IF I COULD TURN BACK TIME
(di Diane Warren)

  • Anno: 1989
  • Altri titoli: -
  • Interpreti: Cher

  • HitParade: #15, Dicembre 1989
  • Chart annuale: Top 100

  • Altri interpreti: -
  • C’è sempre stato qualcosa di speciale in Cher. Ma difficilmente questo qualcosa si riscontra nei prodotti della sua quarantennale attività di attrice e cantante, seppur di talento.
    Il beat con cui si cimentava negli anni ’60 in coppia con l’allora marito Sonny Bono? Evanescente, come le canzoni che la portarono ai vertici delle classifiche USA nel decennio successivo (Half Breed, Dark Lady e via compilando).
    I suoi film? Quasi tutti da dimenticare.
    Il suo pop-rock alla Bon Jovi? Divertente ma decisamente splatter.
    La sua “re-invention” in chiave dance di fine anni ‘90? Altrettanto divertente ma, se possibile, ancora più splatter. Per non parlare dei suoi spettacoli dal vivo, dove sembra sempre che da un momento all’altro debba spuntare Moira Orfei.

    Ciò che affascina del personaggio Cher non è niente di tutto questo e, nello stesso tempo, tutte queste cose messe insieme. E’ quell’ atteggiamento imperturbabile, quel distacco con il quale dà in pasto alle platee il suo personaggio anche quando sfoggia i look più improponibili o le più recenti conquiste della chirurgia plastica sul suo corpo statuario.
    Come avviene nel video di If I could turn back time, la canzone che nel 1989 le ha fatto riconquistare il vertice delle classifiche internazionali. Una power ballad sullo stile di quelle che andavano di moda nella seconda metà degli anni ’80. Melodie ruffiane, voci ben impostate e chitarre finto-metal sullo sfondo avevano allora il potere di trascinare chiunque al top delle classifiche, e i produttori di Cher (l’ex boyfriend Desmond Child in testa) avevano pensato bene di accodarsi.
    Difficile dire che cosa distingue questo pezzo da altri incisi dalla cantante nello stesso periodo. Certo, We all sleep alone era stata scritta per Lo stesso discorso vale per If I could turn back time. A non fare la differenza, questa volta, spunta -a nche nelle vesti di produttrice - l’onnipresente Diane Warren, che ormai da anni rischia di essere arrestata per vagabondaggio musicale (abbiamo già parlato di questa inarrestabile hit-maker nelle schede di Un-break my heart e I don’t want to miss a thing”).

    Il vero motivo per il quale questa canzone viene ricordata è, per l’appunto, quel video, che è stato anche definito uno dei più brutti mai realizzati nella storia del pop. In esso, una Cher seminuda, coperta solo nelle “pudenda” da alcune strisce di pelle nera di larghezza paragonabile a quella di un filo interdentale, intrattiene uno stuolo di marinai a bordo di una portaerei. La scena top, per la quale si sono sprecate le più becere battute, è quella in cui la cantante viene ripresa, sempre vestita (si fa per dire) in quel modo, a cavallo di un cannone, mentre continua a cantare con la stessa naturalezza che mostrerebbe una casalinga alle prese con un ragù o un risotto alla milanese.
    Nonostante la souplesse della protagonista, questo raffinato esempio di videomusica non sfuggì alla censura dei dirigenti di MTV, che negli stati Uniti si affrettarono a proibirne la messa in onda prima delle dieci di sera.

    L’odore di scandalo spianò immediatamente al brano, e all’album Heart of stone che lo conteneva, la strada di molte classifiche. Da registrarsi, a tale proposito, anche un timido ingresso in quella italiana, che sino ad allora aveva sempre trattato questa artista alla stregua di un oggetto misterioso. Negli ultimi due anni, però, Cher era riuscita a vincere l’indifferenza del pubblico di casa nostra, soprattutto grazie al simpatico ruolo interpretato nella commedia romantica Stregata dalla luna, che le aveva fatto conquistare l’Oscar come miglior attrice protagonista nel 1987. Da allora i giornali avevano cominciato ad occuparsi di lei, delle sue frenetiche vicende amorose e della sua inclinazione a trasgredire, forse più per temperamento che non per esigenze di business. Le immagini di If I could turn back time non fecero altro che aggiungere carne al fuoco, anche perché la allora “monopolista” Video Music, al contrario della consorella d’oltreoceano, non si faceva scrupolo di trasmette

    (Luca)