PER UNA BAMBOLA
(di Maurizio Monti)

  • Anno: 1984
  • Altri titoli:
  • Interpreti: Patty Pravo

  • HitParade: #17, Marzo 1984 -
  • Chart annuale: Top 100 -

  • Altri interpreti: -
  • Della serie: una bambola (e tanti amici) di riserva. Nel 1979 Patty Pravo lascia l'Italia per stabilirsi in California. Pare che sia sull'orlo della bancarotta e che abbia seri problemi di salute e di droga. Lei smentirà tutto dichiarando di essersene andata per prendere le distanze da un certo business e dallo stereotipo della divetta legata a motivi facili come La bambola. Peccato che in quel business quasi tutti siano pronti a giurare che la sua carriera sia giunta ormai al capolinea e nessuno mostri più interesse per lei. Creditori a parte, ovviamente. Quindi, meglio cambiare aria.

    Negli Stati Uniti la Strambelli si sposa per la quinta volta volta, produce musica che nessuno vuole ascoltare, si fa fotografare nuda per sbarcare il lunario e cincischia tra progetti letterari e cinematografici che non porterà mai a termine. Passano gli anni e continua a non succedere nulla (artisticamente parlando, s'intende). Forse é il caso di contattare qualche vecchio amico in Italia. In fondo, se la vecchia bambola é ormai fuori uso, la si potrà sempre sostituire con una nuova.

    Nel 1983 Patty bussa alle porte dell'ex collega e rivale Caterina Caselli, ora dirigente della CGD, e di due nomi storici della RCA italiana che già altre volte le hanno tolto le castagne dal fuoco: Ennio Melis, ex direttore artistico dell'etichetta, e il musicista e produttore Italo (Lilli) Greco.
    Gli sventurati rispondono facendosi carico dell'ennesimo tentativo di rilancio discografico della cantante veneziana. Dal canto suo, la Pravo si sforza di mettere la testa a posto buttandosi a capofitto in un progetto che vede il coinvolgimento di Paolo Conte, anche lui passato di recente alla scuderia della Caselli. Ma c'è sempre in sospeso quella bambola. A fornirgliela non sarà il cantautore astigiano ma quel Maurizio Monti che ha contribuito ad una delle sue passate rinascite scrivendole una cosetta da niente come Pazza idea.

    Il titolo della nuova composizione di Monti, Per una bambola, echeggia quello del grande successo del '68 che ha di fatto creato il fenomeno Pravo e senza il quale, probabilmente, ora non si assisterebbe a un tale dispiegamento di forze per risollevare le sorti dell'ex ragazza del Piper. Si avvicina il Festival di Sanremo del 1984 e il nutrito team di addetti ai lavori accorsi in aiuto della cantante decide di puntare su quell'evento (e su questa canzone) per il suo rientro ufficiale. Il pezzo è interessante, forse troppo sofisticato per la manifestazione ma certamente in linea con il nuovo stile che stanno studiando per Patty. Uno stile che prevede il definitivo superamento delle fasi beat, pop e rock attraversate nel corso degli anni, in favore di un repertorio più adulto e riflessivo, vicino a quello dei cantautori. Ma ci troviamo negli anni '80, quelli del culto dell'immagine, quelli che evitano come la peste tutto ciò che ha a che vedere con la sobrietà. Non si può correre il rischio di non stupire, e quindi si decide di farlo con il look, visto che la canzone non si presta più di tanto.
    Ecco allora scendere dalla famosa scala dell'Ariston, al suono cristallino degli arpeggi di Goran Kuzminac che introducono il pezzo, una Patty Pravo quasi irriconoscibile con un abito laminato - firmato da Gianni Versace - di ispirazione orientaleggiante, così come l'elaborata acconciatura. È truccata come una barbie e tiene in mano un grande ventaglio che ogni tanto apre e fa ruotare con le movenze di una geisha. Canta, per sua fortuna in playback, di una bambola trascurata dal suo possessore, esattamente come quella di tanti anni addietro. Restituiscimela, per favore, con me starà meglio.

    Il dubbio su chi davvero rappresenti la bambola in questione (lei stessa? Un'amica? Forse un'amante?) accresce l'alone di mistero che avvolge l'eterea figura della cantante. È, senza dubbio, un'uscita di grande effetto che lascia il pubblico a bocca aperta, ma la canzone non convince tutti. Ricorda un pò alcuni brani contenuti nell'album Mai una signora, belli ma di scarso impatto. Ha un incedere lento e un bell'arrangiamento acustico, minimale ma ricercato, che si serve di elementi insoliti come l'organetto Bontempi e un coro di voci bianche. Lo stile è quello della ballata: due strofe dall'andamento narrativo e nessun ritornello. Pur contenendo in sé gli elementi di un potenziale classico, non conquista al primo ascolto. E, anche se non è diventata un classico neppure in seguito, rimane a tutt'oggi una delle canzoni più ispirate dell'intero repertorio strambelliano.

    Il riscontro commerciale di Per una bambola (che al Festival si classifica al decimo posto, vincendo il premio della critica) sarà pressoché nullo, e ancor peggio andrà all'album Occulte persuasioni. Ancora un solo 45 giri e la Caselli la scaricherà. "That's what friends are for".
    Per conoscere un vero e proprio rilancio, Patty dovrà lasciarsi alle spalle altri album fallimentari, un Sanremo al quale non avrebbe dovuto partecipare perché il pezzo era in realtà una cover e un altro che non si é concretizzato per colpa di una lambada non all'altezza. E attendere pazientemente il piccolo aiuto di un amico di nome Vasco.

    (Luca)