Siamo a maggio: solitamente in questo periodo si svecchia la classifica
di vendita dei singoli. Escono di scena i titoli sanremesi o comunque
quelli in classifica già da un paio di mesi e cominciano ad affacciarsi
alla ribalta le novità, quelle che partecipano alla grande corsa
musicale estiva. Ci sono però canzoni che reggono il tempo più delle
altre. Una di queste è la canzone vincitrice del Festival di Sanremo SI
PUO' DARE DI PIU'. Sarà che gli esecutori e cioè Gianni Morandi, Umberto
Tozzi ed Enrico Ruggeri, formano un trio a dir poco vincente (non a caso
si sono riuniti forse proprio con il proposito di far man bassa al
Festival) sarà anche la canzone, che sebbene non sia nelle orecchie
neanche da tre mesi è già un piccolo cult nel suo genere, saranno tante
cose messe insieme ma comunque il 45 giri ancora veleggia altissimo in
classifica. C'è chi lo piazza al secondo posto (come la classifica che
riportiamo qui sopra) e chi lo mantiene ancora al primo (a discapito di
un recalcitrante Nick Kamen). Il progetto nasce negli spogliatoi della
Nazionale Cantanti, fondata dallo stesso Morandi e da Mogol. L'idea della
riunione di big per un disco veniva pari pari dalle esperienze
anglosassoni come la Band Aid e il progetto Usa For Africa. Con SI PUO'
DARE DI PIU' non si danno soldi a qualche associazione per la fame del
mondo ma il testo è una specie di esortazione al fare, all'essere
partecipi nel sociale e bla bla bla. Tutte balle. Qua l'unica
beneficenza è quella che il trio insieme a Bigazzi e Raf (gli autori) e
la CGD-RCA fanno direttamente nelle proprie casse. Ma essere buoni fa
tanto Lupo De Lupis e allora perché non gettare un po' di fumo negli
occhi della gente? In fondo a certi piace trovare sempre una morale per
ogni propria singola azione. Ad onor del vero c'è da dire che nessuno ha
mai detto "questo disco è per beneficenza". E' l'idea in se, il testo
soprattutto che è un po' ruffiano e che si presta ad interpretazioni
soggettive. Una canzone furba, molto furba e per questo un po'
antipatica, ma comunque un enorme successo quindi criticarla lascia il
tempo che trova. La traccia canora del provino l'aveva offerta Marco
Masini, da poco nello staff di Bigazzi, formato tutto da fiorentini o
acquisiti. Ma cos'è il vero artefice di questa vittoria dei tre?
Sicuramente il grande carisma di Gianni Morandi. E' difficile credere
che nel 1987 i soli Ruggeri e Tozzi senza Gianni avrebbero potuto
vincere un Sanremo. Perché? Perché Tozzi arrivava da circa 3 anni di
"silenzio artistico" (il suo ultimo disco HURRA', del 1984, non è che
fosse andato molto bene) e perché Ruggeri era forse un po' troppo
sofisticato per le giurie dell'epoca, che ancora erano poco ricettive
nei confronti di canzoni che si scostavano dai consueti accordi e dalle
melodie ariose all'italiana (e non è detto che fosse un difetto, anzi...).
Gianni Morandi aveva risalito la china dopo anni di oblio dovuto ad un
invecchiamento repentino ed improvviso di quel personaggio che portava
sulle scene da anni. Anche il proposito di cambiare genere attingendo ad
un nuovo repertorio, più consono ai tempi, non era stato compreso dal
suo solito pubblico. Ma anche, e soprattutto, a motivo dell'avvento dei
nuovi personaggi che nel decennio dei settanta si erano affacciati alla
ribalta relegando l'ex golden boy della canzone ad un ruolo quasi di
intruso, di residuato industriale. A parte qualche exploit come
conduttore televisivo e qualche sigla tv di buon successo, Gianni si era
messo relativamente da parte occupando il suo tempo a studiare il
contrabbasso al conservatorio di Santa Cecilia. Poi, nel 1981 la
rinascita fino ad arrivare a questa vittoria a Sanremo. Morandi è quello
che ha vissuto di più il brano davanti alle telecamere e questo il
pubblico lo ha avvertito. Naturale quindi che automaticamente la
vittoria del trio, specialmente il pubblico da casa, l'abbia attribuita
al 90% a lui. Tozzi è più schivo, da buon torinese, poco showman (ok,
anche la Pavone è torinese ma quella è un'altra storia). Ruggeri, poi,
fa parte della new age cantautorale sebbene abbia un passato punk rock
con i Decibel. Ma Morandi è sempre Morandi e questo fa la differenza.
Strappa letteralmente dai piedi il palco agli altri due, senza farlo
apposta: è nella sua indole. E' stato ed è un numero uno assoluto, anni
di frequentazioni televisive lasciano il segno. Associato al singolo,
naturalmente c'è il nuovo 33 giri del cantante di Monghidoro: LE
ITALIANE SONO BELLE. Un album ben curato con solo nove brani ma di
egregia fattura. Gli autori sono tutti importanti. Da amici come Andrea
Mingardi, per QUANDO SARO' GRANDE e TUTTI ABBIAMO UNA CANZONE, allo
stesso Ruggeri, con ANNA E IL FREDDO CHE HA, a Mimmo Cavallo, con ben
due brani; perfino VINCERE PER TE, sigla dello sceneggiato tv LA VOGLIA
DI VINCERE con lo stesso Morandi, Catherine Spaak e Milly Carlucci. Non
mancano naturalmente pezzi firmati dall'autore di sempre Franco
Migliacci o dai "nuovi acquisti" Gianni Bella e Mogol (coppia creatasi
da poco). In tutto spicca la voce e la capacità di Gianni Morandi, che
cerca di immedesimarsi in ogni canzone con la dovuta professionalità. Ed
ora un piccolo aneddoto: un amico di chi scrive, il giorno prima della
finale di Sanremo, ricevette in radio il 33 giri LE ITALIANE SONO BELLE
con uno sticker interno che recitava: "contiene la canzone vincitrice
del Festival di Sanremo"!!!. Si vede che in RCA c'era molto ottimismo
per la sorte della canzone. Una sconfinata fiducia nelle favorevoli
probabilità!
Enrico Ruggeri
Passiamo ad un altro elemento facente parte del trio, Enrico Ruggeri,
che si ripropone al pubblico addirittura con un quadruplo album dal
vivo, registrato a Roma, Milano e Brescia, tappe di una tournée teatrale
appena conclusasi. Insieme a lui gli Champagne Molotov, gruppo che più
volte ha tentato di lanciare ma con scarso risultato, e l'Orchestra
Filarmonica di Alessandria. La differenza tra questo album dal vivo e il
precedente è che era stato registrato davanti a duecento persone, una
cosa molto più intima. Era stato un omaggio ai suoi fan più accesi, poca
gente che però faceva tanto rumore. In questo c'è una super platea, di
fan ma anche di curiosi. L'idea primitiva era quella di registrare
alcuni concerti destinati ad un album, metà da studio e metà dal vivo,
programmato per settembre 1987. Dopo la vittoria sanremese e sorpresi
dai tanti tutto esaurito dovuti alla scia della vittoria con Tozzi e
Morandi (e soprattutto per ragioni di puro calcolo discografico per il
quale vale la regola batti il ferro finchè è caldo) la Cgd e il
cantautore decidono l'uscita primaverile. Si comincia con CONTESSA,
canzone con la quale Ruggeri partecipò al Sanremo 1980 assieme ai
Decibel, e si finisce naturalmente con SI PUO' DARE DI PIU' cantata con
gli altri due.
L'altra pedina dell'operazione sanremese, e cioè Umberto Tozzi, si
limita a fare uscire una raccolta di successi dal titolo MINUTI DI
UN'ETERNITA' nella quale raccoglie alcuni dei suoi maggiori successi
come GLORIA, TI AMO, IO CAMMINERO', NOTTE ROSA, DONNA AMANTE MIA. Per
qualcosa di inedito aspetta l'autunno, quando farà uscire un suo nuovo
album molto bello dal titolo INVISIBILE.
Michele Zarrillo
La critica americana presente al Festival l'ha definita la canzone più
bella. Si sta parlando di LA NOTTE DEI PENSIERI cantata da Michele
Zarrillo. Con questa canzone vince comodamente il girone giovani. Ma
qualcuno ancora ci deve spiegare come mai Michele Zarrillo è stato
incluso nel girone giovani. E' dal 1971-72 che canta. Prima con i
Semiramis, gruppo con il quale partecipa al leggendario concerto di
Villa Pamphili del 1972, insieme ai big del progressive, del pop e del
rock di quel periodo. Nel 1974 diventa la voce de Il Rovescio Della
Medaglia, altro gruppo prog-pop dell'epoca. MALEDETTA SIGNORA è il suo
debutto e risale al 1976. Si fa chiamare Andrea Zarrillo ed incide per
una casa discografica romana, l'Aris, che ha come cantante di punta
Daniela Davoli, buona amica di Michele. Poi due Sanremo di fila con la
Cbs, quello del 1981 con la bellissima SU QUEL PIANETA LIBERO e nel 1982
con l'ancora più bella UNA ROSA BLU. Un'idea ce l'avremmo: l'avranno
messo mica nei giovani per potergli facilitare la vittoria e la
conseguente visibilità mediatica dopo anni di limbo? La casa
discografica che lo propone è la Fonit Cetra, che è legata alla Rai,
quindi se tanto ci dà tanto... Naturalmente senza togliere nulla alla
bravura e alla professionalità di Zarrillo, che nessuno mette in dubbio.
Forse certe volte è necessaria la famosa spintarella, altrimenti si
rimane tra quei che sono sospesi. Specie se si chiamano Michele
Zarrillo. Sta di fatto che questa vittoria lo lancia davvero in alto:
era dal 1982 che se n'erano perse le traccie. Dal 1982 al 1986 si limita
a qualche serata estiva e a comporre canzoni per altri (Renato Zero ed
Ornella Vanoni). Nel 1986 Luigi Lopez, da anni nel giro come autore ed
arrangiatore, lo presenta a Danny Besquet, anche lui un passato di
cantante agli inizi degli anni settanta, e insieme gettano le basi per
LA NOTTE DEI PENSIERI, quella che sarà la canzone del rilancio
definitivo. Era pronta da circa sei mesi ma per poterla lanciare
volevano una vetrina prestigiosa e quale sarebbe stata migliore di
quella sanremese? Gli autori sono Luigi Alberelli, decine di canzoni di
successo soprattutto legate alla casa discografica Ricordi, Luigi Lopez
e lo stesso Michele. Bella struttura musicale, molto ariosa nel
ritornello, semplice da cantare. Ingredienti perfetti per un successo
istantaneo. La voce del cantante è meno forzata rispetto al periodo
precedente e molto più intensa. Il look dello stesso è molto cambiato.
Via i riccioloni lunghi da borgataro romano fine '70, un taglio di
capelli tipicamente eighties, mossi col gel, vestiti causal ma eleganti.
Da questo momento, a parte una stasi di circa tre anni, Michele Zarrillo
diverrà un assiduo frequentatore della riviera ligure e delle
classifiche italiane e con giusto diritto. A parte gli ultimi anni nei
quali purtroppo ogni nuovo disco è la copia del precedente escludendo un
paio di pezzi molto buoni.
Fausto Leali
Eccone un altro che sembra aver ripreso confidenza con le classifiche
italiane: Fausto Leali. Bresciano, di Nuvolento, anni di successi alle
spalle con frequenti interruzioni motivate da situazioni personali.
Anche nei momenti più critici della sua carriera Fausto non ha mai fatto
cose per le quali non valesse la pena acquistare il disco. Sempre ad
ottimi livelli. Ricordiamo alcuni dei suoi migliori momenti degli anni
ottanta prima della svolta della vita con Mina: MALAFEMMENA, UN ATTIMO
DI BLU, GENTE COMUNE, CANZONE AMARA. Poi arriva il 1986 e Mina lo vuole
per il nuovo singolo sigla della trasmissione tv 30 ANNI DELLA NOSTRA
STORIA condotto da Paolo Frajese. Di questo brano abbiamo già parlato
nell'articolo datato 25 dicembre 1986. Fausto percepisce subito che
questa collaborazione è l'inizio di un nuovo periodo per lui, denso di
successi e soddisfazioni personali. Sanremo lo consacra al suo pubblico
e ai nuovi adepti che in lui riscoprono una voce che non ha
assolutamente risentito dell'ingiuria del tempo. IO AMO, scritta insieme
a Italo Ianne, Toto Cutugno, Franco Fasano diventa un successo di quelli
che segnano una carriera, una pietra miliare. Però, come sono importanti
gli autori! Anche quelli di non eccelsa categoria possono creare un
qualcosa che resterà per sempre nella nostra microstoria personale. A
differenza di adesso, che non esistono più. E difatti vediamo come si è
ridotta la musica italiana, bisognosa di copiare canzoni altrui dandogli
nuove paternità. Vero, Laura Pausini? Lasciamo queste mezze calzette al
loro abituale squallore e riprendiamo il discorso con i veri
professionisti. Il successo di IO AMO anche se preventivato in parte,
non ci si aspettava che fosse così grande. Una rinnovata voglia di
Fausto Leali fa si che varie case discografiche comincino a ristampare
album di catalogo e raccolte di successi, cosa che fino a qualche mese
prima era impensabile. Il 33 giri uscito insieme al singolo e cioè IO
AMO E GLI ALTRI SUCCESSI diventa subito uno dei più venduti e sfiora il
numero uno. Per parecchie settimane il singolo è bloccato al secondo
posto solo dai vincitori del Festival che non vogliono cedergli lo
scettro. Nel resoconto annuale dei singoli, IO AMO finirà al 15°
posto (davanti a Caroline Loeb e Nick Kamen) e IO AMO E GLI ALTRI
SUCCESSI al 12° dei 33 giri. Dietro di lui Madonna, Paul Simon e la
stessa Mina. Insomma, un'annata da ricordare. E crediamo che se ne
ricordi molto bene anche adesso, tanto da tenere sempre a mente come
anni chiave della sua vita artistica il 1967 (A CHI) e il 1987 (IO AMO).
Fausto Leali, nel 2006, è ancora sulla breccia nonostante la sua carta
d'identità che dice (lei, non lui) 1944. Il suo prossimo cd si intitola
PROFUMO E KEROSENE, inciso con la EMI, a cui noi tutti auguriamo ogni
bene.
Shel Shapiro
E' l'anno dei ritorni ufficiali. David Shel Shapiro, per tutti Shel,
ritorna in prima persona come cantante ed autore. Londinese, 43 anni, è
stato il leader dei Rokes, uno dei gruppi di maggior successo sulla
scena beat italiana tra il 1965 e il 1969. Finita l'esperienza Rokes,
incide un bellissimo album per la RCA intitolato MI CHIAMO DAVID SHEL
SHAPIRO che transita quasi inosservato dal pubblico ma non dalla
critica. Nel 1971 passa alla Polydor e l'anno seguente incide un altro
bel disco, AFFITTASI, nel contempo fa alquanto impressione il suo modo
di vestire e di tenere i capelli, così somigliante a quello di George
Harrison di ALL THINGS MUST PASS. Uno Shel dai capelli lunghissimi e
dalle giacche-pelliccia in lana. Anche questo secondo disco passa quasi
in silenzio anche se ci sarà una ristampa per il mercato estero nel 1974
con canzoni tradotte in inglese. Da questo momento in poi, Shel diventa
autore ed arrangiatore di personaggi di successo: Patty Pravo, Mina,
Wess & Dori Grezzi, Raffaella Carrà, Riccardo Cocciante, Alberto
Camerini, Enrico Ruggeri etc. In USA si occupa di un cantante
sudamericano che aveva molto successo, Josè Luis Rodriguez detto El
Puma, personaggio che fece una comparsa anche da noi, nel 1984. Qui si è
trovato a gestire somme di denaro astronomiche, ma la cultura musicale
nella quale aveva messo i piedi, coi suoi differenti risvolti
finanziari, era molto diversa dalla sua e così decide di abbandonare.
Soltanto però dopo esser riuscito a dimostrare a sé stesso di essere
capace a produrre anche cose differenti da quelle del suo solito mondo.
Ora è tempo di rimettersi in gioco in prima persona : PER AMORE DELLA
MUSICA. Canta, suona le chitarre e le tastiere e collabora con
personaggi di spicco come Derek Wilson e Fabio Treves. Un album per metà
in inglese e per metà in italiano, con i testi di Adelmo Cogliati e le
musiche interamente a carico di Shel. Un disco in cui i vecchi amori
pre-beat si ricongiungono (rock e blues) e si mescolano senza
compromessi ad atmosfere soffici e sonorità da pop ballad, utilizzando
appositamente la tecnologia in maniera artigianale. Un disco volutamente
grezzo ma sinceramente sentito e concepito senza pensare al riscontro
commerciale, che comunque arriva ugualmente. La title track dell'album è
una canzone molto carina, una specie di diario aperto a tutti in cui
Shel spiega il suo modo di pensare e concepire la vita e la musica, per
la quale "ha venduto l'anima". I brani col testo italiano sono forse i
migliori dell'album. E' un disco pensato per persone disposte ad
accettare lo Shel del 1987, senza ricordare al suo passato con i Rokes,
con il quale questo disco naturalmente non ha niente a che vedere. Rokes
o non Rokes, Shapiro è sempre un personaggio di spicco, sebbene molto
particolare, della scena musicale italiana e sicuramente acquistare un
suo disco non è come fare un salto nel vuoto. Qualche cosa di buono vi
si trova sempre. Come nel caso di questo nuovo 33 giri con il quale fa
anche un discreto tour promozionale in televisione.
Doctor & The Medics
Come dicono i Monthy Phyton ed ora qualcosa di completamente diverso: e
diversi lo sono per davvero i Doctor & The Medics. In un periodo in cui
il pop inglese è stranamente privo di grandi scosse c'è chi ha un'idea
un po' strana per non dire pazza: creare una band a metà tra gli Wizzard
di Roy Wood, i Black Sabbath, i Kiss con una spruzzata di Cure. Vestirsi
come una congrega di anacronistici glam ed aggiungere elementi tardo
hippy stereotipato e un po' di kabuki giapponese (l'arte delle maschere
drammatiche teatrali nipponiche). Questa idea viene a Clive Jackson,
nato a Knotty Ash, vicino a Liverpool, ex dj londinese. Stufo di mettere
sul piatto i dischi degli altri decide di passare dall'altra parte della
barricata. E lo fa con inventiva, con ironia e tanta fantasia. C'è chi
impropriamente li considera degli psichedelici (in quel periodo in
Inghilterra c'era un grande ritorno della psichedelia) ma loro tagliano
corto dicendo che in generale la psichedelia va a sanare una mancanza di
inventiva comune e che è solo un termine di convenienza. Il primo
singolo è una cover di Norman Greenbaum , SPIRIT IN THE SKY. Sembra
incredibile ma la canzone diventa numero uno in 32 paesi nel mondo.
Tranne che da noi, forse, che la conosciamo soltanto perché li abbiamo
visti col loro folle circo al Festivalbar e in altre occasioni. Comunque
c'è da dire che SPIRIT IN THE SKY versione 1986 si è più sentita della
versione 1970. Per l'Italia è quasi una canzone nuova, dato che
l'originale non ebbe successo. Una cosa in comune a Norman Greenbaum
oltre la canzone ce l'hanno: al primo disco raggiungono la vetta dela
classifica in UK. Il 1987 è l'anno di un'altra follia, la riproposta
ubriaca di WATERLOO degli Abba. Carina la grafica del singolo, un po'
scioccante la parte musicale e scenografica. Il loro LAUGHING AT THE
PIECES è assolutamente bizzarro come si conviene al gruppo che dal vivo
l'alterna a cover dei Black Sabbath e di Little Richard come mai si
erano sentite prima. Tutto in un calderone talmente ampio che c'è posto
per ogni cosa, anche per le armonie vocali tipiche di gruppi cosiddetti
border (a cavallo tra la fine del beat e l'inizio del pop) come gli
Harmony Grass o i Grass Roots. La cosa più inquietante del gruppo sono
le due coriste, Wendy e Colette Anadin, chiamate le Anadine Brothers
(??), che sembrano prese di peso dalla scena più underground e acida del
musical HAIR, con degli sguardi assenti, movimenti allucinati e cori
volutamente fuori tono. Tanta pazzia però non può durare molto. I KEEP
THINKING IT'S TUESDAY non ripete l'exploit del primo album e così
saranno considerati sempre quelli di SPIRIT IN THE SKY, una hit wonder
band, un'altra cosa in comune con Norman Greenbaum. Parallelamente alla
loro carriera discografica aprono un negozio di abbigliamento a
Portobello Road. Ci saranno poi altri dischi (in tutto saranno 4) ma
avranno tutti la stessa sorte del secondo. Come gruppo, i Doctor & The
Medics esistono ancora sebbene non si sappia cosa facciano di preciso,
forse concerti dal vivo. E' durata poco ma almeno si sono divertiti. E
questa è la cosa principale. Almeno per noi.
Dalida
Il solito biglietto e la solita dose di barbiturici, questa volta
fatali. Muore così Jolanda Gigliotti, in arte Dalida a soli 54 anni,
dopo una vita passata a calcare le scene del mondo dello spettacolo e
altri due tentativi di suicidi andati a vuoto (1967 e 1977). Per quello
inerente al 1967 si può leggere l'articolo in archivio datato 19 dicembre 1967.
Il luogo è la sua villa di Monmartre. Dalida aveva abbandonato le scene nel 1982
con un memorabile concerto al Palais Des Esports. Ma i suoi fan in tutto
il mondo sentivano la sua mancanza e non hanno perso tempo nel
ricordarle che se Jolanda Gigliotti poteva fare delle scelte su cui
nessuno avrebbe potuto mettere bocca, così non poteva essere per Dalida,
il suo alter ego che apparteneva più che a se stessa ai suoi estimatori.
Nel 1984 uscì un nuovo 33 giri. In progetto c'era il ruolo di
protagonista in una commedia musicale su Cleopatra in chiave fantastica
ed onirica. Darò il mio addio alle scene nel 2000 aveva assicurato. Ma è
stata una promessa che purtroppo non ha potuto, o meglio, saputo
mantenere.
Il comune di Cremona retta da una giunta moderata (Dc, Pli, Psi e Pri)
dichiara di non volere in città Vasco Rossi e lo fa mandando una lettera
al sindaco socialista. Vasco Rossi dovrebbe tenere un concerto in Piazza
Del Comune il prossimo 29 maggio. Le motivazioni sono 1) Vasco Rossi è
un "cattivo maestro" e un pessimo esempio 2) la scelta del sito è
inopportuna trattandosi di una piazza monumentale legata fortemente alle
tradizioni della città lombarda. Il carico da undici ce la mette anche
la Curia che si dichiara fortemente critica e contraria a quelle forme
di spettacolo che esasperano la problematica della vita umana agendo in
forma diseducativa sulla gioventù.
Il 14 giugno ci saranno le elezioni. Da un sondaggio, il 56% degli
italiani è pronto ad abbandonare il sistema proporzionale per una legge
elettorale maggioritaria, meno garantista, ma capace di influenzare
direttamente le scelte dei partiti. Gli intervistati sono convinti che
se non si cambiano le regole del voto non ci saranno novità nel mondo
politico. Si cercano candidati eccellenti: Pintor e Rossana Rossanda per
il Pci, Vittorio Gassman per il Psi e Ilona Staller per i Radicali. La
Dc prepara lo slogan "Forza Italia!" utilizzando così (inconsciamente o
no) il titolo di un documentario di Roberto Faenza che uscì nei cinema
nel 1978 (e che fu subito ritirato per il rapimento di Moro) in cui si
raccontava la storia della Democrazia Cristiana in termini non molto
lusinghieri. E non poteva essere altrimenti dato che il regista era
molto vicino all'estrema sinistra. Giorgio Strehler decide invece di
lasciare il Psi anche se assicura "l'amicizia che mi lega a tanti
compagni rimane immutata". Qui a fianco due manifesti elettorali
d'epoca.
Si suicida in cella uno dei responsabili dell'eccidio di Acca Larentia.
L'avevano arrestato il 30 aprile 1987 per un attentato del 1978 (la
giustizia italiana...) quando uccise a colpi di pistola due ragazzi di
destra in uno dei più drammatici fatti di sangue degli anni settanta.
M.S. aveva 28 anni ed era un infermiere del reparto rianimazione del
Santo Spirito in Via Lungotevere in Sassia a Roma. Sposato da sette anni
e con un bambino, ha resistito poco più di 14 ore all'arresto. Si è
stretto un asciugamano al collo fissandolo alla serratura di una
finestra e si è lasciato andare nel vuoto. Ad accusare l'ex
simpatizzante di Lotta Continua (una delle organizzazioni più
sanguinarie degli anni settanta) è stata una pentita che ha dichiarato
di aver visto il suicida ad una riunione nel 1977 in cui fu decisa la
sigla da usare per la rivendicazione dell'attentato: Nuclei Armati Per
Il Contropotere Territoriale. A morire furono Franco B. e Luigi C. di 20
e 19 anni. La tattica era di sparare nel mucchio senza avere un
obiettivo preciso ma solo per uccidere più persone possibili. Davanti
alla sede missina fu colpito anche Vincenzo F. che se la cavò con una
ferita al braccio. La sanguinosa sparatoria fu la scintilla che scatenò
l'inferno in tutta la zona del Tuscolano, con altri morti (ancora
missini). Tanto per gradire, tutti i presunti colpevoli vennero assolti
per insufficienza di prove come la supposta componente femminile del
commando, rimasta per altro latitante. Fino a questo 1987, quando ormai
la strage è ormai un ricordo sbiadito nella mente delle persone che
vogliono dimenticare sempre più in fretta, stordendosi in questo scorcio
finale dei fatui '80, la stagione che macchiò di sangue indelebilmente
un'intera generazione. Una stagione che sembra essere terminata ma che
ha lasciato degli strascichi e delle colpe non ancora pagate.
Campionato di calcio
Terminiamo in maniera più leggera con la 29° (e penultima) giornata del
campionato di calcio 1986/87. Il Napoli vince con una giornata di
anticipo il suo primo scudetto. Ha 4 punti più della seconda in
graduatoria, che è la Juventus. Pareggiando in casa con la Fiorentina di
Bersellini (gol di Carnevale per il Napoli e di Roberto Baggio per i
gigliati) si fregia del suo primo scudetto e di quello in assoluto più a
sud della storia cioè al di sotto della linea di confine di Roma (la
Sardegna non fa testo in quanto isola e quindi non si prende in
considerazione in questo caso lo scudetto vinto dalla squadra di Riva
nel 1970). La Juventus pareggia a Verona (terza in classifica). Era
passata in vantaggio la squadra scaligera con un rigore di Elkjaer.
Pareggia i conti Lionello Manfredonia. La Roma prende tre gol dalla
Sampdoria in casa in una delle partite più brutte mai disputate in quel
campionato (dell'ex Vierchwood e di Vialli i gol dei blucerchiati), il
Milan pareggia a Como 0 a 0, l'Inter perde a Bergamo "grazie" ad un
autogol di Ferri sebbene l'Atalanta fosse già in B. Questi i risultati
completi:
ATALANTA - INTER 1-0
BRESCIA - ASCOLI 1-2
EMPOLI - AVELLINO 0-1
MILAN - COMO 0-0
NAPOLI - FIORENTINA 1-1
ROMA - SAMPDORIA 0-3
TORINO - UDINESE 3-1
VERONA - JUVENTUS 1-1
Christian Calabrese
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CANZONISSIME - LA GRANDE FESTA DELLA MUSICA (1987)
di David Guarnieri
Nel 1987, la tranquilla primavera televisiva viene sconvolta da una
"sconvolgente" notizia: il 21 marzo, il Cavalier Silvio Berlusconi
indice una conferenza stampa al "Grand Hotel" di Roma. La folla è tanta,
l'organizzazione, come sempre inappuntabile (quasi hollywoodiana): fiori
costosissimi, sofisticato buffet, splendide hostess. Ai trecento
giornalisti presenti, "Sua Emittenza" annuncia di aver nominato Pippo
Baudo, direttore artistico della Fininvest (oggi Mediaset) e dei suoi
canali televisivi: Canale 5, Italia 1 e Rete 4 e, di avere ingaggiato
una grande star come Raffaella Carrà. I due conduttori, stelle assolute
del firmamento Rai, provengono da una stagione assai controversa (Baudo
trionfa con "Fantastico 7" ed il 37° Festival di Sanremo, ma polemizza
duramente con il presidente Rai Enrico Manca; la Carrà proviene da una
edizione di "Domenica in" (gestita in prima persona e dal suo ristretto
clan), non troppo fortunata, sia dal punto di vista della critica che da
quello del pubblico. La campagna acquisti 1987 di Berlusconi non si
ferma qui: il 26 aprile, Enrica Bonaccorti (primadonna televisiva
dell'anno, grazie al successo di "Pronto, chi gioca?") dichiara di aver
firmato un contratto in esclusiva con la Fininvest.
In Rai, il clima è assai teso, il palinsesto si trova improvvisamente scoperto.
Soprattutto, salta il consueto show primaverile, "Serata d'onore", in
onda da Montecatini Terme, condotto dallo stesso Baudo e, previsto per
la fine di aprile. A sostituire quest'ultimo show, con grande
nonchalance un programma previsto per il giovedì sera di Rai 1: il
titolo è "Canzonissime (La grande festa della musica)". La protagonista
è Loretta Goggi; i testi sono firmati da Carla Vistarini, Serena Dandini
e Valeria Moretti; l'orchestra è diretta da Giovanni Tommaso, il
produttore musicale è Totò Savio; le scene sono ideate da Gaetano
Castelli, i costumi sono firmati da Mario Ambrosino. La trasmissione
viene registrata al Teatro delle Vittorie di Roma. Il regista e
coreografo dello show è Gianni Brezza (compagno nella vita della Goggi).
Nel cast fisso appaiono, Dario Salvatori, Antonio e Marcello, il duo
comico Malandrino e Veronica e Daniela Goggi. Lo spettacolo, omaggia la
storia della musica leggera in Italia, vista attraverso il mondo della
discografia. In ogni puntata del programma viene omaggiata una famosa
etichetta musicale. L'aspetto singolare è che, i cantanti, oltre a
proporre il loro ultimo successo, si esibiscano in inedite formazioni
con altri interpreti. In platea, nel mitico "Delle Vittorie", siedono i
vari dirigenti delle aziende, mescolati a cantanti ed attori, i quali
vengono intervistati da Loretta, nel corso del varietà.
Nella prima puntata (25 aprile 1987), gli onori sono riservati alla
prestigiosa Ricordi (nata nel 1908 e, presente sul mercato discografico,
per quel che riguarda la musica leggera, nel 1958). Tra gli ospiti,
Renzo Arbore (accompagnato dai "Campagnoli Belli"), Gianna Nannini, che
non canta, bensì parla della sua giovinezza spensierata, trascorsa a
Siena, e dei suoi esordi nella Ricordi; un inedito terzetto, formato da
Massimo Boldi, Umberto Smaila e Maurizio Ferrini, i quali si esibiscono
nella famosissima "Balla Linda" di Lucio Battisti, Wilma Goich con "Le
colline sono in fiore", Bobby Solo con "Una lacrima sul viso", gli
Alunni Del Sole con "'A canzuncella", Eduardo De Crescenzo con "L'odore
del mare", Dori Ghezzi con "E non si finisce mai", il Coro del Teatro
San Carlo di Napoli con "Va' pensiero", Milva con "Canto a Lloret"
(firmata da Vangelis), l'Orchestra Raoul Casadei, il trio Renzo Arbore -
Nino D'Angelo - Eduardo De Crescenzo con "Funiculì Funiculà". Inoltre,
si segnala la presenza di Serena Grandi e del musicologo Roman Vlad,
intervistati sul tema: la vita e le canzoni. Loretta Goggi, oltre a
cantare (coadiuvata dal balletto) la celebre "Il nostro concerto" di
Umberto Bindi e Giorgio Calabrese, propone un medley, accompagnata
dall'Orchestra di Giovanni Tommaso, composto da "La gatta" di Gino
Paoli, "Ancora" di Eduardo De Crescenzo e "La ballata del Cerutti" di
Giorgio Gaber. Nel suo angolo di "bizzarrie" musicali, Dario Salvatori
ironizza sugli abbigliamenti di Bobby Solo (le famose ciglia truccate
del Festival di Sanremo 1964 e 1965) e di Lucio Battisti con i ben noti
foulards. Daniela Goggi, nei panni di "Discolina" cura la Hit-Parade dei
bambini, presentando la notissima "Furia" di Mal (grande successo per il
cantante inglese, ed uno dei maggiori risultati commerciali per Casa
Ricordi). Il duo Paolo Maria Veronica e Roberto Malandrino interpretano
i "Fratelli Carruzzelli" (ruoli già sperimentati in "Proffimamente... Non
Stop!" di Enzo Trapani), titolari della "Carruzzelli Connection",
azienda operante nel settore della vendita di musicassette contraffatte.
La sigla finale del programma, intitolata "La notte" (brano firmato da
Mango e Alberto Salerno) viene interpretata da una ottima Loretta Goggi
(il brano diviene brano pilota dell'lp della show-woman, "C'è poesia
due"). "Canzonissime" si rivela uno spettacolo piacevole, di sicuro
stile (anche se la regia di Brezza non può certo definirsi un esempio di
modernità televisiva), con un cast simpatico ed affiatato, guidato come
meglio non si potrebbe, da una Loretta Goggi in notevole forma fisica,
elegante (ben servita dall'estro di Gianfranco Ferrè) e di rinnovata
versatilità artistica. La prima puntata del programma viene ben
recensita dalla stampa e ben accolta dal pubblico dei teleutenti.
L'ascolto dello show di Rai 1 supera abbondantemente quello di
"SandraRaimondo Show", condotto da Sandra Mondaini e Raimondo Vianello,
in onda su Canale 5. Dopo la rassegna di successi di Casa Ricordi, a
"Canzonissime" sono attesi gli omaggi alla Cgd, alla Fonit-Cetra, alla
Durium e alla Rca, ma di questo, parleremo in un'altra occasione.
Ciao a tutti!!!
David Guarnieri
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