Anno:
1984
Altri titoli:
Interpreti:
Mina
HitParade:
#16, febrraio 1984
Chart annuale:
Top 100
Altri interpreti: -
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Classica canzone alla Mina anni ottanta, scritta da Massimiliano Pani e da Piero Cassano dei Matia Bazar, viene espressamente richiesta da Gianni Ravera come sigla di apertura del trentaquattresimo Festival della Canzone Italiana di Sanremo. Presentando la manifestazione alla stampa, Ravera aveva detto che non potendo avere Mina come ospite dal vivo, ci teneva comunque moltissimo ad averla vicina idealmente.
Frase spezzettata con inciso potente ed immediato, voce possente che si perde però in qualche birignao di troppo, come solo lei riesce a fare quando decide di fare il verso a sé stessa. Forse se non l’avesse cantata Mina sarebbe stata una canzone modesta, ma le sue canzoni, anche quando scritte da autori prestigiosi, diventano esclusivamente le sue.
Mina riesce a trasformare anche il motivo più scontato in un prodotto di estrema classe, con quel suo modo di dividere le sillabe molto più vicino al gusto americano dello swing e delle grandi interpreti alla Fitzgerald che al nostro.
Anche quando il mondo musicalmente va da tutt’altra parte, la voce di Mina riporta il pubblico in uno spazio nel quale gli anni non hanno asilo, un mondo a parte, dove si può trovare la versione italiana di una famosissima canzone brasiliana che da noi non conosce nessuno o il puro divertissement alla Ma chi è quello lì.
La scelta di Rose su rose come sigla di Sanremo '84 fu molto criticata dalla stampa dell'epoca. I giornalisti, incuriositi dall'evento fuori dall'ordinario (Mina era già fuori dalle scene da sei anni, e da più di venti aveva giurato di non voler avere più a che fare con Sanremo) immaginavano una canzone di grande impatto, destinata magari a fare epoca come Grande grande grande o E se domani.
Sicuramente più interessante di tutte quelle presentate al festival, Rose su rose invece non è altro che un prodotto medio, una canzone di gusto classico, forse un tantino demodé. Ci si potrebbe divertire ad immaginarla filtrata attraverso altre voci e sinceramente non sappiamo quante avrebbero prodotto l’effetto giusto senza l’ombra del ridicolo, avendo successo lo stesso. A Mina invece basta qualche accordo, un microfono e la sua voce diffusa nell’etere attorno a noi. Sarebbe facile contare quanti italiani non abboccano all’amo lanciato da Mina. Oggi come ieri e come domani, certo.
(Christian Calabrese)
 
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