Settimana 19 Novembre 1983
( da Musica & Dischi [45] e Ciao 2001 [LP] )

1) Flashdance...what a feeling - Irene Cara
2) Paris Latino - Bandolero
3) Moonlight shadow - Mike Olfield
4) Say say say - Paul McCartney & Michael Jackson
5) Karma Chameleon - Culture Club
6) Lunatic - Gazebo
7) Devi dirmi di sì - Mina
8) Happy children - P.Lion
9) Rocking rolling - Scialpi
10) Maniac - Michael Sembello

=================== 33 giri ===================

1) Tropico del Nord - Pooh
2) Flashdance - Colonna Sonora
3) Crises - Mike Olfield
4) Studio 54 vol.6 - Interpreti Vari
5) Genesis - Genesis
6) E' arrivato un bastimento - Edoardo Bennato
7) La donna cannone - Francesco De Gregori
8) Jazz - Loredana Bertè
9) En concierto - Julio Iglesias
10) Gazebo - Gazebo
11) Synchronicity - Police
12) Colours by numbers - Culture Club
13) Atmosfera - Adriano Celentano
14) Mixage - Interpreti Vari
15) Tre - Teresa De sio
16) Bollicine - Vasco Rossi
17) Calypso - Ron
18) Uomini - Ornella Vanoni
19) Flick of the switch - AC/DC
20) Circo Massimo - Antonello Venditti

Siamo alle solite! Si parla di crisi del mercato discografico. Si lamentano tutti, dai produttori ai negozianti. Non si vendono dischi e si preferisce registrare quelli degli amici su musicassetta. I consumatori sono disamorati dal prodotto che reputano troppo deteriore (brani usa e getta) per giustificare l'acquisto dello stesso. In più appare sulla copertina del 33 giri quel "disco pubblicità" che fa salire il prezzo. Sta a significare che i discografici hanno utilizzato la televisione per pubblicizzare i prodotti (specie la Baby Records con Mixage e Bimbo Mix) per invogliare all'acquisto. Prezzo che poi devono pagare i consumatori, una cosa davvero assurda.
Comunque sono proprio le raccolte, la famigerate compilation che vendono bene, tanto che presto si compilerà una classifica a parte. I singoli non reggono al mercato, causa anche delle compilation: le canzoni uscite su singolo ed incluse nelle miscellanee subiscono una battuta d'arresto sul mercato dei 45 giri.

La classifica parla straniero. Due artisti americani, entrambi colonne portanti della soundtrack del musical dell'anno FLASHDANCE (Michael Sembello e Irene Cara), un gruppo spagnolo (Bandolero), un misto UK/USA (McCartney e Jackson), due inglesi (Culture Club e Mike Olfield) e quattro italiani di cui due cantano in inglese (Gazebo e P.Lion) ed altri due nella nostra lingua (Mina e Scialpi). Questo a scorrere la lista dei dieci brani più venduti della settimana. Negli album il discorso cambia. A parte il fatto che gli artisti in lizza non sono quasi mai gli stessi dei singoli, troviamo comunque una nutrita colonna italiana e cioè i Pooh al primo posto. Poi Bennato, De Gregori, Loredana Bertè, Celentano, la De Sio, Vasco Rossi, Ron, Venditti e la Vanoni. Tutti pezzi da novanta.

EDOARDO BENNATO
Cominciamo a parlare dell'ultimo disco di Bennato che consta di due vinili al prezzo speciale di 13.500 lire. Nel primo ci sono dieci canzoni, nel secondo due soli brani. Un maxi single. In più un libretto di 16 pagine con disegni e testi. Un vero e proprio fumetto che racconta in breve il disco. Terza favola, dopo quelle di Pinocchio e di Peter Pan. Stavolta tocca al pifferaio magico, quello di Hamlin.
C'è una città divisa tra sopra e sotto. Sopra ci sono i potenti che tengono a bada la gente grazie alla tv e sotto i diseredati e quelli che non vogliono farsi ipnotizzare dai media. Il capo della città di sotto è un personaggio di un certo livello della città di sopra, un consigliere comunale. Da qui si sviluppa la favola che conosciamo con alcune aggiunte dell'autore.
Il disco si apre con la title track dell'intero concept album dal titolo E' ARRIVATO UN BASTIMENTO. Un rock tirato, con un tappeto di chitarre consistente. Proseguendo oltre troviamo un bellissimo pezzo, forse il più famoso dell'intero lavoro, dal titolo OGNI FAVOLA E' UN GIOCO, che riporta alla mente il Bennato del periodo 1978-1980, quello legato alle fiabe come metafora del mondo attuale. In questo caso non propriamente nei testi ma nelle atmosfere musicali, molto piacevoli e ben congegnate. Un altro titolo richiama subito alla mente un successone del 1963, BE MY BABY, ed ora è SARA' FALSO SARA' VERO. Bennato ha sempre giocato con formule musicali appartenenti al passato, specialmente quel passato a cavallo tra la fine dei Cinquanta e gli inizi dei Sessanta, che lo vedeva adolescente. Terzinati, rock'n'roll e arrangiamenti ad hoc si sono sempre incontrati nei suoi dischi (VIVA LA MAMMA, del 1989, ne è forse l'esempio più calzante).
La canzone che chiude la facciata B si intitola giustamente LO SHOW FINISCE QUA ed è ancora una volta un omaggio alla musica di quegli anni. Il maxi presenta sulle due facciate SPECCHIO DELLE MIE BRAME, quasi una rivisitazione della sua CANTAUTORE. Nella seconda facciata, invece, IL GATTO MANGIA IL TOPO, altro "revival" mixato ad una specie di reggae alla buona. Il refrain originale ritorna ad ogni puntualizzazione del ritornello.

MIKE OLFIELD
Mike Olfield torna al successo dopo un passato da ragazzo prodigio. E' lui, difatti, l'autore delle musiche dell'ESORCISTA. Quel TUBULAR BELLS, ambiziosa opera strumentale piena di nuove sonorità che lo rivela al mondo intero nel 1973. Da allora ha inciso altri 9 album e questo CRISES è quello che festeggia il decennale del raffinato ragazzo di Reading, Inghilterra, che a conti fatti ha appena 30 anni. Mentre il mondo musicale andava verso il rock-pop, lui si concentrava su una musica riflessiva, che oggi potremmo definire forse new age. Una musica per pensare: lunghe suite come per INCANTATIONS, doppio album del 1978 contentente un solo brano su quattro faccialte, per la durata di 71 minuti! Cose difficili da digerire, cose che da noi proponeva Franco Battiato già qualche anno prima di Olfield.
Il disco del 1983, sebbene si apra con un tributo al tema che lo ha portato al successo, non è un disco sperimentale anche perchè gli anni Ottanta non sono proprio adatti alla sperimentazione dei suoni e alla meditazione musicale. E' un decennio di frivolezze e di "tutto e subito", un periodo che bada al sodo e al soldo. Le "seghe mentali" così care agli artisti del decennio precedente non abitano più qui.
Il brano che rivela l'intero album è un gioiellino: quel MOONLIGHT SHADOW che grazie alla voce di Maggie Reil, una conosciuta cantante folk inglese, conquista subito il pubblico per la fresca immediatezza della sua musica. Un altro brano famoso e molto bello è ancora affidato alla voce di Maggie e si chiama FOREIGN AFFAIR. Poi c'è una suite strumentale, questa volta di soli 20 minuti, che occupa tutta la facciata. L'album vende milioni di copie ed entra nella ristretta cerchia di quelli fortunati in una stagione molto avara di grosse cifre.
Gli altri brani del disco sono interpretati da amici del musicista: amici di un certo peso. Ad esempio Jon Anderson degli Yes e Roger Chapman dei Family, due gruppi molto noti (i Family sono già sciolti). Approfittando della rinnovata visibilità del musicista, un gruppo, i Keyboard Affair, rilanciano la già citata TUBULAR BELLS in versione dance aggiunta in copertina, sotto il titolo, New Dance Version. Pessima a dir poco.

MICHAEL JACKSON / PAUL MC CARTNEY
Michael Jackson e Paul McCartney non sono una coppia inedita. Nel 1982 uscì il singolo THIS GIRL IS MINE che ebbe un buon successo. SAY SAY SAY raddoppia. Forse il merito questa volta è del recordman Michael Jackson, forte di 14 milioni di copie vendute del suo THRILLER. Alla CBS (Columbia Broadcasting System) si sono fregati le mani. Il record precedente era quello di Simon & Garfunkel che con il loro GREATEST HITS vendettero la bellezza di 13 milioni di copie nel mondo.
Guerra di cifre alla RSO (Robert Stigwood Organization) la quale dichiara che il record dei record risulta ancora appannaggio del disco SATURDAY NIGHT FEVER (25 milioni). Comunque al fratello più piccolo dei Jackson Five va un primato particolare: quello di aver tirato fuori da un solo LP ben cinque singoli di successo e cioè HUMAN NATURE, THIS GIRL IS MINE, BILLIE JEAN, BEAT IT e WANNA BE STARTIN'. Il CD, che è nato da pochissimo e si vende veramente pochissimo, almeno in Italia, lo vede giganteggiare sempre con THRILLER che in USA è andato esaurito in breve tempo.
SAY SAY SAY dimostra come sia stato Paul ad avvicinarsi alla musica della superstar dell'Indiana. A differenza del primo singolo della coppia, THE GIRL IS MINE, del quale si poteva dire il contrario. In questo caso il cavallo vincente del duo è Jackson, molto più a suo agio col ritmo funky-pop del brano. Michael dimostra di sapersi districare anche in formule musicali elaborate dai bianchi, migliorarle e filtrarle per renderle adatte alle sue corde. L'ex Beatle non è nuovo alle collaborazioni con artisti black. Il 1982, oltre che col già citato brano in coppia con Michael Jackson, lo vede in testa alle classifiche mondiali con un brano musicalmente ineccepibile ma dal testo intriso di retorica e buonismo come EBONY AND IVORY cantato insieme al grandissimo Stevie Wonder. E' comunque prossimo il suo nuovo lavoro a 33 giri che si chiama PIPES OF PEACE, titolo che contiene un doppio senso. Le cornamuse (pipes) della pace contrapposte a quelle di guerra che aprivano la battaglie degli scozzesi e il calumet della pace (pipe). In copertina una sedia vuota e dei flauti, pifferi, calumet. Il tutto liberamente ispirato ad un quadro di Van Gogh (SEDIA CON PIPA) e alla sua rielaborazione moderna, una scultura di Clive Barker intitolata LA SEDIA DI VAN GOGH. Il retro del singolo (SAY SAY SAY) è appannaggio del solo Paul e si intitola KOALA BEAR, canzone che non viene inclusa nell'album. Il maxisingolo invece contiene una versione strumentale di entrambi i brani (piccola nota per i collezionisti). In America entra direttamente al ventunesimo posto ed è superato solo dal record di John Lennon quando entro direttamente al ventesimo posto con IMAGINE alla fine del 1971. A McCartney un altro record: quello di essere l'autore con più hits nelle classifiche americane, per brani entrati nella top statunitense in qualsiasi versione, mentre Lennon è solo quarto in questa speciale lista.

Abbiamo nominato Stevie Wonder e quindi vale la pena di sapere cosa sta facendo in questo momento. E' a New York in un maxi tour nella città, dove ha dato sette recital facendo il tutto esaurito dopo quattro giorni di vendita dei biglietti. La fila degli aquirenti si snodava oltre l'edificio del Radio City Hall, sebbene la campagna pubblicitaria non fosse stata massiccia. Solo qualche giornale ne aveva parlato. In tutto cinquantamila persone hanno potuto vedere uno Stevie Wonder pieno d'energia aiutato dai suoi WonderLove alle prese con i suoi mega successi come SIR DUKE o ISN'T SHE LOVELY. Il cantante non vedente lavora da quando ha dodici anni. Ora ne ha 33 ed è proprietario di case editrici e di una stazione radiofonica alla quale ha dato le iniziali delle parole gentilezza, gioia, amore e felicità e cioe' KJLH (kindness, joy, love, happiness).

LOREDANA BERTE'
Loredana Berté fa ancora centro con un LP di buonissima fattura, merito di Lavezzi prima e di Fossati poi che negli ultimi anni l'hanno saputa contornare di grandi session men e musicisti provenienti dalle aree più disparate . In questo 33 dal titolo JAZZ ci sono tre famosissimi brani di Enrico Ruggeri e cioè IL MARE D'INVERNO, LA DONNA DELLA SERA e IL TESTIMONE. Specialmente la prima è il motore che fa camminare l'intero album. La scelta del titolo JAZZ è da ricercarsi nella brevità della parola e nel titolo della canzone che, scoperta durante una vacanza brasiliana, ha voluto incidere col testo scritto da Ivano Fossati. La versione originale è di Djavan. Per la prima volta la Berté non fa stampare un singolo tratto dall'album, cosa che da ora in avanti sarà quasi la norma per i cantanti italiani. Altre canzoni da citare sono UN'AUTOMOBILE DI TRENT'ANNI e HO CHIUSO CON IL ROCK'N'ROLL scritta da Bernardo Lanzetti. Un disco ben fatto, ben suonato e bene arrangiato. Anche la Berté è piacevole sebbene esageri come al solito assumendo atteggiamenti sguaiati che contrastano con l'eleganza dell'intero lavoro.

CULTURE CLUB
Una filastrocca molto carina, coadiuvata da un video coloratissimo, KARMA CHAMELEON è il terzo singolo dei Culture Club in classifica dal maggio 1983. Sicuramente il più solare della triade, che rispecchia in pieno il personaggio interpretato da Boy George. All'epoca era il video più trasmesso (in rotazione con SAY SAY SAY) nella neonata MTV italiana. Sonorità pop e country western per questo 45 giri che si assesta subito nelle classifiche mondiali.
E' sicuramente l'ultimo singolo dal successo di così vaste proporzioni. Da questo momento in poi Boy George e soci non si ergeranno più ai livelli di vendita di questo primo periodo. Ciò nonostante continueranno a mietere discreti successi fino al 1986. Anno cruciale per la band: un amico di Boy George viene trovato morto per overdose nell'appartamento stesso del leader del gruppo. George O'Dowd (vero nome del cantante) è costretto ad una cura disintossicante ed esce fuori da quel periodo non più come capo carismatico dei Culture Club ma come solista. Tornando invece al long playing in classifica dal titolo COLOUR BY NUMBERS, vi troviamo all'interno una serie di hit che saranno i prossimi singoli in classifica del gruppo, cioè VICTIMS (che presenterà al Festival di Sanremo 1984 come ospite, indossando un cilindro nero sulla testa), MISS ME BLIND e IT'S A MIRACLE. Le canzoni, sebbene immediate e di facile presa, si distinguono per la varietà degli stili, passando dalla filastrocca (ma di buon livello musicale) di KARMA CHAMALEON alla tristezza di VICTIMS. Testo che risente della tormentata relazione di Boy George col batterista del gruppo Jon Moss. Sarà ricordato come un compendio della musica del gruppo glamour più importante del periodo e sicuramente il più rappresentativo di tutta la discografia dello stesso.
I Culture Club danno un concerto a Roma, al Teatro Tenda, e vengono accolti come vere superstar. Migliaia di adolescenti colgono in Boy George un nuovo idolo, molto vicino al loro mondo. Quando acquistano un disco della band in realtà acquistano un'icona del leader e ne sono coscienti. E' Boy George che attira le folle e qualsiasi cosa canti non fa differenza. Si sa che i ragazzini non badano molto alla qualità ma all'estetica o al personaggio: tre singoli nelle top ten in pochissimi mesi lo dimostano. Dolcezza e ambiguità giocano a suo favore e le ragazzine, sebbene non sia un bellone alla John Taylor dei Duran Duran o alla Tony Hadley degli Spandau Ballet, lo amano anche se usa più rossetto di loro.

FLASHDANCE
Un successo arrivato all'improvviso. Un esile storia d'amore, richiami cinematografici al musical FAME, l'ennesima versione di E' NATA UNA STELLA. Canzoni coinvolgenti e un'attrice, Jennifer Beals, che sarà legata a doppio filo a questo personaggio il quale, sebbene le abbia dato successo, non riuscirà a sostenerla nella sua carriera. FLASHDANCE diventa un film. Addirittura la Panini si affretta a lanciare un album di figurine che incontrerà molto successo. C'è gloria anche per la controfigura dei numeri di danza della Beals, tale Marine Jahal, che gira subito un film come protagonista, STREET OF FIRE.
FLASHDANCE è piaciuto perché è una favola in musica, con la colonna sonora affidata a Giorgio Moroder. C'è la favoletta della ragazza povera ma bella che fa l'operaia col casco giallo (!) e che diventa una star, vincendo anche sul fronte dell'amore. Poi c'è la danza che è il filo conduttore di tutto il film. Esce in contemporanea con l'altro film musicale dell'annata, quel STAYIN' ALIVE che da noi sarebbe poi il sequel di La Febbre Del Sabato Sera, con John Travolta, che torna al successo dopo qualche anno di crisi professionale, sempre nei panni di Tony Manero.
Film che sarebbe stato il musical dell'anno se il caso non li avesse fatti uscire in contemporanea. Il film è interessante ma è la musica il suo punto debole. Il singolo che entra nelle hit è FAR FROM OVER, cantata dal fratello di Sylvester Stallone, tale Frank.
Le canzoni in realtà nono sono tutte all'altezza della title track. Difatti quelle che si ricordano sono proprio quelle che fanno il successo del film e della sua colonna sonora. Che questa settimana aprono e chiudono la classifica dei primi dieci dischi . WHAT A FEELING di Irene Cara e MANIAC di Michael Sembello. In realtà c'è n'è un'altra, I LOVE ROCK'ROLL di Joan Jett, che è un bel pezzo: avrà molta fortuna in Usa. C'è poi Donna Summer con ROMEO, Kim Carnes con I'LL BE WHERE THE HEART IS, Laura Branigan, che da noi si rivelò incindendo in inglese GLORIA di Tozzi, con IMAGINATION. Voglio ricordare IT'S JUST BEGUN del cantante funky Jimmy Castor, già noto per pezzi come TROGLODYTE MAN e KING KONG.
Si chiama Irene Cara ed è la voce ufficiale di FLASHDANCE, film campione d'incassi e colonna sonora vendutissima, così come lo fu di FAME. Giorgio Moroder stava selezionando il materiale sonoro per la famosa soundtrack e gli mancava il testo per la canzone principale del disco. Chiama la cantante newyorchese che scrive un testo adatto per la musica di Keith Forsey. La incide e nel giro di pochissimi giorni il pezzo entra nelle classifiche di tutto il mondo.
Il secondo interprete dell'altro brano in classifica tratto dalla colonna sonora del film è Michael Sembello. Che il pubblico italiano crede sia alla sua prima performance non sapendo che in realtaà Michael è un nome ben conosciuto agli addetti ai lavori, non fosse altro per essere stato il chitarrista della band di Stevie Wonder dal 1972 al 1979. E' stato proprio Wonder ad inserirlo nel mondo della musica americana ad appena diciassette anni, portandolo via da Filadelfia e facendolo lavorare duramente, aiutandolo così a perfezionare la sua altissima tecnica musicale fino a giungere a scrivere insieme al suo pigmalione la stupenda SATURN che contribuì a fare vincere il Grammy all'album SONGS IN THE KEY OF LIFE (1976). Conquistata la fama, Sembello si trasferisce da New York a Los Angeles entrando nel giro delle varie Donna Summer, Chaka Khan e Diana Ross, regine indiscusse della soul-funky music e in quello di celebrità grandissime come Art Garfunkel e Sergio Mendes. Ed è così che Sembello diventa una pedina importante del gruppo del brasiliano che unisce fusion, jazz e samba in una mistura di massima eleganza e finisce per sposare una delle coriste di Mendes.

MINA
DEVI DIRMI DI SI' è la sigla del programma condotto da Paolo Frajese "Trent'anni della nostra storia", canzone che entra di filato nella classifica dei dischi più venduti della settimana. Mina, che da 5 anni non appare in pubblico, resta fedele al suo doppio album annuale che immancabilmente esce a cavallo tra ottobre e novembre.
Quest'anno festeggia 25 anni di carriera e lo fa con MINA 25. Un album di inediti, l'altro di cover. Le canzoni inedite sono molto belle, anche perchè Mina si affida ad autori che la conoscono bene. I soliti nomi: Limiti (la bellissima AHI, MI AMOR, traduzione di un brano di Serrat, per rinnovare i fasti di BUGIARDO E INCOSCIENTE), Calabrese (la spiritosa ed intelligente LA CONTROSAMBA), Califano (la suadente ALLORA SI').
Poi c’è la riscoperta di Anselmo Genovese come autore (UN'AQUILA NEL CUORE), un'altra chance per Malgioglio (GIURO DI DIRTI LA VERITA') e l'immancabile figlio, Massimiliano Pani, musicista in DEVI DIRMI DI SI' su testi di Piero Cassano. Uno degli ultimi album in cui Mina si vale di autori veri e non cresciuti dentro la PDU. E la differenza si sente. Eccome.
Nell'altro disco un ventaglio di canzoni che abbracciano circa 30 anni (diciamo 40, va'), così come vuole la trasmissione televisiva che ogni settimana ne adopererà una per la sigla iniziale. E quindi si comincia con BELLEZZE IN BICICLETTA (di pampaniniana memoria), un omaggio a Sophia Loren (CHE M'E' 'MPARATO A 'FFA), un'autocitazione ( LE MILLE BOLLE BLU, che tanto le costò al Sanremo 1961), una VERDE LUNA tanto per gradire e una divertente versione di UN SASSOLINO NELLA SCARPA. Queste sono solo alcune delle canzoni del secondo disco che annovera anche motivi americani degli anni '40 e '50. Un disco che si vende benissimo, a scatola chiusa, sebbene sia molto legato alla trasmissione di cui sopra. La copertina è del solito Tallarini, l'art director che ha sempre curato gli album di Mina dal 1968 in poi. Un 25 in rilievo su un fondo bianco immacolato, con una M colorata di blu che racchiude il nome Mina per esteso.

POOH
TROPICO DEL NORD è il diciannovesimo album dei Pooh e arriva senza problemi in vetta alle classifiche di vendita. E' il primo album della triade realizzata ai Caraibi, una specie di vacanza/lavoro per i Pooh (gli altri sono ALOHA del 1984 e ASIA NON ASIA). In tutto quattro settimane di registrazione a Monserrat invece di otto come erano soliti impiegare per gli altri LP. Nella tenuta di George Martin, produttore dei Beatles, che mette a disposizione la sua villa con annessi studi di registrazione e musicisti.
Inutile dire che come al solito i Pooh hanno fatto le cose in grande curando fino allo spasimo gli arrangiamenti e i suoni. Un disco che possiede una struttura musicale raffinata e competitiva, grazie all'uso dei vari strumenti elettronici come il Fairlight, prodigiosa macchina da suono che tutto può o l'amplificatore Vox, un minicompressore per voci utilizzato anche dai Beatles. Dall'Italia si portano il tecnico del suono Maurizio Biancani e l'arrangiatore di sempre, Franco Monaldi. C'è poi la novità del CD. Nasce già digitale ed è il primo album dei Pooh che ha il supporto laser. Il costo del CD all'epoca era di 25 mila lire (non lamentiamoci troppo dei costi attuali) e di un lettore intorno al milione!
I brani sono famosissimi: da CARA SCONOSCIUTA a COLAZIONE A NEW YORK, passando per LETTERA DA BERLINO EST, storia di una vita a metà e di un amore impossibile per colpa di un muro e dell'ideologia che lo sostiene. Il materiale video per l'album non manca. Flash di vita caraibica per il filmato di TROPICO DEL NORD e PASSAPORTO PER LE STELLE, con la cinepresa che li segue dappertutto, dal mercato alla spiaggia.
Per la copertina si sono affidati a Luciano Tallarini: un fotogramma che si staglia nello specchietto retrovisore di un auto e le facce dei Pooh in espressioni differenti l'una dall'altra, a simboleggiare un contrasto tra il mondo immacolato e naif dei tropici e i suoni tecnologici del disco. Di artisti così scrupolosi, attenti al più piccolo dettaglio, non è che ne passino tanti da queste parti.

Christian Calabrese