Tre complessi storici in classifica si distanziano di poche posizioni
tra loro. Sono i Genesis, i Rolling Stones e i Bee Gees. Cominciamo dai primi.
GENESIS
Quando Jonathan King, primo produttore dei Genesis (ed efficacissimo
music-man inglese praticamente misconosciuto da noi) era il produttore
della band, nel 1968, dichiarò che aveva scelto quel nome perché gli era
sembrato adatto ad un gruppo. L'inzio di un qualcosa, una genesi, per
l'appunto. La Decca gli disse che c'era già un altro gruppo in America
con lo stesso nome e gli ingiunse di cercarne un altro; lui si impuntò e
dichiarò che non lo avrebbe mai fatto perché quello scelto gli sembrava
un nome molto bello. Tuttavia giunse ad un compromesso. D'accordo col
gruppo intitolò il primo album FROM GENESIS TO REVELATION, non
specificando il nome degli esecutori. Nel frattempo il gruppo americano
si sciolse e ebbe inizio l'avventura dei Genesis.
Ora, anno di grazia 1981, i componenti originari sono rimasti in tre.
I loro nomi sono Phil Collins, Mike Rutheford e Tony Banks.
Vivono a diverse miglia da Londra in tre cottage poco distanti dagli
studi di registrazione, inaugurati l’anno precedente, dove passano la
maggior parte delle loro giornate.
ABACAB è nato dalla grande mole di materiale che hanno scritto
nell'ultimo anno e che non avevano pensato di inserire in un album.
Qualcuno potrebbe pensare che si sia trattato di materiale di scarto ma
se così fosse non sarebbe tanto in alto nelle classifiche. Il nome conta
ma se il prodotto è scadente si rischia il flop e il prestigio del nome
stesso. ABACAB nella realtà non significa nulla. Il nome è casuale e viene
dalle lettere che catalogano i nastri registrati in sala.
I Genesis hanno abbandonato del tutto la sperimentazione, il progressive
degli anni settanta e i barocchismi di Peter Gabriel, che aveva lasciato
il gruppo già dal 1976. Loro si buttano nella mischia suonando un pop
rock abbastanza facile ma comunque sempre ad ottimi livelli. Il disco
precedente (DUKE) segnava la fine di un epoca. Ora si accingono ad
aprirne un'altra. Difatti questo è un lavoro molto differente dai loro
standard abituali.
Nelle pause tra un lavoro e l'altro i membri della band si dilettano con
lavori da solista. Di Phil Collins sappiamo tutto, Tony Banks insiste
nella fase sperimentale (da solista) con un album uscito proprio nel
1981 dal titolo THE FUGITIVE. Mike Rutheford viene ingaggiato dalla WEA
e dà alle stampe l'album solo dal titolo ACTING VERY STRANGE e nel
frattempo suona con una band dove trovano spazio musicisti importanti
della scena inglese come Paul Young e Paul Carrack. Il gruppo si chiama
Mike & The Mechanics e negli anni novanta un loro singolo farà il giro
dell'Europa (OVER MY SHOULDERS).
ROLLING STONES
Altro gruppo storico in classifica, i Rolling Stones: questo è il
loro disco più importante del decennio degli Ottanta. TATTOO YOU il long
palying, START ME UP il singolo.
E’ il loro 22esimo album inglese e 26esimo americano (nove settimane al
primo posto). Alcuni brani sono degli avanzi del precedente LP,
EMOTIONAL RESCUE, canzoni che non avevano trovato posto e che vengono
qui utilizzate. Si differenzia abbastanza da EMOTIONAL RESCUE che scandalizzò
i fan della prima ora del gruppo perchè Mick si abbandonava a farsetti e
ad ammiccamenti tardo disco.
Sono due facciate, quelle di questo 33 giri, differenti tra di loro. La
prima trasuda energia, l’altra è dedicata ad atmosfere più rarefatte e
tranquille. Il primo brano del disco è anche il loro singolo, START ME
UP, un rock magnetico tipicamente rollingstoniano. Poi SLAVE, ritmo
martellante ed ipnotico.
La Microsoft, quando lanciò Windows 95 nell’agosto del 1995, utilizzò
per l’appunto questa canzone. Doveva mettere in risalto la facilità del
menu di partenza (Start, appunto). Quanto Bill Gates pagò a Keith
Richards e Mick Jagger per la concessione non si è mai saputo. Una canzone
che ci riporta ai primordi del gruppo è BLACK LIMOUSINE, quando si rifacevano
ai maestri del blues oltreoceano, come Muddy Waters, o ai blues di Sam Cooke.
Dall’altro lato spicca per bellezza HEAVEN, che per far fede al titolo ha
un’atmosfera celeste, con tanto di orchestrazione sospesa, ondeggiante.
Il tour americano del gruppo impressiona enormemente i media per la
moltitudine di persone richiamate. E’ dal 1978 che loro non fanno
concerti in Usa. A Philadelphia raccolgono in una sera 90 mila persone!
A Detroit 250 mila persone si prenotano per un biglietto quando lo
stadio ha una capienza di 76 mila.
Nel Colorado 60 mila biglietti vengono venduti in sole tre ore. A
Seattle, 100 mila persone affollano i botteghini ed una ragazza muore
cadendo da un impalcatura: vi si era arrampicata per non farsi
schiacciare dalla folla. Due concerti a Los Angeles richiamano la
bellezza di 190 mila persone. Spalla d’eccezione Tina Turner con la
quale Mick duetta sulle note di HONKY TONK WOMEN.
Ce ne accorgeremo presto anche noi quando nell’estate 1982 verranno in
tour in Italia e Mick Jagger, rendendo omaggio alla nostra vittoria al
campionato del mondo in Spagna, canterà avvolto da una bandiera
tricolore.
Il loro album è presente nelle prime posizioni delle classifiche di
tutto il globo. La lingua più famosa del mondo è sempre in pista.
BEE GEES
Sono l’opposto dei Rolling Stones, i diavoli (Rolling Stones) e l’acqua
santa (Bee Gees). I fratelli Gibb ancora risentono dello stordimento causato
da quella famosa febbre e stanno tutt’ora vivendo di rendita (artistica, perché
su quella economica nessuno ha dei dubbi). Difatti non è che i loro album
siano particolarmente interessanti ma nonostante ciò riescono sempre a
trovare l'ingresso giusto nelle charts mondiali. Nel frattempo Barry e
Robin si guardano intorno capendo che forse hanno ben poco da dire come
gruppo. Hanno fatto tanto e bene, ora è difficile ripetere se stessi
dopo anni ed anni di vita artistica comune. Non dimentichiamoci che i
fratelli Gibb hanno cominciato in Australia all'età di dieci anni circa
nel lontano 1956. Il loro battesimo musicale importante, a livello
mondiale, arriva nel 1967 e da allora nessuno li ha fermati più.
Barry è il collaboratore-produttore dell'ultimo disco della Streisand che
così tanto successo ha avuto ovunque. Vi dicono qualcosa WOMAN IN LOVE e
GUILTY? Nelle sue mani si mettono nomi come Diana Ross e due personaggi
tipicamente americani quali Dolly Parton (la famosa cantante country) e
Kenny Rogers (altro cantante a metà strada tra il country e lo strazio
totale!).
Vivono da pascià in Florida facendo la spola tra le loro sontuose ville
di Miami e gli studi di registrazione. Hanno deciso di stabilirsi in
America come tanti altri artisti britannici (che vi hanno solo preso la
residenza continuando a vivere in Inghilterra) per evitare il fisco
britannico particolarmente severo nei confronti dei musicisti.
Il loro album si chiama LIVING EYES e il singolo estratto è HE’S A LIAR.
I tre Bee Gees sono produttori del disco insieme a Karl Richardson. Tra
i musicisti troviamo Gorge Terry che aveva collaborato con Ivano Fossati
nel disco LA MIA BANDA SUONA IL ROCK, batteristi di chiara fama come
Jeff Porcaro dei Toto e Steve Gadd che all’epoca era considerato il
migliore sulla piazza. Il loro sodalizio con il multimiliardario
australiano Robert Stigwood (padre padrone della RSO) sembra sia sul
punto di terminare e si arriva anche alle vie legali ma poi, data
l’enorme mole di soldi che gira intorno ai Bee Gees, si preferisce
arrivare ad una riconciliazione.
Tutti i brani sono studiati nei minimi dettagli. C’è l’uso
inconfondibile delle loro armonie vocali, una grossa abilità della
sezione ritmica e la voce di Robin coadiuvata dai fratelli. Una
complicità totale dovuta ad anni di mestiere insieme e al capirsi al
volo, senza neanche dover parlare. Bisogna ascoltare la bellissima DON’T
FALL IN LOVE per capire come si deve cantare in un gruppo senza
sovrastare gli altri per cercare di primeggiare.
Tuttavia è Barry con la sua voce grintosa e la sua eleganza a farsi
sentire nel brano, uscito anche su 45 giri, sospinto da chitarre
elettriche e sintetizzatori. C'è poi una canzone che sembra scritta
con la penna dei Beatles e cioè WILDFLOWERS, veramente notevole. Sono i
Bee Gees, tre ricchi trentenni con l’hobby della musica.
Barry, il bello del gruppo, viene contattato dalla One World
Entertainment per interpretare Lord Byron in un film che si ispira alla
vita e agli amori del poeta inglese e che sarà girato tra la Grecia e
l’Italia. Insomma, fra tutti e tre, hanno il loro bel daffare.
Non solo i Rolling sono in tour. Ci sono anche i Queen che, manco a
dirlo, richiamano moltitudini di persone. Sono in Sud America in questo
momento e precisamente in Messico. Dopo il clamoroso successo ottenuto
la scorsa primavera in Brasile ed in Argentina si ripetono anche a
Città del Messico le stesse scene. Nello stadio ci sono 65 mila persone
anche se si trata di un contenitore adatto ad ospitarne solo la metà. La
folla rompe i cancelli e diecimila persone sono coinvolte in risse. I
più esagitati cominciano a lanciare oggetti sul palco e sia il
batterista Roger Taylor che il bassista John Deacon rimangono contusi,
così come due componenti dello staff tecnico. Nel frattempo esce il loro
primo Greatest Hits con il meglio della loro produzione degli ultimi
dieci anni.
MIGUEL BOSE'
Carlo Castellaneta (il famoso giallista morto recentemente) diceva di
riscontrare in questo ragazzo (già noto prima ancora di debuttare nel
mondo dello spettacolo per essere il figlio di Dominguin e Lucia Bosè)
quelle doti che lo rendevano simile al primo Morandi, per gioventù e per
l'allegria che comunicava al suo pubblico.
Per rimanere sulla breccia Miguel si butta sulla dance , nuovo nome dato
alla musica da discoteca.
YOU CAN’T STAY THE NIGHT è difatti abbastanza martellante sebbene
non abbia nulla a che fare con la vera musica da discoteca.Ma la canzone
che fa più breccia è il retro, che si chiama CE LA FAI. Nell’album la prima
facciata è occupata da brani in inglese, nella seconda ci sono canzoni italiane
e una in spagnolo chiamata LUNA.
Il 33 si chiama SINGOLO perché a differenza dell’anno precedente,
quando si presentava sul palco, con ballerini e ballerine a fare da
scenografia alle sue canzoni, questa volta è da solo. Più un gruppo di
musicisti tutti italiani, gli stessi che lo hanno accompagnato sul palco
della Mostra Internazionale Di Venezia.
HEATHER PARISI
E’ prima, così come lo era due anni fa quando presentò il primo
Fantastico. La canzone (CICALE) è piacevolissima, una vera sigla tv di quelle
che fanno subito breccia specie tra il piccolo pubblico.
CICALE & COMPANY è un 33 molto divertente che ha per tema gli insetti,
dal bruco, al grillo, alle cicale e le coccinelle. Potrebbe sembrare un
disco per bambini ma la musica in realtà ha poco a che fare con il mondo
dell’infanzia, da un punto di vista tradizionale. Ma se il disco ha
successo, in parte lo si deve proprio ai compratori che hanno dagli 11
ai 13 anni. La Parisi musicale, non può certo essere considerata un
prodotto adolescenziale.
LORETTA GOGGI
Loretta Goggi è nel pieno della sua maturità artistica guidata da una
stella particolarmente benevola che la conduce verso giuste scelte. Non
era facile ritornare al successo dopo pochi mesi di distanza da uno dei
più grandi successi dell'anno, quel MALEDETTA PRIMAVERA che la rivela
interprete e non imitatrice di altre colleghe. Giudizio affrettato dato
da molti critici musicali in malafede e dovuto alla sua straordinaria
bravura nelle imitazioni. Lo "sdoganamento" arriva già nel 1979 ma quel
Sanremo fu davvero speciale.
Nata all’arte come attrice, il suo esordio discografico arriva a 13 anni
quando interpreta un brano, scritto da Nico Fidenco, facente parte della
colonna sonora del film "Il sangue alla testa". Il titolo era SE LA
CERCHERAI. Nel 1963 la Goggi era una bambina prodigio che già aveva
sostenuto parti importanti in sceneggiati e film.
Uno stop di 6 anni e poi si presenta con un singolo inciso dopo il
grande successo de LA FRECCIA NERA interpretato accanto a Aldo Reggiani.
Lo incide con la Durium, casa con la quale avrà poi i primi risultati
positivi qualche anno dopo. La canzone si chiamava FINO ALL’ULTIMO ed
era stata scritta dai fratelli Capuano, molto moderni e con gusto
internazionale per l'epoca (avrebbero poi lanciato in tutta Europa i
Middle Of The Road). Era il 1969.
IL MIO PROSSIMO AMORE è un bel disco di canzoni italiane, tipicamente
italiane. La canzone di punta è proprio quella del titolo e Loretta
comincia una promozione televisiva di tutto rispetto.
Gli autori sono popolari nel senso lato del termine in quanto scrivono
composizioni di facile acquisizione.
Sono Toto Savio, Cassella, Malgioglio, Baldan Bembo ma anche Rettore
(ASSASSINA). Il successo non manca come quello internazionale. Per il
mercato tedesco viene stampato con l'aggiunta della canzone che per la
prima volta la fece volare al primo posto, cioè L'ARIA DEL SABATO SERA,
sigla di Fantastico 1979/80.
Chi si affida in codeste mani sa che il successo di pubblico almeno
sulla carta non dovrebbe mancare.
Sono autori abbastanza "facili" ed esperti che sanno bene cosa può
volere il pubblico da un determinato personaggio. Questo 1981 è un anno
magico per Loretta. Oltre gli exploit musicali c’è la sua trasmissione
su Canale 5 dal titolo "Hello Goggi" che le sta dando tante soddisfazioni.
Rifiuta Fantastico per non ripetere le stesse cose di due anni prima
quando con Grillo e la Parisi diede il via alla prima serie delle
trasmissioni legate alla lotteria di Capodanno. Inoltre sta portando in
tutta Italia lo spettacolo "Stanno suonando la nostra canzone", di Neil
Simon, in coppia con Proietti.
I RICCHI E POVERI
Beneficiati anch'essi da uno scintillante Sanremo (SARA' PERCHE' TI AMO)
e da due uppercut micidiali sferrati a poca distanza l’uno dall'altro
(COME VORREI e M'INNAMORO DI TE) riecco il trio (una volta quartetto) di
nuovo in classifica e con merito.
COME VORREI, di Minellono e Farina, è un pezzo scritto con
sentimento e mestiere. Nella canzone si respira un’aria davvero
invernale. Sembra quasi che la stiano cantando in uno chalet accanto al
fuoco mentre fuori nevica. La musica è molto bella e loro sono, come
sempre, impeccabili nell’esecuzione. Grandi professionisti e si sente.
E' anche la sigla di Portobello ed è compresa nell'album inciso per la
Baby Records dal titolo vagamente battistiano ...E PENSO A TE.
Tutte le canzoni sono godibili, non v'è traccia di noia e tutte quante
entrano nell’orecchio di chi ascolta la radio in modulazione di
frequenza. I Ricchi & Poveri imperversano e non c'è malizia in questo
giudizio, anzi... C'è il riconoscimento di una carriera spesso percorsa
in sordina a causa di un repertorio non sempre all'altezza, di una casa
discografica (la Fonit Cetra) che notoriamente non ha mai saputo
valorizzare nessuno, sebbene sia stata la casa discografica più
avvantaggiata in assoluto perché a lungo legata alla Rai. Ma
soprattutto per il solito snobismo dei critici d'accatto di casa nostra
sempre pronti a genuflettersi davanti a cantautori tanto politicizzati
quanto inutili e fare il tiro al piccione nei confronti di chi fa il suo
lavoro con bravura e modestia specialmente se non ha tessere di partito
da vantare (poi, se si hanno quelle sbagliate, è meglio starsene a
casa!).
Alcune canzoni dell'album sono (a parte quelle già citate) il successo
sanremese SARA' PERCHE' TI AMO, BELLO L'AMORE e MADE IN ITALY che
diventa lo loro sigla ufficiale nei concerti all'estero.
Sono primi in classifica in Belgio, piazzatissimi in Olanda, Francia,
Germania, Austria, Svizzera.
In questo momento particolarmente felice per il gruppo, Angela, è
reduce da un dramma personale. L’ex marito, dal quale si era separata
l’anno precedente causa il tradimento con la quarta componente del
gruppo Marina Occhiena, le sequestra il figlio. Lo porta con sé a
Courmayeur e scompare. In questa vicenda entrano anche la polizia e i
carabinieri.
Questi sono i Ricchi & Poveri. Artisti che hanno sempre fatto il loro
dovere senza mai strafare, mettendoci tutta la grinta e l’impegno di cui
sono capaci. All’inizio della loro carriera per la loro bravura nei
controcanti e nelle esecuzioni a capella li chiamavano i Mama’s & Papa’s
italiani.
Poi hanno scelto un repertorio facile ma le loro interpretazioni erano
di un livello nettamente superiore a ciò che cantavano (si pensi a brani
come CHE SARA’ o UN DIADEMA DI CILIEGIE) e anche se in qualche momento
non si sono trovati d’accordo con il loro entourage e con la direzione
artistica nella scelta dei pezzi, hanno sempre messo l’anima e il cuore
in ogni cosa credendoci e cercando eventualmente di migliorare e
personalizzare, secondo la loro sensibilità, il materiale proposto.
SBIRULINO
Un'altra sigla: è quella di Sbirulino, alias Sandra Mondaini.
E' la sigla finale di Domenica In... e si chiama LO STELLONE.
Ma vogliamo dire come nasce Sbirulino? In maniera casuale, nella puntata
natalizia di NOI NO del 1977, nell'ambito di un quadro scenografico
ambientato in un circo. Sandra si veste da clown (il costume era di
Corrado Colabucci, nome storico della Rai) e guardandosi allo specchio
si piace, si trova simpatica e si promette di ricordarsi del personaggio
in una prossima trasmissione, che sarà poi quella legata alla Lotteria
di Capodanno 1978/79 dal titolo IO E LA BEFANA (con il marito).
Inutile dire perché si chiami così, conoscendo l'umorismo del sor
Vianello! C'è anche il gioco di parole con il 6 gennaio, l'Epifania e la
puntata finale della trasmissione legata all'estrazione del biglietto.
Comunque la Mondaini sfrutta questo personaggio che ottiene un successo
clamoroso, quasi gli scappa di mano. Dischi e trasmissioni tv fanno il
resto.
Bisogna inventare un background a questo buffo e petulante
pagliaccio-bambino. E così veniamo a sapere che non fa mai i compiti,
che indossa sempre un frac, per essere sempre pronto per occasioni
importanti, che ha un cavallo che chiama Tagallo e che i suoi genitori
sono i clown Sbiruloni di Milano i quali spesso lasciano il figlio
monello alla coppia Mondaini-Vianello. Ah... stranamente Sbirulino difende
sempre a spada tratta Sandra e quando può affonda su Vianello.
Nella realtà abbastanza ostica del mondo quotidiano, questa specie di
Candido di Voltaire è un messaggio di allegria e tenerezza interpretato
con professionalità ed intelligenza dalla bravissima mamma putativa,
dall'animo sensibile e dolce che colpisce non soltanto il pubblico più
piccolo. Della Mondani si può dire solo bene. Probabilmente è l'unica artista
italiana a cui nessuno del pubblico saprebbe rivolgere un pensiero che
non sia un gentile, d'affetto e di stima.
Concludiamo dicendo che, secondo stime internazionali, l’Italia figura
al decimo posto come numero di dischi venduti nel 1980.
Si tratta di venti milioni di pezzi contro i 308 milioni degli Stati
Uniti, al primo posto, e i 27 dell’Olanda che è al nono. Dalla serie:
quando non c’era ancora internet...
Christian Calabrese