Questa volta l'intervista non è ad un cantante o un musicista ma ad un
altro "artista" nel suo genere, Loris Biazzetti. Artista in quanto ha
tra le mani la più bella fanzine italiana. Fanzine è una di quelle
parole che non sopporto ma che è entrata nel linguaggio comune. Deriva
da "fan" (fanatic) e "zine" (magazine). Molti la usano però non
conoscono propriamente il suo significato. La fanzine (in alto la
copertina dell'ultimo numero) è dedicata alla cantante italiana per
eccellenza: Mina. Dire che è bella è dire poco. Togliamo subito il
dubbio a chi ci legge: nessuno mi paga per fare della pubblicità. Se
parlo di qualcosa è perché ci credo. Ed io credo che questa rivista sia
quasi sprecata per un consumo - per così dire - "carbonaro", porta a
porta, in abbonamento. E' una rivista che farebbe la sua "porca" figura
in edicola in mezzo ad altre (poche, a dir la verità) che parlano di
musica. E soprattutto l'invidia di editori e direttori che non hanno
giornalisti così competenti. Ma facciamo parlare Loris stesso (qui
accanto insieme a Massimiliano Pani nel 1991).
1. Com'è nata l'idea della rivista?
Il Mina Fan Club fu fondato a Parma nel 1980 da un gruppo di amici tra
cui figuravano il compianto Flavio Merkel, critico cinematografico e
autore televisivo, e Mauro Coruzzi, in seguito celebre come Platinette.
Dopo i trionfali concerti a Bussoladomani del '78, si era capito che
l'addio di Mina alle scene, anche se non annunciato, sarebbe stato
definitivo. Di qui l'intento di sopperire in qualche modo a questa sua
sopraggiunta "invisibilità" con una rivista dattiloscritta in cui
raccogliere i dati sulla carriera disco-radio-cine-televisiva, le
testimonianze dei collaboratori, le immagini più belle, gli scritti dei
fans. L'esperienza parmense andò avanti per circa quattro anni, poi la
pubblicazione della fanzine si interruppe. E questa cosa dispiacque in
modo particolare a me e al mio amico Remo Prodoti, che del Club eravamo
diventati soci da circa tre anni. Di qui l'idea di ridare vita alla
rivista, dapprima con una miniedizione "ufficiosa", realizzata alla fine
del 1985 in poche decine di esemplari fotocopiati, e poi - grazie ad un
rapido passaparola tra gli ex-soci del Club pre-esistente - con altri
numeri quadrimestrali via via sempre più elaborati, tutti rigorosamente
redatti a mano dal sottoscritto con pazienza da frate benedettino. Era
fatta: nel giro di un paio di anni la tiratura della rinata fanzine
"made in Aosta" arrivò a superare le 300 copie, continuando a crescere
fino a raggiungere il migliaio di abbonati nei primi anni Novanta.
Grazie a questo consenso crescente, pur senza particolari sforzi di
autopromozione, nel '94 si passò dalle riproduzioni in fotocopia alla
stampa tipografica e quindi, dal 2000, all'impaginazione al computer al
posto della grafica amanuense. Oggi la fanzine esce ogni sei mesi, ma si
è ormai trasformata in un raffinato volume da collezione di ben 64
megapagine a colori, splendidamente impaginato da Remo. Nei lunghi
intervalli tra un numero e l'altro, la continuità dei contatti con i
soci è garantita da un servizio di newsletter inviate periodicamente via
mail e pubblicate anche nel blog del sito www.minafanclub.it.
2. Qual è stato il primo disco di Mina che hai acquistato? e qual è
quello che regali alla prima occasione?
L'amore per Mina scoccò dentro di me quando avevo appena tre anni, nel
'63, vedendola in TV in un Carosello della Birra in cui cantava
"Chihuahua", piccolo grande gioiello griffato Giorgio Calabrese. Ma il
primo acquisto di un suo disco (o meglio, di una sua musicassetta)
arrivò più di dieci anni dopo, sull'onda dell'entusiasmo per
"Milleluci": si trattava dell'album "Frutta e verdura" che io, da
quattordicenne miserabilmente squattrinato, riuscii ad acquistare con i
soldini racimolati vendendo ad uno strozzino un'intera annata della mia
amata collezione di "Topolino" (che cosa non si fa per amore?).
Dopodiché la passione è dilagata, con la scoperta progressiva di tutto
lo sterminato repertorio precedente e dei nuovi dischi via via in
uscita, dapprima in cassetta, poi su LP e infine su CD. Quale è l'album
che regalo più spesso ai profani? Forse le due "Platinum Collection",
non solo per le tracklist particolarmente succulente ma anche - e qui
subentra un piccolo personale tocco di vanità - per il fatto che le note
interne dei due tripli sono opera mia.
3. C'è un prodotto discografico (lp) di Mina che non ti soddisfa?
Dopo l'enorme successo di "MinaCelentano" mi aspettavo che Mina
sfruttasse al meglio il grande potenziale di vendite ereditato da quel
clamoroso exploit con un album di inediti forte ed ambizioso, come seppe
scaltramente fare Celentano con "Io non so parlar d'amore". E invece lei
deluse in parte queste mie aspettative sfornando un CD sicuramente
dignitoso, ma senza infamia e senza lode, come "Olio", un album che
impallidisce al confronto con progetti ben più sostanziosi e riusciti
come i successivi "Veleno" e "Bula Bula", che a mio avviso rimangono tra
i migliori album di inediti della Mina post-ritiro.
4. Lo spettacolo televisivo con Mina che preferisci e perché.
Senza nulla togliere a "Milleluci", in cui Mina sfodera davvero il
meglio di sé come mattatrice televisiva a 360° gradi, confesso di avere
un debole per "Teatro 10" dove la sua partecipazione si limita al puro
ruolo "cantante" con una serie memorabile di performance sia da sola che
in duetto con altri grandi della canzone. Otto puntate che non mi stanco
mai di rivedere.
5. A parte Mina, quali artisti segui?
Sarò "antico" e prevedibile, ma i miei ascolti extramazziniani
continuano a privilegiare le altre Grandi Signore di sempre: Vanoni,
Milva, Pravo, Shirley Bassey. Anche se poi ascolto di tutto ed ogni
tanto sono colto da qualche passioncella passeggera per qualche nuova
stella del momento. Attualmente, per esempio, mi sono innamorato
dell'album "Back is Black" di Amy Winehouse.
6. Pensi che Mina torni, prima o poi, a cantare in pubblico?
Come ha scritto il mio grande nume tutelare Flavio Merkel, con Mina le
parole "sempre" e "mai" non hanno senso. Tutto può succedere, anche se
di anno in anno le mie speranze di un grande exploit si fanno sempre più
flebili. Ma del resto chi si aspettava, nel 2001, la sua strepitosa
riapparizione nel live-documentario "Mina in studio"?
7. Come dovrebbero fare i nostri lettori per iscriversi, se volessero? e
cosa comporta l'iscrizione?
Le istruzioni per l'iscrizione sono leggibili nel sito 8. Secondo te, quando sarà che potremmo sentire in digitale tre canzoni
PDU ancora mai ristampate? Parlo della versione non dal vivo di
ALLEGRIA, di REGOLARMENTE e di TRENODIA.
Credo che la EMI, dopo l'abbuffata di Platinum collection, Best of
Platinum e Love Box contenenti più o meno gli stessi successi riciclati
all'infinito, si sia resa conto di dover cambiar rotta, puntando su
antologie di qualità che valorizzino il repertorio più ambito dai veri
appassionati. Cominciando proprio dalle "chicche" a 45 giri ancor
inedite su CD, senza dimenticare le tante rarità incise per il mercato
estero mai pubblicate in Italia.
Loris, grazie per lo spazio dedicatoci e ci risentiamo al centenario del
giornale !!! Manca poco, in fondo. Se organizzerete una bella torta, non
dimenticate di invitarci!
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Christian Calabrese