( da BIG )
Qui sotto la classifica della settimana con le quotazioni di Giancarlo Di Girolamo, uno
dei più noti collezionisti e commercianti italiani di vinile. Il prezzo segnato a margine
dei titoli corrisponde a quello assunto dai dischi in condizioni ottime (non
usati) nelle odierne mostre-mercato.
Classifica 33 giri
Guardando la classifica dei singoli e dei trentatrè verrebbe da pensare
che le canzoni nuove, quelle che faranno da colonna sonora all’estate,
ancora non sono state individuate. In testa troviamo brani che risalgono
addirittura all’inverno (VIDEO KILLED THE RADIO STAR) e dischi che
abbiamo sentito tante volte nei mesi freddi (Pink Floyd,
Battisti, Police). Invece l’estate musicale avanza, se non ancora nella hit parade, sicuramente via etere, per radio e nei juke box. Ormai le canzoni più ascoltate sono, bene o male, quelle che sentiremo abitualmente a ferragosto. Si può quindi concludere che le canzoni che resistono in classifica sono il colpo di coda di una stagione invernale e primaverile prodiga di successi.
Avanzano comunque Rettore, Alan Sorrenti, Adriano Celentano, Umberto
Tozzi e Gianni Togni. Le prime vere avvisaglie estive.
Quale sarà, quindi,la colonna sonora di questa estate?
Cosa gettonare, quale canzone? Quale sarà il tormentone estivo? La fanno
da padrone tutte le canzoni presentate al FestivalBar che sono ben 36.
I Matia Bazar, con una ben congegnata canzone che tratta dei difetti,
vizi e virtù del popolo italiano, dal titolo ITALIAN SINFONIA. Già da adesso, comunque, si potrebbe dare la palma al brano più osè. Cominciando con la Rettore e il suo KOBRA. Prendendo a prestito un noto simbolo psicanalitico, la Rettore parla dell’organo genitale maschile scomodando il temibile serpente indiano. La Bertè non ha saputo trattenersi dall’unire il suo repertorio estivo ad un testo molto caldo, BONGO BONGO. Nel quale confessa rantolando che sì, mi trovo molto meglio con i Bongo Bongo. Quando l’uomo fa l’amore voglio che sia un orango. Lei si sente molto Cita. Ornella Vanoni, già professoressa in sessuologia nei brani ANGELI E DIAVOLI e NON SAI FARE L’AMORE ora spiega cosa è INNAMORARSI (titolo della sua canzone) cioè scoprire il sesso ed abbuffarsi. Mentre in RICETTA DI DONNA sintetizza gli ingredienti: bella non è tutto, meglio affascinante e una volta a letto dev’essere importante. Seno quanto basta a riempire una mano, fianchi dove affonda qualunque capitano. Anche la Zanicchi, di solito morigerata, dopo l’incontro con Malgioglio canta "io mi butto per averti tutto, nel peccato mortale e nell’amore carnale, nel dolcissimo male dell’amore integrale". Un’estate che canta il sesso. Se poi la moda cambierà si farà sempre in tempo a rivestirsi. I Matia Bazar in ITALIAN SINFONIA cantano "io e te, su e giù... tra orgasmo e amore non ci prendo più". Insomma, una stagione calda non soltanto dal punto di vista climatico. UMBERTO TOZZI
E’ al suo quinto album. Dopo GLORIA ecco TOZZI. Otto brani che partono
tutti alla pari se si esclude la famosissima STELLA STAI ed un’altra
bella canzone sopra la media come FERMATI ALLO STOP. Per questo LP ha
lavorato insieme a musicisti internazionali come Greg Mathieson (che ha
curato anche il LP di Sorrenti), il chitarrista Lee Riteneur che ha
suonato per Neil Young e i Pink Floyd e il mago dei suoni tedesco Ziege
Lund, che cura le incisioni di Donna Summer. Tutti quanti lo
accompagneranno durante la tournee estiva. Il suo viaggio comincia a
Udine il 7 di luglio e termina a Palermo il 20 dello stesso mese. Esce
dalla sala di registrazione ed entra negli stadi italiani. Per studiare
gli ultimi accorgimenti prima del grande debutto estivo si chiude in
sala dalla mattina per cercare suoni particolari da riproporre dal vivo
e per studiare gli ultimi accorgimenti insieme ai musicisti. ALAN SORRENTI
È un altro cantautore. Dimenticato il periodo in cui era un cantante di
avanguardia, dimenticata l’Italia anche come paese di residenza, ormai
scrive, collabora e vive in America, a Los Angeles. Ha una casa che si
affaccia sull’oceano Pacifico con studio di registrazione annesso e una
nuova etichetta discografica distribuita dalla Emi, la CBO che fa capo a
Corrado Bacchelli, produttore di Alan dal 1972. Forse ha voluto fare il
passo più lungo della gamba con queste scelte radicali. Il successo
commerciale degli ultimi tre anni potrebbe avergli montato la testa più
del dovuto, ma in questo 1980 le cose continuano ad andargli benissimo.
Il vecchio incensiere vestito di un mantello lungo e scuro non esiste
più e forse non è mai esistito. Alan Sorrenti si veste rigorosamente da
Gian Marco Venturi per contratto, ha pose e atteggiamenti che hanno poco
a che fare con l’immagine di macho che vorrebbe divulgare. Certe
salopette con sotto t-shirt riproducenti orsi americani con tanto di
barba e cappello da cowboy se abbinate alla sua voce costantemente in
falsetto potrebbero però far pensare l’opposto. DEMIS ROUSSOS Eccolo puntuale, come ad ogni estate. Demis Roussos (che aprì il ciclo di successi estivi nel 1971) e la sua nuova canzone che partecipa anche a Saint Vincent, ossia CREDO. Professionista serio, uno degli artisti più ricchi al mondo. Un passato da figlio di Afrodite e una carriera solistica con un occhio al pop internazionale e l’orecchio ai suoni ellenici più antichi. Questa mistura continua a fare sfracelli dal 1971. In Italia non lo si vedeva giusto da un anno, quando lanciò il suo successo PROFETA NON SARO’. Ora è il turno di CREDO. Tratto da un album dal titolo MAN OF THE WORLD, un brano che in Italia non otterrà molto successo ma che in tutta Europa venderà tonnellate di dischi. In questo periodo il suo lavoro lo porta a trasferirsi in Usa e si sente l’influenza della musica americana. Per la prima volta "tradisce" nei suoni il legame a filo doppio con la Grecia. Prende a modello lo stile del Kenny Rogers più attuale, a metà fra il country e il pop impostando tutto il lavoro in quella direzione. CREDO invece marcia abbastanza bene nelle classifiche come singolo, sebbene la parabola italiana di Demis sembri decisamente volgere al termine. E incomincia quella tedesca, che lo porterà a vendite record per circa un decennio, quello degli anni ottanta. ELTON JOHN Riuscirà Sir Reginald Dwight, in arte Elton John, a raggiungere nuovamente le vette delle classifiche italiane dopo qualche anno di magra? Sir ancora non lo è diventato ma il suo 21 AT 33 è un album molto interessante sebbene non abbia la zampata vincente di un GOODBYE YELLOW BRICK ROAD, tanto per fare un esempio. Rispetto all’Elton John di VICTIM OF LOVE (cioè del disco più brutto del cantante nel decennio) uscito nell’autunno 1979, è un grande passo avanti. Ritrova la sua vena migliore e il gusto di corposi arrangiamenti lasciando a Pete Bellotte (con cui realizzò il disco ora citato) l’Elton John delle musichette stereotipate da discomusic tedesca. Come mai questo cambio di marcia repentina? Voglia di stupire o solamente di fare ciò che più gli aggrada? Fino al 1976 era il numero uno della pop music. Gli unici ad eguagliarlo in dischi venduti erano i Rolling Stones e Paul McCartney. Poi, quell’anno, dopo un forte esaurimento nervoso dichiarò di essere stufo di tutto quello che gli girava attorno e si prese una pausa di due anni nella quale si limitò a produrre qualche artista esordiente. Licenziò il suo gruppo, interruppe i concerti e smise di incidere. Poi, nel 1978, ruppe il silenzio con A SINGLE MAN. L’album non vendé moltissimo a livello mondiale, tranne che in Italia anche perché Elton si rifiutò di fare un tour promozionale. Poi nel 1979 il tour in Unione Sovietica, che riscuote un successo clamoroso data l’enorme fame di musica estera che c’è da quelle parti. E ancora l’infortunio professionale con VICTIM OF LOVE nel quale si limita solamente a cantare perché tutti i brani sono stati scritti da Pete Bellotte. L’album viene praticamente ignorato, sia dal pubblico di Elton John, sia da quello delle discoteche, e scottato da questo insuccesso Elton decide di fare qualcosa che possa ridare prestigio alla sua immagine. Nasce così 21 AT 33 dal quale verrà estratto il singolo LITTLE JEANIE, sulla falsariga di DANIEL, con un arrangiamento veramente sontuoso. E’ la rinascita di Elton John anche se per una totale affermazione dovrà aspettare il 1982, quando sul finire dell’estate lancerà la bellissima BLUE EYES. I NUOVI ANGELI Si potrebbe parafrasare un modo di dire strausato: a volte ritornano. Ritornano in veste riveduta e corretta dopo due anni di silenzio. Silenzio dovuto a motivi manageriali e di formazione. In più l’etichetta con la quale incidevano li teneva in disparte rispetto ad altri artisti. Ritornare dopo qualche tempo non è mai semplice ed è per questo che Paki Canzi, cantante, tastierista e fondatore del complesso (è rimasto l’unico) sceglie la via più semplice al momento, quella cioè del disco per bambini. Il 45 si intitola ANGELO BALÙ e viene stampato su propria etichetta, la New Angels Record. Certo un po’ più di inventiva non avrebbe fatto male! KATTY LINE Altro ritorno, diciamo sconcertante, è il suo quando riappare al pubblico dopo circa nove anni. Katty era una cantante francese che venuta in Italia fu messa sotto contratto dal Clan. Ma, a parte la sua avvenenza fisica, il pubblico italiano non le diede grandi soddisfazioni. Nel 1971 fu protagonista suo malgrado di un rocambolesco incidente automobilistico nel quale morì il suo compagno. Dopo anni di sforzi e di lavoro è riuscita a superare il trauma fisico e morale e si presenta con un singolo molto grintoso e polemico intitolato (guarda caso) ADRIANO. Una specie di j’accuse al molleggiato. Sul retro invece c’è VIENS, un brano melodico che più le si addice. CANDY CANDY
Dopo Heidi, dopo Remi ecco un altro grossissimo successo nipponico a
cartoni animati. Un’altra storia di orfanelli, questa volta è quella di
Candy Candy. C’è una differenza sostanziale fra i tre successi: i primi
due cartoni sono stati trasmessi a puntate dalla Rai. Candy Candy è il
primo a raggiungere punte incredibili di ascolto passando per
l’emittenza privata. Una ventina di antenne locali trasmettono il
cartone (a Roma Quinta Rete, a Milano Tele Radio Reporter) che piace
moltissimo ad un pubblico eterogeneo per età e ceto.
Candy Candy (come d’altronde Heidi) piace ai bambini di 6 anni come alle
adolescenti di 13. Il racconto consta di 65 puntate e dopo la pausa
estiva eccone pronte altre 50. La storia è molto semplice: Candy Candy è
un’orfanella che vive in un istituto fino a quando una famiglia
benestante decide di adottarla e da lì partono le sue vicissitudini,
amare e dolci. QUOTAZIONI CANTANTI L’estate si avvicina e anche le esibizioni dei cantanti più alla moda. C’è chi fa musica negli stadi (cantautori) e chi nelle balere, nei locali da ballo, nei night (gli ultimi rimasti) ma anche nelle feste di piazza. E per questa stagione estiva ecco i prezzi (aggiornati) dei cantanti:
Miguel Bosè
Rettore
I Pooh
Loredana Berté
Adriano Pappalardo
Renato Zero
Julio Iglesias
Fred Buongusto IVA ZANICCHI E’ nei guai per una battuta televisiva sui nasi rifatti. Quando ancora aveva paura delle chirurgia estetica. In una trasmissione tv si lascia scappare alcune battute velenose sui nasi rifatti, in diretta telefonica con un noto luminare della chirurgia plastica. Fisher (il suo nome) non gradisce lo spirito della cantante e la cita per danni: cento milioni. Intanto lei presenta alla stampa il suo ultimo LP composto per metà da Malgioglio e per la seconda metà da Corrado Castellari. Presenta le canzoni in un teatrino di Portofino con mezzi di fortuna riuscendo però a conquistare i presenti e il sindaco del borgo ligure in vena di pubblicità elettorale. Non manca una frecciata a Malgioglio, dicendo che quando va in televisione dichiara di scrivere solo per Mina, come se tutte le altre non contassero nulla. FRANCO GASPARRI
Una notizia che non ha nulla a che fare con il panorama della musica
leggera ma che invece ne ha molto per quel che riguarda la passione del
fotoromanzo: una moda e un fenomeno di costume tipicamente italiano.
A causa di un pauroso incidente con la moto, uno dei personaggi più
amati dal pubblico femminile entra in coma. È l’idolo indiscusso e
artefice principe del grande successo che i fotoromanzi ebbero dagli
anni Settanta ai primi Ottanta. Uno dei dieci uomini italiani più amati
dell’intero decennio. VINICIUS DE MORAES Il samba è orfano. Si è spento all’età di 68 anni Vinicius de Moraes, dopo una vita fatta di canzoni entrate nella storia, come GAROTA DE IPANEMA, FELICIDADE, TRISTEZA, VALSINHA. Era anche un raffinatissimo poeta i cui sonetti erano stati tradotti da Giuseppe Ungaretti. Nato da nobile famiglia di origine tedesca (giunta in Brasile al seguito dei sovrani portoghesi) a 19 anni esordisce in poesia con una raccolta di versi, IL CAMMINO DELLA DISTANZA. A 21 anni vince il premio Felipe De Oliveira con FORMA ED ESEGESI e va a laurearsi ad Oxford. Raggiunge il grado di ambasciatore a Los Angeles, Roma, Parigi, Londra. Ma evidentemente non è la sua vita. Inizia la carriera di paroliere-compositore nel 1956 e insieme ad Antonio Carlos Jobim dà inizio alla stagione della bossa nova. Costruiscono parole e melodia di CHEGA DE SAUDADE (che significa "basta con la nostalgia") che è il manifesto del nuovo genere. Canzoni che debbono rispettare un giusto equilibrio fra felicità e tristezza. Suo è il testo teatrale del famosissimo ORFEU NEGRO che ispirerà anche il film. E sue sono le parole della canzone che diverrà un successo mondiale. Come lo saranno tutte quante, compreso quel SAMBA DE SARAVAH incluso nella colonna sonora de UN UOMO E UNA DONNA. Incontra Baden Powell ed insieme a lui crea la afro-bossa, un ritmo più incalzante e più cadenzato della bossa nova. Il sodalizio dei due dura a lungo fin quando Vinicius si stacca per andare a collaborare con un chitarrista fenomenale, il miglior chitarrista di Rio, Toquinho. E comincia anche il periodo italiano per Vinicius. La collaborazione con Endrigo che durerà circa quattro anni, l’incisione di brani in italiano della coppia Toquinho-Vinicius oppure della triade Toquinho-Vinicius-Endrigo o quella che al posto di Endrigo troverà la Vanoni per uno degli album più belli della cantante milanese, LA VOGLIA LA PAZZIA, L’INCOSCIENZA L’ALLEGRIA (1975). Muore per un edema polmonare. La sua morte arriva d’improvviso lasciando di stucco amici e collaboratori. Lo si potrebbe salutare con queste parole scritte da lui stesso: La felicità del povero somiglia alla grande illusione del carnevale. Lavoriamo un anno intero per farci un costume di re, di pirata. Ma tutto finirà mercoledì. Christian Calabrese
 
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