Siamo alle solite! Si parla di crisi del mercato discografico. Si
lamentano tutti, dai produttori ai negozianti. Non si vendono dischi e
si preferisce registrare quelli degli amici su musicassetta. I
consumatori sono disamorati dal prodotto che reputano troppo deteriore
(brani usa e getta) per giustificare l'acquisto dello stesso. In più
appare sulla copertina del 33 giri quel "disco pubblicità" che fa
salire il prezzo. Sta a significare che i discografici hanno utilizzato
la televisione per pubblicizzare i prodotti (specie la Baby Records con
Mixage e Bimbo Mix) per invogliare all'acquisto. Prezzo che poi devono
pagare i consumatori, una cosa davvero assurda.
Comunque sono proprio le raccolte, la famigerate compilation che vendono
bene, tanto che presto si compilerà una classifica a parte. I singoli
non reggono al mercato, causa anche delle compilation: le canzoni uscite
su singolo ed incluse nelle miscellanee subiscono una battuta d'arresto
sul mercato dei 45 giri.
La classifica parla straniero. Due artisti americani, entrambi colonne
portanti della soundtrack del musical dell'anno FLASHDANCE (Michael
Sembello e Irene Cara), un gruppo spagnolo (Bandolero), un misto UK/USA
(McCartney e Jackson), due inglesi (Culture Club e Mike Olfield) e
quattro italiani di cui due cantano in inglese (Gazebo e P.Lion) ed
altri due nella nostra lingua (Mina e Scialpi). Questo a scorrere la
lista dei dieci brani più venduti della settimana.
Negli album il discorso cambia. A parte il fatto che gli artisti in
lizza non sono quasi mai gli stessi dei singoli, troviamo comunque una
nutrita colonna italiana e cioè i Pooh al primo posto. Poi Bennato, De
Gregori, Loredana Bertè, Celentano, la De Sio, Vasco Rossi, Ron,
Venditti e la Vanoni. Tutti pezzi da novanta.
EDOARDO BENNATO
Cominciamo a parlare dell'ultimo disco di Bennato che consta di due
vinili al prezzo speciale di 13.500 lire.
Nel primo ci sono dieci canzoni, nel secondo due soli brani. Un maxi
single. In più un libretto di 16 pagine con disegni e testi. Un vero e
proprio fumetto che racconta in breve il disco. Terza favola, dopo
quelle di Pinocchio e di Peter Pan. Stavolta tocca al pifferaio magico,
quello di Hamlin.
C'è una città divisa tra sopra e sotto. Sopra ci sono i potenti che
tengono a bada la gente grazie alla tv e sotto i diseredati e quelli che
non vogliono farsi ipnotizzare dai media. Il capo della città di sotto è
un personaggio di un certo livello della città di sopra, un consigliere
comunale. Da qui si sviluppa la favola che conosciamo con alcune
aggiunte dell'autore.
Il disco si apre con la title track dell'intero concept album dal titolo
E' ARRIVATO UN BASTIMENTO. Un rock tirato, con un tappeto di chitarre
consistente. Proseguendo oltre troviamo un bellissimo pezzo, forse il
più famoso dell'intero lavoro, dal titolo OGNI FAVOLA E' UN GIOCO, che
riporta alla mente il Bennato del periodo 1978-1980, quello legato alle
fiabe come metafora del mondo attuale. In questo caso non propriamente
nei testi ma nelle atmosfere musicali, molto piacevoli e ben congegnate.
Un altro titolo richiama subito alla mente un successone del 1963, BE MY
BABY, ed ora è SARA' FALSO SARA' VERO. Bennato ha sempre giocato con
formule musicali appartenenti al passato, specialmente quel passato a
cavallo tra la fine dei Cinquanta e gli inizi dei Sessanta, che lo
vedeva adolescente. Terzinati, rock'n'roll e arrangiamenti ad hoc si sono
sempre incontrati nei suoi dischi (VIVA LA MAMMA, del 1989, ne è forse
l'esempio più calzante).
La canzone che chiude la facciata B si intitola giustamente LO SHOW
FINISCE QUA ed è ancora una volta un omaggio alla musica di quegli anni.
Il maxi presenta sulle due facciate SPECCHIO DELLE MIE BRAME, quasi una
rivisitazione della sua CANTAUTORE. Nella seconda facciata, invece, IL
GATTO MANGIA IL TOPO, altro "revival" mixato ad una specie di reggae
alla buona. Il refrain originale ritorna ad ogni puntualizzazione del
ritornello.
MIKE OLFIELD
Mike Olfield torna al successo dopo un passato da ragazzo prodigio. E'
lui, difatti, l'autore delle musiche dell'ESORCISTA.
Quel TUBULAR BELLS, ambiziosa opera strumentale piena di nuove sonorità
che lo rivela al mondo intero nel 1973.
Da allora ha inciso altri 9 album e questo CRISES è quello che festeggia
il decennale del raffinato ragazzo di Reading, Inghilterra, che a conti
fatti ha appena 30 anni. Mentre il mondo musicale andava verso il
rock-pop, lui si concentrava su una musica riflessiva, che oggi potremmo
definire forse new age. Una musica per pensare: lunghe suite come per
INCANTATIONS, doppio album del 1978 contentente un solo brano su quattro
faccialte, per la durata di 71 minuti!
Cose difficili da digerire, cose che da noi proponeva Franco Battiato
già qualche anno prima di Olfield.
Il disco del 1983, sebbene si apra con un tributo al tema che lo ha
portato al successo, non è un disco sperimentale anche perchè gli anni
Ottanta non sono proprio adatti alla sperimentazione dei suoni e alla
meditazione musicale.
E' un decennio di frivolezze e di "tutto e subito", un periodo che bada
al sodo e al soldo.
Le "seghe mentali" così care agli artisti del decennio precedente non
abitano più qui.
Il brano che rivela l'intero album è un gioiellino: quel MOONLIGHT
SHADOW che grazie alla voce di Maggie Reil, una conosciuta cantante folk
inglese, conquista subito il pubblico per la fresca immediatezza della
sua musica.
Un altro brano famoso e molto bello è ancora affidato alla voce di
Maggie e si chiama FOREIGN AFFAIR.
Poi c'è una suite strumentale, questa volta di soli 20 minuti, che
occupa tutta la facciata. L'album vende milioni di copie ed entra nella
ristretta cerchia di quelli fortunati in una stagione molto avara di
grosse cifre.
Gli altri brani del disco sono interpretati da amici del musicista:
amici di un certo peso. Ad esempio Jon Anderson degli Yes e Roger
Chapman dei Family, due gruppi molto noti (i Family sono già sciolti).
Approfittando della rinnovata visibilità del musicista, un gruppo, i
Keyboard Affair, rilanciano la già citata TUBULAR BELLS in versione
dance aggiunta in copertina, sotto il titolo, New Dance Version.
Pessima a dir poco.
MICHAEL JACKSON / PAUL MC CARTNEY
Michael Jackson e Paul McCartney non sono una coppia inedita. Nel 1982
uscì il singolo THIS GIRL IS MINE che ebbe un buon successo. SAY SAY SAY
raddoppia. Forse il merito questa volta è del recordman Michael Jackson,
forte di 14 milioni di copie vendute del suo THRILLER. Alla CBS
(Columbia Broadcasting System) si sono fregati le mani. Il record
precedente era quello di Simon & Garfunkel che con il loro GREATEST HITS
vendettero la bellezza di 13 milioni di copie nel mondo.
Guerra di cifre alla RSO (Robert Stigwood Organization) la quale
dichiara che il record dei record risulta ancora appannaggio del disco
SATURDAY NIGHT FEVER (25 milioni). Comunque al fratello più piccolo dei
Jackson Five va un primato particolare: quello di aver tirato fuori da
un solo LP ben cinque singoli di successo e cioè HUMAN NATURE, THIS GIRL
IS MINE, BILLIE JEAN, BEAT IT e WANNA BE STARTIN'. Il CD, che è nato da
pochissimo e si vende veramente pochissimo, almeno in Italia, lo vede
giganteggiare sempre con THRILLER che in USA è andato esaurito in breve
tempo.
SAY SAY SAY dimostra come sia stato Paul ad avvicinarsi alla musica
della superstar dell'Indiana. A differenza del primo singolo della
coppia, THE GIRL IS MINE, del quale si poteva dire il contrario. In
questo caso il cavallo vincente del duo è Jackson, molto più a suo agio
col ritmo funky-pop del brano. Michael dimostra di sapersi districare
anche in formule musicali elaborate dai bianchi, migliorarle e filtrarle
per renderle adatte alle sue corde. L'ex Beatle non è nuovo alle
collaborazioni con artisti black. Il 1982, oltre che col già citato
brano in coppia con Michael Jackson, lo vede in testa alle classifiche
mondiali con un brano musicalmente ineccepibile ma dal testo intriso di
retorica e buonismo come EBONY AND IVORY cantato insieme al grandissimo
Stevie Wonder. E' comunque prossimo il suo nuovo lavoro a 33 giri che si
chiama PIPES OF PEACE, titolo che contiene un doppio senso. Le cornamuse
(pipes) della pace contrapposte a quelle di guerra che aprivano la
battaglie degli scozzesi e il calumet della pace (pipe). In copertina
una sedia vuota e dei flauti, pifferi, calumet. Il tutto liberamente
ispirato ad un quadro di Van Gogh (SEDIA CON PIPA) e alla sua
rielaborazione moderna, una scultura di Clive Barker intitolata LA SEDIA
DI VAN GOGH. Il retro del singolo (SAY SAY SAY) è appannaggio del solo
Paul e si intitola KOALA BEAR, canzone che non viene inclusa nell'album.
Il maxisingolo invece contiene una versione strumentale di entrambi i
brani (piccola nota per i collezionisti). In America entra direttamente
al ventunesimo posto ed è superato solo dal record di John Lennon
quando entro direttamente al ventesimo posto con IMAGINE alla fine del
1971. A McCartney un altro record: quello di essere l'autore con più
hits nelle classifiche americane, per brani entrati nella top
statunitense in qualsiasi versione, mentre Lennon è solo quarto in
questa speciale lista.
Abbiamo nominato Stevie Wonder e quindi vale la pena di sapere cosa sta
facendo in questo momento. E' a New York in un maxi tour nella città,
dove ha dato sette recital facendo il tutto esaurito dopo quattro giorni
di vendita dei biglietti. La fila degli aquirenti si snodava oltre
l'edificio del Radio City Hall, sebbene la campagna pubblicitaria non
fosse stata massiccia. Solo qualche giornale ne aveva parlato. In tutto
cinquantamila persone hanno potuto vedere uno Stevie Wonder pieno
d'energia aiutato dai suoi WonderLove alle prese con i suoi mega
successi come SIR DUKE o ISN'T SHE LOVELY. Il cantante non vedente
lavora da quando ha dodici anni. Ora ne ha 33 ed è proprietario di case
editrici e di una stazione radiofonica alla quale ha dato le iniziali
delle parole gentilezza, gioia, amore e felicità e cioe' KJLH
(kindness, joy, love, happiness).
LOREDANA BERTE'
Loredana Berté fa ancora centro con un LP di buonissima fattura, merito
di Lavezzi prima e di Fossati poi che negli ultimi anni l'hanno saputa
contornare di grandi session men e musicisti provenienti dalle aree più
disparate . In questo 33 dal titolo JAZZ ci sono tre famosissimi brani
di Enrico Ruggeri e cioè IL MARE D'INVERNO, LA DONNA DELLA SERA e IL
TESTIMONE. Specialmente la prima è il motore che fa camminare l'intero
album. La scelta del titolo JAZZ è da ricercarsi nella brevità della
parola e nel titolo della canzone che, scoperta durante una vacanza
brasiliana, ha voluto incidere col testo scritto da Ivano Fossati. La
versione originale è di Djavan. Per la prima volta la Berté non fa
stampare un singolo tratto dall'album, cosa che da ora in avanti sarà
quasi la norma per i cantanti italiani. Altre canzoni da citare sono
UN'AUTOMOBILE DI TRENT'ANNI e HO CHIUSO CON IL ROCK'N'ROLL scritta da
Bernardo Lanzetti. Un disco ben fatto, ben suonato e bene arrangiato.
Anche la Berté è piacevole sebbene esageri come al solito assumendo
atteggiamenti sguaiati che contrastano con l'eleganza dell'intero
lavoro.
CULTURE CLUB
Una filastrocca molto carina, coadiuvata da un video coloratissimo,
KARMA CHAMELEON è il terzo singolo dei Culture Club in classifica dal
maggio 1983. Sicuramente il più solare della triade, che rispecchia in
pieno il personaggio interpretato da Boy George. All'epoca era il video
più trasmesso (in rotazione con SAY SAY SAY) nella neonata MTV italiana.
Sonorità pop e country western per questo 45 giri che si assesta subito
nelle classifiche mondiali.
E' sicuramente l'ultimo singolo dal successo di così vaste proporzioni.
Da questo momento in poi Boy George e soci non si ergeranno più ai
livelli di vendita di questo primo periodo. Ciò nonostante continueranno
a mietere discreti successi fino al 1986. Anno cruciale per la band: un
amico di Boy George viene trovato morto per overdose nell'appartamento
stesso del leader del gruppo. George O'Dowd (vero nome del cantante) è
costretto ad una cura disintossicante ed esce fuori da quel periodo non
più come capo carismatico dei Culture Club ma come solista. Tornando
invece al long playing in classifica dal titolo COLOUR BY NUMBERS, vi
troviamo all'interno una serie di hit che saranno i prossimi singoli in
classifica del gruppo, cioè VICTIMS (che presenterà al Festival di Sanremo
1984 come ospite, indossando un cilindro nero sulla testa), MISS ME BLIND e
IT'S A MIRACLE. Le canzoni, sebbene immediate e di facile presa, si distinguono
per la varietà degli stili, passando dalla filastrocca (ma di buon
livello musicale) di KARMA CHAMALEON alla tristezza di VICTIMS. Testo
che risente della tormentata relazione di Boy George col batterista del
gruppo Jon Moss. Sarà ricordato come un compendio della musica del
gruppo glamour più importante del periodo e sicuramente il più
rappresentativo di tutta la discografia dello stesso.
I Culture Club danno un concerto a Roma, al Teatro Tenda, e vengono
accolti come vere superstar. Migliaia di adolescenti colgono in Boy
George un nuovo idolo, molto vicino al loro mondo. Quando acquistano un
disco della band in realtà acquistano un'icona del leader e ne sono
coscienti. E' Boy George che attira le folle e qualsiasi cosa canti non
fa differenza. Si sa che i ragazzini non badano molto alla qualità ma
all'estetica o al personaggio: tre singoli nelle top ten in pochissimi
mesi lo dimostano. Dolcezza e ambiguità giocano a suo favore e le
ragazzine, sebbene non sia un bellone alla John Taylor dei Duran Duran o
alla Tony Hadley degli Spandau Ballet, lo amano anche se usa più
rossetto di loro.
FLASHDANCE
Un successo arrivato all'improvviso. Un esile storia d'amore, richiami
cinematografici al musical FAME, l'ennesima versione di E' NATA UNA
STELLA. Canzoni coinvolgenti e un'attrice, Jennifer Beals, che sarà
legata a doppio filo a questo personaggio il quale, sebbene le abbia
dato successo, non riuscirà a sostenerla nella sua carriera.
FLASHDANCE diventa un film. Addirittura la Panini si affretta a lanciare
un album di figurine che incontrerà molto successo. C'è gloria anche per
la controfigura dei numeri di danza della Beals, tale Marine Jahal, che
gira subito un film come protagonista, STREET OF FIRE.
FLASHDANCE è piaciuto perché è una favola in musica, con la colonna
sonora affidata a Giorgio Moroder. C'è la favoletta della ragazza povera
ma bella che fa l'operaia col casco giallo (!) e che diventa una star,
vincendo anche sul fronte dell'amore. Poi c'è la danza che è il filo
conduttore di tutto il film. Esce in contemporanea con l'altro film
musicale dell'annata, quel STAYIN' ALIVE che da noi sarebbe poi il
sequel di La Febbre Del Sabato Sera, con John Travolta, che torna al
successo dopo qualche anno di crisi professionale, sempre nei panni di
Tony Manero.
Film che sarebbe stato il musical dell'anno se il caso non li avesse
fatti uscire in contemporanea. Il film è interessante ma è la musica il
suo punto debole. Il singolo che entra nelle hit è FAR FROM OVER,
cantata dal fratello di Sylvester Stallone, tale Frank.
Le canzoni in realtà nono sono tutte all'altezza della title track.
Difatti quelle che si ricordano sono proprio quelle che fanno il
successo del film e della sua colonna sonora. Che questa settimana
aprono e chiudono la classifica dei primi dieci dischi . WHAT A FEELING
di Irene Cara e MANIAC di Michael Sembello.
In realtà c'è n'è un'altra, I LOVE ROCK'ROLL di Joan Jett, che è un bel
pezzo: avrà molta fortuna in Usa.
C'è poi Donna Summer con ROMEO, Kim Carnes con I'LL BE WHERE THE HEART
IS, Laura Branigan, che da noi si rivelò incindendo in inglese GLORIA di
Tozzi, con IMAGINATION. Voglio ricordare IT'S JUST BEGUN del cantante
funky Jimmy Castor, già noto per pezzi come TROGLODYTE MAN e KING KONG.
Si chiama Irene Cara ed è la voce ufficiale di FLASHDANCE, film campione
d'incassi e colonna sonora vendutissima, così come lo fu di FAME.
Giorgio Moroder stava selezionando il materiale sonoro per la famosa
soundtrack e gli mancava il testo per la canzone principale del disco.
Chiama la cantante newyorchese che scrive un testo adatto per la musica
di Keith Forsey. La incide e nel giro di pochissimi giorni il pezzo entra
nelle classifiche di tutto il mondo.
Il secondo interprete dell'altro brano in
classifica tratto dalla colonna sonora del film è Michael Sembello. Che
il pubblico italiano crede sia alla sua prima performance non sapendo
che in realtaà Michael è un nome ben conosciuto agli addetti ai lavori,
non fosse altro per essere stato il chitarrista della band di Stevie
Wonder dal 1972 al 1979. E' stato proprio Wonder ad inserirlo nel mondo
della musica americana ad appena diciassette anni, portandolo via da
Filadelfia e facendolo lavorare duramente, aiutandolo così a
perfezionare la sua altissima tecnica musicale fino a giungere a
scrivere insieme al suo pigmalione la stupenda SATURN che contribuì a
fare vincere il Grammy all'album SONGS IN THE KEY OF LIFE (1976).
Conquistata la fama, Sembello si trasferisce da New York a Los Angeles
entrando nel giro delle varie Donna Summer, Chaka Khan e Diana Ross,
regine indiscusse della soul-funky music e in quello di celebrità
grandissime come Art Garfunkel e Sergio Mendes. Ed è così che Sembello
diventa una pedina importante del gruppo del brasiliano che unisce
fusion, jazz e samba in una mistura di massima eleganza e finisce
per sposare una delle coriste di Mendes.
MINA
DEVI DIRMI DI SI' è la sigla del programma condotto da Paolo Frajese
"Trent'anni della nostra storia", canzone che entra di filato nella
classifica dei dischi più venduti della settimana. Mina, che da 5 anni
non appare in pubblico, resta fedele al suo doppio album annuale che
immancabilmente esce a cavallo tra ottobre e novembre.
Quest'anno festeggia 25 anni di carriera e lo fa con MINA 25.
Un album di inediti, l'altro di cover. Le canzoni inedite sono molto
belle, anche perchè Mina si affida ad autori che la conoscono bene. I
soliti nomi: Limiti (la bellissima AHI, MI AMOR, traduzione di un brano
di Serrat, per rinnovare i fasti di BUGIARDO E INCOSCIENTE), Calabrese
(la spiritosa ed intelligente LA CONTROSAMBA), Califano (la suadente
ALLORA SI').
Poi c’è la riscoperta di Anselmo Genovese come autore (UN'AQUILA NEL
CUORE), un'altra chance per Malgioglio (GIURO DI DIRTI LA VERITA') e
l'immancabile figlio, Massimiliano Pani, musicista in DEVI DIRMI DI SI'
su testi di Piero Cassano. Uno degli ultimi album in cui Mina si vale di
autori veri e non cresciuti dentro la PDU. E la differenza si sente.
Eccome.
Nell'altro disco un ventaglio di canzoni che abbracciano circa 30 anni
(diciamo 40, va'), così come vuole la trasmissione televisiva che ogni
settimana ne adopererà una per la sigla iniziale. E quindi si comincia
con BELLEZZE IN BICICLETTA (di pampaniniana memoria), un omaggio a
Sophia Loren (CHE M'E' 'MPARATO A 'FFA), un'autocitazione ( LE MILLE
BOLLE BLU, che tanto le costò al Sanremo 1961), una VERDE LUNA tanto per
gradire e una divertente versione di UN SASSOLINO NELLA SCARPA.
Queste sono solo alcune delle canzoni del secondo disco che annovera
anche motivi americani degli anni '40 e '50. Un disco che si vende
benissimo, a scatola chiusa, sebbene sia molto legato alla trasmissione
di cui sopra. La copertina è del solito Tallarini, l'art director che ha
sempre curato gli album di Mina dal 1968 in poi.
Un 25 in rilievo su un fondo bianco immacolato, con una M colorata di
blu che racchiude il nome Mina per esteso.
POOH
TROPICO DEL NORD è il diciannovesimo album dei Pooh e arriva senza
problemi in vetta alle classifiche di vendita. E' il primo album della
triade realizzata ai Caraibi, una specie di vacanza/lavoro per i Pooh
(gli altri sono ALOHA del 1984 e ASIA NON ASIA).
In tutto quattro settimane di registrazione a Monserrat invece di otto
come erano soliti impiegare per gli altri LP. Nella tenuta di George
Martin, produttore dei Beatles, che mette a disposizione la sua villa
con annessi studi di registrazione e musicisti.
Inutile dire che come al solito i Pooh hanno fatto le cose in grande
curando fino allo spasimo gli arrangiamenti e i suoni.
Un disco che possiede una struttura musicale raffinata e competitiva,
grazie all'uso dei vari strumenti elettronici come il Fairlight,
prodigiosa macchina da suono che tutto può o l'amplificatore Vox, un
minicompressore per voci utilizzato anche dai Beatles.
Dall'Italia si portano il tecnico del suono Maurizio Biancani e
l'arrangiatore di sempre, Franco Monaldi.
C'è poi la novità del CD. Nasce già digitale ed è il primo album dei
Pooh che ha il supporto laser.
Il costo del CD all'epoca era di 25 mila lire (non lamentiamoci troppo
dei costi attuali) e di un lettore intorno al milione!
I brani sono famosissimi: da CARA SCONOSCIUTA a COLAZIONE A NEW YORK,
passando per LETTERA DA BERLINO EST, storia di una vita a metà e di un
amore impossibile per colpa di un muro e dell'ideologia che lo sostiene.
Il materiale video per l'album non manca. Flash di vita caraibica per il
filmato di TROPICO DEL NORD e PASSAPORTO PER LE STELLE, con la cinepresa
che li segue dappertutto, dal mercato alla spiaggia.
Per la copertina si sono affidati a Luciano Tallarini: un fotogramma che
si staglia nello specchietto retrovisore di un auto e le facce dei Pooh
in espressioni differenti l'una dall'altra, a simboleggiare un contrasto
tra il mondo immacolato e naif dei tropici e i suoni tecnologici del
disco.
Di artisti così scrupolosi, attenti al più piccolo dettaglio, non è che
ne passino tanti da queste parti.
Christian Calabrese