LA RECENSIONE
Surrealismo e paraddossi
Pochissimi episodi della serie si chiudono con la soluzione del rpbolema che presentano. Quasi tutti rimangono aperti, insoluti, quasi a decretare il trionfo del surreale sulla logica, quasi a ricordare a chiunque che gli affanni e i sacrifici dell'essere umano non fronteggeranno mai la fantasia e l'astrusità del destino bizzarro assegnato ad ognuno.
La serie non manca certo di fantasia: compaiono creature immaginarie, demoni, streghe, maghi, alieni, e persino personaggi presi in prestito da opere letterarie o televisive. Questo elenco ne può rendere una vaga idea:
- L'episodio 98 ("..e poi non rimase nessuno") è palesemente e provocatoriamente ispirato al noto romanzo di Agatha Christie "Dieci piccoli indiani", con finale opportunamente modificato.
- Ataru invita Shinobu a vedere Guerre Stellari, parte III al cinema.
- Il viaggio nelle dimensioni parallele ha la stessa grafica trasposta in animazione degli episodi leggendari di Ai confini della realtà;
- Nell'episodio 51 (La disciplina maschile) sembra di trovarsi nelle atmosfere create dalla saga di Ritorno al futuro con Martin Mc Fly che rivede il padre da giovane. E' escluso ogni plagio o copia similare perché il primo episodio della saga di Robert Zemeckis risale al 1985, mentre Lamù venne trasmessa 2 anni prima in Italia.
- Alla festa in maschera organizzata da Shutaro, ci sono giovani palesemente vestiti da Spiderman, da Wonder woman, da Frankestein.
- Prima della sfida teatrale tra Benten e Ryunosuke, c'è chi si augura che venga rappresentata la storia di Lady Oscar, con Ryunosuke nel ruolo di André Grandier. La prima citazione di un cartone animato da parte di un altro.
- Megane ha in camera il poster di mister Spock (vedi Star trek) a fianco a quello di Lamù. Un'accoppiata surreale quanto la serie.
Assieme alla comicità indiscussa che lo spettatore gusta nel corso dei 217 episodi, non c'è dubbio che la serie abbia in sé un sapore di amarognolo che viene lasciato dagli ultimi secondi di ogni puntata. Amari e spesso sorprendenti, perché non tutte le serie vantano questa capacità di "spiazzare" chi osserva l'episodio. Lo schema è preso senz'altro in prestito dalla leggendaria serie anni 50 Ai confini della realtà, dove tutto l'edificio costruito dalla geniale sceneggiatura del geniale Rod Serling, viene demolito e scoperto dal minuto finale.
In poche parole sembra di assistere ad un film comico con la trama di un thriller coi fiocchi. Tutto è divertente, tutto è comico e spassoso, ma poi c'è un tocco finale che lascia senza parole e lascia impietriti. Chi vuole può trovare riscontro in un episodio tra gli altri: il 178° (Ricordi dal passato, inedito per gli italiani). Lamù vuole eliminare il medaglione che una leggenda racconta come capace di ricongiungere cuori separati (come quello di Rei). Ma l'impresa di disfarsene non le riesce: le due metà sembrano proprio indistruttibili. Solo alla fine può tirare un sospiro di solievo: quando i medaglioni vengono uniti non accade nulla di quello che temeva. Stavolta la leggenda non trova riscontri reali. E' forse infondata? Affatto. L'ultimo fotogramma è per uno dei medaglioni: non contiene più la foto di Rei, che si è persa nei duelli precedenti e pertanto la ragione dell'insuccesso è proprio lì. La leggenda non era solo fantasia.
Non è proprio rassicurante sapersi in balia delle profezie nefaste e di racconti tramandati dalla notte dei tempi. eppure la serie sembra portare proprio questo messaggio sul trono dei veri protagonisti. Il destino ineffabile regna incotrastato sul genere umano senza gli si possa opporre alcuna resistenza. In fondo l'aspetto più religioso e meno comico della serie sta proprio lì: riderci sopra non è sempre opportuno, ma è l'unica azione (irrazionale) che rimane sensata in una realtà caotica e indisciplinata come la classe del liceo Tomobiki.
Il finale della serie
Non possiamo trascurare un parte che solitamente è il punto nevralgico di una serie. Non tanto e non solo perché spesso lo si è perso, quanto perché non tutti possono averlo visto: in Italia non è stato trasmesso.
Questo fantomatico episodio n.217 (Festa d'addio) in realtà non è un finale come lo si intende comunemente. Ma niente in questa serie è come lo si intende.
Cosa accade lo rimandiamo alla sottosezione che sintetizza gli episodi. Qui ci limitiamo a darne sintetica spiegazione, ammesso che ne esista una degna di questo nome.
Non ci sono dubbi innanzi tutto che Ataru ricambi l'affetto che è sempre sembrato unilaterale di Lamù; non ci sono dubbi che gli autori decidano di rappresentare una rimpatriata in massa dei personaggi comparsi fino ad allora; il dubbio, forte e insoluto, rimane sulla sorte dei protagonisti. Nulla si conosce delle scelte di Lamù che potrebbe far rientro in terra natìa; nulla si sa delle vicende dei compagni di sventura di Ataru: Mendoh per primo, Shinobu, Sakura, e via dicendo.
Così com'è sembra una puntata chiassosa ma non concludente. Il classico e proverbiale arrosto fumoso ma senza pietanza da addentare. D'altra parte alle sorprese la serie abitua sin dai primi secondi. Nessuna meraviglia.
La frase memorabile della serie: Quando gli uccelli cinguettano e cadono petali in fiore, allora la solitudine è una soddisfazione per l'anima (Confucio citato da Ataru)
Continua... (Rivediamoli insieme + Gli episodi + Bello ma impossibile>
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