Settimana 30 Settembre 1984
( da Ciao 2001 )

# TITOLO INTERPRETE
1Such a shame Talk Talk
2People from Ibiza Sandy Marton
3Friends Ami Stewart
4Ci vorrebbe un amicoAntonello Venditti
5Time after time Cindy Lauper
6Sounds like a melodyAlphaville
7Fotoromanza Gianna Nannini
8Self control Raf
9Shine on dance Carrara
10Movin' on Novecento

Roberta Voltolini

Durante l'estate '84 sono stati parecchi i personaggi degni di nota usciti dal panorama musicale. Chi per meriti effettivi, chi per aver indovinato un pezzo. Da Raf a Sandy Marton, da Cindy Lauper ai Masquerade (quelli di GUARDIAN ANGEL), e a tanti altri. Sebbene gli anni ottanta non siano granché dal punto di vista musicale (paragonati alla tristezza odierna sono stati una fucina di fenomeni!), nuove facce continuano puntualmente ad affiorare ad ogni stagione. Tra queste, un viso molto dolce ed una voce delicata: Roberta Voltolini. Certamente non è una debuttante: il primo singolo risale al 1978 (Gondola D'Argento a Venezia) e poi subito a Sanremo nel 1979 con IL SOLE, LA PIOGGIA. Ma era un'altra Roberta Voltolini. Difatti si faceva chiamare soltanto Roberta. Nel 1984 vince la categoria giovani (ancora!) di Saint Vincent con una di quelle canzoni che vanno così di moda in questo scorcio di anni ottanta: STELLA. Canzone che somiglia vagamente, come stile e come delicatezza, al successo del Festivalbar 1983, DOLCISSIMA, cantata da Mario Lavezzi. Forse STELLA è un po' troppo elaborata, volutamente delicata, costruita appositamente in quella direzione per sembrare davvero "sincera". Forse non è così ed è solo l'impressione di chi scrive. Comunque è una di quelle canzoni che in quel periodo o facevano successo o rimanevano inosservate, a discrezione della fortuna dell'esecutore. Per benigna sorte Roberta Voltolini ha avuto questa fortuna. C'è da dire che la Voltolini si scrive da sé le canzoni, come questo stesso brano: tradizionale ma con una certa ritmica che non provoca momenti di stanchezza nell'ascoltatore. C'è un interesse dell'autrice, verso un genere non banale e scontato, che trapela dal suo pianoforte. Tra i suoi riferimenti musicali ci sono i Manhattan Transfer e comunque lei stessa ha una lunga esperienza nel campo e solide basi tecniche acquisite in otto anni di conservatorio. Presto uscirà un album che però non conterrà la canzone dell'estate STELLA, cosa che penalizzerà un poco l'andamento delle vendite del disco. Nove pezzi inediti registrati a Modena con gli arrangiamenti di Fio Canotti e la produzione di Stefano D'Orazio dei Pooh. Altri due dischi nel corso degli anni ottanta (l'ultimo nel 1989) e poi più niente, a causa di un male che non le ha lasciato scampo. Difatti Roberta Voltolini, dal 1995, non è più tra noi. Questo vuole essere un piccolo ricordo per una graziosa ragazza fiorentina, molto preparata musicalmente, che come succede spessissimo nel mondo musicale, non ha raccolto il successo che sicuramente avrebbe meritato.

Gino Paoli

Si potrebbe chiamarlo Q-Disc, anche se questo termine è ormai fuori moda ed appartiene di diritto alla RCA (comunque non dobbiamo dimenticare che gli EP contenevano 4 brani già alla fine degli anni cinquanta). Il nuovo disco di Gino Paoli su etichetta Five Records (che strano: più sono impegnati e più bussano alla porta di Berlusconi!) contiene quattro canzoni che per diritto di cronaca sono: AVERTI ADDOSSO, IO SO PERCHE' L'AMORE, IL CIELO IN UNA STANZA e GENOVA NON E' LA MIA CITTA'. Il trentatrè non è stato poi ristampato su cd ma i singoli brani riescono ad essere reperibili su un cd del 1988 dal titolo SEMPRE. Gli anni ottanta per Paoli sono quelli della rinascita artistica o, meglio, commerciale. Gli anni settanta sono scivolati via senza troppe soddisfazioni per il cantautore che nel 1984 era invecchiato fisicamente prima del tempo. A 50 anni ne dimostra almeno 70 (adesso è uguale o quasi al Paoli del 1984). Questo disco arriva dopo quattro anni dall'ultimo inciso su etichetta Durium, HO TUTTE LE CARTE IN REGOLA, tributo all'amico Piero Ciampi (scomparso appunto nel 1980) e dopo un singolo, uscito anch'esso nel 1980, CAMMINANDO E CERCANDO, sigla della trasmissione tv TUTTOGOVI. Questo mini LP (che vincerà anche il Premio Tenco, battendo per un soffio LA DONNA CANNONE) sarebbe comunque da ristampare con la grafica originale, se solo quegli idioti dei discografici italiani (ma sono ancora discografici?) fossero , per l'appunto, meno idioti. Tanto, non vendono un disco. Gli unici dischi che si vendono sono quelli a basso prezzo della Warner e della BMG (pensate che il CD di Viola Valentino è andato a ruba dopo soli 4 giorni e l'hanno dovuto ristampare di corsa!). Quindi se invece di produrre poveri cristi che non si fila nessuno (gentucola come Seba o Antonino!!!!!) puntassero sulla ristampa di materiale in loro possesso, significherebbe guadagno garantito per loro. Ma essendo delle capre, neanche ci arrivano. AVERTI ADDOSSO è la canzone che dà il titolo al 33 giri e quindi è quella su cui si punta di più. Una ballata molto "paoliana", un inno alla carnalità e alla passione fisica e cerebrale. Una canzone che si sente moltissimo in radio e che comunque aiuta il disco ad inerpicarsi sulle cime delle classifiche nazionali, impresa ardua per uno come Gino Paoli, in questo momento. IL CIELO IN UNA STANZA la conosciamo tutti. Questa è una nuova versione (una delle tante che Paoli ha interpretato dal 1960 ad oggi), con un arrangiamento tendente a dare un nuovo volto alla canzone che alla fine del 1983 ha vinto il titolo della più bella canzone d'amore nella trasmissione tv BUON COMPLEANNO TV. GENOVA NON E' LA MIA CITTA' è la classica canzone di amore-odio che hanno i genovesi nei confronti della loro città. IO SO PERCHE' L'AMORE, un'altra delle canzoni tipiche del cantautore, da riempitivo per LP. Tutto logicamente curato alla perfezione e con grande professionalità. Gli arrangiamenti sono di Beppe Vessicchio, la produzione di Michele Torpedine. E' stato registrato allo studio Executive di Napoli e mixato negli studi Umbi di Modena.

Loredana Bertè

In molti ultimamente ci chiedono perché non si affrontino mai personaggi famosi come Mia Martini, Gianni Morandi, Loredana Bertè. A parte il fatto che non è vero perché sulla Martini e su Morandi ci siamo soffermati più di una volta, ma spesso le date che si scelgono non combaciano con quelle fortunate di taluni artisti. Magari in quel momento non avevano dischi in produzione oppure non erano in classifica etc. Resta il fatto che da queste colonne preferiamo privilegiare anche (e soprattutto) i meno famosi o perlomeno, quei personaggi di cui si trova ben poco su internet. Altrimenti non avrebbe più senso la ragione di questi saggi. Comunque, questa volta, ci occupiamo di Loredana Bertè. Premessa: Si parla di un 33 giri non particolarmente bello, penalizzato da elementi che nulla hanno a che vedere con la duttilità dell'interprete (dela quale, la produzione 1974-1982 per esempio, è di gran lunga migliore a quella successiva). Il disco che andiamo a recensire (e che ha avuto un buon successo di vendite) a parte un paio di episodi, non ci piace granchè: il titolo è SAVOIR FAIRE. Questo titolo ci suggerirebbe un po' più di diplomazia e di fair play, ma visto che qui nessuno è il Vincenzo Mollica del TG1, per cui tutto è bello e magnifico, non ci facciamo scrupoli nello stigmatizzare le cose quando non vanno. Il fatto che la Bertè si sia fatta aiutare da buona parte del gotha del cantautorato di quegli anni (da Fossati a Ruggeri, da Lanzetti a Maurizio Piccoli) non cambia il risultato del disco che è piatto nei suoni e negli arrangiamenti terribilmente "anni ottanta", con quelle orribili tastiere elettroniche che snaturano ed affossano ogni tentativo di eleganza e di classe. Ad ascoltarlo dopo 22 anni, così come abbiamo fatto - perché per recensire un disco perlomeno devi riascoltarlo sul momento - si avverte tutta la sua età e la poca sapienza con la quale sono trattati gli arrangiamenti. La cosa che più stupisce è che la produzione è andata addirittura in Inghilterra a fare questo capolavoro. In Italia, in quell'epoca, saremmo stati molto più bravi e soprattutto molto più moderni di qualsiasi discreto turnista inglese. Ma l'esterofilia e la voglia di vacanza-lavoro spesso prendeva (e prende) il sopravvento. Tanto a pagare c'è la casa discografica. Nella cassetta e nel cd c'è una traccia in più, TV COLOR (scritta da Guglielminetti), canzone che inizia con un orrido assolo di batteria elettronica. Il brano è una polemica (vecchia come il mondo) sulla funzione della televisione vista come medium per eccellenza. E' un modo "per non muoversi mai più" (perché?), "la faccia nuova della vecchia situazione" (quale?), "la scelta limitata alla pressione su un bottone" (molto banale, caro Guglielminetti!). C'è da dire che la parte musicale è buona ma il testo si capisce a fatica (e forse è un bene) per colpa degli strumenti elettronici che soffocano quasi la voce. Brano inutile. FULL CIRCLE è un pezzo pensato e scritto per il mercato anglofono. Fatica sprecata perché non ha scucito un baffo a nessuno. Di questa prova si può appena apprezzare la buona volontà di Loredana, ma la canzone scorre lenta e noiosa. WAS IST DAS? è un bel pezzo dell'ottimo Maurizio Piccoli e sta alla Bertè come la panna sul gelato: perfetta. Il tappeto sonoro è molto accattivante (peccato queste maledette tastiere elettroniche, loro e chi le ha inventate!). UNA SERA CHE PIOVE (scritta da Bernando Lanzetti), troppo milanese e fredda per la cantante di origine calabrese, anche se la canzone non è niente male (sembra quasi una composizione alla Finardi). Bella l'idea dell'organo nel finale. PETALA è una canzone di Djavan, cantante ed autore brasiliano, tradotta da Ivano Fossati. Ora, vorrei trovare qualcuno di buona volontà che mi spiegasse il significato recondito di questo testo che a detta di tanti è meraviglioso ma che, sono sicuro, nessuno ne ha capito il senso, se un senso c'è. La musica è molto bella, questo sì. Si riduce al minimo la strumentazione elettronica, ossessiva per il resto del disco (l'elettronica non si addice a pezzi dal taglio intimistico) e la voce della Bertè è chiara e limpida. Però il testo.. cosa significa? L'apologia dell'amore? E' a metà strada tra LA COSTRUZIONE DI UN AMORE e DI TANTO AMORE senza avere però la stessa forza nelle liriche. Non è che perché l'ha scritta Fossati si debba dire per forza "che bella!" con tanto di punti esclamativi alla fine della frase. Ma più che il non essere bello è la mancanza di logicità, di un senso compiuto e di scorrevolezza a rendere fastidioso e presuntuoso allo stesso tempo questo testo. LA CURIOSITA' è invece un pezzo classico alla Ruggeri, di quelli svelti. Difatti è Enrico Ruggeri ad averlo scritto insieme all'amico Luigi Schiavone. Curioso (è il caso di dirlo) è l'attacco, con quell'organo da chiesa e il vociare della gente in sottofondo, come si trattasse di un matrimonio. Nella seconda strofa, Loredana parte troppo bassa e non credo sia voluta questa cosa. Anche la canzone che dà il titolo all'ellepì è di Ruggeri, SAVOIR FAIRE. Testo un po' troppo esistenzialista (chi siamo dove andiamo cosa facciamo) con atmosfere mitteleuropee in sintonia con gli anni ottanta. La Bertè si trova a suo agio e la canta come sa fare lei. Ancora Ruggeri per NON FINIRA', canzone veramente molto bella incisa dallo stesso autore nel 1986. Una canzone toccante che comunque deve molto a brani come CHANSON DES VIEUX AMANTS di Jacques Brel o A MIA MOGLIE cantata da Aznavour (e che lo stesso Ruggeri ha interpretato nel 1985 in TUTTO SCORRE). Ultima - ma non ultima - la cosa più bella del disco, RAGAZZO MIO di Luigi Tenco, versione omaggio per il ventennale della stessa, cantata e suonata coi controfiocchi. Qui la Bertè è veramente grande. Interpreta e vive la canzone così come dovrebbe fare una grande cantante. Ciò significa che quando si ha mestiere e la canzone vale (e soprattutto è sentita da chi la deve cantare) può nascere davvero un piccolo capolavoro. Bello anche l'arrangiamento (almeno ha una sua idea!) che vince la sfida del tempo. Cosa dire? Il disco poteva avere una sua funzione nel 1984. Concede troppo alle mode del momento e alla voglia di strafare degli autori. La Bertè ne esce ridimensionata vocalmente, così sopraffatta dalle sonorità di arrangiamenti sbagliati. Non c'è canzone in cui lei si possa veramente divertire giocando a rincorrerla. Non è una grande cantante, ma ci sa fare, è indubbio. E quindi meritava qualcosa di più per esprimersi meglio. Invece sembra più un compito a casa che un tema da otto. Anche la copertina, con quella foto che sembra un'immagine di Lara Saint Paul presa dalla tv (è uguale, lì sopra!) Comunque, paragonato allo schifo odierno (anno di dis-grazia 2006) , è da manuale. Arrangiamenti esclusi, of course!

Tina Turner

Anna Mae Bullok alias Tina Turner è tornata con un nuovo disco: PRIVAT DANCER. Ma prima di parlare dell'ellepì , facciamo un passo indietro nel tempo. Allora, su queste colonne avevamo già parlato della cantante, del come e perché il duo Ike & Tina Turner si sia sciolto. Riprendiamo da qui. Tina lascia il marito quando decide che è arrivato il momento di farlo e prima che sia troppo tardi: l'ultima pestata è stata troppo pesante, sul piano fisico e psichico. Con soli 36 centesimi di dollaro, i soli vestiti che ha indosso ed un pieno di benzina, Tina lascia la sua casa e scende al Ramada Inn di Dallas dove il direttore dell'albergo capisce la situazione e le dà la migliore suite disponibile. Tina lo ripagherà con gli interessi due anni dopo. Chiama la sua amica Ann Margret con la quale aveva girato TOMMY e le chiede di comprare per lei un biglietto per Los Angeles. Raggiunta l'amica, rimane con lei per circa sei mesi, periodo nel quale Ike la cerca disperatamente per tutti gli States. Per circa otto anni Tina lavora nove mesi su dodici in giro per il mondo, per racimolare i soldi occorrenti a pagare i debiti. Nel 1982 la bad inglese degli Heaven 17 chiede alla cantante di partecipare all'album per la British Electric Foundation. Greg Walsh, lo stramiliardario che aveva prodotto i Bay City Rollers, Gary Glitter, gli Hello, i Mud, Alvin Stardust e gli Sweet (bastano?) produce per lei e per l'album sopra citato la nuova versione di BALL OF CONFUSION, grande hit dei Temptations. Quando firma per la Capitol Records, Tina si rivolge a Walsh chiedendogli di produrgli un singolo. La scelta cade su un classico di Al Green, LET'S STAY TOGETHER, una bellissima canzone. Il singolo arriva tra i cinque primi classificati in Inghilterra e approda tra i primi trenta in America. Quando arriva il momento di registrare un album, Roger Davies, manager di Tina è alla ricerca di nuove canzoni. Una di queste è scritta da Terry Britten (ex Twilights) e Graham Lyle (ex Gallagher & Lyle). Tina ascolta il demo e dice: questa è la canzone che fa al caso mio. Si tratta di WHAT'S LOVE GOT TO DO WITH IT ossia cosa c'entra l'amore con questo? dove molti intravedono una domanda diretta della stessa Tina all'ex marito Ike. La canzone ottiene un successo strepitoso: terza in Inghilterra, prima in Usa, tra le prime tre posizioni ufficiali in tutti i paesi liberi del mondo (Russia, Corea, Cuba e Cina escluse). Proprio in Russia la canzone vende circa due milioni di copie ma di contrabbando: per il regime sovietico una canzone in inglese e per di più cantata da una negra lasciva (così venne definita dai burocrati del PCUS) è il massimo dell'affronto che si possa fare al partito! La canzone (e l'album) vince il Grammy come disco dell'anno, Tina vince nelle categorie Pop Vocal Performance-Female Of The Year e nella categoria Rock Vocal Performance-Female Of The Year. Forse valeva la pena di aspettare così tanto prima di prodursi in un nuovo disco. L'album ottiene lo stesso successo del singolo: le canzoni sono molto belle: qualche cover e molti inediti. Tra le cover vogliamo citare la versione di "1984", la canzone di David Bowie, la già citata LET'S STAY TOGETHER, una versione molto ruvida di HELP dei Beatles non inclusa nel vinile ma solo nel compact disc (una volta queste cose le facevano per incentivare la vendita dei cd) e I CAN'T STAND THE RAIN di Ann Peebles (da non confondersi con quella degli Eruption). Mark Knopfler dei Dire Straits scrive la title track, PRIVATE DANCER, un altro gruppo d'oltremanica, The Fixx, le presta I MIGHT HAVE BEEN A QUEEN , quasi un' autocitazione dal tono beffardo e canzonatorio (avrei potuto essere una regina) e l'ancor più sarcastico e minaccioso BETTER BE GOOD TO ME (meglio essere buoni con me). Anche STEEL CLAW non scherza quanto ad autoironia (artiglio d'acciaio) e alle chitarre c'è addirittura il grande Jeff Beck (ex Yardbirds e Jeff Beck Group). L'ex ragazza di Nutbush è tornata e pare che qualcuno se ne sia addirittura accorto!

Stevie Wonder

Stevie Wonder, di passaggio in Italia col suo tour europeo fa tappa a Nettuno (Roma) e a Milano. In entrambe le date non si risparmia di certo, cantando e suonando per circa tre ore. Stevie ha solo 34 anni ma da 22 è un grande dello spettacolo mondiale. Show raffinato, quello del musicista negro, che per la musica soul ha fatto quello che nello stesso periodo ha fatto Burt Bacharach per l'easy listening di matrice bianca. Entrambi hanno quel tocco di classe e quel di più che contraddistingue la loro produzione. Stevie Wonder è nero a metà: per l'altra metà è un melodico di razza. Razza pregiata e con radici soul (e ci mancherebbe altro) ma che non si discosta poi tanto da certe ballate come potrebbero scriverle Barry Manilow o Neil Diamond. Questo significa che è un artista molto ricettivo ed intelligente e che, nel corso della sua carriera, non si è mai precluso voli in campi che potrebbero - per tradizione e dna - essere non consoni alle sue radici. Difatti è capace di tirarti fuori canzoni come MASTER BLASTER e poi cantare YOU ARE THE SUNSHINE OF MY LIFE. Non ci sarebbe niente di strano se a farlo fosse un artista bianco. Quante volte complessi e cantanti di razza bianca hanno intinto nel repertorio della musica black? Tantissime. E nel novero bisogna aggiungere anche colossi come i Beatles, Elvis Presley e i Rolling Stones. Ma quanti artisti di colore hanno affondato le mani nella musica europea o americana di matrice bianca? Molto pochi, se si esclude un periodo in cui tutti facevano a gara per interpretare i pezzi dei Beatles e di Bacharach. E' come se non si volessero sporcare le mani con un tipo di musica che non fa parte della loro cultura. Uno snobismo o una sorta di razzismo al contrario che certo non fa loro onore. Chiuso. Riprendiamo con il concerto di Stevie Wonder. Il suo show ha un servizio di luci imponente, un palco molto grande a forma di trapezio dal quale sbucano i musicisti e il coro grazie ad un sistema ingegnoso di ascensori. Tutto perfetto, tutto organizzato meticolosamente. Naturalmente, coriste e musicisti sono quelli che lavorano con Wonder da tanti anni e conoscono il cantante come le loro tasche, quindi tutti all'unisono, non ci sono problemi. Fra le tante canzoni, fa ascoltare quello che, da lì a poco, sarà uno dei più grandi successi degli anni '80: I JUST CALLED TO SAY I LOVE YOU. Una canzone che non fa certo onore al genio musicale di Stenie Wonder anche se è difficile poterla discutere visto il grandissimo successo ottenuto a livello mondiale.

Passiamo alla cronaca di quei giorni. Michele Sindona, accusato di aver ordinato l'uccisione del curatore fallimentare Ambrosoli, di rapimento simulato, degli attentati al banchiere Cuccia e altre cose, di crack della Banca Privata Finanziaria, viene estradato dagli Stati Uniti e arrestato in Italia al suo arrivo a Fiumicino. Verrà avvelenato in carcere a Roma. Uno dei tanti misteri italiani. Un ex-poliziotto muore d'infarto mentre blocca uno scippatore in Via Cadiolo a Roma (zona Prati). Il ladro aveva aggredito e scippato la figlia dell'onorevole Giulio Andreotti, Serena, rubandole un orologio. Due lutti di un certo spessore nel mondo dello spettacolo televisivo e radiofonico.

Ubaldo Lay

Muore a Roma, dov'era nato 67 anni prima, Ubaldo Lay. Vero nome Ubaldo Bussa, laureato in legge e diventato attore per l'interessamento di Silvio D'Amico, che dopo averlo visto recitare a livello amatoriale per uno spettacolo universitario, lo incita ad iscriversi all'Accademia di Arte Drammatica. Ma nella famiglia Bussa, professionisti per tradizione, la carriera teatrale non era ben vista. La guerra risolse la situazione. Ubaldo parte ufficiale di fanteria in Jugoslavia. Dopo l'8 settembre si ricongiunge alla famiglia non prima di essere passato per la Puglia con l'amico Alberto Ciambricco ed aver avuto il tempo necessario per incontrare colei che sarebbe poi diventata sua moglie. Nel 1946, dopo la laurea, ricomincia con la carriera di attore, recitando ben 2000 commedie fino al 1960, anno in cui abbandona la radio perché nel frattempo aveva avuto modo di incontrare il tenente Sheridan. Dal 1959 al 1962 gira 63 puntate di GIALLO CLUB. Dal 1963 al 1972, con cadenza biennale, interpreta lo stesso personaggio riscuotendo il successo che tutti sappiamo soprattutto con la serie legata (al titolo) al gioco delle carte: LA DONNA DI FIORI (1965), LA DONNA DI QUADRI(1968), LA DONNA DI CUORI (1970) e LA DONNA DI PICCHE (1972). Sheridan, sebbene gli abbia dato notorietà e soldi, lo amareggiava non poco. La gente lo associava con il tenente, nonostante tutto quello che aveva fatto prima. E anche i registi ormai non sapevano cos'altro fargli recitare giacchè personaggio ed uomo erano diventati inscindibili. Anche quando veniva ospitato nelle varie trasmissioni tv, lo utilizzavano sempre allo stesso modo, col suo impermeabile e il suo fare circospetto. Pochi giorni prima della scomparsa, in televisione, era andato in onda un programma dal titolo INDAGINE SUI SENTIMENTI, un iter poetico-scientifico alla scoperta delle sensazioni umane. Cinema poco (UN GIORNO IN PRETURA e TOTO' ALL'INFERNO tra i titoli più famosi) e un lungo periodo di buio dopo il 1972 fino appunto a questo 1984. Ma come nelle commedie agrodolci con un fondo d'amaro, ora che aveva ricominciato ha dovuto staccare la spina.

Nicolò Carosio

Altro lutto, quello per Nicolò Carosio. Nato nel 1907, per oltre trent'anni , a partire dal 1933, aveva raccontato le vicende dello sport e in particolare quelle del calcio. Fu lui il primo a conferire la laurea di campioni del mondo agli azzurri nel 1934 e nel 1938. Fu lui a proporre all'EIAR una radiocronaca: l'aveva ascoltata alla radio dall'Inghilterra e si era detto "perché non provare?" Il 1 gennaio 1933 debutta davanti al microfono per trasmettere la prima radiocronaca della storia italiana. L'occasione era Italia-Germania, trasmessa dallo stadio Littoriale di Bologna, fatto costruire da Mussolini sotto pressante richiesta dei tifosi felsinei. Per la cronaca la partita finì 3 a 1 per l'Italia con reti di Meazza (Inter), Costantino (Roma) e Schiavio (Bologna). Dopo quella partita ne commentò altre 3500. Otto campionati del mondo, olimpiadi, coppe e campionati. Carosio piaceva al pubblico che amava quel suo parlare concitato ma preciso, quella dizione perfetta e quei toni da attore cinematografico. Amava inventarsi frasi ad effetto (la storica "quasi rete") e rimproverare bonariamente i calciatori quando le cose non andavano bene. Sul lavoro era scrupolosissimo e studiava molto prima di andare in onda. Seppe adattarsi anche alla televisione anche se nel 1966 fu messo da parte e ci fu un contenzioso. Lavorò comunque fino al 1971, anno della pensione e nel 1981 tornò a commentare per una televisione privata. Una broncopolmonite e una sopraggiunta insufficienza respiratoria se lo porta via all'età di 77 anni. Con lui la moglie con la quale, proprio nel 1984, aveva festeggiato le nozze d'oro.

IL CAMPIONATO DI CALCIO 1984/1985 (3°GIORNATA)

E visto che abbiamo nominato Carosio, rimaniamo nell'ambito della sua materia preferita commentando la terza giornata di campionato 1984/85. Le due squadre rivali nel campionato precedente non vanno oltre lo 0 a 0 in provincia: la Roma bloccata dall'Atalanta di Donadoni e la Juventus che termina anch'essa a reti inviolate contro una delle sue bestie nere: l'Avellino di Diaz e di Colomba, una grande squadra allenata da Angelillo. Il Verona, forza nuova del campionato, conduce solitaria la classifica con 6 punti, a punteggio pieno (all'epoca le vittorie valevano due punti). Il gol della vittoria sull'Udinese è segnato su calcio di rigore da Galderisi. L'Inter pareggia a Roma contro la Lazio: 1 a 1 con reti di Altobelli e Giordano e il Milan vince contro la Cremonese per 2 a 1 con una doppietta dell'oggetto misterioso Hateley. Il gol per i cremonesi è di Nicoletti. Prima di passare la linea a David Guarnieri, scriviamo per intero i risultati di tutte le partite:
ATALANTA - ROMA 0-0
AVELLINO - JUVENTUS 0-0
COMO - FIORENTINA 0-0
LAZIO - INTER 1-1
MILAN - CREMONESE 2-1
SAMPDORIA - ASCOLI 2-0
TORINO - NAPOLI 3-0
VERONA - UDINESE 1-0

Christian Calabrese

Fare clic qui per inserire un commento a questo articolo.

 
PREMIATISSIMA '84
di David Guarnieri

Carissimi amici di "Hit Parade Italia", questa volta vi parlo di un maxishow di Canale 5, giunto alla sua terza edizione, "Premiatissima". Il programma, nato nel novembre 1982 (diretto da Valerio Lazarov e condotto da Claudio Cecchetto e Amanda Lear) ha ottenuto subito un buon successo e, l'anno seguente (con la regia di Gino Landi e la conduzione di Johnny Dorelli con Amanda Lear, Nadia Cassini, Gigi e Andrea e Gigi Sabani) è riuscito addirittura ad essere una seria spina nel fianco per "Fantastico 4" (show abbinato alla Lotteria Italia, diretto da Enzo Trapani, con Gigi Proietti, Heather Parisi e Teresa De Sio). Sull'onda di questa affermazione, i dirigenti Mediaset (allora Fininvest) ripropongono per il terzo anno la trasmissione, in una veste ancora più ambiziosa e faraonica (il costo per ogni puntata è di oltre 500 milioni). La sfida per Canale 5 si presenta assai dura, visto che la Rai, "scottata" dal passo falso del "Fantastico" di Proietti, affida le sorti dell'Azienda di Stato a Pippo Baudo, sovrano assoluto di "Fantastico 5" (affiancato da Eleonora Brigliadori ed Heather Parisi). I testi di "Premiatissima '84" sono firmati da Cristiano Minellono, Fosco Gasperi, Giorgio Faletti, Boris Macarescu, Gustavo Palazio e Antonio Ricci. Le scenografie sono firmate da Tullio Zitkowski e i costumi da Enrico Rufini. I protagonisti dello show e le cantanti in gara indossano abiti ideati da Nicola Trussardi. A dirigere il varietà, Gino Landi, il quale si occupa anche delle coreografie (con ben venti elementi nel corpo di ballo). Per il secondo anno consecutivo, il conduttore è Johnny Dorelli. Confermati anche gli spazi comici di Gigi e Andrea e l'angolo delle imitazioni, curato da Gigi Sabani. La sigla iniziale, "Miraggi" è proposta dalla vedette canora, Miguel Bosè (definito dai dirigenti Fininvest, "idolo dei giovanissimi", anche se, le quotazioni del cantante italo-spagnolo risultano abbastanza in calo). La grande sorpresa riguarda la primadonna dello show: Ornella Muti, per la prima volta presente in uno spettacolo televisivo. La partecipazione dell'attrice romana desta subito perplessità da parte della stampa e crea diverse polemiche, circa il suo compenso (si parla, addirittura di due miliardi!). "Premiatissima '84" è ancora una volta una grande gara canora, che si avvale della presenza di otto interpreti femminili, alle prese con una serie di canzoni estranee dal proprio repertorio: Orietta Berti, Celeste, Gabriella Ferri, Dori Ghezzi, Fiorella Mannoia, Marcella, Patty Pravo e Iva Zanicchi. Vediamo nell'ordine, le scelte operate dalle suddette cantanti.

ORIETTA BERTI canta motivi romantici come: "Pensami" di Julio Iglesias, "La notte è fatta per amare" di Neil Sedaka, "Come prima", di Tony Dallara, "Io che amo solo te" di Sergio Endrigo, "Se stasera sono qui" di Luigi Tenco e "Nessuno al mondo" di Caterina Valente (o Peppino Di Capri).

CELESTE (Johnson) interpreta brani italiani famosi all'estero: "Nel blu, dipinto di blu" di Domenico Modugno, "Il mondo" di Jimmy Fontana, "Che sarà" di Josè Feliciano (o i Ricchi e Poveri), la classica "'O sole mio", il famoso "Tango della gelosia" di Vittorio Mascheroni e "Grande, grande, grande" di Mina.

GABRIELLA FERRI propone, "Lacreme napulitane" di Libero Bovio, "Malafemmena" di Totò, "La pansè" di Renato Carosone, "Vecchio frac" di Domenico Modugno, "La sera dei miracoli" di Lucio Dalla e "Luna rossa" di Giorgio Consolini (o Claudio Villa).

DORI GHEZZI canta "Brigitte Bardot" di Manuel Gustavo, "Scende la pioggia" di Gianni Morandi, "Fili (Feelings)" di Morris Albert, "La canzone di Marinella" di Fabrizio De Andrè, "Io che non vivo (senza te)" di Pino Donaggio e la celebre "Verde luna".

FIORELLA MANNOIA è interprete di brani firmati da cantautori: "L'anno che verrà" di Lucio Dalla, "Amore bello" di Claudio Baglioni, "Il pescatore" di Fabrizio De Andrè, "Margherita" di Riccardo Cocciante, "Alice" di Francesco De Gregori e "Ritornerai" di Bruno Lauzi.

MARCELLA presenta sei canzoni dell'accoppiata Mogol - Lucio Battisti: "Acqua azzurra, acqua chiara", "Dieci ragazzi", "Fiori rosa, fiori di pesco", "Pensieri e parole", "Emozioni" e "Il tempo di morire".

PATTY PRAVO riveste alla sua maniera, famosissimi motivi come: "Il terzo uomo" di Anton Karas, "Mille lire al mese", "Come le rose", "La danza di Zorba" di Mikis Theodorakis, "Che m'è 'mparato a fa'" di Armando Trovajoli e "Il negro Zumbon".

IVA ZANICCHI spazia da "Ti amo" di Umberto Tozzi a "Bang Bang" di Cher, da "La notte" di Adamo al Sinatra di "Strangers In The Night", da "A chi" di Fausto Leali a "Va' pensiero" di Giuseppe Verdi.

Le otto "stars" vengono votate da tre giurie esterne e, aspettano il giudizio definitivo dall'arrivo di cartoline contenute in "Tv Sorrisi e Canzoni" e sui fustini "Dixan" (sponsor ufficiale del programma). Il "momento della fortuna" è curato, settimanalmente dalla graziosa presenza di Fabrizia Carminati. La scelta delle quarantotto canzoni in gara, è stata fatta (secondo uno degli autori, Cristiano Minellono) dalle varie interpreti, "non solo su basi commerciali, bensì su criteri di simpatia e di prestigio".

Oltre alla competizione canora (che occupa gran parte del programma), si segnalano le esibizioni di Miguel Bosè, il quale propone delle originalissime "canzoni filmate" (girate da Davide Rampello), la consueta galleria di imitazioni di Gigi Sabani e la famosa scenetta della "mamma", interpretata da Gigi e Andrea.

La prima delle 16 puntate va in onda sabato 6 ottobre 1984. Le canzoni in gara sono: "A chi", interpretata da Iva Zanicchi, "Che m'è 'mparato a fa", cantata da Patty Pravo, "Come prima", affidata alla voce di Orietta Berti e "Fiori rosa, fiori di pesco", proposta da Marcella, la quale vince la prima sfida, seguita, nell'ordine dalla Zanicchi, dalla Berti e dalla Pravo. Il debutto del programma si rivela abbastanza positivo, sia per la regia e le coreografie, assai curate dal grande Gino Landi, per la conduzione elegante e allo stesso tempo spiritosa di Johnny Dorelli e per l'indovinato apporto delle interpreti in gara. L'angolo della comicità di Gigi e Andrea e Gigi Sabani, pur non presentando elementi di originalità, si fanno abbastanza apprezzare. Sufficientemente azzeccati gli interventi di Miguel Bosè. La primadonna, Ornella Muti, si fa notare più per la bellezza e l'eleganza, che per particolari doti artistiche od ironiche.

Alla prossima! Saluti a tutti!!!
David Guarnieri

Fare clic qui per inserire un commento a questo articolo.