( da Boy Music )
Qui sotto la classifica della settimana con le quotazioni di Giancarlo Di Girolamo, uno
dei più noti collezionisti e commercianti italiani di vinile. Il prezzo segnato a margine
dei titoli corrisponde a quello assunto dai dischi in condizioni ottime (non
usati) nelle odierne mostre-mercato.
Classifica 33 giri
Fa un bel po' effetto vedere a maggio inoltrato le canzoni di Sanremo
che non vogliono lasciare la vetta, specialmente se rapportato ai nostri
giorni. E meno male che questi avrebbero dovuto essere gli anni bui! E
allora il festival del 2004 come dovrebbe essere chiamato? Il festival
delle tenebre?
Quante canzoni dell'ultimo festival sono arrivate in classifica? E
quante sono rimaste per più di due settimane? E soprattutto, chi le
ricorda più? RICCHI E POVERI
Al primo posto i Ricchi e Poveri che iniziano la seconda fase della loro
carriera, in calo dal 1976 circa. La rabbia anti Marina Occhiena, la
voglia di rivalsa e il grande professionismo dell'ex quartetto genovese,
ora ridotto a trio, fanno il resto. La tempesta dovuta alla
defenestrazione dal gruppo di Marina, la bionda del gruppo, era iniziata
proprio nei giorni in cui si preparava la loro partecipazione al
festival. La vamp del gruppo avrebbe vissuto una storia d'amore col marito
di Angela, storia scoperta dopo pedinamenti ed appostamenti effettuati
dalla stessa Angela. Provocando la separazione tra i due coniugi e la
profonda delusione avuta da quella che lei considerava la sua migliore
amica. Un classico. Quella che le era stata amica e collega per 12 anni
ora scopre che in realtà tanto amica non lo era. Il giorno del fattaccio
scoppiò un finimondo tra Marina e Angela. C'è da dire che Marina ha
sempre avuto una considerazione eccessiva per gli uomini, diciamo una
predisposizione naturale (tra i suoi fidanzati anche Califano e Popi
Minellono) ma la cosa che forse era più antipatica è che quando era
sulla scena voleva sempre primeggiare nei confronti della sua collega. A
partire dai tacchi delle scarpe. Doveva apparire sempre più alta (non
avrebbe fatto poi tanta fatica). Lei era quella con gli abiti più belli,
praticamente una specie di ossessione da primadonna. BOBBY SOLO Rieccolo, il Bobby nazionale, che ogni tanto scompare e poi ritorna con la canzone giusta. Questa NON POSSO PERDERTI rischia di diventare ancora più famosa della canzone che portò a Sanremo nel 1980 (GELOSIA) e che lo rilanciò alla grande dopo anni di oscuramento totale. Anche se, a dir la verità, alla fine del 1978 usci con la versione disco di UNA LACRIMA SUL VISO che ebbe molto successo sia in Italia che in Germania e in Francia. E in Francia la stessa canzone, sempre in versione disco, ebbe un momento di rilancio alla fine degli anni novanta, quando il film BOOGIE NIGHTS riportò in auge le canzoni del periodo della discomusic. L'estate del 1980 è forse stato il periodo più massacrante per Bobby Solo in tutta la sua vita, lui che è abbastanza pigro e svogliato. 120 serate, quattro mesi pieni senza un giorno di riposo. Questo periodo di superlavoro è dovuto al clamoroso successo della già citata GELOSIA che è continuata ad andare benissimo per tutta l'estate. Aveva in mente di incidere un album, ma il tempo per la sala d'incisione proprio era impossibile da far saltare fuori. Così riprova Sanremo e anche questa volta è andata bene. NON POSSO PERDERTI è una bella canzone che riecheggia per struttura e ritmica la superfortunata GELOSIA. Molto anni ottanta, con una base di violini nel ritornello che fanno sempre un certo effetto e lui che la sa vendere molto bene. Anche lui è stupito del successo di NON POSSO PERDERTI, al quale credeva per metà. Ricalcare lo stesso motivo ad un anno di distanza può essere controproducente, ma si vede che questa "citazione dell'originale" è venuta abbastanza bene tanto da non sembrare nemmeno una citazione. La fortuna di Bobby è anche quella di sembrare sempre giovane, con quella sua aria da bamboccione scansafatiche. In quel 1981 aveva 35 anni, oggi ne ha quasi sessanta ed a parte qualche chilo in più, è pressoché identico. Senza ricorrere al lifting. JOHN LENNON L'8 dicembre del 1980 Lennon veniva assassinato a bruciapelo da un pazzo che gli scaricò addosso quattro colpi di pistola. In quel preciso momento, muore come uomo e nasce come mito. Aveva appena terminato di incidere il suo ultimo disco DOUBLE FANTASY che naturalmente in un minuto secondo arriva al primo posto in tutto il mondo. Sebbene il disco fosse in circolazione da due settimane, non era andato oltre la decima posizione. La morte del cantante fa da grosso traino emotivo e riesce nell'impresa di riportare tra i top ten anche due album come SHAVED FISH (del 1975) e IMAGINE (del 1971). Una delle canzoni più belle aveva un titolo emblematico, (JUST LIKE) STARTING OVER, cioè "proprio come ricominciare". Il singolo tratto da quel disco, in classifica questa settimana, è intitolata WOMAN, un omaggio a sua moglie ma anche un omaggio alle donne in generale. Definirla una bella canzone è davvero superfluo. È una canzone del Lennon più intimo, più beatlesiano, lontano dalle tematiche sociali che lo hanno contraddistinto per tutti gli anni settanta. Un Lennon più calmo e tranquillo interiormente. Più felice. Che a molti dà fastidio. All'uscita del disco lo avevano tacciato di melensaggine, di eccessivo sentimentalismo melodico. Quasi che l'essere contenti della propria vita ed aver ritrovato un'armonia interiore faccia poco artista. Mentre la vendita dei suoi dischi continua a mantenere livelli eccezionali facendo aumentare il suo patrimonio di circa duecentocinquanta milioni di lire giornaliere (del 1981), si apre finalmente (per i beneficianti) il testamento di John, stilato il 12 novembre 1979. Tutto da dividere tra Julian, il figlio nato dalla sua prima moglie Cynthia Powell, e Yoko Ono. Una delle clausole dell'atto testamentario prevede che qualora qualcuno cercasse di ottenere ulteriori lasciti, sarebbe escluso dal testamento stesso. Il patrimonio, in data novembre 1979, ammontava a circa trecentocinquanta miliardi di lire, ai quali bisogna aggiungere gli introiti degli ultimi sei mesi. Ad aprile esce un singolo di Yoko Ono (già messasi a capo dell'operazione sciacallaggio che ancora frutta parecchio dopo 24 anni) dal titolo WALKING ON THIN ICE, brano al quale John e Yoko stavano lavorando il giorno dell'assassinio. Il pezzo è accreditato alla sola Yoko e la pagina pubblicitaria su Melody Maker che annuncia l'uscita del disco presenta un messaggio di Yoko riportato anche sulla copertina del disco. Scrive che John era ossessionato da quella canzone, che voleva subito stamparla su vinile e desiderava che una sua canzone fosse incisa nella facciata B. Al che, molto umilmente Yoko replicò che se così fosse stato, nessuno avrebbe mai ascoltato la facciata A. Yoko Ono comincia così a sfruttare Lennon dopo morto (da vivo cominciò a farlo subito, sin dal primo giorno che lo conobbe) che diverrà la sua unica vera occupazione negli anni a venire. Naturalmente molto redditizia. Per questo motivo, Yoko Ono (oltre a quello di avere una grossa parte di responsabilità sulla fine dei Beatles) non sarà mai amata dai fan dei Beatles. Tornando al discorso prettamente musicale, il disco DOUBLE FANTASY vince il Grammy Awards come miglior disco dell'anno. La canzone (JUST LIKE) STARTING OVER vince come migliore canzone dell'anno. John era in lizza anche come miglior cantante ma il premio andò ad Al Jarreau. Lennon fu comunque il secondo ex-beatle a vincere un Grammy per la categoria "album dell'anno". Il primo fu vinto da George Harrison per il disco CONCERT FOR BANGLADESH, nel 1972. A ritirarlo per Lennon, naturalmente sarà Yoko Ono, arrivata col figlio Sean e sei guardie del corpo al loro fianco. BARBRA STREISAND Tra i finalisti del Grammy Award il suo nome ricorreva diverse volte a dimostrazione del fatto che negli Usa, come ovunque, lei sia una delle voci più importanti e che più offrono garanzie di successo. La Streisand cantante era stata ultimamente messa da parte a discapito della Streisand attrice sebbene nei suoi film abbia sempre cantato la colonna sonora. L'ultimo disco in hit parade risaliva al 1979, quando incise insieme a Donna Summer NO MORE TEARS e sempre nello stesso anno DON'T BRING ME FLOWERS in duetto con Neil Diamond. GUILTY e WOMAN IN LOVE rilanciano Barbra alla grande nelle classifiche internazionali. Album prodotto da Barry Gibb, uno dei fratelli Gibb, noti per essere i Bee Gees. Ventitrè dischi d'oro, sei di platino, un'infinità di premi dal suo debutto a questo 1981. Debutto che risale al 1962, quando incide il suo primo LP. Ma è nel 1964 che si fa conoscere internazionalmente grazie al musical FUNNY GIRL, che nel 1968 si trasforma in film facendole vincere un oscar, il primo della serie. Alla data, nel campo della musica e in quello cinematografico ha ben poche rivali. La sua potenza, che esula dalla classe e dalla straordinaria bravura, ha un peso enorme in quel di Hollywood. Prima di tutto perché è ebrea e come tutti sanno la lobby ebraica (la stessa che fece vincere Benigni con un normale film montato ad arte come capolavoro) è potentissima ed invincibile. Secondo poi perché la sua caparbietà, le sue amicizie politiche e il suo carattere scontroso l'hanno fatta diventare una delle donne più temute (ed odiate) d'America. Decide lei tutto. Orari, battute, tempi e modi di lavorazione. I registi e i partner musicali la odiano perché si sentono sminuiti nel loro lavoro e tutti, compresi i colleghi, sono scontenti di questa invadenza e prepotenza senza limiti. Però, alla fine del lavoro, sia che si tratti di un film, sia che si tratti di un disco, tutti devono convenire che ha avuto ancora una volta ragione lei. La sua poca bellezza passa in secondo piano. Lei che era stata sempre scartata all'inizio della sua carriera per colpa del suo strabismo e del suo naso ora si sente additata come una donna di gran fascino. Probabilmente se fosse rimasta una normale ragazza di Brooklyn, che era tanto affascinante non gliel'avrebbe detto nessuno! Un successo costante che ha avuto un'impennata proprio con il singolo e l'album ben presenti in tutto le hit parade internazionali. E naturalmente vince il Grammy. EDUARDO DE CRESCENZO A Sanremo era quasi passato inosservato, forse per via di quel suo viso comune, quegli occhiali a fondo di bottiglia, quelle movenze alla Di Capri e per la non prestanza fisica. Ma quella canzone, ANCORA, scritta dal duo Migliacci e Mattone, piano piano cominciò ad entrare nelle orecchie di tutti, un po' come la voce, bella e particolare dell'interprete. Una canzone nata ad uso e consumo della potenzialità dell'esecutore. Eduardo De Crescenzo ha trent'anni ma nasce nel 1977 come prodotto discografico. Una vita nelle orchestrine, nei complessi di quartiere a suonare la fisarmonica e le tastiere. E intanto continuava a studiare da avvocato perché lo zio, uno che con la musica si era fatto una strada, gli aveva detto di non farsi troppe illusioni. Lo zio era Vincenzo De Crescenzo, quello che aveva scritto la famosa LUNA ROSSA e MALINCONICO AUTUNNO, due famosissime canzoni agli albori degli anni cinquanta. Poi un amico convinse Eduardo che, con quella voce che si ritrovava, sarebbe stato sprecato a frequentare i tribunali e così partì per l'avventura verso Roma a conoscere Claudio Mattone, altro napoletano come lui e autore di decine e decine di successi. Bastarono pochi vocalizzi per convincersi che davanti aveva un talento. Subito un disco, tanto per sondare il terreno, forse un po' troppo sperimentale. LA CIARDA (CZARDA), pezzo di fine ottocento della tradizione ungherese, adattato per la sua voce. Non se lo filò nessuno. Poi altre cose, sempre per l'etichetta discografica Ricordi ma non succedeva niente. Fino a quella sera a Sanremo. Dalla era al ristorante con Ron e De Gregori e appena sentito cantare De Crescenzo cercò di mettersi in contatto con Claudio Mattone per dirgli che gli aveva fatto venire i brividi, canzone e cantante. Nel 33 in uscita c'è una canzone che è molto carina ed allegra che diverrà negli anni a venire una classica canzone da piano bar. E difatti si intitola AL PIANO BAR DI SUSY. Tutti la conoscono ma ben pochi riescono a collegarla all'esecutore proprio perché musicalmente strutturata in maniera diversa, con quell'inciso alla Lucio Dalla inizi anni ottanta. LIO Vanda Ribeiro de Fourtado de Vasconcellos. Troppo lungo. E troppo poco conforme all'immagine che questa ragazza dà di se. Perché non chiamarmi Lio, si dice la ragazza? E così fu. Nata in Portogallo, cresciuta a Bruxelles, incide per una casa discografica tedesca, la famosa Ariola, conoscendo il successo in Francia. Più internazionale di lei al momento non c'è nessuno. L'Europa unita era ancora in divenire e lei già l'incarnava totalmente. Nata a Mangualde in Portogallo, si sposta in Belgio con la famiglia a sei anni. A Bruxelles frequenta una scuola di danza e intanto canta nei locali che fanno musica dal vivo. Tre anni a Parigi dove per pagarsi le lezioni di canto faceva la commessa e intanto gravitata nell'orbita del punk. Era il 1978, anno cruciale per la musica: da una parte il punk e i suoi prodotti sociali, dall'altra la discomusic che imperava attraverso radio, televisione e cinema. Poi la conoscenza fortuita della tastierista e del produttore dei Telex la portano a firmare un contratto con l'Ariola. È la primavera del 1980, giusto un anno fa. La canzone BANANA SPLIT diventa un successo immediato e supera il milione di copie nei paesi europei di lingua francofona. Ma la fama di Lio è ancora circoscritta al Belgio, alla Francia e un po' in Germania. Sanremo la presenta come ospite d'onore benché di lei il pubblico italiano non sappia niente, ma in quei tre minuti sul palco, con quegli atteggiamenti alla copain anni sessanta, un po' France Gall e un po' Francoise Hardy, quella minigonna che sembra di plastica e quella voce un po' infantile, ma soprattutto quella canzone molto molto orecchiabile, diventa subito una diva. AMOREUX SOLITAIRES è la classica canzone in cui si esprime l'amore adolescenziale in maniera molto semplice (ehy, toi dis moi que tu m'aimes meme si c'est un menzogne, la vie est si triste). Con in più riferimenti al tipo di musica che va molto di moda oggi in Francia, quella elettronica, alla Eli & Jacno, tanto per intenderci. Riferimenti tipo "pour effacer nos cernes de plaisir chimique pour nos cervaux trop ternes" (per cancellare le nostre occhiaie di piacere chimico per in nostri cervelli troppo spenti). Parole tra il futuristico e l'attualità (il piacere chimico potrebbe significare la droga oppure una sorta di divertimento virtuale che nel 1981 poteva avere sfogo solo nei giochi elettronici da bar o da casa) che comunque non vengono capite dagli italiani che da questo brano recepiscono solo il piacere dell'immediatezza musicale. In estate si presenta con un'altra canzone (tratta dall'album che si intitola semplicemente LIO) molto carina e fresca, AMICALEMENT VOTRE, un twist anni sessanta così come conviene alla sua immagine di francesina vintage. Sarà gettonatissima in tutti i juke boxes italiani. In questo brano dice al suo ragazzo di "non toccarle l'anatomia" e per difendersi gli da un colpo basso ai "gioielli di famiglia" (testuale). Un'altra canzone che vale la pena di ricordare è proprio quella che la fece conoscere in Francia, cioè BANANA SPLIT. Di lei si può davvero dire che ha ballato una sola estate, ma nonostante questo ancora la si ricorda con piacere. ROBERT PALMER Un dandy anni ottanta. Giacca di pelle, cravatta, sguardo assente mentre canta, come fosse capitato lì per caso. Quando sul palco dell'Ariston, arrivato dall'Inghilterra in qualità di ospite, canta JOHNNY AND MARY colpisce tutti con i suoi modi un po' aristocratici e un po' snob, per la sua avvenenza fisica, ma soprattutto per la sua particolarissima canzone, così perfetta per il suo personaggio, che gli rimarrà incollata sulla pelle e marcata a fuoco nella sua carta d'identità di cantante. Robert Palmer non è comunque un novellino. Sa come si tiene uno strumento nelle mani, sa come arrangiare una canzone, sa vestirsi e presentarsi come conviene ad un uomo del suo stile. La sua prima esperienza importante con la musica avviene nel gruppo degli Alan Bown Set, alla fine degli anni sessanta. Poi si innamora della musica a metà tra il jazz ed il rock (era il periodo clou dei complessi alla Blood, Sweat & Tears) e forma un complesso che si fa chiamare Dada divenuto poi in seguito Vinegar Joe. Lascia questa formazione nel 1973 quando decide di intraprendere una carriera solistica. Sette anni nei quali incide diversi album che incontrano il favore di una fetta di pubblico inglese ma che faticano ad imporsi pienamente. Il primo si chiama SNEAKIN' SALLY THROUGH THE ALLEY ed è del 1974. In Italia vengono stampati solo tre album, quello del 1978, 1979 e 1980. Ed è quest'ultimo, quello intitolato CLUES, che lo fa conoscere al nostro pubblico, nel quale include anche un omaggio ai Beatles con la canzone NOT A SECOND TIME ed una strepitosa SOME GUYS HAVE ALL THE LUCK che inciderà anche Rod Stewart e che diverrà molto famosa tanto che molta gente ha sempre pensato fosse opera di Rod Stewart. La canzone JOHNNY AND MARY diviene immediatamente un tormentone tanto che negli anni a venire sarà strausata come jingle di varie pubblicità. Tutto il long playing è trasmesso moltissimo dalle radio che sembrano aver trovato in Robert Palmer un nuovo personaggio da pompare. L'album è interamente opera sua, dagli arrangiamenti alla produzione. Album che si avvale della presenza di Gary Numan ai sintetizzatori. Inoltre suona il basso, la chitarra e le percussioni. Un "one man band" o un presuntuoso? Alla produzione discografica da solista si affianca quella per altri artisti come per Moon Martin, Tangerine Dream e l'artista reggae Desmond Dekker. Nel 1985 partecipa a sorpresa alla produzione POWER STATION, un gruppo nato con ambizioni da primissime posizioni. Oltre a Nile Rodgers degli Chic, ci sono Roger e Andy Taylor dei Duran Duran. In Italia il gruppo avrà un disco da classifica, cioè SOME LIKE IT HOT. Nel 1988 collabora con Martin Scorsese al film IL COLORE DEI SOLDI ed insieme al produttore del gruppo metal degli Scorpions incide un disco spiccatamente heavy, dal titolo HEAVY NOVA. Robert Palmer muore il 26 settembre 2003 a Parigi per un attacco di cuore. LUCA BARBAROSSA Luca nasce a Roma nel 1961. Ha quindi venti anni quando esce allo scoperto alla grande, durante quel memorabile Sanremo della rinascita. Il suo curriculum è abbastanza corto, data l'età. A 16 anni va in Inghilterra a suonare nelle metropolitane di Londra (tra i figli di papà pariolini fa molto fico fare il finto morto di fame) e lì incontra una ragazza che lo avvia alla musica country americana tipo Woodie Guthrie. Sebbene Luca ami appassionatamente i Beatles, motivo principe per il quale ha scelto l'Inghilterra. Quando torna in Italia incontra un giovane chitarrista, Mario Amici e con lui si esibisce nei vari locali tipo Folk Studio. Una trafila tipica anni settanta, da cantautore tra l'impegnato e il commerciale. Si imbatte in Shel Shapiro, ex Rokes ed ora produttore ed autore di successo, che decide di produrlo. Si presenta a Talent Scout, manifestazione per giovani emergenti e si guadagna il viatico per Sanremo dove gareggia tra i giovani e dove la sua canzone in tre soli minuti suscita grande entusiasmo. ROMA SPOGLIATA diventa un hit istantaneo. Quella frase (Roma puttana) aiuta un po' perché non era normale sentire una parolaccia in quel di Sanremo. Potrebbe sembrare una canzone contro la città di Roma, ma è invece una canzone d'amore per la sua città che vede tradita e ingannata, usata e poi gettata via da tutti. Una serie di flash danno esattamente l'idea che Luca Barbarossa vuole fare arrivare. Le signore impellicciate da animali sempre più rari (da bravo ragazzo impegnato iscritto al WWF), i tedeschi che arrivano vestiti come al mare che fanno tremare dal freddo al solo guardarli, la vecchia americana che viene qui a cercare un po' di vita e qualche giovane boyfriend a cui elargire qualche soldo (la Roma sfruttata), l'odore di caffè negli autobus nelle mattine invernali, il fumo nero dei nostri cannoni (lo smog e la droga) l'inverno che era estate (quando si parte e poi si ritorna in un'altra stagione capita che i ricordi si confondano, tanto da non ricordarsi se quella volta era inverno o estate?), la Roma sorella e madre, occhi tristi che non m'hanno mai abbandonato. Alla fine conclude dicendo Roma stregata, lasciami cantare una serenata. E la chitarra trova l'accordo finale, in stile ballata folk. Bella e intelligente. Canzone che potrebbe ricordare a tratti la ROMA CAPOCCIA di Venditti, ma i dieci anni intercorsi tra quella e questa si sentono tutti. Riccardo Cocciante si congratula con lui e gli propone di aggiungersi al tour che lo vedrà impegnato con Rino Gaetano e i New Perigeo (tour che avrà un brusco stop dovuto alla morte di Rino Gaetano a giugno). RAFFAELLA CARRÀ Ritorna Raffaella Carra dopo circa tre anni, nei quali era andata a fare sfracelli in Sudamerica e Spagna, senza tralasciare Russia, Germania, Francia, Inghilterra e Grecia. Una trasmissione ambiziosa, cinque special coprodotti dall'Italia e dai paesi direttamente interessati. Cinque capitali del mondo: Roma, Londra, Buenos Aires, Mosca e Città del Messico. Ognuno di questi paesi produce il proprio special con le proprie forze lavorative che vanno dai tecnici ai ballerini, ma ottenendo i diritti per trasmettere anche gli altri quattro. L'idea era nata alla fine del 1979 quando la Russia, all'epoca ancora Unione Sovietica, pressava la showgirl per un programma ambientato in terra sovietica. Ma Raffa non poteva perché impegnata in Argentina. Allora si pensò di coinvolgere anche alcuni dei paesi in cui la ragassuola di Bellaria era popolare. Nasce MILLE MILIONI, realizzato tra marzo e novembre 1980 e diretto da Gino Landi, già suo coreografo a Canzonissima 1971 ed ora passato alla regìa. Al suo fianco solo due ballerini fissi. Uno di questi si chiama Sergio Japino (toh, che strano!). Carina la puntata ambientata a Roma nella quale, circondata da ballerine e majorettes in stile anni quaranta, canta tra le vestigia della Roma fascista, MA CHE MUSICA MAESTRO! Molto ironica e spiritosa. In questa trasmissione Raffa presenta due sigle, MI SPENDO TUTTO è quella di apertura, IO NON VIVO SENZA TE, quella di chiusura. Con MI SPENDO TUTTO tornerà in classifica dopo un'assenza durata due anni (nei quali non aveva lanciato niente). Intanto un sondaggio indetto ad aprile in cui si devono elencare le donne più amate dai maschi italiani la vede all'ottavo posto dietro la Vitti e davanti a Claudia Mori. Christian Calabrese
 
|
  |