INVERNO 1991/1992
( chart USA + UK + Germania, dicembre-gennaio-febbraio )

# TITOLO INTERPRETE Score
1BLACK OR WHITEMichael Jackson1424
2DON'T LET THE SUN GO DOWN ON MEGeorge Michael & Elton John1066
3ALL 4 LOVEColor Me Badd815
4CAN'T LET GOMariah Carey723
5I LOVE YOUR SMILEShanice716
6SMELLS LIKE TEEN SPIRITNirvana684
7JUSTIFIED AND ANCIENTKLF feat. Tammy Wynette617
8BOHEMIAN RHAPSODY / THESE ARE THE DAYS OF OUR LIVESQueen560
9DIAMONDS AND PEARLSPrince & The New Power Generation553
10IT'S SO HARD TO SAY GOODBYE TO YESTERDAYBoyz II Men545
11NO SON OF MINEGenesis539
12I'M TOO SEXYRight Said Fred504
13FINALLYCe Ce Peniston486
14LET'S TALK ABOUT SEXSalt 'N Pepa475
15ADDAMS GROOVEHammer471
16SET ADRIFT ON MEMORY BLISSP.M. Dawn456
17GOODNIGHT GIRLWet Wet Wet454
18WHEN A MAN LOVES A WOMANMichael Bolton411
19MYSTERIOUS WAYSU2395
20TOO BLIND TO SEE ITKym Sims388
212 LEGIT 2 QUITHammer385
22TO BE WITH YOUMr. Big348
23TELL ME WHAT YOU WANT ME TO DOTevin Campbell344
24I CAN'T DANCEGenesis333
25WHEN YOU TELL ME THAT YOU LOVE MEDiana Ross329
26REMEMBER THE TIMEMichael Jackson319
27BLOWING KISSES IN THE WINDPaula Abdul308
28DAS BOOTU96306
29WILDSIDEMarky Mark & The Funky Bunch305
30THE WAY I FEEL ABOUT YOUKaryn White295
31DON'T TALK JUST KISSRight Said Fred285
32KEEP COMING BACKRichard Marx264
33STAYShakespears Sister264
34LIVE AND LET DIEGuns n' Roses259
35SPENDING MY TIMERoxette253
36YOU SHOWED MESalt-N-Pepa253
37ALWAYS LOOK ON THE BRIGHT SIDE OF LIFEMonty Python253
38THAT'S WHAT LOVE IS FORAmy Grant250
39I WONDER WHYCurtis Stigers243
40CHANGELisa Stansfield239
41BROKEN ARROWRod Stewart236
42TWILIGHT ZONE2 Unlimited228
43EVERYBODY IN THE PLACE (EP)Prodigy217
44CRUCIFIEDArmy Of Lovers215
45KEEP IT COMIN'Keith Sweat214
46LIVE FOR LOVING YOUGloria Estefan211
47STARSSimply Red206
48VIBEOLOGYPaula Abdul205
49SEND ME AN ANGELScorpions205
50I CAN'T MAKE YOU LOVE MEBonnie Raitt204
51GIVE ME JUST A LITTLE MORE TIMEKylie Minogue202
52I'M DOING FINE NOWPasadenas189
53RIDE LIKE THE WINDEast Side Beat189
54CAN'T STOP THIS THING WE STARTEDBryan Adams188
55CREAMPrince & The N.P.G.188
56THE SHOW MUST GO ONQueen186
57DON'T CRYGuns N' Roses179
58YOUTen Sharp179
59WE GOT A LOVE THANGCe Ce Peniston178
60GOD GAVE ROCK AND ROLL TO YOU IIKiss177
61DRIVEN BY YOUBrian May174
62O.P.P.Naughty By Nature174
63LOVE ME ALL UPStacy Earl167
64I'VE GOT A LOT TO LEARN ABOUT LOVEThe Storm164
65FOREVER MY LADYJodeci162
66EVERYBODY'S FREERozalla158
67UHH AHHBoyz II Men156
68GOOD FOR MEAmy Grant155
69IS IT GOOD TO YOUHeavy D & The Boyz148
70SET THE NIGHT TO MUSICRoberta Flack & Maxi Priest146
71ROOBARB AND CUSTARDShaft145
72I'LL GET BYEddie Money139
73HOME SWEET HOME ('91 REMIX) Motley Crue136
74JAMES BROWN IS DEADLA Style134
75HEARTS DON'T THINK (THEY FEEL)Natural Selection134
76ANGEL BABYAngelica133
77STREET OF DREAMSNia Peeples125
78THERE WILL NEVER BE ANOTHER TONIGHT Bryan Adams119
79MASTERPIECEAtlantic Starr118
80IN MY DREAMSThe Party118
81SAVE UP ALL YOUR TEARSCher118
82COLOUR OF LOVESnap!118
83MIND PLAYING TRICKS ON MEGeto Boys117
84MARTIKA'S KITCHENMartika117
85PRIDE (IN THE NAME OF LOVE)Clivilles & Cole114
86EVERYTHING I DO I DO IT FOR YOUBryan Adams112
87MY GIRLTemptations111
88ON A SUNDAY AFTERNOONA Lighter Shade Of Brown110
89THE UNFORGIVENMetallica107
90OBSESSIONArmy Of Lovers105
91GOOD VIBRATIONSMarky Mark & Funky Bunch featuring Loleatta Holloway105
92RUNNING OUT OF TIMEDigital Orgasm104
93THE BOUNCERKicks Like A Mule104
94THE JOSEPH MEGA-REMIXJason Donovan103
95ROCKET MANKate Bush102
96MISSING YOU NOWMichael Bolton101
97KISS YOU BACKDigital Underground100
98ACTIV 8 (COME WITH ME)Altern 8100
99THE BARE NECESSITIES MEGAMIXUK Mixmasters99
100I WANNA BE YOUR GIRLIcy Blu98

INVERNO 1991/92: Punto di (quasi) non ritorno

“Credibilità”. È questa la parola chiave di questa fase della storia del pop e del rock. Quasi un “mani pulite” musicale, tanto per restare in tema di un evento italico che prende il via proprio nel febbraio del 1992. Il mondo sta cambiando clamorosamente e la musica cambia con lui. “Hard music for hard times” commenterà Billboard, cercando di spiegare il successo nelle classifiche di generi decisamente meno concilianti rispetto al pop di fine anni ’80. Il problema è che il pop facile non sta affatto bene. Squassato dall’inconsistenza dei suoi protagonisti, esemplificata dal famigerato scandalo Milli Vanilli. Anche l’hard rock erotomane e provocatorio degli anni ’80, definito “hair metal” (o glam street metal), viene spazzato via senza tante cerimonie. Si premia solo chi viene percepito come “vero” e tutto quello che “puzza di plastica” perde (almeno per qualche mese) attrattiva. Mentre l’America, un po’ istericamente (come sempre), vira verso suoni “duri e puri”, in Europa il ruolo di “anti pop” è assunto dalla musica dance – techno e rave - e da tutte le sue contaminazioni, compresa quella col rock indipendente. Insomma, gli anni ’80 sono definitivamente finiti. C’è pure una data che segna il passaggio. 11 gennaio 1992. Mentre per la prima volta dopo la fine dell’apartheid, una star internazionale, Paul Simon, fa un tour in Sudafrica, un album arriva al N. 1 USA.

E quell’album, che riesce a sbattere giù dal trono nientemeno che Michael Jackson, permette di individuare lo spartiacque. Il punto di non ritorno. Rappresenta la punta dell’iceberg che è la scena underground musicale americana. Tenuta a ribollire sotto la crosta dell’omologato mainstream di fine anni ’80, da luogo a un’esplosione vulcanica, aprendo un momento d’oro per quella che fino a poco prima era definita “musica alternativa”. Già, perché con quell’album, per la prima volta nella storia della classifica USA (negli anni ’70 l’influenza del punk è stata più indiretta che diretta sulla chart USA), la musica “alternativa” sbanca per davvero le classifiche. Da allora le case discografiche si renderanno conto che tale musica non è poi così alternativa e, di punto in bianco, il nuovo sound, subito etichettato “grunge”, diverrà dominante, sfornando album multimilionari. Questo significherà di fatto la sua morte come fenomeno indipendente e la sua nascita come moda. Ma il suo successo ha preso in contropiede tutti, dai discografici ad MTV, fino ai suoi stessi autori. E questo basta.

Va detto tuttavia che tale evento è stato reso possibile, come fattomi notare da Pop!, anche dal cambio della metodologia di rilevamento dei dati da parte di Billboard, avvenuto nel marzo 1991. L'adozione del sistema Nilesen Soundscan ha infatti permesso di rilevare con estrema precisione (tramite i codici a barre) quello che effettivamente viene venduto, e non quello che le case discografiche vorrebbero vendesse. Infatti prima dell'avvento di questo sistema, che si basa sulla raccolta diretta dei dati da oltre 14.000 negozi, i dati venivano raccolti mediante le semplici comunicazioni fornite dai negozi di dischi e dalle case discografiche stesse, lasciando la porta spalancata per manipolazioni di ogni sorta (un esempio? Date un'occhiata a quel che ho scritto su Whitney Houston e Mötley Crüe nell'estate 1987...). Adesso i giochini non son più possibili, ed ecco che dischi "inattesi" arriveranno sparati al N. 1, rivelando spesso la reale importanza commerciale di generi come rock alternativo, hip hop e country.

Il nostro classificone segna proprio il punto di passaggio. Sembra ancora guardare agli anni ’80, ma tra i primi 10 c’è un brano tratto dall’album di cui ho parlato poco fa. Lo potete individuare in quanto musicalmente non c’entra proprio nulla col resto dei primi dieci. È quella l’anomalia che indica che siamo nei ’90. E mentre cercate di capire qual è, partiamo dal N. 1…

Michael Jackson – Bianco o nero. O sfumature di grigio?

Michael Jackson - Dangerous Il 14 dicembre, con 326.000 copie vendute in una settimana, arriva al N. 1 della classifica USA (e delle classifiche di mezzo mondo) il nuovo album di Jacko, “Dangerous”. L’album, che venderà oltre 32 milioni di copie, è il frutto di 4 anni di lavoro ed è il primo album solista dell’artista non prodotto da Quincy Jones. La fine della collaborazione con lo storico music maker è dettata dal desiderio di aderire maggiormente alle sonorità contemporanee, ovvero il New Jack Swing. A tale scopo contatta i maghi del genere, il duo L.A. Reid e Babyface e Teddy Riley. Se i pezzi registrati con il duo tuttavia non lo soddisfano e non trovano posto nell’album (a fronte di 14 pezzi pubblicati, sembra ne siano stati registrati 60…), metà dell’album risulta alla fine prodotta da Riley (l'altra metà è invece produzione dello stesso Jackson e di Bill Bottrell). Il disco è accompagnato da numerosi record. È uno dei primi a sfruttare al massimo la capacità del cd, con 77 minuti di musica a fronte di una durata media per album di una cinquantina di minuti. Ed è soprattutto il primo pubblicato da Jackson dopo il nuovo contratto con la Sony, che potrebbe fargli guadagnare oltre un miliardo di dollari (le cose invece andranno diversamente e il tracollo di Jackson nella seconda metà degli anni ’90 limiterà gli introiti a “soli” 48 milioni di dollari…). L’elaboratissima copertina è invece realizzata dall’artista Mark Ryden. L’album è così atteso che c’è pure una rapina all’aeroporto di LA in cui uomini armati ne rubano 30.000 copie prima della pubblicazione (evento pubblicitario?).

Michael Jackson - Black or White Il singolo che anticipa e traina l’album è tra quelli prodotti da Bill Bottrell. Si tratta di BLACK OR WHITE, che arriva al N. 1 UK in novembre e al N. 1 USA il 7 dicembre, rimanendovi per ben 5 settimane. È il suo 12esimo N. 1 e con questo singolo raggiunge la Supremes al terzo posto degli artisti con il maggior numero di singoli al N. 1 USA (i primi due, manco a dirlo, son i Beatles ed Elvis). Il singolo raggiunge la vetta in sole tre settimane, eguagliando il record di “Get Back” dei Beatles. Raggiunge la vetta in almeno una ventina di paesi.


Michael ha pubblicato ballate come primi singoli da “Thriller” e “Bad” (vedi estate 1987), stavolta invece opta per un pezzo ritmico, che, come la leggendaria “Beat It”, si basa su un riff suonato del chitarrista hard rock più popolare del momento. Se ai tempi di “Thriller” la chitarra è quella di Eddie Van Halen, ora tocca a quella di Slash dei Guns N’ Roses. Va detto che il riff ricorda non poco un pezzo dei Beatles incluso nella colonna sonora di “Yellow Submarine”, “It's All Too Much”, scritta da George Harrison, e richiama un po’ anche “Woman” di John Lennon.

Per il video che accompagna il pezzo, un invito alla tolleranza razziale (è il periodo dei messaggi buonisti dalle popstar: sarà che son cinico, ma mi hanno sempre dato la sensazione di carità pelosa…), Jacko non si fa mancare niente. Comparsata del fastidioso Macauly Culkin, il bambino prodigio di “Mamma Ho Perso L’Aereo”, regia di John Landis (già autore dell’epico “Thriller”), nonché impiego dell’innovativo, per l’epoca, effetto digitale del morphing (con tanto di Michael che diventa una pantera). Il video, che nella parte centrale sembra più una pubblicità della Benetton, viene trasmesso in anteprima su più canali (MTV, BET, VH1 e Fox – in quest’ultima subito dopo un episodio dei “Simpsons”) nello stesso momento il 14 novembre. E solo chi vede quell’anteprima potrà gustarsi la versione originale di 11 minuti del video. I quattro minuti finali infatti verranno successivamente tagliati a seguito di una serie di critiche. Durante tale spezzone Michael alterna toccamenti del pacco con la distruzione di una macchina e di vetrine. Manco a dirlo tale parte verrà accusata di incitare i giovani al vandalismo. A sua difesa Jacko dice che si tratta di una scena di distruzione di simboli razzisti (e subito verranno inseriti simboli razzisti sugli oggetti destinati alla distruzione per sottolineare sta interpretazione, come potete vedere in questa versione successiva) e che il tutto esprime l’istinto animale della “pantera nera che alberga in lui” (sic…). Tali spiegazioni non convincono granché e così i 4 famigerati minuti vengono epurati nei successivi passaggi TV. Qui c’è la versione lunga con l’inserimento dei simboli razzisti.

Una sola cosa mi lascia perplesso… Se non gli interessa se uno è bianco o nero, perché lui si è schiarito?

Michael Jackson - Remember the Time / Black or White Come secondo singolo Jacko pubblica a febbraio REMEMBER THE TIME, un mid-tempo sincopato di influenza new jack prodotto da Riley, per il cui video non bada a spese. Un video faraonico in tutti i sensi, in quanto ambientato nell’Antico Egitto e con la partecipazione di Eddie Murphy nei panni del Faraone e della top model Iman (futura signora David Bowie) nei panni della Regina, nonché il cestista Magic Johnson. Il pezzo tuttavia si rivela un successo inferiore alle attese: arriverà “solo” al N. 3 negli USA e in UK…


L’album ovviamente arriva in vetta ovunque, ottenendo un successo maggiore nel resto del mondo e in particolare nei mercati emergenti (dove Jackson è il cantante più popolare) rispetto al mercato anglosassone, dove comunque vende molto bene. In UK tiene lontano dal N. 1 “Achtung Baby” degli U2, ma dopo 1 settimana viene superato dai Queen. Negli USA resta in vetta 4 settimane sfrattando proprio gli U2. E dopo 4 settimane, è costretto a mollare l’osso ad opera dei…

Nirvana – Sento l’odore di novità…

"Hello, hello, hello, how low?"

Nirvana - Nevermind L’album che arriva al N. 1 USA l’11 gennaio è il secondo di un trio formato da Kurt Cobain, Krist Novoselic e Dave Grohl. Esso segue l’abbandono da parte della band della Sub Pop, storica etichetta indipendente di Seattle, dovuto al fatto che l’etichetta stava per essere assorbita da una major. La band a questo punto preferisce scegliere la major per cui incidere. E alla fine firma per la Geffen, che ha sotto contratto anche un’altra band chiave della scena alternativa americana, i Sonic Youth (è proprio Kim Gordon della Gioventù Sonica a raccomandare alla Geffen Cobain e soci). La band si è fatta le ossa nel circuito della scena di Seattle, che è caratterizzata da numerose band che ripescano sonorità hard rock e punk. La band di Cobain in particolare porta avanti la lezione di band come i Pixies, caratterizzate da sonorità distorte e linee melodiche tipicamente pop, nonché dall’alternarsi tra parti tranquille alternate a esplosioni sonore. I tre provengono da Aberdeen, nello stato di Washington. Inizialmente il trio è costituito da Kurt, Krist e dal batterista Chad Channing, formazione che realizza il primo album “Bleach” del 1989 per la Sub Pop. Poi Channing se ne va e viene reclutato Grohl, già batterista di una band hardcore punk chiamata Scream.

Il nuovo album viene concepito da Cobain come un album “pop”. E in effetti le linee melodiche presenti son tipicamente pop e estremamente accattivanti. L’obiettivo è di rendere le canzoni più semplici possibili. La genesi è un po’ tribolata e ha inizio nella primavera del 1990, quando la band è ancora sotto la Sub Pop. Il titolo iniziale è “Sheep”. La band registra alcuni pezzi con il produttore Butch Vig (futuro fondatore dei Garbage), poi problemi alla voce di Kurt interrompono le sessioni. Le registrazioni vengono comunque usate come demo da presentare alle varie case discografiche. Dopo la firma con la Geffen, alla band vengono offerti nuovi produttori, ma la band insiste per avere ancora Vig, più che altro perché si fida di lui e perché è più legato all’ambiente indipendente. Le nuove registrazioni avvengono ai Sound City Studios di Los Angeles nel giugno 1991. Nonostante l’alcolismo di Novoselich e gli sbalzi umorali di Cobain, la band registra per 8 ore al giorno per un mese. I problemi di voce del cantante vengono risolti con grandi quantità di sciroppo per la tosse e Jack Daniel’s. In fase di missaggio viene chiamato Andy Wallace, già collaboratore degli Slayer, al fine di conferire al lavoro un suono “duro”. In realtà lo ripulisce "un po' troppo", anche perché la Geffen sa bene che è positivo non essere troppo commerciali, ma che qualche disco bisogna pur venderlo. Dopo l’uscita dell’album, Cobain si lamenterà del fatto che la produzione abbia troppo ripulito il suono della band, dicendo che sembra più un album dei Mötley Crüe che un album punk. Con il successivo “In Utero” la band invece farà esattamente come vuole.

Da notare che l’album lancia anche la moda della “ghost track”, ovvero della traccia fantasma, “Endless/Nameless”, inserita dopo 9 minuti dall’ultimo pezzo. Una curiosità: per un errore tecnico la traccia non compare nella prima versione dell’album.

L’album esce il 24 settembre 1991 con un’aspettativa di vendita di circa 250.000 copie a livello mondiale. A marzo dell’anno dopo, le copie vendute solo negli USA saranno già ben oltre 1 milione…

Nirvana - Smells Like Teen Spirit L’esplosione è anche merito del primo singolo estratto, un pezzo suonato dalla band per la prima volta prima di andare a Los Angeles, proprio per tirare su i soldi necessari per la trasferta. È il titolo che nella Top 10 del nostro classificone sta agli altri come i cavoli a merenda. Si tratta, ovviamente, di SMELLS LIKE TEEN SPIRIT. Come dirà in seguito Cobain, il brano è il risultato di un tentativo di scrivere un pezzo pop “fregando” lo stile dei Pixies. La genesi del titolo è tutt’altro che epica: Kathleen Hanna della punk band Bikini Kill, amica di Kurt, ha scritto con lo spray "Kurt Smells Like Teen Spirit" ((Kurt profuma di Teen Spirit). La tipa pensa solo al deodorante che la ragazza di Cobain usa (Teen Spirit, appunto). Kurt invece preferisce conferire alla frase un aspetto rivoluzionario, interpretandola come “Kurt profuma di spirito adolescenziale”. Il famoso riff viene registrato su due tracce per renderlo più potente. Cobain lo considera un riff tutto sommato banale, e lo descrive come “uno stupido mix” tra "More Than A Feeling" dei Boston e “Louie Louie” dei Kingsmen. Il significato del brano è difficile da decifrare, sia per la mancanza di un testo scritto, sia per il modo di cantare di Cobain che rende incomprensibili alcune frasi (molte radio USA decidono di non passare il pezzo proprio perché non capiscono che dice Cobain e nel dubbio…).

Il testo è comunque oscuro di suo, in quanto si basa su una serie di allegorie contrastanti e contraddittorie. È attraverso questa contrapposizione che Cobain intende esprimere lo stato di disillusione della generazione di cui fa parte. Sarcasticamente mostra sia la tensione verso una rivoluzione che anima la generazione, sia l’apatia che la frena.

Nirvana - Smells Like Teen Spirit / Even in His Youth / Aneurysm Il pezzo viene pubblicato il 10 settembre senza grandi aspettative e diventa a sorpresa sempre più popolare presso le radio dei college. E di lì a poco affiora nelle radio commerciali. Anche il video coglie di sorpresa la stessa MTV che, visto il successo, dalla trasmissione inizialmente notturna, lo inizia a programmare durante il giorno. Il singolo entra nella Top 40 USA a novembre per poi arrivare clamorosamente nelle Top 10 su ambo le sponde dell’Atlantico. La band è contenta, ma alla fine si trova travolta da un successo che non si aspettava e non vuole. O meglio voleva, ma non è sicura di volere più. Il pezzo diventa l’inno della cosiddetta Generazione X, di cui Cobain si ritrova ad essere il portavoce senza averne la benché minima intenzione. Arriverà ad escludere spesso il pezzo dai concerti, dicendo che si sente imbarazzato a suonarla. E proprio l’11 gennaio la band esegue il pezzo al “Saturday Night Live” assieme a “Territorial Pissing”, con tanto di demolizione finale del palco (un “dispetto” alla Teen Spirit, quella del profumo, che ha comprato lo spazio pubblicitario…). Un’altra esibizione memorabile avviene nell’inglese “Top Of The Pops”, dove Cobain interpreta il pezzo in maniera demenziale (quasi imitando Ian Curtis dei Joy Division) come protesta contro l'obbligo di dover cantare su una base preregistrata…

A fine 1991 la band si imbarca in un trionfale tour con Red Hot Chili Peppers e Pearl Jam: praticamente il meglio del nuovo rock americano per un unico biglietto. I concerti sono da tutto esaurito, il pezzo è ovunque e l’album vende così velocemente da sorprendere la stessa Geffen. E mentre il singolo si piazza al N. 6 USA (vende oltre 1 milione di copie). E, come già detto, l’11 gennaio l’album compie l’insperato: butta giù Michael Jackson dal N. 1. Ed entra di fatto nella storia assieme alla sua famosa copertina.

"Smells Like Teen Spirit" verrà candidata ai Grammy, ma perderà contro la versione “unplugged” di “Layla” fatta da Clapton, Lo stesso Clapton dirà che si è trattato di una delle cose più scandalose mai accadute ai Grammy.

A coronamento del periodo, Kurt compie uno di una lunga serie di atti votati all’autodistruzione: il 24 febbraio sposa Courtney Love delle Hole, che frequenta dal 1990.

Ah, per vedere una delle prime cover del pezzo, vi mando alla sezione “Uscite Chiave”…

"I feel stupid and contagious/here we are now, entertain us"

In UK invece l’album del “Re Del Pop” viene invece spodestato da una “Regina”. Anche se per questa Regina il momento è davvero il più triste...

The Queen – L’intrinseca validità commerciale del decesso

Queen - Greatest Hits II Titolo un po’ fortino? Beh, se uno da un’occhiata alla storia delle classifiche, emerge subito un fatto: la morte è un ottimo sistema per vendere. Certo, nel caso siate il caro estinto, probabilmente la cosa non vi interesserà granchè. Probabilmente avreste preferito vendere qualche milione di copie in meno pur di stare vivo e vegeto. Ma spesso, per molte persone con cui avete interagito nel corso della vostra avventura terrena (discografici, manager, produttori, compagni della band, vedove consolabili e famigliari vari, talvolta addirittura vostra madre), la vostra dipartita sarà fonte di una tale quantità di bigliettoni che permetterà sicuramente il superamento del lutto. Come mi definì un’amica, probabilmente sono “un mostro insensibile”. Ma temo di essere più che altro realista.


Esaminiamo il caso in questione.

Il 24 novembre il grande Freddie Mercury (all’anagrafe Farrokh Bulsara – per chi non lo sapesse aveva origini indiane) se n’è andato a soli 45 anni. E la sua prematura scomparsa porta le seguenti conseguenze:

1) l’opinione pubblica viene “sensibilizzata”. Dato che ci ha lasciati per colpa di quella famigerata malattia col nome costituito da una sigla di quattro lettere, il fatto farà per la lotta a quella malattia più di un milione di spot del Ministero della Sanità. Ebbene si, “l’opinione pubblica” viene sensibilizzata solo dai fatti clamorosi che riempiono di titoli TV e giornali. E la morte di una rock star fa parte di questi. E poco più di 15 anni dopo la gente non si ricorderà più che di quella malattia si muore, anche perché le rock star si son fatte più furbe e usano i profilattici (dubito siano diventate caste di colpo…).

2) L’uomo della strada scopre l’esistenza di una band chiamata Queen. Non sto parlando dell’acquirente medio di dischi, quello che magari ha garantito un buon successo agli ultimi album della band. Parlo di quello che ha si e no 5 dischi di proprietà. Quello la cui discoteca comprende un album internazionale che ha venduto almeno 20 milioni di copie nel mondo (comprato a un autogrill pensando “questo forse l’ho sentito da qualche parte”), un album comprato per via della copertina poi rivelatosi “una cosa strana con schitarrate”, una compilation “estiva” in offerta, un album italiano rimasto almeno 50 settimane in classifica e un disco regalato dall’amica/o “intellettuale” che tanto desiderava “educarlo” alla musica. Si, quel disco con la polvere sopra.

3) Si assiste alla subitanea trasformazione di un numero considerevole di individui nel ”più grande fan vivente dei Queen e di Freddie Mercury”. Poco importa che 10 giorni prima pensassero che la band avesse debuttato con “Radio Ga Ga”…

4) Sull’onda della commozione di chi già ne conosceva le opere e come conseguenza dei punti 2) e 3), tutto quello che è stato toccato da Freddie, diventa oro.

5) I tre superstiti, asciugate le lacrime, si vedono piovere addosso carrettate di soldi come conseguenza dei punti 2), 3) e 4).

6) Come conseguenza del punto 5), i superstiti tendono negli anni successivi ad assumere un atteggiamento particolarmente permissivo che consente la pubblicazione di qualsiasi remix, rifacimento e campionamento dei classici della band, affidandoli spesso e volentieri a personaggi di scarso spessore.

In dicembre l’effetto della scomparsa di Freddie sulle classifiche è paragonabile a quella conseguente alla morte di John Lennon. La band è presente nella chart inglese (e nella classifiche europee) con due singoli. L’epica e funerea THE SHOW MUST GO ON e il superclassico BOHEMIAN RAPSODY, ripubblicato a seguito della morte del cantante e i cui proventi vengono destinati alla lotta all’AIDS.

Queen - The Show Must Go On / Keep Yourself Alive Il primo singolo è il quarto estratto dall’ultimo album di studio della band, “Innuendo”. Il brano è l’unico dell’album scritto da tutti i membri della band. Sebbene sia visto come una sorta di testamento di Freddie, il testo è opera di Brian May e riguarda più lo stato d’animo del chitarrista, che ha appreso che l’amico sta morendo e sta attraversando un difficile divorzio (anche “Too Much Love Will Kill You”, che molti credono dedicata a Freddie, parla invece del divorzio di May). La melodia del brano è basata sul Canone di Pachelbel. Pubblicato il 14 ottobre, il brano risale le classifiche dopo la scomparsa di Freddie. Anche per il fatto di essere il quarto estratto da un album molto venduto, il singolo non va tuttavia oltre la 16esima posizione in UK, diventando invece un hit da Top 10 in vari paesi europei. 10 anni dopo verrà immortalato da Baz Lurhmann nel suo “Moulin Rouge!”, come preludio funebre per la Satin di Nicole Kidman (che lo interpreta con Jim Broadben).

Ben diverso è invece il destino in classifica di BOHEMIAN RAPSODY. Il brano viene pubblicato su singolo assieme a un altro brano di “Innuendo”, una melanconica ballata pop scritta da Roger Taylor: THESE ARE THE DAYS OF OUR LIVES. Il video di quest’ultimo brano, girato a maggio, è l’ultimo in cui compare Mercury, già seriamente provato dal male. Il video è stato realizzato in bianco e nero per mascherare le condizioni del cantante, mente negli USA si preferisce una versione con sequenze animate a colori.

Queen - Bohemian Rhapsody / These Are the Days of Our Lives La rapsodia boema (qui nella versione del “Live Aid”), originaria del 1975, uno dei pezzi più noti della storia del rock. Il brano è stato al N. 1 della UK chart per 9 settimane tra il 1975 e il 1976 e ora vi ritorna per altre 5 settimane. Vendendo in totale più di 2 milioni di copie solo in UK, si piazza al terzo posto tra i singoli più venduti di sempre oltremanica. E questa riedizione stabilisce un record: il brano dei Queen è l’unico brano della storia ad arrivare due volte al N. 1 UK nella stessa versione. Da notare che nei mesi successivi diventerà un clamoroso N. 2 anche negli USA (con “The Show Must Go On” come lato B). Va segnalato tuttavia che il risultato non è tanto dovuto all’effetto della morte di Mercury (la band ha perso popolarità nei primi anni ’80), quanto al suo inserimento nella colonna sonora del film “Wayne's World”. Va detto che il video usato per il brano negli USA inserisce brani del film nel video originale dei Queen (che, per la cronaca, è considerato il primo video musicale mai realizzato: la cosa non è vera, ma è stato il primo video realizzato per aiutare sensibilmente il lancio di un brano). La cosa fa arrabbiare Mike Myers, star del film, che manda una lettera di scuse ai Queen. Che rispondono con un “grazie per aver usato il nostro pezzo”… Parlerò più approfonditamente del pezzo quando si parlerà del 1975…

Brian May - Driven By You / Just One Life (Dedicated To The Memory Of Philip Sayer) La album chart britannica (e tutte le album chart europee) è dominata dal secondo “Greatest Hits” della band, quello che ne racconta la produzione dal 1982 in poi. La raccolta è stata pubblicata il 28 ottobre e arriva in vetta in oltre 14 paesi, vendendo oltre 19 milioni di copie (negli USA e in Canada esce tuttavia in un’edizione che unisce anche i titoli della prima raccolta: “Classic Queen”). Intanto, nella Top 10 britannica arriva a dicembre anche Brian May da solo, con il pezzo DRIVEN BY YOU, che anticipa il suo album solista “Back To The Light”.


Il singolo che invece scaccia dopo 2 settimane dalla vetta della UK chart Michael Jackson è realizzato da un duo a dir poco stellare…

George Michael & Elton John – Grazie Zia

George Michael & Elton John - Don't Let the Sun Go Down on Me Antefatto. Durante il “Live Aid” del luglio 1985, George Michael, allora ancora metà degli Wham!, sale sul palco di Wembley e interpreta una versione di un classico anni ’70 di Sir Elton John, “Don’t Let The Sun Go Down On Me”, con Elton al piano. I due si son conosciuti pochi mesi prima, nel marzo 1985, alla consegna dei premi Ivor Novello. In seguito George è apparso in due brani del successivo album di Elton, “Ice On Fire”, duettando con lui in “Wrap Her Up” e cantando nei cori di “Nikita”. La Regina Madre del Pop Britannico ha poi restituito il favore suonando il piano nell’ultimo singolo degli Wham! “The Edge Of Heaven”. I due son poi apparsi sullo stesso palco nel 1988, duettando in “Candle In The Wind”.

Nel 1991 George intraprende il tour “Cover To Cover”, durante il quale interpreta numerose cover dei suoi artisti preferiti, da Bowie a Stevie Wonder, e ovviamente, Elton. A marzo, durante un concerto londinese del tour, George viene raggiunto a sorpresa nel backstage da Elton John. I due così decidono di eseguire un duetto sul palco e scelgono la canzone già presentata da George al Live Aid, DON’T LET THE SUN GO DOWN ON ME.

Il pezzo in origine è stato inserito in “Caribou”, album del 1974. Il brano è diventato un grande hit negli anni ’70, arrivando al N. 2 della Billboard chart (si ferma invece solo al N. 16 nel Regno Unito). In base a quanto dichiarato da Elton, il brano è stato ispirato da un pezzo dei Beach Boys, la classica “God Only Knows” (e due Beach Boys, Carl Wilson e Bruce Johnston, cantano nei cori della versione originale del pezzo).

Tornando al 1991, il duetto a Wembley riesce così bene che i due decidono di pubblicarlo su singolo. Arriva al N. 1 in UK all’inizio di dicembre e in gennaio ripete il piazzamento negli USA, diventando il settimo N. 1 di Elton e il settimo (e ultimo) di George (considerando solo la sua carriera solista). È anche l’unico pezzo “live” mai arrivato in vetta alla classifica americana.

Various Artists - Tribute Albums - Elton John / Bernie Taupin - Two Rooms: Celebrating the Songs of Elton John & Bernie Taupin Da notare che il video che accompagna il brano non è la registrazione dell’esibizione di Wembley, ma è stato girato per l’occasione. I proventi del singolo vanno tutti in beneficenza. Da notare che nell’inverno 1991 George registra anche un altro brano di Elton John, “Tonight”, che viene inserito nell’album di cover “Two Room”, che festeggia i 25 anni di collaborazione tra Elton e Bernie Taupin (il titolo dell’album si riferisce proprio al fatto che i due scrivono separatamente). Kate Bush - Rocket Man / Candle in the Wind E in quell’album, “Don’t Let The Sun Go Down On Me” viene interpretata da Oleta Adams, già vocalist dei Tears For Fears. Da questo album tributo viene tratto anche un singolo di successo in Gran Bretagna. Si tratta della versione reggae della classica ROCKET MAN, che la sempre splendida Miss Kate Bush porta al N. 12 della classifica (quindi nello stesso momento ci son ben due cover di Elton John in Top 20). Nel 2007 un sondaggio dell’Observer la nominerà la miglior cover di tutti i tempi. Bella è bella, ma sul ritenerla la migliore di tutti i tempi… Il cd single include anche una versione di "Candle In The Wind" ad opera della Signorina Cespuglio.

 


Altri N. 1 del periodo

Color Me Badd - All 4 Love Tra Michael Jackson e la coppia George/Elton, al N. 1 dei singoli USA arriva anche l’ultimo grande hit di una boy band ante-litteram. Si tratta dei Color Me Badd, quartetto vocale che si può dire stia a metà strada tra i New Kids On The Block e i gruppi vocali di colore tipo i Boyz II Men. La band ha ottenuto un grande hit in estate con “I Wanna Sex U Up”, esempio di new jack swing, inserita nella colonna sonora del film di gangster “New Jack City”. I quattro hanno poi ottenuto un N. 1 con la terrificante ballata melensa “I Adore Mi Amor” (che già dal titolo dice tutto) e piazzano un altro grande hit con il terzo singolo, ALL 4 LOVE, sempre prodotto dal produttore di “I Wanna Sex U Up”, Howie Tee. Il pezzo rientra alla perfezione nel mix tra sonorità vecchie (il doo wop) e nuove (l’hip hop) che affolla le classifiche black dell’epoca. Purtroppo per i quattro, questo sarà l’ultimo loro Top 10.

Right Said Fred – Anche Jimi è troppo sexy

Right Said Fred - I'm Too Sexy All’inizio del 1992 si registra un fatto nella chart USA che per il resto del decennio non si ripeterà più. Due dischi di produzione britannica al N. 1 in successione. Infatti in febbraio, a “Don’t Let The Sun Go Down On Me” segue al N. 1 I’M TOO SEXY, tormentone ad opera dei Right Said Fred. Il pezzo è stato uno dei successi del 1991 in UK, dove è rimasto incollato al n. 2 per 6 settimane dietro l’eterna “Everything I Do (I Do It For You)” di Bryan Adams. Il trio è composto dai fratelloni Fairbrass, Richard e Fred, rasati e palestrati, e da Rob Manzoli. Il nome del trio deriva dal titolo di un hit del 1962 di Bernard Cribbins. Il pezzo è nato da un campionamento in loop di una linea di basso. Il break deriva invece da un campionamento del classico del 1973 "Dance With The Devil" del sommo batterista Cozy Powell, a sua volta basata su "Third Stone From The Sun" di Jimi Hendrix.

Right Said Fred - Don't Talk Just Kiss Nonostante le intenzioni della band siano di essere una “band seria”, ne esce invece un divertente e ironico tormentone che sfotte allegramente l’atteggiamento di molti clienti della palestra gestita dai Fairbrass. Il pezzo, presentato come demo, viene rigettato da tutte le case discografiche come “spazzatura che non venderà”. Sarà anche un pezzettino usa e getta, ma in quanto al vendere… Viene pubblicato da un’etichetta indipendente. Risultato: il quarto singolo più venduto del 1991 in UK e un N. 1 USA per tre settimane a febbraio… Intanto i fratelloni piazzano a dicembre nella Top 3 UK il secondo singolo DON’T TALK JUST KISS, con la partecipazione della Diva soul Jocelyn Brown.

"...And I'm too sexy for this song"

Wet Wet Wet – La ragazza della buonanotte evita di dire addio alle classifiche

Wet Wet Wet - High on the Happy Side In UK invece, a gennaio, a “Bohemian Rapsody” segue un N. 1 inatteso, che “salva” una band in crisi. Si tratta di GOODNIGHT GIRL, ballata romantica con archi dei Wet Wet Wet. Il quartetto blue-eyed soul di Glasgow guidato dal cantante Marti Pellow, una delle band di maggior succeso in UK di fine anni ’80, è infatti reduce da due singoli che hanno fatto fiasco totale, non entrando nemmeno in Top 40. La ballata viene pubblicata a dicembre e il 25 gennaio arriva clamorosamente in vetta, rimanendovi 4 settimane. Si tratta dell’unico dei tre N. 1 britannici del gruppo che non è una cover (gli altri due son infatti “With A Little Help From My Friends”, in origine dei Beatles, arrivata in vetta nel 1988, e il rifacimento di “Love Is All Around” dei Troggs, che si incollerà per 14 settimane al N. 1 UK nel 1994) . Il singolo anticipa il quarto album del gruppo, “High On The Happy Side”, che sull’onda del successo del singolo, arriva al N. 1 della classifica degli album l’8 febbraio, rimanendovi per due settimane, interrompendo il dominio assoluto di un altro britannico bianco innamorato del soul…

Simply Red – Mick vuole essere l’unica stella

Simply Red - Stars Sto parlando del rosso Mick Hucknall, orami immagine e unica presenza fissa del collettivo col nome di Simply Red (nel 1991 il rosso ha praticamente scaricato i compari dicendo che i Simply Red sono “essenzialmente un progetto solista”). L’album “Stars”, pubblicato in ottobre, è già stato per tre settimane al N. 1 della album chart britannica tra ottobre e novembre. Ma il botto vero arriva all’inizio del 1992, quando ritorna al N. 1 UK il 4 gennaio, rimanendo in vetta per altre 9 settimane non consecutive. L’album diventa il più venduto in Europa tra il 1991 e il 1992, con oltre 2 milioni di copie vendute solo nel Regno Unito. Simply Red - Stars / Ramblin' on My Mind Merito di un elegante suono soul-jazz-lounge unito a testi che spaziano dalle relazioni amorose ad attacchi al governo dei conservatori (e soprattutto alla Thatcher), come “Wonderland”. Mentre negli USA è ancora in classifica il primo singolo estratto, la ritmata SOMETHING GOT ME STARTED (sarà l’ultimo Top 40 della band negli USA), in UK entra in Top 10 a dicembre la title-track STARS (N. 8), un elegante mid-tempo. A febbraio è quindi il turno della ballata FOR YOUR BABIES (N. 9), terzo singolo dei 5 estratti dall’album.

Dopo i Wet Wet Wet arrivano invece al N. 1 UK le Shakespeare’s Sister di STAY. Il duo formato da Marcella Detroit Levy e dall’ex Bananarama (nonché moglie di Dave Stewart degli Eurythmics) Siobhan Fahey ottiene il suo più grande successo con questa ballata elettronica che rimane in vetta alla UK chart per 8 settimane. Dato che il singolo otterrà il maggior successo in primavera, ne riparleremo a tempo debito.


Balzando di nuovo in territorio americano, va segnalato che l’album più venduto negli States del periodo non è né pop né rock né rap. È… country!

Garth Brooks – Il Signore del New Country

Garth Brooks - Ropin' the Wind Allora, in America la gente si è stufata della musica pop precotta dalle major. E cerca qualcosa di meno “plasticoso” e di più “vero”. Se sulle coste degli USA e nelle metropoli il nuovo è rappresentato da grunge, metal e hip hop, c’è tutta una fascia di pubblico che occupa la “terra di mezzo” che si trova tra le coste che è poco propensa ad apprezzare distorsioni, rocker depressi o rapper con pistole e catenoni. E trova l’alternativa in Troyal Garth Brooks. Figliuolo dell’Oklahoma dall’aspetto rassicurante, Brooks è il Re del new Country. E il suo terzo album, “Ropin' The Wind”, uscito nel settembre 1991, oltre a piazzarsi nella Top 10 degli album USA per mesi (con 18 settimane non consecutive in vetta, alternandosi ai Guns N’ Roses, agli U2, a Michael Jackson e ai Nirvana), riesce anche a piazzarsi nelle classifiche internazionali, vendendo oltre 16 milioni di copie. L’album è la continuazione del suo precedente grande successo “No Fences” ed è stato scritto durante il fortunatissimo tour che segue quell’album. Il disco si rivela un successo ancor maggiore. Il segreto del successo di Brooks sta nell’abbinare tematiche tipiche del country, con storie di vita vissuta in cui la gente comune può rispecchiarsi, in linea con la tradizione di Jimmie Rodgers, con un suono che incorpora elementi pop e rock, che lo rendono appetibile anche a chi il country proprio non lo regge. In sintesi: svecchia il genere. Tra gli hit del periodo invernale tratti dall’album, quasi tutti arrivati al N. 1 della country chart di Billboard, c’è SHAMELESS, ballata scritta da Billy Joel, originariamente inclusa nell’album di questi dell’89, “Storm Front”. Se Joel ha scritto il pezzo pensando a Jimi Hendrix, Brooks lo fa suo, trasformandolo in una sentita ballatona country.

Brooks negli anni ’90 venderà più di chiunque negli USA: 123 milioni di dischi. Si ritirerà nel 2001, per dedicarsi alla famiglia, realizzando sporadicamente qualche singolo e apparendo in qualche concerto di beneficenza, come il “Live Earth”. Nel 2007 tornerà per dei concerti, vendendo 160.000 biglietti in due ore…

 


Rave, techno e dintorni: la musica da discoteca

KLF – Rave + country + gelati + pecore = caos! Fine dell’epopea distruttiva

The KLF - Justified & Ancient Se Garth Brooks rappresenta il nuovo country, quello che fa sfracelli negli USA, nel Vecchio Continente due volponi invitano una leggenda del genere, "The First Lady of Country", la grande Tammy Wynette, a cantare nel loro ultimo singolo. Sto parlando di quei folli anarcoidi di Bill Drummond e Jimmy Cauty, ovvero i KLF ((Kopyright Liberation Front) che realizzano il loro ennesimo sberleffo pop con il delirante JUSTIFIED AND ANCIENT, dedicato ai “Justified Ancients of Mu Mu” (JAMs) . Ma chi sono gli antichi di Mu Mu? Niente altro che loro due, dato che prima di adottare il nome KLF il duo si faceva chiamare proprio così. Il nome deriva dalla trilogia “Gli Illuminati” di Robert Shea e Robert Anton Wilson, autentico manifesto della controcultura di fine anni ’60. E come i loro corrispondenti letterari, Drummond e Cauty hanno assunto il nome con l’impegno di portare il caos e il disordine in campo musicale. E si può dire che in parte ci siano riusciti.

Una prima traccia del pezzo era già presente nel loro album realizzato sotto il nome JAMs, “1987 (What the Fuck Is Going On?)”. A chiudere il primo pezzo "Hey Hey We Are Not The Monkees" (un cacofonico assemblaggio di campionamenti dei pezzi dei Monkees) compare infatti un coretto a cappella che canta "We're justified and we're ancient / We don't want to upset the apple cart / We don't wanna cause any harm" (nel pezzo del 1991 il coretto prosegue con "but if you don't like what we're going to do / you'd better not stop us 'cause we're coming through"). Nel loro album del 1990, “Chill Out”, i coretti ricompaiono in "Justified and Ancient Seems a Long Time Ago". Insomma, l’ennesima autocitazione di cui è colmo il loro album “The White Room”. Ovvero come prendere la strada dell’autocitazione intrapresa dagli Art Of Noise, ma divertendosi a demolirla con un martello pneumatico…

La versione sull’album del ’91, che lo apre e lo chiude, è tuttavia affidata alla voce di Black Steel e differisce dalla versione su singolo non solo per la cantante, ma anche per la ritmica, più funky e per l’uso della chitarra a pedale, tipica del country. Naturalmente i due si divertono anche a citare nel titolo l’illustre interprete del pezzo. Infatti il sottotitolo di “Justified And Ancient” è "(Stand By The JAMs)", che fa riferimento al più grande classico della Wynette, “Stand By Your Man”.

Il gruppo techno-rave che ha inventato l’ambient realizza un singolo pop-soul-dance volutamente camp con una Regina del country. Sembra folle vero? Ma la follia risiede anche nel sistema adottato per lanciare il singolo. Decidono infatti di affittare un camioncino dei gelati a Liverpool. Girano poi la città regalando un tipo particolare di gelato, noto come “99 Flake 99”, ovvero un cornetto di gelato da 99 pence con inserita una barretta di cioccolato croccante nella crema. E non esitano a inserire nella canzone due strofe a riguardo. Se "Make mine a 99" si riferisce al gelato, "They're justified and they're ancient and they drive an ice cream van" fa proprio riferimento alla sortita in furgone… Ah, il codice del singolo è KLF99… Più premeditato di così…

Anche se dubito sugli esiti di questa singolare campagna, il singolo viene accolto a braccia aperte dagli inglesi e diventa il quarto Top 5 consecutivo della band, piazzandosi al N. 2 all’inizio di gennaio. In America clamorosamente apprezzeranno e lo porteranno al n. 11 in marzo, regalando anche il miglior piazzamento nella Hot 100 per Tammy Wynette. Il singolo si piazza in vetta in 18 paesi.

Tutto quello che ho detto tuttavia non è niente paragonato a quello che i due fanno ai Brit Awards del 12 febbraio. Allora, i KLF sono il gruppo che ha venduto più singolo nel mondo del 1991. L’industria discografica inglese pertanto li premia e sono invitati ad esibirsi. Ebbene, i nostri vanno sul palco per eseguire il loro grande hit "3 Am Eternal" (N. 1 UK all’inizio del 1991). Non ci vanno soli, tuttavia. Si presentano con un gruppo hardcore chiamato Extreme Noise Terror, suonando una versione terrificante (nel vero senso della parola) del pezzo. Non contento, Drummond spara a salve sul pubblico con una mitragliatrice, mentre viene bloccato il lancio di sangue di pecora sulla platea dagli avvocati della BBC e proprio dagli Extreme Noise Terror, convinti vegetariani. Dopodiché annunciano: "The KLF have now left the music industry". Il sangue proviene da una pecora tuttavia. E la pecora schiattata viene portata all’ingresso dell’hotel dove si tiene il galà dei premi…

Considerato come i due preparano al dettaglio ogni loro mossa, si devono essere divertiti parecchio nei giorni precedenti ai Brits. Mi sarebbe piaciuto vederli a San Remo fare lo stesso… Il 14 maggio annunciano la chiusura ufficiale delle attività e il loro intero catalogo viene cancellato. La stampa lo definisce “il più eroico atto di autodistruzione mai effettuato da una pop band”. Per fortuna, la Wax Trax detiene i diritti di distribuzione della loro produzione negli USA, e questo le consente di stampare ancor oggi i loro album. E di portare i loro ascoltatori a Trancentral.

Ah, nel 1993 creeranno la K Foundation, istituendo il premio per il “peggiore artista dell’anno”. E daranno fuoco a un milione di sterline guadagnati come KLF, filmando la performance…

The Prodigy - Everybody in the Place Arriva al N. 2 britannico anche EVERYBODY IN THE PLACE, terzo singolo (anche se in realtà è un E.P.) dei Prodigy. All’epoca il gruppo di Liam Howlett ha acquisto fama per “Charly”, un pezzo rave accelerati dai toni cartoneschi. La band si conferma tra i nomi di punta della scena rave da pasticche con questo pezzo, che in classifica viene fermato solo dai Queen. Tra qualche anno saranno acclamati come i punk della musica elettronica.


In Europa la musica da discoteca gode di ottima salute e si avvia a diventare il “pop” dei primi anni ’90. D’altra parte, se in UK la musica elettronica e dance sta miscelandosi brillantemente con svariati generi creando di fatto nuovi generi, nel continente le sonorità techno tendono a sposarsi con il tipico suono dance europeo del decennio rpecednete, l’Hi NRG. E così i pezzo techno continentali tendono a rappresentare una versione aggiornata di quel suono con un numero di battiti per minuto (bpm) compreso grossomodo tra 128 e 132. Pertanto, mettetevi i tappi negli orecchi e ingollate la pasticchetta, perché è tempo di urlare…

Techno! Techno! Techno!

U96 – Il sommergibile sgancia il siluro techno

U96 - Das Boot (Techno Version) / Tiefenrausch / Das Boot (Trigger Version) Trionfa in Germania e in tutta Europa DAS BOOT degli U96. Il pezzo altro non è che il remix techno del tema principale (scritto da Klaus Doldinger, futuro autore anche della colonna sonora de “la Storia Infinita”) del film “Das Boot” (da noi distribuito come “Uboot 96”) di Wolfgang Petersen, uno dei più grandi successi cinematografici tedeschi di sempre, che racconta la vita di un equipaggio di un sommergibile tedesco durante la seconda guerra mondiale. Se vi capita, dategli un’occhiata, la merita. Il remix, pieno di effetti (come il sonar di un sommergibile), funziona, e dopo aver dopo la Germania (dove è N. 1 per 13 settimane a partire dal 24 gennaio) conquista Scandinavia, Francia, UK e svariate altre nazioni europee. Sotto la sigla U96 si cela il DJ Alex Christensen, coadiuvato dal team di produttori Matiz (Ingo Hauss, Helmut Hoikins e Hajo Panarinfo). I successivi lavori di Christensen toccheranno tutti i generi da discoteca del decennio, sia ad alto che basso numero di battute, ottenendo sempre un buon successo commerciale in patria. Nel ’95 realizzerà “Das Boot II”. Poi, con un “Greatest Hits”, nel 2000 uscirà “Das Boot 2001”, versione trance (per la serie, avuta l’idea, spremiamola bene). Nel nuovo millennio Alex Christensen lavorerà su progetti di cui il mondo non sentirà il bisogno, come Rollergirl e ATC, nonché su album di Paul Anka (!) e Alessandro Safina (!!)…

Il successo di “Das Boot” e dell’album omonimo aprono di fatto le porte della classifica tedesca alla dance techno anni ’90. Ma non è l’unico grande hit techno di origine continentale a funzionare nelle classifiche…

L.A. Style – Necrologio techno

L.A. Style - James Brown Is Dead In classifica arriva pure James Brown, il Padrino del Soul. Ma non arriva un pezzo da lui cantato, bensì un brano a lui dedicato. Anche se penso che sentendo si sia toccato in un certo posto… Si tratta infatti di JAMES BROWN IS DEAD dei L.A. Style, duo olandese creato dal produttore Wessel Van Diepen, futuro colpevole della nascita dei Vengaboys. Il pezzo, che questo inverno è nella Top 10 germanica dopo aver raggiunto la vetta in varie classifiche europee, segna un record: è il primo pezzo techno che riesce ad entrare nella classifica americana. Ha la sua leggenda metropolitana incorporata: si pensa che il pezzo derivi da una falsa notizia della morte di Brown data dai telegiornali. In realtà questo non è vero. Il pezzo genererà anche un “pezzo risposta”: “James Brown Is Still Alive” da parte di un altro gruppo techno olandese, gli Holy Noise, per tacer di “Who The Fuck Is James Brown?” dei Traumatic Stress. Sempre in tema di domande su celebrità nei titoli, si può citare anche WHO IS ELVIS degli Interactive, altro buon successo continentale di questo inverno.

Il “gruppo” avrà vita breve ma rappresenta alla perfezione le caratteristiche del tipico prodotto eurotechno dell’epoca. Un duo maschio + femmina, con il primo che rappa e la seconda che canta e agita le poppe, sventagliate di synth e ritmica creata con drum machine. E riguardo a tale formula, i protagonisti più duraturi saranno sempre olandesi…

2 Unlimited - Twilight Zone Si tratta dei 2 Unlimited, il duo formato dalla cantante Anita Doth (Dels) e dal rapper Ray Slijngaard e prodotto dai belgi Phil Wilde e Jean-Paul De Coster (per la serie l’Europa Unita della dance), dopo il primo grande hit, “Get Ready For This”, replica (in tutti i sensi) con TWILIGHT ZONE. La formula qui è ben chiara: martello da discoteca, melodia semplice, cantato ripetitivo di Anita, rappettino. Tuttavia, a differenza di molti progetti techno dell’epoca, riescono anche a realizzare un intero album, “Get Ready”, realizzato il 24 febbraio, che comprende non solo martelli da discoteca ma anche ballate. L’ambizione perciò è di essere un vero gruppo “pop” alla Boney M. E con due milioni di copie vendute, si può dire che le ambizioni vengono confermate. Tra un anno dimostreranno di “non avere limiti” (se non quelli compositivi) e ce li troveremo in classifica per altri 3 anni.


Rozalla – La Regina africana dei rave

Rozalla - Everybody's Free (To Feel Good) La scena rave vede il trionfo anche di Rozalla, cantante dello Zambia cresciuta in Zimbabwe. La ragazza diventa una star locale e ha pure una particina in un film con Richard Chamberlain e Sharon Stone. Trasferitasi a Londra, inizia a collaborare con il team di produzione Band Of Gypsies (Nigel Swanston e Tim Cox). Dopo due singoli dal limitato successo, la ragazza fa il botto con EVERYBODY’S FREE (TO FEEL GOOD), grande successo autunnale in Gran Bretagna e classico da discoteca dell’era rave, che questo inverno scorazza nella Top 10 teutonica (e in quelle di mezza Europa). Da notare che il pezzo, che diventerà anche un hit negli USA, verrà campionato da successivi hit. Baz Luhrmann userà una versione del pezzo ad opera di Quindon Tarver, impiegata nel suo film “Romeo + Giulietta”, per costruirci sopra il suo N. 1 UK del 1999, "Everybody's Free (To Wear Sunscreen)". Rozalla - Everybody's Free E nel 2007 il pezzo verrà campionato da Bob Sinclar (specializzato nel predare pezzi dei primi anni ’90) in "Sound of Freedom". Mentre il primo hit vaga in Europa, Rozalla piazza altri ben due singoli nella classifica britannica. FAITH (IN THE POWER OF LOVE), debitamente ristampata dopo il successo del precedente singolo, si è involata al N. 11 in novembre ed è ancora in classifica in dicembre, mentre a febbraio arriva in Top 20 ARE YOU READY TO FLY. A coronare il tutto, la ragazza avrà l’onore di aprire i concerti del Tour Mondiale di Michael Jackson.

Riduciamo ancora un po’ i battiti al minuto? Dai 131 bpm di Rozalla ai 118 bpm del pop house.

Cece Peniston - Finally Negli USA il dance-pop dell’epoca flirta con la piano house. Tra i gioiellini del genere c’è FINALLY, grande hit da discoteca che rappresenta il più grande successo di Cecelia Peniston, meglio nota come CeCe Peniston. La cantante dell’Ohio arriva alla fama proprio con questo classico da discoteca, che si piazza in gennaio al N. 5 negli USA e arriverà al N. 2 UK a marzo (alla prima uscita, a fine 1991, il pezzo non era andato oltre la 29esima posizione). Il pezzo verrà impiegato anche nella colonna sonora del divertente “Priscilla La Regina Del Deserto”. In UK, mentre “Finally” è nella Top 10 USA, si piazza al N. 6 il secondo singolo WE GOT A LOVE THANG. Kym Sims - Too Blind to See It Il terzo estratto dall’album di debutto, chiamato anch’esso “Finally” (oltre 3 milioni di copie vendute), si piazzerà anch’esso in Top 10. Si tratta di "Keep On Walkin'", scritta con Kym Sims e prodotta da Steve "Silk" Hurley. E proprio la Sims, sotto la produzione di Hurley, arriva a gennaio nella Top 5 UK con TOO BLIND TO SEE IT, pezzo dance nelloo stile di quelli della Peniston. La Sims otterrà un altro hit in Top 20 nei mesi successivi, tuttavia non riuscirà più a replicare il successo ottenuto tra il 1991/92, destino comune anche alla Peniston.


 


Ritmo, Soul, Rap e Melassa

Mariah Carey - Can't Let Go L’house piano viene utilizzata anche dalle produzioni più pop, come l’ultimo album di Mariah Carey, che è anche un omaggio alla soul music del passato, come evidenziato dal primo hit estratto, EMOTIONS, che cita esplicitamente un grande pezzo datato 1977 delle Emotions, “Best Of My Love”. Come secondo hit dall’album tuttavia è tratta una ballata. Si tratta di CAN'T LET GO, ballata scritta con Walter Afanasieff, già collaboratore dell’allora lungochiomato, testosteronico divo per casalinghe Michael Bolton. Il pezzo si piazza al N. 2 USA il 25 di gennaio. Se gli USA son praticamente ai piedi della neodiva, l’Europa non cede ancora facilmente alle lusinghe delle sue ottave, e il singolo passa quasi inosservato.


Prince - Diamonds & Pearls / Insatiable In classifica con una ballata pure Prince. Dopo la sulfurea e censurata funky “Gett Off” e il quinto N. 1 USA della sua carriera, “Cream”, il nanerottolo, accompagnato dalla nuova band, i New Power Generation, piazza il 15 febbraio al N. 3 USA la title-track del suo ultimo album, “Diamonds And Pearls”. Nel brano spicca la bellissima voce della cantante dei New Power Generation, Rosie Gaines. Va detto che all’epoca le esibizioni del nostro sono accompagnate da due ballerine: Lori Werner e Robia LaMorte, consociute come "Diamond" e "Pearl". Come al solito niente video su youtube per le manie del nano…


Arriva al N. 6 USA a fine febbraio anche un artista che ha collaborato con Prince nella colonna sonora del suo “Graffiti Bridge”. Si tratta di Tevin Campbell, che con TELL ME WHAT YOU WANT ME TO DO, mielosa ballata prodotta da una vecchia volpe come Narada Michael Walden, ottiene il maggiore hit della carriera.


Shanice – Un sorriso di successo

Shanice - Inner Child Narada è al timone anche di un’altra produzione soul di successo del periodo. Si tratta di Shanice Wilson. La ragazza, nata a Pittsburgh ma trasferitasi da piccola a Los Angeles, ha avuto l’occasione a nove anni di apparire in uno spot TV del Kentucky Fried Chicken assieme alla leggendaria Ella Fitzgerald (Ella che fa la pubblicità al pollo fritto?!? Argh..). La ragazzina a 14 anni debutta con un album, e nel 1991, a 17 anni, viene messa sotto contratto dalla Motown, con cui a novembre pubblica il secondo album, “Inner Child”, da cui viene tratta come singolo I LOVE YOUR SMILE, scritta e prodotta appunto da Narada Michael Walden. La canzone è un pop soul di quelli orecchiabili e contagiosi che sfonda sia in USA che in UK, piazzandosi al secondo posto in entrambi le classifiche. La ragazza tuttavia non riuscirà a mantenere un tale livello di successo, anche perché i suoi pezzi successivi ricadranno facilmente nella classificazione “prodotto medio”.

Boyz II Men – Un hit di ieri per l'oggi

Boyz II Men - It's So Hard to Say Goodbye to Yesterday Chi invece si piazza al N. 2 della Billboard chart il 14 dicembre, rimanendovi 4 settimane (praticamente bloccato dietro a Michael Jackson) è un’autentica corazzata della Motown anni ’90. Anzi, si può definire il gruppo che risolleva le traballanti sorti del gloriosissimo marchio. Sono i Boyz II Men. Il quartetto vocale ha conosciuto un grande successo a settembre con il primo singolo, “Motownphilly”, piazzatosi nella Top 3 USA (dato che il quartetto è di Philadelphia, il titolo del pezzo allude a come il “suono di Philadelphia” arriva nella Motown). Come secondo estratto dal loro album “Cooleyhigharmony” i quattro invece producono una ballata stile doo wop cantata a cappella. Il pezzo è IT'S SO HARD TO SAY GOODBYE TO YESTERDAY ed è la cover di un pezzo originariamente interpretato da G. C. Cameron (ex cantante degli Spinners) nel 1975 e incluso nella colonna sonora del “Cooley High”, omaggiato proprio nel titolo dell’album dei quattro. Il pezzo è uno di quegli hit che funzionano alla perfezione negli USA, mentre lascia un po’ freddi gli Europei. Poco male, questione di qualche mese e una serie di ballate sempre più saccariniche faranno sfracelli anche nel Vecchio Continente. E la corazzata navigherà trionfalmente sul mare di melassa fino a che non incapperà nell’iceberg noto come “il pubblico si è stancato della solita solfa”…

The Pasadenas - I'm Doing Fine Now In UK invece ultimo singolo di successo per un gruppo vocale di colore che si ispira ai gruppi storici dell’etichetta di Detroit. Si tratta dei Pasadenas, che piazzano al N. 4 in febbraio I'M DOING FINE NOW, cover di un classico datato 1973 dei New York City, gruppo prodotto da uno dei maghi del Philly Sound, Thom Bell.


Recuperi eccellenti

The Temptations - My Girl / Theme From My Girl E parlando di gruppi storici vocali Motown, va segnalato il clamoroso recupero nella classifica britannica di un classico dei Padri di tutti i gruppi vocali, i grandi Temptations. Si tratta di MY GIRL, che si piazza al N. 2 a fine febbraio. Il pezzo è stato scritto dal grande Smokey Robinson ed è ispirato a sua moglie, Claudette. Smokey scrive il brano per i Temptations, il gruppo vocale maschile di punta della casa di Detroit, ma lo pensa per la voce di David Ruffin anziché per i due cantanti principali della band, Eddie Kendricks e Paul Williams, interpreti dei precedenti singoli del gruppo. Il pezzo nel lontano 1965 è diventato il primo dei quattro N. 1 della storica band, mentre non è entrato nella classifica inglese. I britannici tuttavia lo ripagano con gli interessi 27 anni dopo. La ragione di questo recupero sta in un film che impiega il brano, di cui condivide il titolo. Si tratta di “My Girl” (da noi tradotto bestialmente con “Papà, ho trovato un amico”), una commedia con il fastidioso bambino prodigio Macaulay Culkin. Il film non è male tuttavia: il personaggio di Culkin infatti muore punto dalle api… eheheheh

Diana Ross - The Force Behind the Power E a proposito di Motown e riesumazioni, viene tolta dal sarcofago e riportata in classifica anche una ex diva della storica etichetta. Anzi della stradiva (nonché amata dal gran capo). Si tratta ovviamente di Diana Ross che piazza al N. 2 della UK chart la ballata “vecchio stile” (traduco: piuttosto soporifera e muffita) WHEN YOU TELL ME THAT YOU LOVE ME. Il pezzo, tratto dall’album “The Force Behind the Power” la rilancia sul mercato britannico a distanza di quasi 6 anni dal suo precedente successo. Il successo la rilancerà. Nel 2005 il pezzo verrà rifatto (ce n’era bisogno?) assieme agli orrendi Westlife (no, non c’era bisogno), ritornando al N. 2.


Diana quindi mostra, seppur con alti e bassi, una notevole longevità. C’è invece chi non “passerà a nuttata”…

Hammer – Il martello batte dove l’orecchio duole

M.C. Hammer - Too Legit to Quit Tra il 1990 e il 1991 MC Hammer è diventato una specie di multinazionale. Potete comprare il suo bambolotto o fare merenda con i suoi cestini. E c’è pure un cartone, Hammerman. L’album pubblicato in autunno, “Too Legit To Quit” (“troppo giusto per mollare”) parte bene e arriva al N. 2 della Billboard chart. E l’11 gennaio si ritrova con ben due singoli nella Top 10 USA, la title-track dell’album TOO LEGIT TO QUIT (N. 5) e ADDAMS GROOVE (N. 7), tema del film dedicato a “La Famiglia Addams” (che si piazza anche al N. 4 britannico). Tutto sembra andare bene. Ma è solo la calma prima della tempesta. Il Martello (che nel frattempo si è tolto l’”MC”) confida troppo nel duraturo successo e fa il notorio passo più lungo della gamba. Oltre a sperperare i soldi guadagnati in acquisti esagerati di beni voluttuari (compresa una villa da 12 milioni di dollari), il nostro si imbarca in tour faraonico che si rivela un disastro finanziario e viene cancellato a metà. Il suo entourage conta 300 persone, che gli costano mensilmente 500.000 dollari. E poi vi meravigliate che uno che ha venduto 10 milioni di copie di un disco faccia bancarotta? Oltretutto le vendite dell’album si arenano nei mesi successivi, fermandosi a “soli” 3 milioni di copie, nettamente meno rispetto a quanto previsto dalla casa discografica (ed è la rispondenza a tali aspettative a dire se un disco è o meno un successo). E nessun altro suo singolo entrerà in Top 10. E l’atteggiamento del pubblico, che punta a prodotti “genuini”, non lo aiuta, considerato che è considerato l’emblema della plastica e che i fan dell’hip hop lo considerano un “venduto”. Ah, dimenticavo, il 29 marzo “Addams Groove” porterà a casa “l’ambito” Raspberry Award come “peggior canzone da film”…

C’è invece chi sopravviverà trasformandosi clamorosamente…

Marky Mark – Il lato selvaggio degli addominali

Marky Mark and The Funky Bunch - Music for the People Restando in ambito cinematografico, in classifica c’è pure l’attore Mark Wahlberg (futuro interprete di film come “Boogie Nights”, “Il Pianeta Delle Scimmie” e “The Departed”), all’epoca noto come Marky Mark, che dopo il N. 1 “Good Vibrations” ci propina come secondo hit con i suoi Funky Bunch WILDSIDE, pezzo che vampirizza in modo spudorato “Walk On The Wild Side” di Lou Reed. E ciò è male. Per vedere invece come va campionato il siffatto pezzo, vi rimando agli A Tribe Called Quest (autunno 1990). Il fratello minore di Donnie Wahlberg, membro dei New Kids On The Block, è tuttavia più famoso per motivi diversi da quelli musicali. Citando Carboni, ha un fisico bestiale, ed è modello ufficiale di Calvin Klein. All’epoca appare in mutande sulla pubblicità dello stilista, compreso un enorme tabellone a Times Square a New York. E dedica la sua autobiografia, scritta precocemente nel 1992, al suo pisello. La sua carriera musicale si arenerà rapidamente, e lo vedremo in trite collaborazioni di marca eurodance con Prince Ital Joe che faranno la gioia dei tedeschi. Poi null’altro. Con grande sorpresa di tutti, diventerà un attore hollywoodiano di successo e pure nominato agli Oscar…

Chi invece conserverà un buon successo anche negli anni a venire è il gruppo femminile rap di maggior successo della storia…

Salt-n-Pepa – Lezioni di sesso per tedeschi

Salt-N-Pepa - Let's Talk About Sex Dal 15 novembre al 23 gennaio domina la classifica tedesca dei singoli LET’S TALK ABOUT SEX del trio femminile rap Salt-n-Pepa, formato da Cheryl James ("Salt"), Sandra Denton ("Pepa”) e dal DJ Deidra "Dee Dee" Roper (“Spinderella”). Il pezzo, che è il primo singolo hip hop ad arrivare al vertice in Germania, riuscendo addirittura a tener sotto Michael Jackson, è già arrivato a settembre al N. 2 in UK e al N. 13 negli USA. Tratto da “Blacks' Magic”, il brano parla di sesso sicuro e censura. Sul lato B del singolo c’è anche una versione più esplicitamente “didattica”, "Let's Talk About AIDS" (il gruppo è molto attivo nella lotta contro l’AIDS e partecipa a varie iniziative a proposito). Mentre il pezzo sale in Germania e USA, il singolo successivo si piazza nella Top 20 britannica. Si tratta di una cover funky-rap di YOU SHOWED ME, pezzo dei Turtles che è stato anche la causa della “regolarizzazione” dell’uso dei campionamenti nel rap. Nel 1989 è stato infatti campionato dai De La Soul nel pezzo "Transmitting Live From Mars" senza permesso. Gli ex Turtles Kaylan e Volman hanno fatto causa, vincendo e fissando un importante precedente. Da allora i campionamenti dovranno prevedere l’accreditamento degli autori originari, che riceveranno ovviamente anche parte delle royalties. E tutto questo per un pezzo di poco più di un minuto!

Nel classificone ci sono ancora alcuni grandi hit hip hop autunnali, come O.P.P. dei Naughty By Nature e SET ADRIFT ON MEMORY BLISS dei PM Dawn, di cui parlerò tuttavia quando si affronterà l’autunno 1991. Se intanto volete ascoltarli e provare a indovinare quali sono i brani campionati…

Il rap è un genere in evoluzione. Tra pochi mesi la drammatica rivolta che metterà a ferro e fuoco Los Angeles in seguito allo scandaloso esito del processo relativo al famigerato pestaggio di Rodney King rivelerà, se ce ne fosse stato il bisogno, che in America la questione razziale è ben lontana dall’essere risolta e che il crogiolo di razze in realtà è basato sul contrasto violento tra queste. E se l’hip hop che emergerà diventerà anche la cronaca di tale violenza, un altro genere che sta riconquistando le classifiche altro non fa che segnalare che la situazione non è tanto positiva…

Ma passiamo invece ad un altro genere risorto commercialmente dalle ceneri. Il “rock”.

 


Rock e dintorni: cinque facce del rock dei primi ’90 (con bonus)
Allora, l'ho definito tra virgolette perchè in realtà la parola è più che altro un calderone in cui cade tutto e il suo contrario. E i cinque nomi che seguono lo dimostrano ampiamente. Il cambiamento dei gusti in corso si ripercuote sulle carriere in modo completamente diverso. Si tratta di cinque gruppi che, pur essendo stati spesso abbinati a precisi generi o sottogeneri, in realtà rappresentano 5 delle più grandi band rock della storia. Per le quali questo momento è un momento chiave. C’è chi spara tutto quello che può. C’è chi si trasforma in un supergruppo. Chi arriva al grande successo. Chi, già in vetta, rischia, sperimenta e convince. E chi ormai ha poco da dire e si avvia verso un declino dorato…

C’è una band che sembra uscire indenne dal naufragio della scena “hair metal” (o meglio, street metal). E questo in virtù della sua "credibilità": non fanno i provocatori estremi, lo sono. Sono di fatto “punk”. Praticamente la versione aggiornata alla L.A. tra anni ’80 e ‘90 dei Sex Pistols, senza un burattinaio. E come i Pistols imploderanno a breve a causa di autodistruttivi contrasti interni, che rivelano come effettivamente siano i perfetti rappresentanti della crisi di nervi che attanaglia l’America.

Guns N’ Roses – Una band sull’orlo della crisi di nervi

Guns N' Roses - Live and Let Die / Live and Let Die (live) Sto parlando dei Guns N’ Roses. La band riesce a sopravvivere proprio in virtù dei propri eccessi in perfetto stile Sex, Drugs & Rock’N’Roll. Sono drammaticamente “veri cazzoni” incoscienti. E il loro colossale ed eccessivo progetto “Use Your Illusions” I e II, due album usciti in contemporanea sovraccarichi di musica e influenze, ne è la prova. Un’opera che sembra voler dire tutto quello che c’era da dire in una sola volta, affrontata a spada tratta dalla band senza remora alcuna. Ovviamente, come tutte le esagerazioni, è una mossa sbagliata, ma è autentica. Dopo l’uscita dei due album la band è tornata in tour, alle prese col monumentale “Use Your Illusion World Tour” (complessivamente, la band sta 28 mesi in giro per il mondo). Il tour è un successo clamoroso, anche se più che i travolgenti concerti, a far notizia son le varie beghe, le risse e le uscite di Axl Rose. Se i problemi di droga della band sembrano sotto controllo, a non essere completamente sotto controllo son le manie paranoiche del cantante, che manifesta sempre più frequentemente la tendenza di abbandonare il palco senza preavviso. Questo ha portato con contrasti con il chitarrista Izzy Stradlin che ha abbandonato la band il 7 novembre, finendo rimpiazzato da Gilby Clarke. Intanto, a dicembre, il terzo hit estratto dal loro monumentale progetto si piazza al N. 5 della UK chart. Si tratta della cover – discreta - del grande classico di Paul McCartney & The Wings, LIVE AND LET DIE, che musicava l’omonimo film di 007 del 1973.

Ma già negli anni ’80 c’è anche l’antitesi del rutilante hair metal. È il thrash metal. Qui si commenta cinicamente il mondo allo sfascio, senza alcuna voglia di divertirsi. L’obiettivo è rifuggere la commercialità, e l’estetica è volutamente secondaria. Il suono elimina tutto quello che è “facile”, inclusa la melodia. La purezza domina su tutto. Ovvio, una purezza molto più inquietante che mai, quasi ascetica. Votata quasi allo spostamento dei limiti, la musica è violenta e i riff sono l’equivalente di colpi di machete, a rappresentare la realtà nel modo più crudo. E quando i paladini numero uno del genere decidono di rendere il proprio suono più accessibile, rallentandolo e sposando la melodia dell’hard rock classico, abbandonano la scena e diventano un’entità a se stante che, pur mantenendo credibilità, diventa star mainstream da milioni di copie. Cosa che porta loro accuse da parte di alcuni fan della prima ora, ma tuttavia rappresenta quello che il grande pubblico, stanco di belletti, cotonature e cazzate, sta cercando.

Metallica – Spaghetti Western metallico

Metallica - Metallica I Metallica stanno conoscendo il loro momento di maggiore successo grazie al leggendario “Metallica”, noto anche come “The Black Album”. Dopo la travolgente “Enter Sandman” la band pubblica come secondo singolo un pezzo anomalo rispetto alla media dell’hard rock contemporaneo. Praticamente capovolgono la struttura del brano, utilizzando un ritornello “soft” e strofe “rumorose”. Si tratta di THE UNFORGIVEN, pezzo scritto da James Hetfield, Lars Ulrich e Kirk Hammett. Il brano assicura alla band un Top 20 in Gran Bretagna, mentre negli USA non va oltre la 35esima posizione, più che altro perché molte radio lo ritengono non adatto alla loro programmazione, pur vendendo oltre mezzo milione di copie.


Metallica - The Unforgiven / Killing Time Il pezzo appare magari “commerciale” a chi ha seguito la band dagli inizi, ma in realtà dimostra la grandezza della band, che dimostra di saper maneggiare sonorità apparentemente ad essa estranee. Hetfield in seguito spiegherà che l’intro del brano è stato basato sulla colonna sonora di un western, ma è stato suonato al contrario, in modo da non renderlo riconoscibile. Sebbene il titolo del film non sia mai stato rivelato, molti pensano si tratti del tema scritto dal nostro Morricone per “Per Qualche Dollaro In Più” di Leone. Curiosamente il brano esce contemporaneamente al nuovo film di Clint Eastwood (“Gli Spietati”), che ha lo stesso titolo in originale… Il tema del brano è probabilmente in parte autobiografico. Parla di una vita imprigionata entro un ambiente opprimente. C’è più di un’attinenza all’infanzia di Hetfield, cresciuto in un ambiente di fondamentalisti cristiani. Tuttavia “lo spietato” si presta a più interpretazioni. Per alcune indica il destino e il tempo. Del pezzo esiste una cover ad opera degli Apocalyptica, un quartetto di archi…

Il brano diventa un loro classico e nel 1997 la band, ormai tuttavia imprigionata dentro schemi da super hard rock band “istituzionale”, ne farà un seguito, "The Unforgiven II", incluso nell’album “Reload”. Ma sono altri tempi. Opere meno memorabili e una maggiore attenzione al quattrino, che li renderà notoriamente protagonisti di battaglie contro Napster. L’esatto contrario di quello che erano agli inizi. Ma nel 1992 rappresentano il meglio dell’hard rock di successo.

Tra le band che arrivano al successo in questo periodo, oltre ai Nirvana, c’è un’altra band di Seattle che diventerà il più longevo e commercialmente fortunato gruppo associato all’invasione grunge, venendo definito "la rock band americana più popolare degli anni ‘90". Sebbene la band provenga da Seattle e venga etichettata come “grunge”, ha un suono molto distinto da quello dei Nirvana. Basato maggiormente sul rock classico anni ’70, è molto più epico ed elaborato rispetto a quello delle altre grunge band. Di sicuro invece condivide le tematiche trattate, come depressione, isolamento, suicidio.

Pearl Jam – Edipo in rock

Pearl Jam - Ten Il 27 agosto esce “Ten”, l’album di debutto della Marmellata di Perle. La band nasce dalle ceneri dei Mother Love Bone. Stone Gossard e Jeff Ament, dopo lo scioglimento di quel gruppo a seguito della morte per eroina del cantante Andrew Wood, decidono di continuare formando una nuova band. Si uniscono così al chitarrista Mike McCready e come trio registrano tre pezzi strumentali per un demo. Il demo arriva nelle mani di Edward Louis Severson III, meglio noto come Eddie Vedder. Eddie sta a San Diego e inizia a scrivere i testi per i tre pezzi, concepiti come una “mini-opera rock”. Registra poi le parti vocali e manda la cassetta a Seattle, dove i tre la ascoltano. Nel giro di una settimana diventa il cantante della band, che assume il nome Pearl Jam, in onore della nonna di Vedder, Pearl.


Pearl Jam - Alive Il primo singolo estratto dall’album è il primo di quei tre pezzi strumentali trasformati da Eddie in una mini opera dai toni di tragedia greca. Si intitola ALIVE (prima dell’aggiunta del testo si chiamava “Dollar Short"). Parla di un ragazzo che scopre a 13 anni che quello che credeva suo padre è in realtà il suo patrigno e che il vero genitore è morto. Cresciuto, assomiglia tanto al vero padre che la madre arriva a sedurlo, portandolo alla follia. In sintesi, quasi una versione rock del dramma di Edipo. Il pezzo è parzialmente autobiografico. Eddie infatti ha scoperto a 13 anni che l’avvocato che gli faceva da padre e con cui aveva un pessimo rapporto non era il suo genitore naturale. E di aver incontrato quest’ultimo, credendolo un lontano amico di famiglia. La madre glielo rivela solo dopo la morte di questi. Il risentimento di Eddie nei confronti della madre è grande e si può dire che sia stato riversato in pieno nel testo del brano, trasformando la figura della genitrice in una figura incestuosa che rovina la vita del figlio (nella vita reale di Eddie ovviamente non c’è stato alcun incesto, per sua fortuna).

Da notare che l’assolo di Mike McCready in “Alive” è basato su quello di Ace Frehley in “She” dei Kiss. A sua volta ispirato a quello di Robbie Krieger dei Doors in "Five To One". Come detto prima, il pezzo costituisce una trilogia con gli altri due pezzi presenti nel demo originario, “Once” e “Footsteps”, che Eddie ha definito la “trilogia Mamason” (madrefiglio). “Once” narra di come il protagonista, impazzito, diventi un assassino. “Footsteps” invece parla della sua morte.

Il singolo esordisce a febbraio nella Top 20 britannica. Nel giro di pochi mesi la band arriverà al n. 2 della Billboard chart con “Ten” (chiamato così in onore del numero della maglia del cestista Mookie Blaylock). Nonostante i temi trattati, decisamente non allegri, l’album starà in classifica per più di 2 anni, vendendo oltre 12 milioni di copie…

Durante il 1992 i Pearl Jam faranno da gruppo spalla ad un’altra band che sta rinnovando il successo cambiando nettamente le sonorità.

U2 – Il cambio di rotta della band non è poi così misterioso

U2 - Achtung Baby Proprio quando rischiavano di aver imboccato un vicolo cieco, rischiando un’eccessiva “americanizzazione” del suono e indulgendo un po’ troppo nell’autoesaltazione priva di ironia (“Rattle And Hum” - film e album - sono testimonianze evidenti), i quattro irlandesi decidono di cambiare rotta (e continente) e tornano alla grande affidandosi a Daniel Lanois e a sua maestà Brian Eno. Alle praterie americane sostituiscono la tecnologica Berlino, che dopo la recente caduta del muro diventa l’epicentro di tutte le istanze di rinnovamento. E così la band, per rinnovarsi si trasferisce nella capitale tedesca finalmente unificata seguendo le orme del Bowie della “trilogia berlinese”. E giusto per non lasciar adito a dubbi, registrano il nuovo album proprio nello stesso studio usato dal Duca Bianco, gli Hansa Studius. E il risultato di tale processo (assai tribolato) è un album che all’epoca divide la critica, salvo poi venire considerato qualche anno dopo il migliore della band dopo “The Joshua Tree”. “Achtung Baby” (titolo che, diciamolo, fa un po' senso), è stato anticipato dal secondo N. 1 britannico della band, “The Fly”, ed esordisce nelle classifiche all’inizio di dicembre. Se negli USA si piazza al N. 1, in UK viene fermato al N. 2 da Michelino Jackson. Ma poco male, venderà lo stesso a palate.

U2 - Mysterious Ways Come secondo singolo (in realtà è il primo singolo per il mercato americano) viene licenziata la più “facile” (in confronto a “The Fly”) MYSTERIOUS WAYS, che si piazza al N. 9 negli USA ma invece si ferma al N. 13 in UK. Il pezzo, con tanto di chitarra wah wah di The Edge, è un inno alle donne, anche se non manca di riferimenti religiosi (Bono addirittura scomoda il terzo modo in cui Dio viene chiamato nella Bibbia, ovvero El Shadi, termine che indica un’entità femminile). Nel cd single sono presneti anche quattro versioni remixate: gli irlandesi stanno iniziando un flirt con l'ambiente della dance elettronica che durerà l'intero decennio. Tuttavia, nel complesso, il pezzo è uno dei meno memorabili dell’album, ma verrà seguito invece da uno dei più grandi classici della band irlandese. Ma questa è un’altra storia…


Noticina. Durante lo “Zoo Tour” l’esecuzione del brano verrà accompagnata da una ballerina del ventre, Morleigh Steinberg, che in seguito sposerà The Edge...

Se gli U2 affrontano il nuovo decennio modificando il proprio suono e affrontando un nuovo discorso musicale, c’è invece chi di cose ne ha ormai poche da dire…

Genesis – Non si balla, ma si vende

Genesis - We Can't Dance Phil Collins, Mike Rutherford e Tony Banks sono ritornati a novembre con l’album “We Can’t Dance”, il quattordicesimo album di studio della band e l’ultimo prima della partenza di Collins (che comunque nel 2007 si riunirà ai compari). L’album non fa altro che stiracchiare le idee del precedente “Invisible Touch”. L’album si piazza in Top 10 ovunque, arrivando al N. 1 in Germania, dove tiene sotto “Dangerous”. Il primo singolo, che ha anticipato l’album, è NO SON OF MINE, che prima si piazza al N. 6 UK e in gennaio si piazza al N. 12 USA. Nel frattempo, in patria arriva in Top 10 il secondo estratto, I CAN’T DANCE. Inutile dirlo, i due singolo sembrano più tratti da un album di Collins che da un album del gruppo. Se il primo è uno di quei pezzi un po’ melodrammatici, ma efficaci, in pieno stile Collins, con una storia di abusi famigliari e di un padre violento che rifiuta il figlio. Tematiche inquietanti, ma tanto per fare un paragone, “Mama”, già appartenente alla fase trio della band, era tutta un’altra cosa. Da notare che il pezzo si doveva chiamare inizialmente “Elephant” e che il suono simile a un barrito del pachiderma (battezzato dalla band “elephantus”) che si sente nel brano deriva da una chitarra distorta col sintetizzatore.

Il secondo singolo è accompagnato da un video ironico che prende in giro alcuni spot pubblicitari dell’epoca (con particolare riferimento a quelli di una nota marca di jeans) e un certo tipo che è al primo posto del classificone. A corredo c’è pure una danza con movimenti a scatto. Insomma, il video è riuscito, il pezzo decisamente meno. Il singolo diventa un Top 10 transatlantico, ma quelli che hanno amato la band ai tempi di Peter Gabriel probabilmente si staranno martellando gli zebedei.


KISS - God Gave Rock & Roll to You E parlando di “vecchiacci”, non si può non citare il ritorno nella Top 10 britannica dei Kiss (all’epoca senza trucco, che verrà recuperato nel 1996) con GOD GAVE ROCK AND ROLL TO YOU II. Da segnalare che la band ha appena perso il batterista Eric Carr, subentrato al batterista originario Peter Criss nel 1980. Carr è morto per cancro lo stesso giorno di Freddie Mercury (il 24 novembre). La band lo sostituisce con Eric Singer, già batterista per i Black Sabbath e Alice Cooper, tra gli altri. Il pezzo, che arriva al N. 4 UK, è una rielaborazione di "God Gave Rock 'N Roll To You" degli Argent di Russ Ballard, ed è inserito nella colonna sonora del film demenziale “Bill and Ted's Bogus Journey”, interpretato da un ancora poco conosciuto Keanu Reeves. Il singolo comprende ancora Carr, che non potendo suonare debilitato dal male, canta nei cori. Il pezzo, che arriva anche in Top 10 in Germania, anticipa il nuovo album della band, “Revenge”.

 


Pop e dintorni

Kylie Minogue - Give Me Just a Little More Time Restando in tema di cover, seppur di tutt’altro genere, arriva al N. 2 UK la cover (compresi il “brrr”) firmata Kylie Minogue di GIVE ME JUST A LITTLE MORE TIME, grande successo del 1970 scritto dal magnifico trio Holland-Dozier-Holland per i Chairmen Of The Board (in UK Kylie egualia il risulatato dell’originale, che in USA è pure arrivato al N. 3). La ragazza sta sempre più prendendo il controllo della sua carriera e cerca di far evolvere il proprio suono rispetto alle marcette degli esordi. Tuttavia al momento il pubblico non la ripaga e il suo quarto album, “Let's Get To It”, è un successo inferiore alle attese. L’album segna comunque la fine del suo sodalizio con Stock, Aitken & Waterman e l’inzio della sua fase “sperimentale”, durante la quale la vedremo collaborare con i Manic Street Preachers e cantare con Nick Cave.

Paula Abdul - Blowing Kisses in the Wind / Spellbound Se Kylie affronta un calo di popolarità da cui saprà riprendersi affrontando una sorta di “rivergination” artistica, c’è chi invece dal cambio della scena musicale ne uscirà con le ossa davvero rotte… Tra i personaggi che si troveranno di punto in bianco dalle stelle alle stalle c’è un’altra diva tascabile del pop plasticoso, Paula Abdul. All’inizio di dicembre arriva l’ultimo Top 10 USA per Paula, BLOWING KISSES IN THE WIND. La minuta cantante saprà comunque riciclarsi abilmente sia per le indubbie dote di coreografa (sicuramente migliori di quelle canore), sia come giudice di “American Idol”. Anche i Roxette non riusciranno più a replicare il colpo oltreoceano, dove SPENDING MY TIME è il loro penultimo piazzamento in Top 40. Il singolo, una ballata nel loro stile, è il quarto tratto dal fortunatissimo “Joyride” e raggiunge la nona posizione in terra tedesca.


Curtis Stigers - Curtis Stigers Grande successo transoceanico per il sassofonista e cantante jazz Curtis Stigers, che dopo aver raggiunto la nona posizione negli USA, si piazza al N. 5 britannico con I WONDER WHY, bella ballata pop soul tratta dal suo primo album, intitolato con il suo nome. Stigers replicherà con un altro singolo tratto dal debutto. Tuttavia la fama di Stigers sarà più legata al suo talento come sassofonista jazz che alla produzione pop, che in seguito abbandonerà per dedicarsi solo al jazz. Oltre a suonare con i grandi del jazz, suonerà pure con Bill Clinton…


Bonnie Raitt – Della corrispondenza ad amorosi sensi

Bonnie Raitt - Luck of the Draw Chi invece non ha certo problemi a passare indenne il mutamento generale dei gusti del pubblico americano è Bonnie Raitt. La grande cantante rock-blues tornata prepotentemente al successo grazie alla vittoria ai Grammy del 1990 con l’album “Nick Of Time” è nella Top 20 americana con il secondo singolo estratto dal suo album multimilionario “Luck Of The Draw”, il suo 11esimo lavoro. Si tratta di I CAN’T MAKE YOU LOVE ME, grande ballata scritta dai musicisti country Mike Reid e Allen Shamblin e ispirata da un fatto di cronaca. Un tizio viene arrestato per aver sparato alla macchina dell’ex fidanzata. Bonnie Raitt - I Can't Make You Love Me / Come to Me Al giudice che lo condanna chiedendogli cosa abbia imparato dal fatto, il tizio risponde: “che non puoi costringere una donna ad amarti se lei non vuole...”. Quando si dice saggezza popolare... La versione di Bonnie, registrata al primo colpo, è basata su un arrangiamento al piano elettrico, suonato da Bruce Hornsby (ricordate “The Way It Is”?). Bonnie avrà problemi di corrispondenza ad amorosi sensi con l’amato, ma sicuramente non ne ha con pubblico e critica, visto che l’album vende 7 milioni di copie solo negli USA e ai Grammy si porta a casa altri 3 premi… Il pezzo non è un successo in UK, dove entrerà in Top 3 nel 1997 grazie a una cover di George Michael.

Parlando di Grammy, il 26 febbraio i tre premi principali vengono portati a casa invece da Natalie Cole con “Unforgettable”, (album e canzone). Natalie sarà tra gli ospiti sanremesi e noi scopriremo l’album con i soliti mesetti di ritardo. Riguardo ai Grammy, si potrebbe commentare che la giuria è sempre attenta alle novità… Per la cronaca, parlando di novità, il premio come miglior artista finisce al povero Marc Cohn, un’autentica meteora suo malgrado. Questo è in sintonia con la cosiddetta “maledizione dei Grammy” che vuole che la maggior parte degli artisti premiati come “miglior nuovo artista” siano destinati ad essere colpiti da sfiga e sparire (o nel caso di gruppi, sciogliersi) in breve tempo. E il Grammy due anni prima è stato vinto dai Milli Vanilli…

Indie Nation UK

Se la musica alternativa americana di colpo diventa musica da classifica, la scena alternativa (o indie) inglese è avvezza alle classifiche già da parecchi annetti. Se negli USA la parola d’ordine diventa “grunge”, nella perfida Albione la scena appare piuttosto varia, con il perdurare dei vari stili emersi nel corso dell’ultimo biennio. Se Madchester è ormai un ricordo, il mix tra acid house e rock nato in quella scena ha ben attecchito nel dna delle nuove band britanniche. E, soprattutto, produce grandi risultati, come nel caso della prima band di cui parliamo…

Primal Scream - Movin' On Up Dopo aver pubblicato l’epocale unione tra acid house elettronica e rock psichedelico che è “Screamadelica” (considerato dalla critica, con “Nevermind”, l’album più influente dell’inizio degli anni ’90), gli scozzesi Primal Scream di Bobby Gillespie mettono a segno un buon hit con il “Dixie Narco EP”, un EP il cui pezzo di punta è MOVIN’ ON UP, pezzo sixties con tanto di coro gospel che sembra uscito dai vecchi Rolling Stones dopo essersi imbottiti di ecstasy a un rave party. Anche se il pezzo è tra i meno innovativi dell’album, ricordando i primi lavori di Gillespie, è contagiosissimo e porta l’EP al N. 11 della UK chart, diventando un enorme successo anche nelle college radio USA.


James - Seven Tornano dopo un anno particolarmente fortunato i James di Tim Booth. La band mancuniana è infatti reduce dal grande successo primaverile dell’inno “Sit Down” e dell’album “Gold Mother”, arrivati dopo anni e anni di gavetta. La band ha quindi passato la seconda metà del 1991 lavorando al successore, “Seven”, che vede la luce a febbraio e si piazza al N. 2 UK. Il suono, prodotto dal Killing Joke Martin "Youth" Glover (futuro produttore, tra gli altri, di “Urban Hymns” dei Verve), viene modificato e si dirige, dall’indie influenzato dalla scena di Madchester verso un più pomposo (e a tratti un po’ goffo) sound da band da stadio, alla Simple Minds. Dall’album son comunque tratti ben due hit questo inverno. Il N. 9 decembrino SOUND e il N. 13 di febbraio, BORN OF FRUSTRATION.


The Wonder Stuff - Welcome to the Cheap Seats Un altra band reduce da un trionfale 1991 sono i The Wonder Stuff che, dopo l’inno alcolico “Size Of A Cow” e la cover da N. 1 UK di “Dizzy” eseguita con Vic Reeves piazzano un terzo Top 10 UK con l’EP WELCOME TO THE CHEAP SEATS, che prende il titolo dal pezzo folk-pop omonimo realizzato con Kirsty MacColl, estratto dal loro terzo album, “Never Loved Elvis”.


Ride - Leave Them All Behind Tornano i Ride, forse il gruppo di maggior successo commerciale della scena “shoegazing” (vedi autunno 1990). Il sound del nuovo album della band di Oxford, “Going Blank Again” (N. 5 UK), presenta ancora il “muro del suono” di distorsioni ed effetti chitarristici caratteristico della band, ma anche una certa propensione verso un suono più “pop”, seguendo la lezione dei gruppi alternativi americani. Il primo singolo, che diventa l’unico Top 10 UK del gruppo, è LEAVE THEM ALL BEHIND, pezzo di oltre 8 minuti (nel video c’è invece una versione accorciata, per la versione live lunga cliccate qui). In seguito la band virerà verso il Brit Pop, sciogliendosi nel 1996.


The Sugarcubes - Hit Da segnalare anche il piazzamento in gennaio al N. 17 della UK chart per un gruppo decisamente particolare. Si chiamano Sugarcubes, arrivano dall’Islanda (il primo gruppo di succeso proveniente dall’isola), e sono diventati un gruppo di culto negli ultimi anni ’80. Ora arrivano pure a piazzare un singolo di successo con HIT (titolo quanto mai provocatoriamnete programmatico), pezzo decisamente più facile rispetto alla loro passata produzione. Il pezzo, tratto dal loro terzo album, “Stick Around For Joy”, sarà tuttavia il loro unico hit commerciale. Poi si scioglieranno e la loro cantante intraprenderà la carriera solista. Ah, per chi non lo sapesse, la loro cantante si chiama Björk


E per concludere...

Army of Lovers - Crucified …Ecco qua la “chicca Europea”! Rimaniamo in ambito nordico “eccentrico”, ma decisamente in altro territorio musicale rispetto ai Sugarcubes. In questo periodo non possiamo infatti non citare gli Army Of Lovers, protagonisti del trash-camp più assoluto. Il gruppo pop nasce in Svezia nel 1987 ad opera di Alexander Bard, mente del gruppo, che assolda il parrucchiere con la propensione per i pizzi Jean-Pierre Barda e la modella pneumatica Camilla Henemark (nota come La Camilla). Il nome deriva dal battaglione sacro di Tebe di plutarchiana memoria. E l’album con cui son in classifica si intitola “Massive Luxury Overdose”. Praticamente una dichiarazione di guerra. Il trio ottiene un hit paneuropeo con l’irresistibile pezzo camp CRUCIFIED (N. 5 in Germania), un mix tra archi volteggianti, cori classicheggianti, chitarre alla “Apache” ed esclamazioni in francese. Seguito a ruota dalla più sobria OBSESSION (N. 7), di cui esistono due versioni del video, la prima con La Camilla, la seconda con Michaela Dornonville de la Cour, che ha sostituito la poco trattabile ragazza nel gruppo dopo l’ennesimo litigio... La band sfornerà altri hit in Europa fino al 1995.

 


USCITE CHIAVE

Aphex Twin - Selected Ambient Works 85-92 Anche la musica elettronica sta conoscendo grandi cambiamenti. Negli anni ’70 Brian Eno ha sviluppato la musica ambient: musica elettronica minimale ed eterea atta a descrivere stati d’animo e atmosfere. Adesso in quella musica “trascendentale” si instilla un corpo ritmico. Nell’estate 1991 gli Orb hanno sviluppato l’ambient house in “Adventures Beyond The Ultraworld”. E il 12 febbraio arriva “Selected Ambient Works 85-92”, terzo album di Aphex Twin, al secolo l’irlandese Richard D. James. Il disco è una collezione di pezzi fatti in casa tra il 1985 e il 1992. E nel 1985 il ragazzo ha solo 14 anni… E realizza brani che di fatto anticipano i tempi. Il lavoro, basato sul connubio tra ritmiche techno e musica ambient, costituisce uno dei primi esmepi (se non il primo) di quella che sarà chiamata “idm” ovvero musica dance intelligente (etichetta quanto mai fastidiosa). Ovvero musica che sembra fatta per ballare, ma in realtà è fatta per ipnotizzare. L’album si apre con XTAL, con una voce femminile dai toni quasi irreali, forse il pezzo più “ambient”. Poi arriva THA, dalla ritmica ipnotica in cui risuona l’eco di una conversazione tra due persone (una delle due sembra sia Richard). Passando poi per le seducenti pop PULSEWIDTH ed HELIOSPHAN, arrivando a AGEISPOLIS, in cui affiorano anche le ombre dei Kraftwerk. Tra i campionamenti impiegati, c’è pure un campionamento di rumori dal film “Robocop”, in “Green Calx” (nessun video). In “We Are The Music Makers” (purtroppo nessun video decente su youtube anche qui) ce n’è uno dalla “Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato” (ovviamente la vecchia versione con Gene Wilder): “noi siamo i creatori della musica, e siamo i sognatori dei sogni”. Tra l’altro non è la prima volta che la frase viene campionata: anche se Richard compone il pezzo prima, il primo pezzo pubblicato con quel campione è degli 808 State ("Nephatiti").

Tori Amos - Little Earthquakes Allora, dopo un fiasco con il gruppo Y Kant Tori Read, la rossa Tori Amos realizza l’album “Little Earthquakes”. E di fatto rilancia la figura della ragazza al piano, inizialmente ritenuta dalla sua etichetta, la Atlantic, poco adatta alla scena musicale degli anni ’90. Questo album cambierà tutto. Già un altro punto di svolta. Proprio quando le cantautrici sembrano nuovamente estinte, dopo la fiammata di Tracy Chapman, eccone una che di fatto apre il varco in uno scenario di dive pop e squinzie dance. Da lei in poi arriverà una vera invasione di ragazze con piano e chitarra, sempre più “incazzate”. L’album esce il 13 gennaio e diventa un buon successo transoceanico, dando il via alla carriera della rossa, una delle voci femminili (nel senso di autrice) più importanti del decennio. Il disco, praticamente una biografia in musica, ruota attorno a temi personali delicatissimi, come religione, sesso e violenza, in modo schietto. Cresciuta con una madre di origine Cherokee e un padre pastore metodista, Tori ha ben chiaro in cosa consista il concetto di convergenza degli opposti. Può apparire angelica e demoniaca nell’ambito dello stesso brano. D’altra parte è una che cerca un salvatore tra luride lenzuola, come canta nella splendida CRUCIFY (qui la versione live). E il mettersi a nudo è totale. In ME AND A GUN affronta di petto lo stupro subito a 21 anni (cosa che le farà guadagnare dall’acida Fiona Apple la definizione di “ragazza poster dello stupro”). SILENT ALL THESE YEARS è l’analisi della sua carriera interrotta dopo il fiasco del suo primo gruppo. L’album ospita altri grandi pezzi, come la ballata sulla difficoltà di relazioni CHINA, lo splendido racconto del rapporto padre-figlia WINTER e l'epica title-track, il pezzo che più ricorda lo stile di Kate Bush. D’altra parte, come l’altrettanto lucida folle Kate, a cui viene accostata, la ragazza è una strega ammaliante. E di questo se ne è accorto anche un suo amico, l’autore di fumetti Neil Gaiman, che su di lei ha modellato il personaggio di Delirium alla serie cult The Sandman. Solo che mentre Kate induce pensieri erotici letterari alla Lawrence, Tori è decisamente una tipa alla “famolo strano”. Magari sul piano...

E dato che prima vi ho parlato di una cover di “Smells Like Teen Spirit”, cliccate qui

Pantera - Vulgar Display of Power Come già detto, l’hard rock/heavy metal sta incontrando un deciso cambiamento. Se i Metallica ne rappresentano il “l’ariete di sfondamento commerciale”, escono altri album che ridefiniscono il genere. E tra questi, il 25 febbraio esce “Vulgar Display Of Power” dei Pantera. La band thrash metal dimostra di essere cresciuta e il suono si arricchisce di nuove influenze già anticipate nel precedente “Cowboys from Hell”. In termini teorico-tecnici: si parla di “groove metal”, ovvero del genere che si evolve dal thrash metal incorporando elementi di heavy classico e punk hardcore. Non avete capito nulla? Beh, in termini semplici si tratta di un metal tirato, tuttavia più rallentato rispetto al veloce thrash originario, più “denso”, con chitarre accordate verso un suono più basso che contribuisce al tono aggressivo della musica. E al tono generale contribuisce anche la voce del cantante Philip Anselmo, ex boccoluto ora rasato, a testimonianza del cambiamento anche visivo che sta interessando anche la scena heavy. I temi dell’album parlano di relazioni distruttive come nella ballata THIS LOVE. Tra gli altri brani l’hit (Top 40 UK) WALK, dai minacciosi toni che paralnod i difesa dello spazio personale (per la serie “gira al largo”), dal tempo stile “camminata” e dal riff del chitarrista "Dimebag" Darrell Abbott. Per tacer del pezzo che apre l’album, MOUTH FOR WAR.

Manic Street Preachers - Generation Terrorists E per concludere, eccovi “Generation Terrorists”, debutto dei Manic Street Preachers, che esce il 10 febbraio. All’epoca la band gallese (il cui nome iniziale era “Betty Blue”, in onore del film francese) viene considerata punk rock con influenze glam. Sotto la guida del tormentato Richey James Edwards, il chitarrista che scomparirà misteriosamente – forse suicida - nel 1995, la band si è guadagnata una fama di piantagrane ancora prima del debutto. Le intenzioni sono velleitarie: pubblicare un album che venda più di “Appetite For Destruction” dei Guns N' Roses, fare un tour mondiale con tre serate come gruppo headliner allo stadio di Wembley, dopodiché sciogliersi. Ovviamente l’album non venderà come Axl e soci, ma i Predicatori non si scioglieranno, diventando una delle band più popolari oltremanica del decennio. L’album, ricco di citazioni letterarie (Albert Camus, Sylvia Plath, George Orwell, Rimbaud tra gli altri) esce negli USA in una versione priva dei brani più “controversi” (d’altra parte essere un gruppo che si proclama socialista e dal look androgino non è propriamente una carta vincente su quel mercato…). L’album è una combinazioni di sonorità simili a quelle dei Guns N’ Roses e di testi politicizzati in stile Clash e Public Enemy (gruppi a cui i Manics guardano). Tra i pezzi degni di nota: le aggressive LOVE'S SWEET EXILE, STAY BEAUTIFUL, la glam YOU LOVE US (tema: i controversi rapporti con la stampa – il loro primo Top 20 britannico – qui il video della prima versione del pezzo, fatta per la Heavenly Records), LITTLE BABY NOTHING (sullo sfruttamento sessuale di una donna, cantata in duetto con l’ex pornostar Traci Lord – inizialmente la band aveva contattato Kylie Minogue che però è stata bloccata dal suo contratto con Stock Aitken & Waterman – la canterà in seguito). Ma il capolavoro dell’album è sicuramente l’epica e dolente MOTORCYCLE EMPTINESS, attacco al conformismo delle giovani generazioni indotto dalla società dei consumi ricco di citazioni letterarie.

Nel prossimo appuntamento, l'ultimo di questo ciclo invernale, uno dei periodi più epocali della storia del pop. Si parlerà della Gran Bretagna invasa dai Marziani, anzi da un Marziano. E ci sarà posto anche per inni femministi, padri inaffidabili, relazioni extraconiugali, superstizioni e coccodrilli. E per una domanda: chi è il vanitoso? E mentre negli USA trionfa il Philly Sound, Albione è in pieno uragano glam...

Marco

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