Intervento di Goran Kuzminac
A seguito dell'articolo dell'articolo di Christian Calabrese sulla classifica del 4 Novembre 1980,
Goran Kuzminac ci ha contattato ed ha voluto aggiungere le seguenti precisazioni
che volentieri pubblichiamo. Dover commentare quegli anni, vissuti in prima persona, è quasi impossibile a distanza di tanto tempo. Ero io sì, che salivo sul palco ogni sera, e tenevo in mano le stesse chitarre che suono ancora oggi, ma i miei occhi erano diversi e la mia conoscenza del mondo limitata e continuamente piena di stupore. La giovinezza ha il potere dell'energia, ma ci vuole la saggezza della maturità per guardare vedendo e gustare assaggiando. Tutto era successo alla velocità della luce. Avevo un contratto con la: IT/RCA dal 75, ma a parte bazzicare gli uffici e gli studi di registrazione, per anni ero stato invisibile ai discografici. Molti viaggi su e giù per l'Italia facendo da spalla a quelli "famosi", ma mai che il mio discografico mi fissasse lo studio di registrazione per fare un disco. Poi un 45 giri: "Stasera all'aria fresca" registrato nello Studio E, che normalmente veniva utilizzato per i provini. La prima stampa di 500 copie, andate subito a ruba. Le prime radio private che trasmettevano la canzone senza bisogno di spinte... la televisione e le apparizioni in tutti i programmi, e tutto questo nel giro di pochi mesi. Non mi sono accorto di nulla, era tutto troppo veloce. Poi un giorno prima di Natale, vengo convocato assieme a Ron (che era della mia scuderia) e Ivan Graziani (che avrebbe dovuto essere il mio produttore, ma a Milano, essendo lui della NUMERO1), dal direttore megagalattico della RCA. Ci sarà una proposta che non possiamo rifiutare. La forza promozionale e la spinta economica di una multinazionale, al servizio di una tournée da organizzare per promuovere un nuovo formato di album: "il Q Disc": un 33 giri con quattro brani, ad un costo accessibile. A Ron e a Graziani, la cosa inizialmente non andava giù. Entrambi avevano già organizzato la tournée estiva dell' anno seguente, avevano chiuso i contratti con i musicisti e gli impresari, ed avevano intenzione di cavalcare anche economicamente il successo dei loro brani che in quel momento erano in classifica. Io ero l'ultimo arrivato e ovviamente non avevo molta voce in capitolo. Vi garantisco che una multinazionale può essere molto convincente quando vuole. Alla fine ci trovammo in men che non si dica in un teatro alla periferia di Roma a provare lo spettacolo. C'era il problema di scrivere una canzone nuova in tre. Ognuno di noi aveva appena finito di registrare un album e perciò le cose migliori erano già state realizzate. Si trattava di farne una nuova... ma dove cominciare? A quel punto, da giovane entusiasta, presi la chitarra e proposi un ritornello al quale stavo lavorando in quei giorni. Con la chitarra in pratica ci vivevo, mangiavo e dormivo. Gli altri due presero sarcasticamente nota... e il giorno dopo tornarono ognuno con le proprie proposte (credo fossero stati colpiti nell'orgoglio). Cominciò Ron al pianoforte cantando anche la prima parte del testo: "amico canta una canzone... una canzone senza inganni con poche note..." il resto è storia. Gli arrangiamenti vennero fatti li sul palcoscenico con i musicisti, tra una prova e l'altra. La tournée partì in sordina, ma ad ogni concerto la gente aumentava. Inizialmente il pubblico non capiva che la collaborazione era totale. Pensavano di trovarsi ad ascoltare tre solisti, ognuno con il proprio spettacolo. Quando invece si accorgevano che in realtà era una specie di " supergruppo " e che lo spettacolo era qualcosa di unico, l'entusiasmo era alle stelle. Non solo! Ma dovendo noi promuovere la canzone pilota: "Canzone senza inganni", la eseguivamo tre volte durante lo spettacolo. La prima all'inizio, in acustico: due chitarre e un pianoforte, a metà spettacolo così come era stata registrata sul disco, e alla fine in versione allungata con i vari assoli. A quel punto la gente la cantava con noi. Il tutto durò quasi un anno, tra prove e concerti. Tocchiamo tutte le più grosse città d'Italia, e tutti i palazzetti dello sport. C'erano momenti in cui non sapevamo più dove eravamo, in quale città, in quale albergo, su quale autostrada. Vi furono addirittura date doppie, in cui suonavamo sia il pomeriggio che la sera. Tutto finì dove era cominciato: a Roma. Ricordo l'aneddoto più carino di tutta questa tournée, che si riferisce proprio all'ultima data. Alla fine del concerto, prima della chiusura c'era l'assolo di batteria di " Attila ", il mitico e storico batterista di Ivan Graziani. Nell'ultima data, al teatro tenda a strisce di Roma, durante l'assolo, ci fu una piccola scossa di terremoto. Il pubblico pensò ad un effetto speciale, e si alzò come un'onda inarrestabile facendo la "Ola". Noi ci guardammo, e ridendo pensammo: "Ammazza.. Come suona bene Attila stasera... si vede che è ispirato! ". Sapemmo del terremoto di Napoli solo una volta tornati in albergo. Di questa cosa ne abbiamo riso per anni. Goran Kuzminac  
|
  |