.

C+C

Primo disco anche per un nuovo complesso o, meglio, duo: i C+C. Juli & Julie hanno fatto evidentemente scuola. Il 1976 è stata un'annata condita da piccanti duetti: Andrea & Nicole, Paolo & Francesca e la moda delle canzoni a base di mugolii, orgasmi e ansimi. Il 1977 parte con questi C+C (e continuerà con un altro gruppo fondato da soli due soli elementi, i San Francisco). La canzone è QUESTO AMORE AMORE AMORE. L'inizio è tipicamente da Yep (la casa discografica napoletana con sede a Roma) con introduzioni corali in stile Santo California. Man mano che va avanti la canzone (scritta da Davoli-Ciancaglini e Avantifiori) si trovano analogie con la coppia poc'anzi citata, i Juli & Julie. La voce femminile è stranamente somigliante ad una ragazza in quel momento in forza all'Aris, casa discografica con la quale esce il disco, ossia Daniela Davoli, già ragazza di Michele Zarrillo. Il fatto che il brano abbia un autore che si chiami Davoli non significa nulla. In quel caso è Gianni Davoli, autore-cantante che orbitava nell'ambiente musicale romano già dalla fine degli anni sessanta. Melodia molto dolce esaltata dagli archi e da un coro che fa da cornice alle due voci. Il testo, naturalmente, è in forma di dialogo. Dialogo che verso la fine, mentre il tappeto musicale sale sempre più, si trasforma in un duetto di sicuro effetto (anche se la voce di lui non è granchè). Loro in realtà si chiamano Anna Franco, 18 anni da Sabaudia, e Luciano Zampironi, 23 anni da Zagarolo. Ma queste note biografiche sarebbero anche potute essere inventate. Il disco - come detto - è inciso su etichetta Aris e ottiene un discreto successo sebbene la moda dei dischi a due sia un po' nella fase calante.

Soleado

Successo inglese per SOLEADO. La canzone best seller del 1974 dei Daniel Sentacruz Ensemble sta vivendo in Inghilterra una nuova stagione. A cantarla e portarla in classifica ci ha pensato Johnny Mathis, notissimo esponente dell'easy listening mondiale. Il titolo è molto natalizio: WHEN A CHILD IS BORN. Il brano riesce a conquistare la vetta della classifica e rimanerci per due settimane di fila. [se volete essere sommersi da una ondata di melassa, tipicamente natalizia, qui c'è il video del brano]

Paul McCartney and The Wings

Wings - Wings Over America Restiamo un po' in Inghilterra e parliamo del nuovo album di Paul McCartney. Dopo quello di Peter Frampton, Stevie Wonder, Elton John e di Led Zeppelin, ecco un altro doppio trentatre giri che sta dando la scalata alla classifica americana. Si tratta del disco registrato dal vivo durante la tournee in America e il titolo è WINGS OVER AMERICA. Il gruppo capitanato da Paul e dalla moglie Linda, che conta anche Denny Laine, Jimmy McCulloch e Joe English è quasi più popolare in Usa che in Inghilterra. Il precedente disco, AT THE SPEED OF SOUND, è risultato il più venduto del 1976 (bissando l'enorme notorietà avuta da VENUS AND MARS e BAND OF THE RUN) uno dei successi più clamorosi di tutto il decennio e di sempre. WINGS OVER AMERICA in sole tre settimane arriva al numero uno delle classifiche statunitensi lasciando dietro dei titoli "da paura" : al secondo posto troviamo gli Eagles con HOTEL CALIFORNIA, al terzo Stevie Wonder con quella meraviglia di SONGF IN THE KEY OF LIFE, al quarto i Doobie Brothers con THE BEST OF DOOBIE BROTHERS e al quinto la colonna sonora di E' NATA UNA STELLA (A STAR IS BORN) di Barbra Streisand. Queste sì che sono classifiche! L'album dal vivo è la migliore testimonianza dei suoi migliori anni senza i Beatles. In tre microsolchi (o due cd) scorrono tutte le migliori canzoni fatte da sei anni a questa parte, cioè del periodo post Beatles. Eccezion fatta per quelle altre canzoni che all'epoca del triplo album dal vivo non erano state ancora scritte (MULL OF KYNTIRE, GOODNIGHT TONIGHT, COMING UP, EBONY AND IVORY, ONCE UPON A LONG AGO). E' pur sempre un ottimo compendio di ciò che Paul sa fare: da brani squisitamente pop, quelli scritti per arrivare primi in classifica a ballate maccartneiane nascoste all'interno dei vari album precedenti. I Wings iniettano dosi di eroina pura alle canzoni più movimentate dando così loro un'altra luce, sicuramente più da rock band. Nel disco c'è anche la versione di THE LONG AND WINDING ROAD (dal vivo) che Phil Spector avrebbe poi usato per LET IT BE NAKED del novembre 2003. Il primo 33 inzia con brani tratti dalla produzione più recente del gruppo (VENUS AND MARS, JET, LET ME ROLL IT) e cose più datate come la bellissima MAYBE I'M AMAZED e la già citata canzone tratta da LET IT BE NAKED. Il secondo LP vede Paul e il suo gruppo alle prese con altri brani dei Beatles: I'VE JUST SEEN YOUR FACE, BLACKBIRD e l'immancabile YESTERDAY, scritta completamente da Paul. Conclude il disco la bellissima MY LOVE, successo galattico del 1973. Il terzo LP presenta brani tratti dal repertorio Wings come BAND ON THE RUN, LISTEN TO WHAT MAN SAID,la simpaticissima LET'EM IN, SILLY LOVE SONG e HI HI HI. La Emi italiana era molto preoccupata per le spese di realizzazione perché nel mondo intero il triplo trentatrè era uscito in edizione di lusso con etichette curatissime, manifesto gigante a colori etc. In Italia non si vende come dalle altre parti e la Emi storce un po' la bocca. Già il fatto di essere un disco triplo aumenta il costo sul mercato, se poi ci si aggiungono gadget interni, le spese lievitano. Paul McCartney realizza anche una specie di documento filmato del disco e del tour americano chiamato ROCK SHOW che pur non riproponendo la scaletta integrale del triplo album ripercorre le tappe salienti e gioca molto sulla testimonianza visiva dell'evento, soffermandosi parecchio sul pubblico e sulle sue reazioni alle canzoni proposte.

Musicaneve

Vittorio Salvetti se n'è inventata un'altra: il Festivalbar delle nevi ossia il Musicaneve (da non confondersi col Disco Neve). Gianni Naso, curatore del Disco Neve era infatti molto arrabbiato. Ma come, dopo Sanremo e il Festivalbar, ora Salvetti vuole inflazionare anche l'unica manifestazione italiana dove non è riuscito ancora a mettere le mani? Un "falso" referendum legato alla rivista Sorrisi & Canzoni TV con 16 cantanti divisi in Serie Argento e Serie Oro. A Salvetti è sempre piaciuto moltissimo dividere i cantanti per categorie. I primi anni del Festivalbar erano per l'appunto con batterie di cantanti ripartiti in gruppi "colorati". Lo spettacolo ha avuto un epilogo a Cortina D'Ampezzo al Palazzo Del Ghiaccio con un collegamento televisivo all'interno de L'ALTRA DOMENICA. Peccato però che lo stesso settimanale, nei numeri successivi non listi nessuna classifica. Anzi, pare che tutti abbiano vinto, ritratti coi Telegatti sulla neve. Certamente il cast era di ottimo livello: personaggi assolutamente da classifica (e ai primissimi posti) . Le batterie erano dunque così organizzate :

SERIE ORO
John Miles - I Remember Yesterday
Sandro Giacobbe - Il Mio Cielo La Mia Anima
Le Orme - Regina Al Troubadour
Afric Simone - Hafanana
Marcella Bella - Abbracciati
Wess & Dori Ghezzi - Amore Bellissimo
Luciano Rossi - Bambola
Franco Simone - Tentazione
SERIE ARGENTO
Matia Bazar - Che Male Fa
Albatros - Nel Cuore Nei Sensi
Leano Morelli - Un Amore Diverso
Alberto Radius - Che Cosa Sei
Pino Daniele - Cà Calore
Andrea Mingardi - Datemi Della Musica
Giorgio Moroder - I Wanna Funk With You Tonite
Shake - LO sai, ti amo (You Know I Love You)

Il criterio di divisione non è ben chiaro: big e giovani? Non è plausibile giacchè nella serie Argento troviamo i Matia Bazar, Leano Morelli e Giorgio Moroder. Specialmente i primi due sono degli abituèe delle classifiche italiane. L'intuizione di Salvetti è, come al solito, vincente. Quell'anno mancava una manifestazione invernale con personaggi importanti perché Sanremo (che sarebbe cominciato in ritardo, a marzo), sempre sotto la sua guida, aveva avuto delle difficoltà di cast. Nomi di grossissimo richiamo , a parte due o tre, non avevano aderito. Come creare un evento (come si direbbe adesso) nonostante l'assenza di big a Sanremo? Detto fatto. Inutile sottolineare che tutti i cantanti della Serie Oro avevano avuto almeno un disco in classifica nell'annata precedente e a parte Shake, Pino Daniele ed Andrea Mingardi, lo stesso discorso vale anche per i partecipnti della Serie Argento.

I Vianella

Edoardo Vianello e Wilma Goich (insieme, I Vianella) debuttano nella prosa trovando un regista e un autore che hanno scritto per loro una specie di vaudeville prendendo in prestito personaggi, ambienti e situazioni cari a George Feydeau. Il regista è Filippo Terriero, l'autore Alberto Silvestri. Cosicché, guardando LA SIGNORA E' SEMPRE IN CAMICIA, sembra di andare a vedere davvero qualcosa scritta tanti anni prima. Nella commedia i Vianella (e non solo loro)cantano anche e le canzoni, scritte dallo stesso Edoardo: sono orecchiabilissime. Accanto a loro recitano Adriana Russo, Maurizio De Razza e Mauro Bosco. Il pubblico pare gradire. I Vianella non sono nuovi alla prosa. Nel 1974 portano in giro per l'Italia (insieme ad Amedeo Minghi) la favola in musica HOMEIDE, che riscosse molto successo.

Cantanti e TV

Sono tanti e sono arrabbiati. Si tratta dei cantanti con onorata carriera alle spalle che nel 1976 si sono visti negare la televisione o che vengono al massimo recuperati all'ultimo minuto. A dare inzio alla polemica è stato, manco a dirlo, Claudio Villa, intervistato da Costanzo a BONTA' LORO. Villa afferma che per i signori della tv è considerato finito e che quindi non c'è spazio per lui nei programmi musicali. E' convinto d'essere boicottato da alti funzionari che non l'hanno mai potuto soffrire (Fuscagni, Salvi e Piccioni) e minaccia di fare esplodere uno scandalo. E' arrabbiato anche con il Pci che lui "ha servito con devozione" (tristissima questa dichiarazione) perchè non lo protegge abbastanza contro le ingiustizie. Chi si lamenta dell'opposto, cioè che non ha padrini politici è Don Backy, completamente ignorato dalla Rai Tv. "Se sei di un certo colore vai su Rai Uno, se sei di un altro vai sul secondo". Se sei nero come Calimero stai a casa. Tony Renis si lamenta perché è andato in Rai proponendo un programma a suo dire "favoloso" con Dean Martin, Ann Margret, Kirk Douglas e altri amici americani ma i capostruttura gli hanno detto di no perché quei personaggi anzitutto costano troppo e poi, nell'Italia del 1977, non interessano più a nessuno. Orietta Berti era stata contattata per fare uno show legato al suo ultimo trentatre che parla di zingari ma dopo tanto parlare non le hanno fatto sapere più nulla. C'è chi non va nemmeno più a pietire per ottenere partecipazioni: Pino Donaggio, Fred Buongusto, Al Bano (si è rifatto in seguito), Little Tony (idem), Lara Saint Paul (aveva già dato e nessuno l'aveva chiesta). Ma c'è chi se ne frega di andarci nonostante gli inviti. I nomi? Sempre i soliti: PFM e Banco

E io mi faccio la pistola

E' la mania di questi ultimi anni, o meglio, una necessità: avere una pistola. Chi è ricco ingaggia bodyguard (avete presente Alberto Sordi che fa la guardia del corpo un po' attempata riciclando il personaggio di UN AMERICANO A ROMA in DI CHE SEGNO SEI?). Chi ricco non lo è ma fa un lavoro che richiede un minimo di autodifesa, dato che lo Stato (come sempre!) è latitante e si è sempre vissuti nella terra di nessuno, va al poligono di tiro e si fa rilasciare un porto d'armi. Che naturalmente spera di non usare mai. Fabbricanti e negozianti ammettono che le vendite di pistole (le calibro 38) sono aumentate a dismisura dal 1974 in poi. I permessi concessi sono ormai 100 mila l'anno. Nel 1974 sono stati 98, nel 1975 sono saliti a 130 mila e la punta massima è stata toccata a Roma con 14.400 permessi nel solo anno 1975. Nel 1976 si è avuto un ulteriore salto in avanti provocando anche un giro di vite nei rilasci. A Roma , in tempi cupi come questi, è permesso di portare la pistola a tutti gli attori, produttori, autori, giornalisti. Il 1976 ha visto neo pistoleri Fabio Testi, Bud Spencer, Terence Hill, Ugo Tognazzi (che la tiene sempre nel cruscotto della macchina), Barbara Bouchet, Corrado Pani e tanti tanti altri (anche famosi presentatori tv). In un periodo in cui le tasse sono aumentate, quelle per il porto d'armi sono calate (da 20 mila lire l'anno a 10.700 lire) la gente si sente insicura, gli esercizi pubblici, come i ristoranti, stanno subendo una grossa crisi economica, si esce poco la sera, i cinema dopo le 20 sono pressocchè deserti. Non è Baghdad 2007 ma Roma anno 1976-77.

Roma

Roma ha smesso di essere la capitale della dolce vita da un bel pezzo. E se ne sono accorti anche gli stranieri che preferiscono stare lontani dall'Italia ma soprattutto da questa città per il quale l'anno Santo 1975 è stato una boccata d'ossigeno. Una città che nel passato è sempre stata all'avanguardia sul fronte scandali e speculazioni politiche ed edilizie, oggi sta raggiungendo un altro primato: quello della criminalità. I morti non si contano più e a chi sembrerebbe quasi impossibile una cosa del genere dico che basterebbe andare in una qualsiasi emeroteca e sfogliare le annate 1973-1980 dei quotidiani romani e non. Dai regolamenti di conti tra bande di criminali (in questo periodo vengono uccisi tre personaggi di spicco della malavita romana) a sequestri di persona sempre più frequenti anche in mezzo al traffico cittadino. Senza contare le manifestazioni, la guerriglia urbana e cose di questo genere che ormai non fanno più neanche notizia e vengono considerate normalissime dai cittadini. Le rapine (dalle sole 48 compiute nel 1964) siamo arrivati ad una media di 12 al giorno.

Indiani metropolitani

E a Roma prendono piede gli Indiani Metropolitani. L'ideologo del gruppo è Mario Appignani, alias "Cavallo Pazzo". Sono i nuovi anarchici, i nuovi nichilisti, giusti personaggi di questo 1977, anno a metà tra il ridicolo e il tragico. Per loro la società è da demolire ed il loro punto di riferimento sono gli anarchici ottocenteschi, anche se si definiscono "non violenti" limitando la loro protesta a qualche "esproprio proletario". Gli Indiani Metropolitani sono nati da pochi giorni, durante il Carnevale. All'Università occupata è cominciato ad arrivare qualcuno con il viso truccato da pellirossa (ma anche da mimo) e subito dopo altri ne hanno seguito l'esempio. Gli indiani d'America, emarginati dalla vita sociale americana sono, a quanto dicono, molto simili a loro, confinati non in riserve ma in borgate, senza un lavoro, "respinti dalla società". Del PCI pensano tutto il male possibile e partiti come il PDUP o gruppi come Lotta Continua e Avanguardia Operaia sono visti come strutture alienanti e soffocanti l'individualità. A Roma hanno fatto una manifestazione in Piazza Navona. Con grande stupore si sono contati e si sono resi conto di essere circa diecimila. Così, dall'oggi al domani. Una trentina all'Università, qualche giorno dopo parecchie migliaia. Sono divisi in tribù: ogni borgata o quartiere popolare ne ha una. Hanno anche un programma politico presentato con un'assemblea nazionale tenutasi nella facoltà di Economia e Commercio (naturalmente, okkupata). Le loro richieste sono molto strane: l'abolizione dell'Altare Della Patria con la sostituzione di un monumento al "perseguitato ignoto" o un laghetto con i cigni. L'abolizione delle carceri minorili e dei riformatori, liberalizzazione completa delle droghe e centri dove poter sviluppare la loro cultura sballata (parole di Cavallo Pazzo). L'ideologo ha anche scritto un libro, UN RAGAZZO ALL'INFERNO, dove espone la sua vita: cresciuto in un brefotrofio, affidato alle cure della Pagliuca (quella che fu incarcerata per sadismo sui bambini orfani), ha avuto amori omosex anche con alti prelati. Gli Indiani Metropolitani sono stati tra gli artefici della contestazione al sindacalista Lama all'Università romana della Sapienza. La sera prima del comizio sono entrati nell'Università tre camion del Pci dal quale sono usciti uomini del servizio d'ordine occupando i punti strategici. Quando la mattina ha parlato il segretario della CGIL c'era schierato un corpo di guardia imponente. Gli Indiani, che hanno eretto sul palco un pupazzo raffigurante il sindacalista e che rappresenta il suo alter ego, prono al PCI. Quelli della CGIL hanno cercato di prenderlo ed è nato un parapiglia. La stura alla famosa contestazione è finita a colpi di spranghe, sassi, uova marce e p 38. Il loro grido di battaglia è POTERE DROMEDARIO, perché suona come potere proletario ma in più fa ridere. Durante le assemblee leggono libri come ALCE NERO PARLA o HO SEPPELLITO IL MIO CUORE A WOUNDED KNEE, libri sulle lotte indiane. Se un'assemblea viene tirata per le lunghe ed è ora di pranzo si alzano in piedi e gridano mensa subito! Un carosello di anticomunismo, strafottenza e gusto del paradosso come quando, sempre all'Università, scrivono sui muri "fuori i baroni rossi, bianchi, neri e a pallini". Altri slogan tra l'assurdo e l'umoristico: "Manitù Manitù la tristezza non c'è più" oppure "Rendiamo più chiare le Botteghe Oscure: coloriamole di giallo". O ancora "compagno del PCI t'hano fregato niente comunismo ma polizia di stato". Quelli dedicati a Lama: "L'ama o non Lama? Non l'ama più nessuno" oppure "I Lama stanno in Tibet. Via i sindacalisti dalle università". E ancora "Ti prego Lama, non andare via, vogliamo ancora tanta polizia". Uno simpatico è "godere operaio". Peccato però che tutti questi slogan siano stati scritti anche sui muri bianchissimi della Sapienza. Addirittura una parte dal terzo piano fino ad arrivare a terra. Per loro scherzare è una priorità assoluta: nel sessantotto mancava l'aspetto festoso. Nel 1977 c'è anche quello, grazie a questo gruppo di pazzi. Gli Indiani Metropolitani hanno avuto vita breve anche perché sia a destra che a sinistra - a sentire oggi chi era allora nei due schieramenti, persone che conosco personalmente molto bene - appena li prendevano li gonfiavano di bòtte. Significativo un aneddoto: un giorno un gruppo di fascisti di base, avvisati che c'era una manifestazione di LC erano andati lì pronti per fare a botte ma dopo aver visto chi in realtà c'era (cioè gli Indiani Metropolitani con i loro visi truccati), si sono messi a ridere fino alle lacrime tanto che alla fine ridevano anche gli Indiani e quelli di LC che nel frattempo erano arrivati. In quel momento, tre gruppi di giovani differenti sia politicamente che nel modo di vivere, si sono incontrati nel segno dell'allegria, senza combattersi l'uno con l'altro. In quel momento erano solo dei giovani. Forse proprio questa presa di coscienza e il fatto che, in fondo, i ragazzi se estrapolati dalla politica e dalle ideologie dell'odio sono molto uguali, deve aver fatto loro paura. E da quel momento, con gli Indiani Metropolitani, dall'allegria si è passati alla violenza. Fare gli Indiani Metropolitani era dura. E soprattutto poco salubre.

AIDO

Un'altra moda (per così dire) prende piede in Italia. E' quella per la donazione di organi. L'AIDO (Associazione Italiana Donazione Organi) ha bussato a molte porte trovandole aperte. La gente di spettacolo ha aderito con notevole entusiasmo e così i campioni dello sport. Tra i politici c'è stata un'accoglienza tiepida, nell'ordine del 5% degli interpellati. Alcuni nomi che hanno aderito: Gustavo Thoeni, Arnoldo Foà, Ave Ninchi, Ruggero Orlando, Valentina Cortese, Orazio Orlando, Enrico Simonetti. Hanno fatto tutti testamento. Si impegnano a donare, al momento della loro morte, gli organi eccezion fatta per il cervello e i genitali, come precisa la legge in materia. La donazione è valida a tutti gli effetti e nemmeno i parenti possono opporsi.

Cinema

E' appena uscito nelle sale italiane l'ultimo film di Woody Allen, IL PRESTANOME. Un film che tratta di quando tutta Hollywood era sotto scacco dalle inchieste del senatore McCarthy. Una grandissima caccia alle streghe giustificata dal fatto che si era in piena guerra fredda. Una specie di film documentario non noioso ed interpretato, oltre che da Woody stesso, anche da Zero Motel ed Herschel Bernardi. Il regista, per una volta, non è Allen ma Martin Ritt. La peculiarità del film è nel fatto che gli interpreti (Woody Allen escluso) e il regista erano stati, loro stessi, colpiti dal maccartismo più di venti anni prima. Nel film non c'è alcun risentimento ed essendoci Woody Allen offre svariate occasioni di divertimento, specialmente quando lui deve fingersi quello che non è: da allibratore a scrittore di copioni televisivi etc tanto da prenderci gusto. Da qui il titolo del film. Classifica incassi cinematografici della settimana:
KING KONG - J.Lang,J.Bridges (2.026.241.000)
IL CASANOVA DI FELLINI - D.Sutherland (988.649.000)
IL MARATONETA - D.Hoffman, L.Olivier (894.849.000)
IL CORSARO NERO - K.Bedi, C. D'Andrè (891.391.000)
STURMTRUPPEN - R.Pozzetto, L.Toffolo (816.057.000)
QUELLE STRANE OCCASIONI - N.Manfredi, A.Sordi (770.296.000)
CASSANDRA CROSSING - S.Loren, B.Lancaster (753.714.000)
IL LIBRO DELLA GIUNGLA - [cartoni animati] (578.937.000)
NERONE - E.Montesano, P,Franco (316.180.000)
GLI ULTIMI FUOCHI - R.De Niro, J.Nicholson (307.486.000)

Campionato di calcio

Passiamo come al solito all'argomento conclusivo di questi articoli , il campionato di calcio. Il Torino e la Juventus sono sempre in testa con 25 punti. La squadra granata ha pareggiato col Genoa (1 a 1, gol di Pulici), riassestando il risultato a sfavore dopo il gol di Arcoleo. Mentre la Juventus ha battuto la Sampdoria per 3 a 0 (doppietta di Tardelli e gol di Bettega. Al terzo posto l'Inter (19 punti) vince a Perugia con rete di Muraro e la quarta in classifica (la Fiorentina) batte il Napoli con due gol di Della Martira (autogol di Pellegrini la rete del Napoli). La Roma resuscita un Bologna penultimo in classifica grazie ad un autorete di Menichini e un rigore di Adelmo Paris. C'è da annotare che il Bologna non vinceva a casa dal 25 aprile dell'anno precedente. La Lazio perde in casa col Catanzaro con una rete segnata al 15 minuto del primo tempo da Michesi. Ecco i risultati completi:
BOLOGNA - ROMA 2-0
FIORENTINA - NAPOLI 2-1
FOGGIA - VERONA 4-1
GENOA -TORINO 1-1
JUVENTUS SAMPDORIA 3-0
LAZIO - CATANZARO 0-1
MILAN - CESENA 1-1
PERUGIA - INTER 0-1

Christian Calabrese

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I CANTANTI A CAROSELLO
di David Guarnieri

Ciao a tutti, amici di “Hit Parade Italia”!!! Questa volta mi voglio unire alle rievocazioni ed agli onori riservati ad una storica rubrica tv: “Carosello” (a cinquanta anni dalla nascita ed a trenta dalla conclusione). L’amatissimo programma, nato dalla collaborazione tra Rai, Sacis e Sipra, venne trasmesso per la prima volta, alle 20.50 del 3 febbraio del 1957 (per poi terminare il 1° gennaio del 1977). Tantissimi registi hanno firmato dei veri e propri mini-spettacoli: da Paolo e Vittorio Taviani a Steno, da Ermanno Olmi a Nelo Risi, da Luciano Emmer a Valerio Zurlini, da Antonello Falqui a Richard Lester. Notevole anche l’apporto degli autori: da Marcello Marchesi a Vittorio Metz, da Camilla Cederna a Dino Verde, da Achille Campanile a Maurizio Nichetti. Infinito l’elenco dei personaggi di spettacolo che hanno catturato, con talento e personalità, l’attenzione di milioni di telespettatori (per la gioia delle industrie produttrici).

In questo personale omaggio a “Carosello”, vi voglio parlare della partecipazione attiva di alcuni importanti cantanti (in alcuni casi, anche celebri volti televisivi):

RAFFAELLA CARRÀ

La show-girl bolognese approda a “Carosello”, dopo il grande successo di “Canzonissima ‘70”. L’azienda che la fa debuttare nella parata pubblicitaria è la “Agip”. «Raffa», nella primavera del ’71, armata di sensuali hot pants diviene testimonial delle stazioni di servizio “Big Bon Agip”. Il regista è nientemeno che Richard Lester (il produttore è Vanni Montagnana), il quale non rimase particolarmente soddisfatto delle performance artistiche della bionda soubrette. A dirigere gli spot, dal 1972 al 1975, si alternano Paolo Bianchini e Moraldo Rossi. Tra le canzoni lanciate dalla Carrà, nelle pubblicità legate alla ditta di carburanti, “Chissà chi sei”, “Tuca Tuca”, “T’ammazzerei”, “Chissà se va” (nei balletti viene accompagnata da Enzo Paolo Turchi). Nell’ultimo ciclo di pubblicità per l’Agip (con un compenso straordinario di 70 milioni), Raffaella si esibisce con Niki Lauda e Clay Regazzoni (le due future star pubblicitarie dell’impresa).
Nel 1975, la Carrà diventa vedette per i caroselli della “Stock”, per il famosissimo brandy “Stock 84”. A dirigerla, con particolare abilità, Gino Landi (il quale si occupa anche delle coreografie). Ad accompagnare Raffaella nei lussuosi e frenetici balletti, Joel Galietti, Silvano Scarpa ed Enzo Paolo Turchi (tra i brani cantati: “Bobo Step”, “0303456”, “A far l’amore comincia tu”). Il buon gradimento ottenuto dalla campagna pubblicitaria, fa sì che la Carrà ed i suoi partner concludano la gloriosa serie di “Carosello” con un sensazionale “Spettacolo di Capodanno ‘77”.

JOHNNY DORELLI

La prima esperienza professionale di Dorelli legata ai caroselli avviene nel 1959. Il cantante-attore diviene il volto della “Palmolive” per la pubblicità dei saponi. Dorelli interpreta alcuni brani come “My Funny Valentine”, “Meravigliose labbra” e “Passion Flower”, venendo accompagnato dall’orchestra diretta dal M° Gianfranco Intra (nella quale militano jazzisti quali, Franco Cerri, Enzo Jannacci, Glauco Maestri, Enrico Rava e Gene Victory).
Nel 1964, Johnny diviene la star promozionale della “Galbani” (per la sua “Crema Belpaese”). Il regista, nonché produttore è Vittorio Carpignano, sostituito nel 1967 da Steno. Nei vari episodi, Dorelli dichiara di essere in grado di fare qualsiasi cosa: riparare una macchina da scrivere, scarpe, trenini elettrici, arbitrare un incontro di basket, divenire barman in un lussuoso locale notturno. I risultati, in ogni caso si rivelano catastrofici. Per farsi perdonare, il simpatico Johnny, interpreta alcune canzoni di successo: da “Love in Portofino” a “Parlami d’amore Mariù”, da “Non costa niente” a “Montecarlo”, da “Non dimenticar” a “L’appuntamento”.
Dal 1968, Dorelli, sempre per la Galbani interpreta una nuova serie di spot pubblicitari, diretti da Pasquale Festa Campanile, Vito Molinari ed Emilio Uberti. La novità è che Johnny si presenta solamente in veste di attore, proponendosi in qualità di agente segreto, cowboy, soldato, pasticcere, politico, danzatore di flamenco, fachiro. Nella lunga militanza (fino al 1975), Dorelli viene accompagnato dagli attori Jack LaCayenne, Daniele Vargas, Leo Gavero e dalla giovanissima e bella Dalila Di Lazzaro.

LORETTA GOGGI

Nel 1972, la “Ramazzotti” sceglie per sostituire il celebrato Jerry Lewis in qualità di testimonial, la giovane Loretta Goggi. La show-girl romana, sull’onda dell’ottimo risultato ottenuto a “Canzonissima”, diviene il volto televisivo del celebre amaro. A dirigerla, nel primo ciclo (intitolato “Loretta e la gente Goggi) è Mariano Laurenti. Tra i personaggi interpretati da Loretta, una casalinga, un’arredatrice, una ragazza hippy, una sofisticata contessa. Nel 1973, coadiuvata dagli attori Giancarlo Badessi ed Enzo Monteduro, (serie denominata “Misteri”), Loretta propone una serie di storie a metà tra l’avventuroso e l’umoristico. Nell’anno 1974 (chiamata “Loretta Goggi Show”), la soubrette, diretta da Andrea Taverna propone alcune riuscite imitazioni: da Mina a Sandra Mondaini, da Milva ad Ornella Vanoni.

MILVA

Anche per la “Pantera di Goro” giunge il momento di divenire star dei caroselli. Il prodotto da sponsorizzare è il “Caffè Bourbon”. Regista, sceneggiatore e produttore è Soulis D. Georgiades. Nel primo ciclo (1962), una Milva in versione casalinga (decisamente distante dalle sofisticate toilettes e dall’accurata regia di Giorgio Strehler) presenta alcune canzoni di successo: “Non, je ne regrette rien”, “Nel cielo dei bar”, “Tango italiano”, “Flamenco Rock”. Nella seconda serie (1964), intitolata “Confidenze Bourbon”, la cantante emiliana racconta alcuni episodi della sua vita di ogni giorno e del suo rapporto con il marito, il regista Maurizio Corgnati. Anche in questo ciclo, non mancano i motivi di successo: da “Milord” al “Primo mattino del mondo”, da “Aria di festa” a “Mamaluk”.

MINA

Nella storia di “Carosello”, Mina è senza ogni dubbio la cantante dalla carriera più lunga, nonché uno dei personaggi di maggiore gradimento popolare. La “Tigre di Cremona” esordisce nel mondo della pubblicità, quale testimonial della “Pasta Combattenti” per i “Grissini Kim”. Nel ciclo del 1961, diretta da Guido Rosada, la cantante propone alcuni brani famosi: “Coriandoli”, “Folle banderuola”, “Una zebra a pois”.
Alla fine del 1961, arriva l’ottima offerta da parte dell’ “Industria Italiana della Birra” (scelta anticonformista, per un prodotto, solitamente consumato da acquirenti maschili). Il regista della prima serie è Luciano Emmer, lo sceneggiatore è Augusto Ciuffini. Mina, oltre a magnificare le virtù della birra presenta i suoi successi del momento: “Le mille bolle blu”, “Due note”, “Come sinfonia”. Nel secondo ciclo (1962), denominato “Mina alla maniera di...”, ideato da Elio Gigante (storico manager della “Tigre”). L’interprete cremonese canta “’A frangesa” (imitando Lina Cavalieri), “Com’è bello fa’ l’amore quanno è sera” (imitando Anna Magnani), “Amado mio” (imitando Rita Hayworth), “The Man That Got Away” (imitando Judy Garland). Nel 1963, diretta da Enzo Trapani e Vittorio Carpignano, in una serie ispirata ai grandi show del sabato sera, presenta i suoi motivi del momento: da “Le tue mani” a “Il soldato Giò”, da “Renato” a “Sabato notte”, da “Il disco rotto” a “Improvvisamente”, da “Sì lo so” a “Stringimi forte i polsi”.
Dal 1965, Mina diviene il volto ufficiale per la campagna pubblicitaria della “Barilla”. Il produttore è Elio Gigante, mentre ad occuparsi della sceneggiatura e della realizzazione è Paolo Limiti. Il regista del ciclo n. 1 (1965) è Valerio Zurlini. Tra i brani proposti da Mina, “Città vuota”, “Un anno d’amore”, “Brava”, “Un bacio è troppo poco”, “Soli”. Nel 1966, a dirigere Mina è Antonello Falqui. La cantante, ripresa in un lussuoso appartamento, interpreta “Ora o mai più”, “Addio”, “Se tu non fossi qui”. Alla fine del ’66, parte la terza serie “Barilla” con la cantante cremonese. Il regista e costumista è il premio Oscar Piero Gherardi. Questi crea una serie di abiti assolutamente folli e geniali, ambientando di volta in volta la location (dalla stazione di Napoli al lungomare di Posillipo, fino alla celebre scalinata dell’Eur di Roma). Mina coglie l’occasione per riproporre successi come “Se telefonando”, “Mai così”, “Una casa in cima al mondo”, “Mi sei scoppiato dentro il cuore”, “Ebb Tide”. Nel 1967, a dirigere i caroselli è di nuovo il bravissimo Falqui (ben assistito dal coreografo Tony Ventura). Il regista romano crea dei veri e propri videoclip che ancor oggi stupiscono per la versatilità di inquadrature e per l’indovinato montaggio. Tra i brani presentati da Mina in questo ciclo, “La banda”, “Conversazione”, “Cartoline”, “Sono come tu mi vuoi”. Nel 1968, Mina, sempre diretta da Falqui, interpreta due serie pubblicitarie per l’azienda di Pietro Barilla. Nella prima, la cantante è affiancata da Antonio Amurri e Bruno Canfora (i brani cantati sono: “Munasterio ‘e Santa Chiara”, “Dicitincello vuje” e “Se tornasse, caso mai”), nella seconda, Mina viene ripresa alla “Bussola” di Marina di Pietrasanta ed esegue canzoni come “Deborah”, “Cry”, “Per ricominciare”, “Chi dice non dà”. Il primo ciclo del 1969, diretto ancora da Falqui, viene ambientato in un locale notturno. Mina interpreta “Vorrei che fosse amore”, “Quand’ero piccola”, “La canzone di Marinella”, “Niente di niente”, “Sacumdì Sacumdà”. Nella serie seguente (sempre del 1969), diretta da Duccio Tessari, Mina canta “Non credere”, “Dai, dai, domani”, “Canzone per te”. Ad inizio del 1970, parte un ciclo di caroselli, particolarmente bello ed elegante, che vede tornare il grande Valerio Zurlini in cabina di regia e l’approdo di un eccellente direttore della fotografia quale Tonino Delli Colli. In questo ciclo, Mina canta davanti delle celebri opere di artisti contemporanei: René Magritte, Mario Schifano, Titina Maselli, Mario Ceroli (tra i brani interpretati da Mina, “Non credere”, “Una mezza dozzina di rose”, “I problemi del cuore”, “Attimo per attimo”, “Se stasera sono qui”, “Insieme”, “Viva lei”, “La voce del silenzio”).
Nel 1973, dopo i clamorosi riscontri conseguiti con i telecomunicati Barilla, Mina diventa testimonial della “Tassoni”, per la pubblicità della cedrata (un prodotto che, grazie al successo ottenuto da questi spot, avrà il lancio definitivo). Il produttore e realizzatore è Sergio Tombolini. Il direttore della fotografia è Ennio Guarnieri. Nel primo ciclo, Mina interpreta i seguenti brani: “Grande, grande, grande”, “Lamento d’amore”, “Eccomi”, “Fate piano”. Nel secondo ciclo (1974), la “Tigre di Cremona”, con il look che diventerà popolarissimo grazie a “Milleluci”, su un battello, presenta alcune canzoni, “E poi...”, “E penso a te”, “Grande, grande, grande”. Nel 1975, nel ciclo girato a Villa d’Este (Tivoli), la cantante interpreta “Non gioco più”, “Quando mi svegliai”, “Mr. Blue”, “E poi...”. L’anno seguente, per l’ultima stagione di “Carosello”, Mina esegue “Uappa”, “Fiori rosa, fiori di pesco”, “Immagina un concerto”, tra piante e fiori di un bellissimo giardino.

DOMENICO MODUGNO

Nella sfilata di celebri personaggi legati a “Carosello”, non poteva certo mancare “Mister Volare”. Modugno, reduce dai trionfi mondiali, ottenuti con “Nel blu dipinto di blu” e “Piove”, fa il suo esordio nel mondo pubblicitario nel 1960, per conto della “GMA – Grandi Marche Associate”, per il famosissimo “Cynar”. La serie, denominata “Mi dai la carica”, permette al cantante pugliese di scatenarsi, cantando “Nisciuno po’ sapé”, “Notte, lunga notte”, “Vecchio frac”, “Ninna nanna”, “Giovane amore”.
Nel 1964, Mimmo Modugno, diretto da Giuliano Biagetti (anche sceneggiatore) è il volto promozionale per la “API – Anonima Petroli Italiani”. In questi caroselli, Modugno alla guida di un’auto, velocissima e potente, in grado di volare, naturalmente grazie ad un pieno di benzina “Api” (gli effetti speciali sono curati da Remo Grisanti). Il grande cantante-attore, nei cinque anni di contratto con l’azienda petrolifera interpreta vari personaggi, da Robin Hood alla Strega di Biancaneve, da sceicco a barone, venendo coadiuvato da Carlo Pisacane (meglio noto come “Capannelle” de “I soliti ignoti”). Ovviamente, Modugno ripropone i suoi successi musicali: “Se Dio vorrà”, “Notte chiara”, “Che me ne importa a me”, “Mare, mare, mare”, “Tu sì ‘na cosa grande”, “Dio come ti amo”.

GIANNI MORANDI

Nell’anno 1966, Gianni Morandi viene scelto dalla “Piaggio”, per rappresentare la “Vespa 50”. Il cantante bolognese sostituisce Edoardo Vianello (precedente testimonial della casa motoristica). Il regista dei caroselli è Vittorio Carpignano (anche produttore). Morandi, accompagnato da giovani frequentatori del “Piper” (tra i quali si notano Laura Antonelli, Maurizio Bonuglia e Mita Medici). Il popolarissimo Gianni propone alcuni successi come “Non son degno di te”, “I ragazzi dello Shake”, “Se non avessi più te”. L’anno seguente, nel ciclo denominato “Tempo di Shake”, tra balli frenetici e ragazze in minigonna, Morandi presenta altri brani famosi come “C’era un ragazzo che come amava i Beatles e i Rolling Stones”, “Se perdo anche te”, “Mi vedrai tornare”, “La fisarmonica”.
Nel 1973, l’interprete emiliano lega il suo volto alla campagna pubblicitaria per i pneumatici Radial della “Esso”. Il regista è Pasquale Festa Campanile; i produttori sono Vittorio Carpignano e Cesare Taurelli. Morandi (in un periodo non troppo felice della sua carriera) canta alcuni brani come “Vado a lavorare” e “Il mondo cambierà”.

RITA PAVONE

Dopo l’esplosione ottenuta nel 1962 ad “Alta pressione”, Rita Pavone viene scelta dalla “Algida”, per la pubblicità del celebre “Cornetto”. Questa serie, denominata “Irresistibile”, può essere considerata la prima, rivolta soprattutto ai ragazzi. Rita, attorniata da ragazzi e ragazze si occupa delle pulizie di casa, rovista in soffitta, fare acquisti in un grande magazzino, esplora un vecchio e misterioso castello, entrando attivamente nel mondo dei fumetti. Naturalmente, Rita si esibisce, cantando i suoi successi del momento: da “Il ballo del mattone” a “Come te non c’è nessuno”, da “La partita di pallone” a “Alla mia età”. Nel 1968, la Pavone è protagonista di caroselli televisivi per la “Cinzano” (per la stessa azienda, negli anni precedenti aveva interpretato filmati pubblicitari riservati al cinema). Gli spot tv per il “Cinzano Soda”, sono diretti da Giulio Cingoli e Guido Manuli. Gli animatori sono Margherita Saccaro, Nicola Falcioni e Giancarlo Carloni. Il produttore è Bruno Bozzetto. I filmati, molto originali ed innovativi, vedono la Pavone muoversi in scenari semi-animati, cantando motivi come “Da cosa nasce cosa”, “Perché due non fa tre” ed altre. Da notare il jingle “Cin Cin Cinzoda…. Una voglia da morire!”, abbastanza sorprendente e ardito per i tempi.

PATTY PRAVO

Dopo il successo ottenuto da Rita Pavone e dai Rokes, la Algida si affida alla nuova reginetta della canzone italiana: Patty Pravo. Nel 1967, la cantante veneziana viene scelta per dare volto (e musica) al cornetto e al “Paiper – Il gelato del mondo nuovo” (chiaro omaggio al celebre “Piper”, locale che ha lanciato la Pravo). I registi sono nientemeno che Paolo e Vittorio Taviani, l’aiuto regista è il bravissimo Gianni Amelio; i produttori sono Alfredo Angeli e Giuseppe Mariani; il direttore artistico, Alberto De Maria. I caroselli, ambientati alla Stazione Termini di Roma ed in altri scenari esterni, vedono una Patty Pravo, come al solito provocante e grintosa, cantare motivi come “Qui e là”, “Sto con te”, “Vecchio mondo” (inedito su disco). Nel 1968 presenta “La bambola” e “Se c’è l’amore”. Una curiosità: tra i ragazzi che accompagnano la Pravo nei filmati pubblicitari, si segnalano, Sabina e Virginia Ciuffini, Tamara Baroni, Marina Marfoglia, Ornella Muti, Claudia Rivelli (la sorella) e Enzo Lojacono (poi attore di fotoromanzi Lancio).

MASSIMO RANIERI

Alla fine degli anni ’60 ed all’inizio dei ’70, il cantante (maschile) più popolare ed amato in Italia è senza dubbio Massimo Ranieri. Lo “scugnizzo” è riuscito in poco tempo a eclissare un “idolo” come Gianni Morandi e a mettere in secondo piano un protagonista come Adriano Celentano. La “Barilla”, per sostituire Mina in qualità di testimonial, punta sul giovane napoletano per rappresentare i suoi prodotti, di per sé acquistati in massa. Ranieri debutta a “Carosello”, nel 1972 con la regia di Mauro Bolognini (artefice del successo cinematografico di Ranieri); il direttore della fotografia è Ennio Guarnieri; il produttore è Vanni Montagnana. L’artista partenopeo, propone con la bravura di sempre, motivi come “Adagio veneziano”, “Io e te”, “Via del Conservatorio”. La serie si distingue per la grande classe nella regia e per le accurate scelte fotografiche. Ranieri viene confermato anche l’anno seguente. A dirigere i caroselli è Richard Lester (la direzione della fotografia è affidata a Jean Bourgoin e a Sergio Salvati). Tra il 1973 e il 1975, in location scelte tra Gubbio, Todi, Montefiascone, Amalfi, San Giminiano, Ranieri interpreta “Erba di casa mia”, “Sogno d’amore”, “La tua innocenza”, “Comme facette mammeta”, “Ti ruberei”.

ORNELLA VANONI

Nel 1966, la “Doria”, per la pubblicità dei famosi biscotti, si affida ad una famosa e sofisticata cantante come Ornella Vanoni. La cantante milanese, diretta da Vieri Bigazzi e fotografata da Alfieri Canavero, in ambienti esterni, molto suggestivi, propone le sue canzoni del momento: da “Abbracciami forte” a “Finalmente libera”, da “Io no” a “Io ti darò di più”. Anche l’anno successivo, la Vanoni è volto pubblicitario dell’industria dolciaria (coadiuvata, nei “codini” finali, da Mercedes Brignone, la famosa “nonnina”, emblema dell’azienda).
Negli anni ’70, la Martini & Rossi, per la pubblicità del prodotto più conosciuto e prestigioso della sua linea, il vermouth “Martini”, trova in Ornella Vanoni una protagonista ideale. A dirigere i filmati sono Alfredo Angeli e Giulio Paradisi; il produttore è Filiberto Bandini; gli abiti della cantante sono firmati da Valentino. Tra le canzoni lanciate dalla Vanoni, nelle diverse serie di caroselli Martini: “Vedrai, Vedrai”, “Ritornerai”, “Se per caso, domani”, “Sto male”, “Mi fa morire cantando”, “Non so più come amarlo”, “La voglia di sognare”, “Sincerità”, “La voglia, la pazzia”.

Un saluto a tutti!!!
David Guarnieri

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