( chart USA + UK + Germania, giugno-luglio-agosto )
L'ESTATE
DEL 1967 – L'estate psichedelica dell'amore (e del Sergente Pepe)
Estate bella tosta. Scontri razziali. Vietnam. La Cina che diventa potenza nucleare. E c'è pure la Guerra dei Sei Giorni. Ma c'è un posto magico dove sembra si possa cambiare il mondo inneggiando alla pace e all'amore... "Se stai andando a San Francisco assicurati di metterti un fiore tra i capelli". Così Scott McKenzie canta dalla vetta delle classifiche di questa estate: l'"Estate dell'Amore" è esplosa e San Francisco è la sua riconosciuta capitale. La controcultura hippy, come l'abbiamo conosciuta, diventa "mainstream" e moda e di fatto cessa di esistere. Ma non prima di aver generato una nuova scena: quella psichedelica, figlia della sperimentazione di altre dimensioni mediante ausilio di sostanze chimiche. Esplorazione tridimensionale del suono, la psichedelia invade il rock. Ancora San Francisco e Londra sono le scene chiave del nuovo movimento. La musica pop si espande anche nel tempo, lambendo anche le sponde della musica "colta". Tanto che il buon Johann Sebastian Bach compare, non accreditato, tra gli ispiratori di ben due N. 1 mondiali di questa estate. Il primo passo verso il rock progressivo è stato fatto. E a guidare la rivoluzione psichedelica, saltando sul carro con un tempismo perfetto, ci son i "soliti quattro di Liverpool" che, sotto le mentite - e colorate - spoglie della Band dei Cuori Solitari del Sergente Pepe di fatto portano nel mainstream i suoni lisergici. "I hope you'll enjoy the show".... Di fatto si tratta di uno dei periodi più ricchi e leggendari della Storia del Rock. Una sorta di Rinascimento musicale moderno. Pertanto, per permettervi di goderlo appieno, cercherò di mettermi nei panni di un Piero Angela dei poveri per introdurvi in quest'epoca - purtroppo - lontana... Psychedelic London Immaginate di camminare per le strade di Londra durante l'estate 1967. La città descritta da Antonioni nel suo "Blow Up" vede ancora i Mod, sulle loro Lambrette, sfidarsi con gli eterni rivali rocker. Tuttavia la fauna della città si è arricchita recentemente di una nuova specie molto vistosa che sta prendendo il sopravvento. Spende fortune in vestiti ricercati e spesso sgargianti, sebbene non sia possibile definire lo stile del vestiaro, dato che questo cambia alla velocità della luce, secondo i dettami dell'ultima moda. E questa fauna, alternativa, intellettuale, raffinata e, ovviamente, un po' maledetta, spesso formata da studenti di scuole d'arte, converge verso i nuovi poli d'attrazione della scena notturna, che hanno sostituito le cantine dei Mods. Si tratta in particolare di due locali, l'UFO e il Middle Earth. Fantascienza e Tolkien: ricerca di universi paralleli e del superamento dei limiti spazio-temporali. Questo contraddistingue la nuova forma di vita. Che non esita a far uso di ausiliari chimici per raggiungere lo scopo. E la musica che tale fauna pratica è qualcosa di completamente nuovo. Si chiama musica psichedelica. Ma cosa diavolo è sta musica psichedelica? Beh, non è esattamente un genere, è più un'attitudine. La parola d'ordine è sperimentare ed espandere. La musica è votata a creare sensazioni sensoriali inedite, e la stessa funzione è assegnata ai testi, che devono essere originali al limite del delirio e prestarsi a molteplici letture. La psichedelia punta ad andare oltre il semplice formato della canzone, trattandola alla stregua della plastilina, dilatandola e deformandola, spesso impiegando sostanze allucinogene come agente plasmante. E di fatto tale tendenza porta alla definitiva affermazione dell'album come principale formato sonoro, che meglio si presta alle esigenze di "espansione" della musica. Queste le caratteristiche generali. Poi, va detto che tra la psichedelia inglese e l'americana (anzi, californiana) c'è una netta differenza. La psichedelia inglese, basata su Soul e R'N'B, generi sempre amati dagli inglesi, è decisamente più aggressiva di quella americana, che invece è più legata al movimento "peace & love" e al folk. La psichedelia britannica punta più all'estetica e si basa sulla costruzione di trame sonore sempre più complesse, mentre quella americana ha un sottofondo politico che ovviamente la prima non ha (la Gran Bretagna non è in guerra). I britannici non sentono tanto il bisogno di protestare, quanto di trovare nuove forme musicali. La scena psichedelica inglese presenta molti studenti d'arte, particolarmente orientati verso la sperimentazione. E la musica si fonde con le arti visive e la moda, la letteratura beat, le filosofie orientali e... gli stupefacenti. La scena londinese è decisamente più modaiola e il vestiario diventa una delle voci più importanti di ogni band psichedelica, che deve anticipare le mode e dettare nuovi stili. Come dirà Jim McCarty degli Yardbirds, "avevamo una reputazione da difendere perciò non badavamo a spese, e tutti i nostri guadagni andavano in strumenti musicali e abbigliamento". L'artista deve essere attento alla moda, anticipandola, non subendola. Non per nulla uno dei luoghi chiave della scena è il famoso negozio di abbigliamento "Granny Takes A Trip", di proprietà di Nigel Waymouth, artista grafico tra i più richiesti. E qui si ottiene la chiusura del cerchio: il legame dei musicisti con gli artisti grafici diventa altrettanto essenziale. Le copertine dei dischi diventano importanti come la musica che vi è incisa. L'album è concepito per la prima volta come un'opera d'arte completa. Questo è in netto contrasto con la scena californiana, dove dominano l'abbigliamento casual e vige una tendenza semplice e molto popolare, i cui protagonisti sono principalmente artisti di strada al limite dello sbandato. Se la psichedelia americana parte dal basso, quella londinese cala dall'alto. L'obiettivo rimane tuttavia lo stesso: andare oltre. Passeggiando per la Londra psichedelica, molto facilmente vi arriverà alle orecchie l'hit che domina questa estate. E si tratta di un suono che abbatte le barriere temporali, rivolgendosi al passato... Procol Harum - Un successo da far impallidire All'inizio degli anni '60 si forma un trio chiamato i The Paramounts. Il loro primo singolo, del 1963, è una cover di un pezzo dei The Coasters, "Poison Ivy", e fa un bel buco nell'acqua. E così i The Paramounts franano a valle. Tuttavia il cantante e pianista del gruppo, Gary Booker, non si arrende e decide di mettere su una nuova versione della fallimentare band. Stavolta però chiama il poeta Keith Reid come paroliere, in modo da conferire alla band un livello esoterico che si addica alla nuova moda psichedelica. Tuttavia serve anche un nome psichedelico! E il nome scovato dal loro manager calza a pennello: Procol Harum. Evocativo, vero? Beh, a dire il vero sarebbe il nome del gatto di un amico. Che deriva dalla storpiatura delle parole latine "Procul Harun", ovvero "Oltre queste cose". Vabbè, sarà pure gattesco, ma più esoterico di così... La band è formata in origine da Brooker, Reid (che tuttavia non compare sul palco), Ray Royer (chitarra) Matthew Fisher (organo), David Knights (basso) e Bobby Harrison (batteria). Prima della realizzazione del primo singolo Harrison viene licenziato. Tanto che nel suddetto singolo suona un musicista da studio, tal Bill Eyden. Probabilmente Harrison si sarà mangiato le falangi. Perchè quel singolo, che vede sul lato A un brano che si intitola A WHITER SHADE OF PALE (qui un altro video), è un debutto col botto. Con oltre 6 milioni di copie, il singolo diventa il più venduto dell'anno nel Mondo e di fatto rappresenta una clamorosa commistione tra musica classica e psichedelia.Il testo, elaborato da Reid, è piuttosto criptico: descrive la fine di una relazione usando metafore letterarie in quantità. mentre il titolo sembra ispirato a una ragazza presente ad un party, la cui pelle è di un tenore ancor più candido del pallore. L'autore dirà di non essere stato influenzato dalle droghe mentre scriveva quel pezzo, ma di essere stato ispirato dal surrealismo e dai film francesi della Nouvelle Vague. In ogni caso le metafore impiegate (come le famigerate sei vergini vestali) saranno oggetto di alcune gag nel bel film di Alan Parker "The Commitments". Ma il pezzo funziona soprattutto per quel riff d'organo Hammond M-102, suonato da Fisher che, nel 2006, farà causa per ottenere una parte delle royalties del pezzo, reso inconfondibile proprio da quella parte. In un primo momento gli daranno ragione, poi, in appello, torto, in quanto ha aspettato troppo per chiederle... Brooker è appassionato di musica classica. E quando si tratta di associare al testo una melodia, attinge da Bach e dalle sue "Aria Sulla Quarta Corda" e "Svegliatevi Dormienti!". Il pezzo viene registrato praticamente in presa diretta, in tre sole registrazioni. La progressione degli accordi è praticamente identica a quella di "When A Man Loves A Woman" di Percy Sledge. Ovviamente la melodia è diversa. Tuttavia questa affinità con un pezzo R'N'B evidenzia ancor di più le reali intenzioni di Brooker e Reid, che definiscono il pezzo "il loro tentativo di fare un pezzo soul". E infatti il grande Otis Redding chiederà di registrarla. Tuttavia la Stax, l'etichetta di Redding, vuole il pezzo in esclusiva. La band allora non accetta, preferendo pubblicare il singolo a proprio nome. Mai mossa fu più azzeccata. L'8 giugno è in vetta alla UK chart, dove resta per 6 settimane. Arriva in vetta anche in altri paesi, come Germania e Australia ed entra nelle Top 10 di mezzo mondo. Il 29 luglio è al N. 5 negli USA. E nel 1972 rientrerà nella Top 20 della Gran Bretagna. Il brano verrà rifatto da uno stramilione di altri artisti, tra cui i nostri Dik Dik (con l'immancabile cover italiana, "Senza Luce", che non impedirà tuttavia all'originale di sfondare anche nel nostro paese) e Joe Cocker. In tempi più recenti, si può citare la versione ad opera di Annie Lennox del 1995, che ha riportato il brano nella Top 20 UK. Oltre a "The Commitments", il brano comparirà in altri numerosi film, tra cui vale la pena citare "Il Grande Freddo", l'episodio diretto da Scorsese di "New York Stories" e "I Cento Passi" del nostro Marco Tullio Giordana. Verrà indicato come il miglior singolo britannico del periodo 1952/1977 e nel 2004 verrà indicato come il pezzo più suonato di sempre dalle radio britanniche. Purtroppo "La tonalità di pallore più bianca" rappresenta anche un enorme problema per la band, che si trova funestata da uno dei più terrificanti malefici del rock: il debutto di straordinario successo che entra sparato nella leggenda. In sintesi: abbiamo piazzato il capolavoro al primo colpo. E ora? Beh, intanto cementa la propria fama aprendo i concerti per Jimi Hendrix. E poi pubblicherà a ottobre l'atteso successore, "Homburg". Il pezzo sarà un discreto successo, ma ovviamente, col suo N. 6 UK, non potrà certo competere con il suo illustre predecessore, a cui, per altro, un po' assomiglia. E la band, frustrata, sarà tuttavia incapace di realizzare un altro hit capace di competere con quel mostro. Anche perchè i Procol Harum sono una band più interessata agli album, e tale definizione è troppo in anticipo sui tempi per la mentalità dei discografici dell'epoca, che chiedono un altro super-hit. Ma, come detto prima, la psichedelia sta cambiando le cose. E il suo figlio, il rock progressivo, definirà il definitivo predominio dell'album. E proprio questa estate esce l'album che costituirà il definitivo spartiacque nel passaggio dall'era dei singoli a quella degli album. Si tratta del nuovo album di un gruppo che comprende un tipo di nome John che afferma che il pezzo dei Procol Harum è il suo preferito dell'anno... Ma per introdurlo, bisogna parlare di "corsa agli armamenti". No, non sto parlando della drammatica Guerra Fredda USA-URSS. Ma di una vera e propria sfida al calor bianco tra USA e UK in campo musicale. Nel 1965 quattro tipi di Liverpool pubblicano un album di nome "Rubber Soul", con cui iniziano il viaggio personale, seppur ancora timidamente, nella psichedelia. Dall'altra parte dell'oceano, un tipo geniale di nome Brian Wilson e i suoi amici, Ragazzotti soliti suonare sulla Spiaggia, ne rimangono fulminati e stimolati. Brian se ne va quindi in studio deciso a superare quell'album. E ci riesce. Pubblicando un capolavoro chiamato "Pet Sounds". E la risposta dei quattro sudditi di Sua Maestà non si fa attendere. E rilanciano la posta. Facendosi ispirare proprio dal lavoro di Wilson e chiamando in causa un certo Sergente... The Beatles - Arriva la banda del Sergente PepeSecondo il road manager Neil Aspinal, la prima mondiale dell'album risale ad aprile, quando viene fatto suonare sull'impianto stereo della casa di King's Road di Mama Cass dei The Mamas & The Papas. Le casse vengono messe sul davanzale della casa. Sono le sei di mattina. La musica inizia e la gente incuriosita si affaccia alle finestre. Nessuno però impreca contro gli antenati degli autori, perchè tutti capiscono che stanno ascoltando qualcosa di importante... Anche se la datazione non è certa (d'altra parte di quest'epoca si dirà che, se ti ricordi bene cosa è successo, di sicuro non eri presente), il fatto evidenzia tutta la voglia dei Beatles di far ascoltare il loro nuovo lavoro... Quell'album segna la definitiva esplosione commerciale della scena psichedelica britannica. La scena esiste già da un paio di anni, ma il botto a livello di mainstream avviene proprio con il Sergente Pepe. Nello stesso tempo questo lavoro evidenzia come le due scene, americana e britannica, sia pur diverse, siano profondamente connesse. Non per nulla le prime esperienze lisergiche dei Fab Four risalgono ai viaggi americani. Ma anche musicalmente le due scene si influenzano a vicenda, come testimoniato dalla disfida di cui ho parlato poco fa. L'album è il risultato di una serie di sperimentazioni (musicali e non) atte ad ampliare gli orizzonti musicali della band, da buon dettame psichedelico. La band si sente libera di sperimentare anche perchè ha deciso di dare un taglio ai concerti dal vivo, diventati ormai improponibili per l'isterismo dei fan che costringono ogni volta la band ad autentiche fughe. Non fare concerti comporta ovviamente la possibilità di sfruttare tutto il tempo nella scrittura delle canzoni. E leva alla radice il problema di dover creare suoni riproducibili su un palco, lasciando piena libertà. E così, da buoni scarabei, eccoli compiere la metamorfosi da pop band da stadio a gruppo da studio psichedelico ad alto tasso di sperimentazione. Il fatto poi di essere i numeri uno, conferisce loro una libertà artistica senza pari, oltre alla possibilità di accedere alle tecnologie più evolute dell'epoca presso gli Abbey Road Studios. Come dirà Paul: "Tutto era lecito e possibile". I quattro si guardano attorno e ascoltano le meraviglie prodotte dalla "concorrenza", tra cui Brian Wilson, appunto. Con l'onda psichedelica, la musica pop sta facendo passi da giganteschi sia in termini compositivi sia tecnologici. Le barriere della canzone da 3 minuti scarsi stanno cedendo rovinosamente. E l'approccio basato sull'hit single è ormai diventato stretto per i quattro, che vedono nell'album uno strumento ben più versatile. E mentre George se ne va in India e impara a suonare il sitar, Paul scopre la musica di Karlheinz Stockhausen, per altro incluso nella famosa copertina ad opera dell'album, ad opera di Robert Frazer. E così i Beatles si rifugiano in studio. Il tempo passa e la EMI inizia a mostrare segni di impazienza. Così alla fine decidono di pubblicare su singolo due brani che avrebbero dovuto figurare sull'album. Si tratta giusto di due cosette, intitolate "Strawberry Fields Forever" e "Penny Lane"... Dato che la regola della band è di non includere negli album pezzi già pubblicati su singolo, i due pezzi non troveranno posto nel disco in fase di lavorazione.Poi, finalmente, il primo giugno 1967, il nuovo attesissimo album dei Beatles arriva nei negozi britannici. Si intitola "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band". L'album nelle intenzioni dovrebbe essere un concept album e dovrebbe rappresentare la performance della band psichedelica del titolo, una sorta di alter ego dei Beatles, il cui nome ricorda quello delle nuove band psichedeliche americane. La band di finzione così creata è radicalmente diversa dai "veri" Fab Four anche fisicamente: si tratta di barbuti capelloni vestiti con coloratissime divise. Il leader della band del Sergente Pepe è Billy Shears, interpretato da Ringo, che, dopo l'introduzione della band con la title-track, si presenta cantando "With A Little Help from My Friends". Tuttavia dopo aver registrato i due brani (per altro legati senza soluzione di continuità) e il reprise del primo, i quattro cambiano idea. E così accantonano l'idea di un album concerto di una band immaginaria. Pertanto alla fine ci ritroviamo con un concept album nelle intenzioni che tuttavia alla fine risulta essere una cosa diversa. Detta così sembrerebbe che i quattro hanno fallito l'obiettivo. Ovviamente non è così. L'insieme risulta un viaggio psichedelico clamorosamente coeso. L'album è un'autentica orgia di esperimenti sonori clamorosi per l'epoca. Viene registrato con artifizi che lo rendono simile a un album registrato su un multi-traccia (una magia di George Martin: all'epoca in Europa il massimo disponibile era un 4-tracce). Per tacer dei vari effetti (wah wah, fuzzbox) e dell'uso del Mellotron (il campionatore). Si potrebbe dire che fanno uso di tutti i trucchi disponibili, applicabili alle voci e agli strumenti. Tra gli effetti indediti c'è l'ADT, ovvero l'automatic double tracking, che permette di raddoppiare i suoni mediante registratori. Come ogni album epocale che si rispetti, numerose son le leggende che lo riguardano. Per esempio quelle alimentate dai suoni che lo chiudono. L'album, al di fuori della versione USA, si conclude infatti con un suono ad alta frequenza (come detto da Lennon, per rompere le scatole al vostro cane), seguito da una serie di suoni in loop, un mix di risate e frasi, tra cui sembrerebbe comparire la frase "Never could be any other way". Ma la chicca vera accade se qualcuno lo suona al contrario. I suoni infatti sembrano formare una frase: "Will Paul be back as Superman?" (un riferimento alla leggenda urbana sulla presunta morte di Paul?). A riguardo tuttavia c'è un aneddoto divertente. McCartney, in seguito alle segnalazioni di alcuni ragazzini, prova a suonare il pezzo al contrario. La frase che le sue orecchie sembrano captare è "We'll fuck you like superman". Dopodichè Paul chiede i sali... Tra le band che useranno un trucchetto simile ci
saranno i Rush e i The
Who, in "The Who Sell Out". L'album, da buon trip psichedelico, presenta anche allusioni alle droghe, che alimentano un'altra serie di pippe mentali. In sintesi: la maria compare più volte ed esplicitamente. Non per nulla i Fab Four e Brian Epstein son tra i firmatari di una petizione pubblicata sul Times per liberalizzare la cannabis... I riferimenti all'LSD invece son stati negati dagli autori stessi, nonostante le tonnellate di carta scritte su pezzi come "Lucy In The Sky With Diamond" e l'epocale "A Day In The Life". Riguardo ai supposti riferimenti all'eroina, diciamo che son tutti forzature. Bastano perle come i pezzi sopracitati o la delicata "She's Leaving Home" per rendere grande l'album, che diventa un clamoroso e colossale successo sia di pubblico sia di critica. L'album entra al N. 8 della UK chart il 3 giugno e la settimana dopo è al N. 1. Ci rimarrà 27 settimane. Rimarrà in classifica, comprese le varie riedizioni, ben 198 settimane. Negli USA domina la Billboard Chart per 19 settimane. E sarà il primo album rock a vincere il Grammy.Non è facile parlare di sto album epocale. C'è chi oggi lo smantella dicendo che non è poi sto granchè. Quasi a volersi distinguere dal resto che ne parla come di un capolavoro. Probabilmente il suo impatto all'epoca oggi arriva affievolito. Forse non è il miglior album dei Beatles. C'è chi gli preferisce il precedente "Revolver". Altri votano per "The Beatles" (l'album bianco) o per "Abbey Road". C'è poi chi lo considera alla pari del primo album degli Aqua, come un noto supercritico da rete (la provocazione paga, evidentemente). Di certo si tratta del classico lavoro che non lascia indifferenti. Critici da rete a parte, tra i maggiori detrattori c'è un grande come Frank Zappa, che accusa i quattro di aver adottato i valori della controcultura per fare soldi. Non per nulla creerà come risposta l'album "We're Only In It For The Money", la cui copertina è una parodia di quella beatlesiana. E pensare che tra gli album che hanno ispirato "Sgt Pepper's" c'è proprio un disco di Zappa, "Freak Out!", non per nulla considerato il primo concept della storia. Tra i fan del lavoro invece Jimi Hendrix, che suona la title track a distanza di due giorni dall'uscita dell'album, davanti a una paltea che annovera anche Harrison e McCartney. L'estate del 1967 è epocale per i Beatles anche per altri motivi. Il 25 giugno la band partecipa a uno show di sei ore, "Our World", trasmesso via satellite in 26 paesi e collegato all'Expo canadese. Si tratta del primo programma dal vivo trasmesso via satellite nei cinque continenti. Tra i partecipanti ci son la Callas e Pablo Picasso (a rappresentare la dittatura greca e quella spagnola?). E la band, in qualità di rappresentanti della Gran Bretagna, davanti a un pubblico stimato di 400 milioni di spettatori, presenta in tale contesto un pezzo nuovo intitolato ALL YOU NEED IS LOVE. Il pezzo è scritto da Lennon su richiesta, proprio per il programma. La base musicale del pezzo è stata registrata il 14 giugno agli Olympic Studios, poi il brano è stato rifinito ad Abbey Road. Per la trasmissione il brano vieen eseguito con un'orchestra. I quattro son vestiti come sulla copertina di "Sgt. Pepper's" e sono accompagnati da un coro con numerosi amici della band, tra cui Mick Jagger, Keith Richards, Marianne Faithful, Keith Moon, Graham Nash, Donovan... Praticamente un supergruppo alla USA For Africa ante-litteram! L'intro è "La Marsigliese", e nel brano viene incluso un frammento di "In The Mood" di Glenn Miller, oltre che di "She Loves You". La versione che ne esce tuttavia non viene pubblicata su singolo. John registra nuovamente la sua parte vocale, il brano viene accorciato e solo allora esce su singolo. Diventa il loro 12esimo N. 1 UK il 29 luglio e il 14esimo N. 1 USA il 19 agosto. Non ne parlo oltre perchè in questo sito ne hanno già parlato a dovere Leonardo Viani nella sua scheda (per la cronaca, c'è pure una scheda sul pezzo dei Procol Harum). Si, è pure la canzone usata da quel terrificante programma TV che non oso nominare... E se mi dite che vi piace quel programma, vi meritate di finire qui!Ma è un'estate fondamentale anche per un altro motivo. Si tratta tuttavia dell'ultimo album dei Beatles come vera band, con i quattro che lavorano assieme. Brian Epstein, il manager e deux ex machina dietro i Fab Four, unico in grado di risolvere alla base i conflitti nascenti tra gli ego dei quattro, muore il 27 agosto a soli 32 anni per un'overdose di farmaci. La sua morte segnerà in modo inequivocabile l'inizio del dissolvimento della band. Il 29 agosto si tengono i suoi funerali in forma privata, a cui i quattro non partecipano. Per la cronaca, "Sgt. Pepper's" non decreterà la fine della corsa agli armamenti. Anzi... The Beach Boys - L'eroe Brian e i cattivi che gli impediscono di sorridere Brian Wilson, in parallelo ai Fab Four, si lancia in un nuovo lavoro, alla ricerca dell'"album perfetto". Il progetto prevede una suite continua di canzoni legate da parti vocali e segmenti musicali. Quel lavoro tuttavia incontra l'opposizione del resto della sua band, che ha paura di cambiare, e dei discografici. E verrà accantonato definitivamente nel maggio 1967, poco prima dell'esplosione del Sergente. La sua mancata pubblicazione sancirà la discesa negli inferi del musicista californiano. "Smile", il titolo di quell'album, diventerà il più famoso album mai pubblicato del rock, e vedrà la luce solo nel 2004... La necessità di tenere la band sotto l'attenzione del pubblico nonostante la mancata uscita dell'atteso lavoro è probabilmente alla base della pubblicazione in UK (dove i Beach Boys sembrano ormai essere più popolari di quanto non lo siano in patria) di un pezzo originariamente inserito nel loro album del 1965 "Summer Days (and Summer Nights!!)". Si tratta di THEN I KISSED HER, cover di "Then He Kissed Me" delle Crystals, grande successo prodotto da Phil Spector. Con la loro versione prodotta da Brian, i Ragazzi della Spiaggia inaugurano giugno al N. 5 della classifica britannica dei singoli. Tuttavia un brano destinato a "Smile" finisce nelle classifiche di quest'estate. Si tratta della meravigliosa HEROES AND VILLAINS, che doveva essere il pezzo principale del nuovo album. Il pezzo ha un testo molto complesso, specie in rapporto alla produzione precedente dei Beach Boys. E come ogni buon testo psichedelico si presta a più interpretazioni, alludendo anche ai confitti di Brian col resto della band. Il singolo porta i Beach Boys al N. 13 USA e al N. 8 UK. Il pezzo segna la prima collaborazione tra Wilson e il paroliere Van Dyke Parks, con cui lavora su "Smile". La versione che finisce su singolo è il frutto di almeno 20 sessioni di registrazione che coprono un periodo di vari mesi. Il perfezionismo di Brian infatti sta lentamente scivolando nella follia, aiutato dall'uso di sostenze stupefacenti. Purtroppo il nuovo album della band, "Smiley Smile" che uscirà l'11 settembre, sarà un fiasco che affosserà la band negli USA. D'altra parte, dopo tanta attesa del leggendario album fantasma, questo sostituto dell'ultima ora non poteva che deludere. E Brian, già sull'orlo dell'abisso, non potrà che crollarvi dentro... Ma Brian non è l'unico geniale personaggio che si perde negli spazi dilatati chimicamente. C'è un altro grande, che a differenza di Brian non riuscirà più a ritornare indietro. Ma per parlarne, dobbiamo tornare a bomba a Londra... La scena psichedelica londinese, come già detto, fa capo a un paio di locali. Se il Middle Earth ospiterà molte band americane in trasferta, come Doors e Jefferson Airplane, svolgendo la funzione di trade d'union tra le due scene, la palma di locale psichedelico N. 1 della città spetta all'UFO. Il club apre il 23 dicembre 1966. Durerà giusto tre stagioni: chiuderà nell'ottobre 1967. Ma è da questo locale che emergono alcune band seminali, come i Soft Machine e soprattutto la band presente sul palco la sera dell'inaugurazione. Si tratta di una formazione guidata da un leader geniale in pieno delirio acido. Si chiamano Pink Floyd. Pink Floyd - I Pifferai magici di Syd I Pink Floyd all'epoca sono la band di Syd Barrett, la figura più emblematica della stagione psichedelica britannica, a metà tra i paradisi artificiali e gli inferni della mente. Il diamante pazzo lucente che rappresenta non solo il lato geniale del viaggio psichedelico, ma anche, e soprattutto, chi è andato troppo oltre, bruciandosi definitivamente. Syd sin da giovane ama profondamente il rock e il blues. A 15 anni si è già fatto un nome al Riverside Jazz Club. Purtroppo la morte prematura del padre lo segna e desta i primi segnali di disturbo psichico. Alla London Camberwell Art School conosce un altro studente, Roger Waters. I due nel '65 formano una band, con l'obiettivo, molto modesto, di diventare i nuovi Rolling Stones... Con loro Nick Mason, Bob Klose, Rick Wright e Chris Dennis. Dato che Barrett ama il blues, propone come nome della band l'unione di quelli di due suoi idoli: Pink Anderson e Floyd Council. Al ritorno da una vacanza con l'amico David Gilmour, Syd compie un passo che segnerà la sua esistenza: viene introdotto all'acido. Viaggia nell'universo e al ritorno decide di mettere in musica la sua esperienza. Purtroppo il desiderio di esplorare il cosmo infinito diventa un'ossessione e l'uso di droghe, il carburante che gli consente di intraprendere questi viaggi interplanetari, diventerà per lui una vera dipendenza influendo sul suo già fragile equilibrio psichico. Nel frattempo scrive le canzoni che formeranno l'album di debutto del suo gruppo. Se il singolo d'esordio "Arnold Layne" (dal soggetto decisamente inedito per l'epoca: un travestito che roba i vestiti alle donne) porta la band al N. 20 UK in primavera, SEE EMILY PLAY diventa il primo Top 10 hit della band, arrivando al N. 6 britannico questa estate. La "Emily" del titolo è una fanciulla che Syd dice di aver visto in sogno durante uno dei suoi trip. In realtà esiste un corrispettivo reale della ragazza: Emily Young, giovane aristocratica che è nota all'UFO come "la ragazza psichedelica". Oggi è un'acclamata scultrice. Il pezzo è psichedelia concentrata. La chitarra slide è suonata da Barrett con un accendino... Il pezzo fa diventare popolare la band, ma rappresenta un problema: è praticamente impossibile suonarlo dal vivo. Il successo del brano tuttavia sembra disturbare Barrett, che non è affatto soddisfatto dalla versione incisa, prodotta da Norman Smith (già ingegnere del suono dei Beatles). Durante le registrazioni del pezzo David Gilmour visita lo studio: sembra che sia stato sconvolto dal cambio di personalità di Syd, che addirittura non riconosce l'amico. La discesa è iniziata. E il 5 agosto 1967 esce l'album di debutto della formazione: uno degli album più importanti della Storia del Rock (si, un altro!). "The Piper At The Gates Of Dawn", un vero manifesto dell'epoca psichedelica. Di fatto si tratta dell'unico album della band realizzato sotto il pieno controllo di Barrett. L'album viene concepito nell'arco di sei mesi, tra un viaggio spaziale e l'altro. Le registrazioni hanno inizio il 21 febbraio 1967 agli Abbey Road Studios. In quei gironi negli stessi studi stanno nascendo "Sgt. Pepper's" e "S.F. Sorrow" dei The Pretty Things, altro album fondamentale (è di fatto la prima opera rock). Al timone della produzione c'è Norman Smith, che verrà accusato da Syd di voler rendere l'album troppo "pop". Il viaggio di Syd nelle registrazioni ha inizio con "Interstellar Overdrive", con cui la band inizia ad abbattere le barriere spazio-temporali, tra realtà e fantasia. Il pezzo aprirà il secondo lato dell'album. L'album invece è aperto da un altro pezzo cosmico, "Astronomy Domine". Tra gli altri pezzi da novanta vale la pena di citare anche "Lucifer Sam", dall'inquietante riff, e "Matilda Mother". L'album è un buon successo, arrivando al N. 6 della classifica britannica, ed è salutato dalla critica come un capolavoro. Anche se alcuni, come Pete Townshend degli Who dicono che non riesce appieno a rendere l'atmosfera e i suoni dei concerti della band. In Gran Bretagna intanto esordisce anche un'altra grande band, in cui le ascendenza rock blues vengono associate a una vena psichedelica. Si tratta dei Traffic di Stevie Winwood, che ottengono questa estate un grande N. 5 UK a inizio luglio con PAPER SUN. Stevie è reduce dall'esperienza con The Spencer Davis Group, con cui ha ottenuto a inizio '67 un To 10 USA con la classica "Gimme Some Lovin'". L'ex ragazzo prodigio (ha debuttato a soli 15 anni con il gruppo precedente e ora ne ha appena 19) tuttavia è insoddisfatto e decide di fare nuove esperienze e formare una nuova band. Molla così il gruppo in aprile. E poco dopo a Birmingham fonda i Traffic. Un quartetto formato, oltre che da Winwood (voce e tastiere), da Jim Capaldi (batteria), Chris Wood (basso) e Dave Mason (chitarra). I quattro si sono incontrati suonando assieme in un club di Birmingham, The Elbow Room. E il gruppo nasce come una sorta di comune: tutti e quattri infatti si trasferiscono in un cottage nel Berkshire dove compongono le canzoni. Il mix che il gruppo proporrà, psichedelico ovviamente, attinge non solo dal sound tipicamente R'N'B della band precedente, ma contiene anche elementi jazz. In ogni caso i quattro restano fulminati da "Sgt. Pepper's". Dopo aver firmato per la Island Record di Chris Blackwell, i quattro esordiscono con la già citata "Paper Sun", un ottimo biglietto da visita. E il prossimo sarà un hit ancora maggiore... Ma a questo punto passiamo l'Atlantico e andiamo nell'altra Capitale della psichedelia, quella californiana. San Francisco: Hippy e Monterey Qui, come detto, le cose son molto diverse rispetto alla capitale britannica. E soprattutto ormai la controcultura è diventata moda da vendere alla masse: non per nulla la Gray Line, compagnia basata su giri turistici in pulman, decide di inserire tre i suoi pacchetti un giro turistico di Haight Ashbury, la zona "a più alta densità di hippy d'America". Praticamente un safari fotografico per immortalare la strana fauna che popola quella zona. Ma San Francisco ha una cosa che Londra non ha: un inno pop che ne celebra i fasti di Capitale dell'Estate dell'Amore. Anche se, come genere, siamo lontani luce dalla psichedelia... Scott McKenzie - Ma come porti i fiori tra i capelli bella bionda... Allora pronti alla gita aziendale a San Francisco? Avete tutti i fiori con cui ornare i boccoli? Si, ragioniere, va bene anche metterli sul parrucchino. Sennò faccia come il geometra, che li ha bloccati col riporto! Arrivo previsto nella Mecca del Flower Power alle ore 9:00. Poi alle ore 10:00 canteremo per le strade inneggiando all'amore. Ore 11:00 metteremo i fiori nei cannoni. E alle ore 12:00 metteremo in bocca dei bei cannoni. No, non quelli su cui abbiamo messo i fiori. No, signorina, l'amore libero lo faremo alle 17:00! No, ragioniere, non cannoli. Cannoni! Ragioniere, ma lei pensa solo a mangiare! Non si mangia! Gli hippy non mangiano! Dalle 13:00 alle 16:00, meditazione trascendentale col guru! Poi, balleremo a piedi nudi per le strade suonando il tamburello fino alle 17:00. Poi, amore libero! Si, signorina, se il geometra non le piace può dirgli di no! Geometra, non insulti! Si ricordi, pace e amore! E poi, guardi, la signora dietro di lei è disponibile a dividere l'amore con lei! Geometra, non può ferire la signora definendola "cesso inscopabile"! Signora, non lo colpisca con la borsa! Ricordate: pace e amore! No, ragioniere, quelle non sono hippy, sono mercenarie! Come dice? Che vanno bene lo stesso? Ragioniere, si vergogni! Chi non è interessato alle attività di amore libero può dedicarsi allo shopping! No! Niente shopping durante la meditazione! E poi dormiremo tutti con un cielo di stelle come tetto... Si, anche se è nuvolo e piove! Ahh, la capitale dell'Estate dell'Amore... In realtà il movimento hippy già nell'estate del 1967 sta conoscendo i primi scricchiolii. Il 7 luglio 1967 esce un articolo su The Time intitolato proprio "The Hippies", in cui viene presentata la città come la Mecca del movimento. In realtà il movimento, nato a metà decennio, sta già mutando. Se da un lato gli hippy orami sono diventati una moda, come testimoniato dall'articolo e dalla canzone che furoreggia, dall'altro si stanno mutando in qualcosa d'altro, più concreto e politico. Insomma, l'amore libero, l'inneggiare alla pace e vagare nei paradisi artificiali possono andar bene per un po', ma è ora di diventare più propositivi (e aggressivi). Il 1968 sta arrivando. E così, mentre la ragazza di famiglia bene gira conciata come una figlia dei fiori con gran gioia degli stilisti e delle loro tasche, il movimento nato a Haight Asbury è in realtà quasi già un ricordo nella stessa San Francisco. Più che l'estate, nella città del Golden Gate la stagione dell'amore è stata l'inverno. L'atto conclusivo potrebbe essere indicato nel Festival Pop di Monterey, che si tiene dal 16 al 18 giugno. Il Festival costituisce quasi la prova generale di Woodstock. L'evento, a cui partecipa gente come The Who, Janis Joplin, Jimi Hendrix (alla sua prima uscita in terra americana), Ravi Shankar e Otis Redding, radunando oltre 200.000 persone, vede tra gli organizzatori anche John Phillips, dei The Mamas And The Papas, che ovviamente son tra i partecipanti. E Phillips decide anche di scrivere l'inno ufficiale del festival. Phillips è anche produttore e chitarrista del pezzo, a cui partecipano anche musicisti dei "The Wrecking Crew", gruppo di sala che suona nelle produzioni di Phil Spektor. Ad interpretare l'inno chiama invece Scott McKenzie, che sembra abbia veramente messo dei fiori nei propri capelli durante le registrazioni del brano. Il cantante folk tuttavia non è il primo hippy che passava. Ha fatto parte proprio con John Phillips di una band, i The Journeymen. Per farvi capire quanto i due siano amici, basti pensare che la prima figlia di John è chiamata Mckenzie. SAN FRANCISCO (Be Sure To Wear Some Flowers In Your Hair) domina l'agosto britannico, scalzando "All You Need Is Love" e passando 4 settimane in vetta a partire dal 12 agosto (è tutt'ora il N. 1 britannico dal titolo più lungo). Negli USA invece si deve fermare al N. 4, posizione raggiunta il primo luglio e mantenuta per 4 settimane. E in breve diventa un clamoroso hit internazionale. Un'istantanea di un periodo breve ma intenso in cui si pensa di cambiare il mondo semplicemente inneggiando all'amore e alla pace. Dopo un tale successo, McKenzie non riuscirà più a ripetere il colpaccio e otterrà un hit decisamente minore con "Like An Old Time Movie" (N. 24 USA e N. 50 UK), per poi ritirarsi a vivere nel deserto (presumo quindi non si sia più messo fiori tra i capelli, a meno che non abbia scelto fiori di cactus...). Tuttavia a fine anni '80 sarà co-autore di un clamoroso N. 1 USA per i Beach Boys, "Kokomo", dalla colonna sonora di "Cocktail" col nano di Scientology (per la serie dagli hippies agli yuppies...). Parlando di film, "San Francisco" sarà inclusa nella colonna sonora di "Forrest Gump". E comparirà pure nel film-concerto dei Led Zeppelin, "The Song Remain The Same", quando alcune strofe del brano verranno incluse da Robert Plant nella formidabile versione di "Dazed And Confused". L'inno hippy per eccellenza conosce anche la sua inevitabile cover in italico idioma. No, non l'hanno fatta i Camaleonti. Tocca a Bobby Solo, che come affermato già da Christian nel suo Volo Charter, c'entra ben poco con il movimento hippy. Ma come già detto, oramai il movimento si è tramutato in moda, e sul carro vincente salgono un po' tutti... Finchè dura... Fanno compagnia al buon Scott anche i Grass Roots, che celebrano lo stile di vita hippy ("We'll take the most from living, have pleasure while we can") con la loro LET'S LIVE FOR TODAY, che il primo luglio arriva al N. 8 USA. Una volta tanto non siamo noi a fare una cover in italiano, ma son gli americani a rifare un pezzo italiano: si tratta infatti della versione, con testo ovviamente completamente cambiato, di "Piangi Con Me", brano in stile "porgi l'altra guancia" dei Rokes che è sul lato B del loro hit "Ma Che Colpa Abbiamo Noi". A dirla tutta, il pezzo presenta una notevole affinità (specie il ritornello) con un pezzo dei The Drifters, intitolato "I Count The Tears", datato 1961. Tuttavia gli autori di quest'ultimo pezzo, Doc Pomus e Mort Shuman (autori di classici come "Save The Last Dance For Me" e "Viva Las Vegas", tra gli altri), decideranno di non fare causa (probabilmente non avevano bisogno di soldi). Insomma, per una volta che fanno una cover in inglese di un pezzo italiano, salta fuori che questo è una scopiazzatura... Comunque, i Grass Roots faranno anche un'altra cover italiana nel 1968... Nonostante tutti gli inni, tra breve i "veri" hippy leveranno le tende dalla città, non prima di aver celebrato un vero e proprio funerale per il movimento. In compenso arriveranno quelli attirati dalla moda e ben propensi a dilettarsi tra droghe e sesso, vivendo, in stile Grass Roots, alla giornata. E le droghe, se da un lato aprono le porte alla psichedelia, dall'altro porteranno a sempre più a morti (all'erba e all'LSD si sostituisce l'eroina) e a frequenti atti di violenza (le degenerazioni alla Charles Manson son dietro l'angolo). Insomma, per ironia della sorte, i pezzi di McKenzie e Grass Roots descrivono un evento quasi passato quando arrivano in classifica. Ma quello che conta è portare l'idea alle masse che al massimo guardano curiose "quei capelloni". Ah, tra 10 anni preparatevi alla replica con il Punk... Torniamo al Festival di Monterey? Tra tanti clamorosi assenti (i Beach Boys, minati anche dallo scontro tra Brian Wilson e il resto della band nato dal blocco della lavorazione di "Smile" (vedi sopra); Donovan e i Kinks, bloccati alla frontiera, il primo per un fatto di droga del 1966, i secondi per una disputa con la Federazione Americana dei Musicisti; i Cream, perchè il loro manager ritiene quel palco non adatto per lanciare la band in America), c'è invece un musicista leggendario che sbarca in America. Sembra che la sua presenza sia stata raccomandata agli organizzatori addirittura da Paul McCartney. E viene introdotto sul palco nientemeno che da Brian Jones dei Rolling Stones. E questo grandissimo musicista dedicherà al Festival un brano intitolato "Little Wing"... Torniamo in ambito psichedelico, con una delle stelle indiscusse del genere. Pochi altri si dedicheranno anima e corpo alla causa lisergica... Jimi Hendrix - Pronti per l'Esperienza? "Not necessarily stoned, but beautiful" All'epoca il leggendario chitarrista ha la Gran Bretagna ai suoi piedi. "Are You Experienced", il primo album di Jimi Hendrix Experience vola al secondo posto della UK chart, bloccato solo dai Beatles. Mentre l'acidissima PURPLE HAZE, dopo essere arrivata al N. 3 UK in primavera, diventa un hit in Germania, oltremanica si piazza al N. 6, come terzo Top 10, THE WIND CRIES MARY (qui da Monterey), dedicata alla sua amata di quel periodo, Kathy Mary Etchingham. Sembra che l'abbia scritta dopo una furibonda lite con la ragazza, che ha deciso di andarsene di casa per qualche giorno. La scrive e la tiene nascosta, salvo poi presentarla alla band al termine di una sessione di registrazioni. Viene registrata in 20 minuti, il tempo che avanzava di quella sessione. Da notare che nessuno dei tre hit di Hendrix (il primo è stato "Hey Joe") figura in origine nell'album, che è - ancora - un capolavoro. La title track rappresenta la quintessenza della psichedelia: una base incisa su un nastro suonato al contrario, con effetti che ricordano lo scratching a venire. Il suono diventa materia plastica da dilatare e plasmare a piacimento. Da notare che la domanda non è strettamente legata all'uso di droghe. In realtà Hendrix dirà che parla di esperienza di pace interiore. L'album include altre grandissime perle, come la celebre e allegra (come dirà Jimi, è l'unico pezzo allegro mai scritto da lui) "Foxy Lady", probabilmente dedicata alla futura signora Roger Daltrey, Heather Taylor, il trascinante tour de force jazzato "Third Stone From The Sun" (poi ripresa negli anni da Cozy Powell e Right Said Fred) e "Fire", in cui una richiesta esplicita di sesso ("Let me stand next to your fire"), in realtà trae origine ben un fatto ben più casto. La band ha finito un concerto nel epriodo di Natale del 1966. Fa un freddo becco e va a casa della madre di Noel Redding (lo smilzo bassista degli Experience). Jimi è infreddolito e chiede alla madre di Noel di potersi mettere vicino al suo fuoco, ovvero al camino accesso. Davanti al quale c'è già il pastore tedesco di famiglia, Rover, che Jimi fa scansare ("Move over Rover, and let Jimi take over"). Ovviamente queste sono le origini dichiarate. Che poi il pezzo possa giocare sulle metafore a sfondo sessuale è ovvio... Va detto che suonando questo brano in concerto a Londra Jimi per la prima volta darà fuoco alla propria chitarra. E il gesto viene ripetuto dal musicista alla sua prima uscita americana. Si tratta dello storico Monterey Pop Festival. Durante la leggendaria esibizione di 45 minuti la chitarra verrà incendiata, fracassata e data in pasto alla folla in delirio. L'America tuttavia ci metterà un po' prima di capitolare. A partire dal 7 luglio 1967 gli Experience fanno da gruppo di supporto ai Monkees (eh, già, non abbiamo solo noi l'esclusiva per accoppiate concertistiche improbabili), tanto che la fan delle Scimmie, non molto interessate al chitarrista, durante "Foxy Lady" canteranno "Foxy Davy", in onore del loro idolo Davy Jones... Jimi resiste fino al 18 luglio, poi lascia, sia perchè si sente fuori posto, sia per le polemiche scatenate da movimenti conservatori che gridano allo scandalo per le sue esibizioni, ritenute "troppo erotiche"... Poco male: tale pubblicità aiuterà il lancio del suo album negli States, dove viene pubblicato a fine agosto... Tornando ai partecipanti al Festival di Monterey, non si può non parlare dei The Who, che vengono definitivamente lanciati nel mercato statunitense proprio dal festival. La loro esibizione del 18 giugno li trasforma in eroi della "Love Generation". Pete Townshend lo ricorderà come un periodo divertente. Sta di fatto che gli Who sono l'unica band britannica che partecipa ai due Festival più importanti del decennio, ovvero Monterey e Woodstock. In termini di classifiche, negli USA arrivano a giugno al N. 24 con HAPPY JACK, mentre il delizioso inno onanista PICTURES OF LILY, dopo aver ottenuto la quarta posizione UK in primavera, entra nella Top 5 tedesca.Al Festival partecipano anche, come già detto, i The Mamas & The Papas, che aprono giugno con CREEQUE ALLEY (qui avete anche il testo) nella Top 5 americana. Il pezzo racconta di come è nata la band. Il titolo deriva da una strada delle Isole Vergini, in cui i quattro hanno passato un periodo di tempo nel 1965: erano in crisi finanziaria e sono riusciti a tornare negli USA solo dopo che Michelle Phillips ha vinto al gioco la somma sufficiente. Il brano è anche un resoconto degli eventi che interessano la musica al momento della formazione del quartetto (1965) e son nominati, tra gli altri, John Sebastian (che stava formando i Lovin' Spoonful), Jim "Roger" McGuinn, leader dei Byrds, che stavano spiccando il volo, e Barry McGuire, che in quell'anno è arrivato al N. 1 con "Eve Of Destruction". Il pezzo si chiude parlando di "California Dreamin'" il pezzo che lancia in orbita la band. "Creeque Alley" arriva anche al N. 9 UK. Tuttavia a giugno, i quattro, mentre sono nella Top 10 USA con il pezzo di cui s'è appena parlato, sono anche nella Top 3 UK con il singolo precedente, la cover di DEDICATED TO THE ONE I LOVE (di cui riparlerò). Il quartetto formato da Denny Doherty, John e Michelle Phillips e "Mama" Cass Elliot tuttavia sta andando incontro a un rapido declino che si potrebbe dire inizia proprio con l'esibizione come band di chiusura del Festival di Monterey. L'esibizione dei quattro infatti è un fallimento, anche perchè i coniugi Phillips son stati talmente presi dall'organizzazione del festival da non poter effettuare prove e Doherty arriva all'ultimo momento dal Canada. Sta di fatto che dopo un N. 15 USA con un'altra cover, quella di MY GIRL, anch'essa tratta dal loro terzo album, "Deliver", le cose non sembreranno più andare per il verso giusto e i successivi quattro singoli falliranno l'appuntamento con le zone alte delle classifiche. L'unica boccata d'ossigeno arriverà nel 1968 con la bella "Dream A Little Dream On Me" (attribuito alla sola Cass Elliot), ma i tempi dei sogni californiani e del pop solare saran passati per sempre. E
a Monterey c'è la band americana che rappresenta già il nuovo suono
della controcultura, di cui si avvia a diventare uno dei
gruppi di punta, e che questa estate piazza in Top
10 ben due superclassici... Va detto che all'album partecipa, non accreditato, un altro personaggio di primo piano della scena psichedelica della West Coast, ovvero Jerry Garcia dei Grateful Dead. E si deve proprio a Garcia il nome del disco. Sembra infatti che dopo averlo ascoltato per la prima volta abbia detto "Sounds like a surrealistic pillow" (suona come un cuscino surreale"). "Somebody
To
Love" spicca con la sua aggressività. Influenzata da un
altro classico,
"For
What It's Worth" dei Buffalo Springfield, è impreziosita
dalla
formidabile interpretazione della Slick. "Somebody
To Love" conoscerà varie cover, tra cui una
demenziale ad opera di Jim Carrey (!)
per la colonna sonora de "Il Rompiscatole" e una dance da Top 3 UK ad
opera dei Boogie
Pimps, datata 2003, "impreziosita" da un video ad alto tenore
di gnocca. The Doors
- Si accende il fuoco I due a questo punto reclutano altri due musicisti: Ray frequenta lezioni di meditazione trascendentale dal famigerato guru Maharishi Mahesh Yogi. Qui incontra il batterista John Densmore e il chitarrista Robbie Krieger. Manzarek, tastierista, si adatta anche a fare il bassista, dato che non ne viene trovato uno all'altezza delle esigenze della band. Le Porte diventano rapidamente una band del circuito underground di Los Angeles: diventano la band di casa del famoso Whiskey-a-Go-Go, sul Sunset Strip. Ed è proprio un'esibizione nel locale davanti a Jac Holzman, fondatore dell'Elektra, che frutta loro un contratto. Un altro loro fan è Paul Rothchild, che si offre di produrre il loro album di debutto per "avere un documento sonoro" delle loro performance live. L'album, intitolato col nome della band, esce nel gennaio 1967. Come dirà Densmore in seguito, la band realizza l'album senza pensare a potenziali singoli da estrarre. Tuttavia, pur essendo molto popolari a livello locale, per sfondare a livello nazionale hanno bisogno di un singolo di successo. Il primo estratto, "Break On Through", passa inosservato (!). Ma il secondo singolo appicca un incendio che sarà difficile domare... Prodotta come il resto dell'album da Rothchild, LIGHT MY FIRE viene registrata a fine 1966. La versione sull'album dura 6 minuti e mezzo. per essere pubblicata su singolo viene tuttavia accorciata a soli 2:52 minuti, tagliando la formidabile parte strumentale con gli assoli. La band, insoddisfatta, accetta il compromesso a denti stretti. Pubblicata nell'aprile del 1967, viene lanciata dalla band con un espediente molto particolare: il gruppo e il suo staff telefonano per giorni interi ai programmi radio di richieste e dediche chiedendo il pezzo... Evidentemente il giochino funziona, dato che il brano si diffonde nell'etere prima in California, per poi esplodere a livello nazionale. Il 29 luglio inaugura tre settimane in vetta alla Billboard Chart, diventando il primo N. 1 della Elektra. E la cosa più clamorosa è che le radio non trasmettono la versione breve, ma quella dell'album! Con un suono decisamente aggressivo e testi complessi e poetici, ricchi in citazioni letterarie e spesso trattanti la morte, la band irrompe nella scena Flower Power come un incendio su un prato fiorito. E diventa subito una delle punte di diamante della controcultura statunitense, assieme ai Jefferson Airplane e ai Grateful Dead.Come ricorderà chi ha visto il film di Oliver Stone, la band all'apice del successo presenta il pezzo all'Ed Sullivan Show. I produttori del programma tuttavia chiedono a Morrison e soci di cambiare la strofa "Girl we couldn't get much higher", ritenuta troppo "hard". Morrison acconsente, salvo poi cantarla senza cambiamenti. Dirà di essere stato preso dal nervosismo e di aver dimenticato di cambiare le parole... Sembra invece che la band non avesse proprio l'intenzione di cambiare il testo. A differenza tuttavia del film di Stone, e come confermato dal video dell'esibizione, Jim non rimarcherà la famigerata strofa (diciamo che è stata una "libertà artistica" che esprime perfettamente lo stile del regista, che se non dice le cose urlando non è contento...). In ogni caso, la band non verrà più invitata e Sullivan alla fine dell'esibizione rifiuta di stringere la mano a Morrison... Poco male: la band ha comunque suonato allo show N. 1 d'America... Il pezzo nasconde qualche segreto che non tutti magari sanno. Contrariamente a quel che si potrebbe supporre, il testo è stato scritto soprattutto da Robbie Krieger. Sembra che il pezzo sia nato infatti dopo una sorta di alterco tra Morrison e il resto della band. Jim li manda a casa dicendo loro di pensare a una canzone dedicata a uno dei quattro elementi. E Krieger pensa al fuoco... Al testo collabora ovviamente anche Re Lucertola, anche se scrive solo il secondo blocco di strofe (e si sente, basti pensare alla splendida metafora della pira funeraria). Mentre il formidabile intro all'organo è farina del sacco di Ray Manzarek, influenzato da... Johann Sebastian Bach (eccolo che ricompare!). La linea di basso invece è ispirata da "Blueberry Hill" di Fats Domino, mentre la progressione armonica tuttavia ha una fonte di ispirazione nella versione jazzata di "My Favourite Things" ad opera di John Coltrane. Il pezzo tuttavia è estremamente popolare grazie a un'altra versione, quella di Julie Andrews. Infatti è parte della colonna sonora di "Tutti Insieme Appassionatamente"... Insomma, parto parlando dei Doors e finisco con Mary Poppins... Il legame tuttavia con l'easy listening non si ferma qui, dato che il brano ritornerà nella Top 3 USA nel 1968 con la versione lounge ad opera di José Feliciano, poi ripresa 24 anni dopo da Will Young... E il pezzo verrà rifatto da mezzo mondo, tra cui Shirley Bassey e Amii Stewart, quest'ultima in una tremenda versione disco...Da notare che la Buick offre alla band una bella cifra per poter usare il pezzo in un loro spot. Krieger, Densmore e Manzarek, in assenza di Morrison, accettano. Ma quando torna Jim fa il diavolo a quattro e il contratto viene stracciato. Sembra che il cantante abbia telefonato alla casa automobilistica minacciando di fare a pezzi una Buick con un martello in TV se lo spot fosse stato trasmesso... Non è tuttavia chiaro se Jim buonanima volesse tutelare la "purezza" della band, oppure semplicemente non volesse che quella canzone diventasse ancor più popolare. Infatti affermerà di odiare il pezzo. Le malelingue dicono perchè è il pezzo che ha dato la fama alla band ma lui ha contribuito solo marginalmente a scriverlo... Come già detto in un'altra occasione, il pezzo tuttavia non apre le porte della chart britannica a Jim e compari e per vederlo nella Top 10 Uk dovremo aspettare il 1991 e la riedizione del singolo per il lancio del film di Oliver Stone... Ma a questo punto passiamo in rassegna gli altri formidabili N. 1 americani del periodo... I N. 1 Americani Il 19 agosto i Doors mollano l'osso (ovvero al vetta USA) a vantaggio dei Beatles di "All You Need Is Love", a cui segue... Bobbie Gentry - Chiacchere di paese per un suicidio misterioso "He said he saw a girl that looked a lot like you up on Choctaw Ridge / And she and Billy Joe was throwing somethin off the Tallahatchie bridge..." Il 26 agosto arriva al N. 1 USA ODE TO BILLIE JOE, che rimane in vetta alla classifica americana per 4 settimane. Sembra che l'ispirazione per il pezzo sia venuta alla cantautrice alle 3 di notte. Una nota su un blocco alquanto perentoria definisce il tema del brano: "Billie Joe McAllister si è buttato dal Tallahatchie Bridge". Sebbene un ponte del genere esista veramente nel Mississippi (e dopo questo pezzo è diventato meta di pellegrinaggi con salto - innocuo, dato che trattasi di ponticello - fino al suo crollo, nel 1972), la storia della canzone è interamente inventata. Parla di un suicidio, descrivendo le reazioni all'accaduto della gente del posto. Ma si guarda bene dallo spiegare le ragioni del gesto. E in questo mistero è racchiuso il fascino del brano, che si presta a tutta una serie di interpretazioni. A dire il vero c'è un altro mistero racchiuso nel testo. Cosa diavolo Billie Joe ha gettato dal ponte assieme alla sua ragazza, il giorno prima di suicidarsi? Le teorie a riguardo equivalgono per numero quelle finalizzate a dare un nome al bastardo irrispettoso di Carly Simon. C'è chi sostiene abbiano gettato un anello, fiori, addirittura un neonato, "figlio della colpa". Altri addirittura il cadavere di un uomo che avrebbe abusato o di Billie Joe o della ragazza. Pure all'inizio de "Le Iene" tarantiniane si discute dei motivi del gesto. Insomma, lascia una serie di quesiti irrisolti, quasi a mettere l'ascoltatore nei panni dei concittadini che si limitano più che altro al gossip... Un tipico giallo per l'estate secondo i canoni dei nostri TG, direi... E infatti alla Gentry non interessa spiegare il perchè del gesto, ma mettere in evidenza proprio la crudeltà implicita della gente, che parla dell'evento a pranzo come se fosse la cosa più normale, tra una portata e l'altra, senza minimamente chiedersi il perchè. Insomma, una storiaccia di provincia, che la Gentry conosce molto bene, essendo cresciuta sul Delta del Mississippi. Roberta Lee Streeter, questo il suo vero nome, ha abbandonato a 13 anni il Sud per traferirisi con la madre in California. A Los Angeles studia filosofia e musica, mantenendosi lavorando come segretaria e nel 1966 fa degli show a Las Vegas. Le basta un demo di un pezzo, la ritmata e funkeggiante "Mississippi Delta", per farle ottenere un contratto con la Capitol. E agli studi della Capitol la ragazza registra l'Ode al suicida Bobbie Lee. La incide solo con l'accompagnamento di una chitarra acustica in un'ora. I produttori ritengono la versione talmente bella da decidere di aggiungervi solo alcuni archi. La prima versione dura 7 minuti. La Capitol tuttavia la ritiene troppo lunga e senza mercato, pertanto la accorcia e la mette sul lato B di "Mississippi Delta". Ah, la lungimiranza dei discografici... Son le radio a scoprire il pezzo e a portarlo in seria A. Entra nella Hot 100 il 5 agosto: 3 settimane dopo è al N. 1, sbattendo giù i Beatles e impedendo alle Supremes di arrivare in vetta. Scusate se è poco... Il brano originerà un film - omonimo - nel 1976: la Gentry registrerà una nuova versione del brano per l'occasione. La nuova e la vecchia versione entreranno entrambi nella Hot 100. Nel film viene data una interpretazione: Bobbie Lee getta con la ragazza una bambola di pezza e si suicida perchè omosessuale. Una curiosità: anche il nome d'arte della cantautrice è legato a un film, "Bobbie Gentry" appunto, con Jennifer Jones e Charlton Heston. Ah, da noi Paola Musiani ne farà la cover in italiano. Prima dei Doors invece, al N. 1 USA troviamo...The Association - Come portare un valzer per un hippy al N. 1... WINDY rimane in vetta quattro settimane a partire dal primo luglio. Il pezzo in origine è su un demo di 22 canzoni mandato dalla ventiduenne Ruthann Friedman al produttore Bones Howe, già ingegnere del suono dei The Mamas & The Papas. All'epoca è un walzer dedicato a un hippy per la quale la ragazza di San Francisco ha perso la testa. Il pezzo piace a Howe ma sa bene che non può pubblicarlo con quell'arrangiamento. E così decide di cambiarlo e lo affida alla band che è stata messa sotto le sue cure, gli Association, arrivati al terzo album. In teoria all'inizio Howe avrebbe dovuto "tenere d'occhio" il loro produttore, dato che il secondo album del gruppo ha venduto poco in relazione alle aspettative e le colpe sono state attribuite proprio al produttore. Lui accetta, ma solo a patto di occuparsi da solo della produzione. E così avviene. La band viene da un momento molto delicato, dato che ha appena dovuto rimpiazzare Gary Jules Alexander che se ne è andato in India per dedicarsi alla meditazione trascendentale... A sostituirlo viene a chiamato il batterista Larry Ramos dei New Christy Minstrels. La band ha bisogno di un hit. E "Windy", come già detto, sembra poter fare al caso. Ovviamente la band è formata tutta da maschietti e cantare una canzone d'amore per un hippy non è esattamente il loro obiettivo. Così il testo viene leggermente modificato e dedicato a una ragazza. La sessione di registrazione di "Windy" è un tour de force. Iniziata di primo pomeriggio, si conclude solo alle 6.30 della mattina seguente: alle 8:30 la band deve prendere un aereo. i due cantanti, Ramos e il chitarrista Russ Giguere alla fine hanno la voce a pezzi e per i cori devono essere aiutati da tutti i presenti nello studio... In ogni caso il gioco vale la candela e la band ottiene il secondo N. 1 della carriera. E in autunno otterrà un altro grande hit con "Never My Love". Versione italiana ad opera dei Dik Dik. Ah, dimenticavo, a Monterey ci son pure loro (gli Association, non i Dik Dik!). E per parlare del N. 1 che li precede, passiamo dalle armonie vocali del sunshine pop al blue eyed soul... The Young Rascals - Il groovin' della domenica pomeriggio... Anche i The Young Rascals non vengono da un periodo facile. Dopo un esordio col botto con due cover, tra cui un N. 1, "Good Lovin'", i due leader del gruppo, Felix Cavaliere ed Eddie Brigatti, hanno deciso di scrivere da se i pezzi della band. Ebbene i nuovi singoli della band non sono esattamente dei grandi successi. E la cosa inizia a preoccupare non poco i discografici. Le cose vanno leggermente meglio con il terzo singolo scritto dai due (il quinto in totale della band), ovvero "I've Been Lonely Too Long", che si arrampica al N. 16 della Billboard Chart. Poi succede un fatto: Cavaliere si innamora. E con Brigatti fa una tragica scoperta: con i ritmi di lavoro della band, i due riescono a vedere le rispettive ragazze solo la domenica pomeriggio. E allora, perchè non scriverci su una canzone? Un pezzo che dica che non c'è niente di meglio del passare la domenica pomeriggio dedicandosi a del buon GROOVIN'... Il pezzo è un mix tra sonorità cubane e il soul bianco tipico della band che ha tra i suoi estimatori gente come Rolling Stones, Beatles e Animals. E l'interpretazione di Cavaliere è ispirata a quelle del suo idolo, Ray Charles. "Groovin'" tuttavia non sembra piacere granchè ai discografici e Jerry Wrexler, il Presidente della Atlantic Records, non intende pubblicarla. La canzone tuttavia piace all'influente DJ di New York Murray the K, principale DJ della prima radio rock FM (WOR-FM), che, ascoltatola, dice subito che si tratta di un potenziale N. 1. Si reca così da Wrexler, esortandolo a pubblicarla. Il DJ è un po' di parte, dato che la band era la "band di casa" del The Gordion Knot Club, dove accompagnava proprio Murray durante le sue apparizioni. Tuttavia il fiuto del leggendario DJ è indiscutibile. E il pezzo diventa il secondo dei tre N. 1 della band. Il brano passa due settimane in vetta alla classifica americana a maggio. Poi, il 3 giugno molla l'osso per due settimane, a vantaggio di un pezzo di cui vi parlerò tra poco. Poi, riconquista la vetta, rimanendovi per altre due settimane. E nel frattempo, diventa l'unico Top 10 UK della band, arrivando al N. 8. E ad agosto la band piazza un altro singolo nella Top 10 di Billboard, la bella A GIRL LIKE YOU. "Groovin'" diventa un hit anche nelle classifiche black e viene rifatta da molti artisti R'N'B, tra cui Marvin Gaye e Gladys Knight. E anche dall'artista che per due settimane "ruba" la vetta della classifica ai The Young Rascals... E vi assicuro che è un'artista di Rispetto... Aretha Franklin - Lady Soul vuole Rispetto! Jerry Wrexler. Ne ho parlato poco fa. Non gli sarà piaciuta "Groovin" ma non si può certo definirlo un ottuso discografico, anzi! Prima di dedicarsi all'attività discografica è giornalista per Billboard e conia il termine "Rhythm And Blues". Di fatto il suo contributo alla nascita del colosso Atlantic è fondamentale. Ha già lavorato come produttore a dischi chiave della carriera di Ray Charles. E tra qualche anno metterà sotto contratto i Led Zeppelin. E nel 1967 realizza un altro colpo leggendario. Che gli varrà il premio di discografico dell'anno. Cosa è successo di preciso? Beh, c'è una ragazza di nome Aretha, figlia di un reverendo e cresciuta a Detroit, che per sei anni è rimasta nelle retrovie della Columbia, senza vendere un disco (e ha inciso 9 album!). Jerry si accorge di lei e della sua splendida voce e convince il Grande Vecchio della Atlantic, il fondatore Ahmet Ertegun a metterla sotto contratto. Non che Ertegun accetti di buon grado. La ragazza non è decollata per tanto tempo ed è quel che si può definire un "investimento rischioso". Ma Wrexler sa quello che fa ed è certo di avere tra le mani un autentico diamante grezzo. Su sua insistenza, convince Ertegun a mandare un registratore a 4 piste in Alabama allo studio di Rick Hall, dove la ragazza registra la sua prima sessione, alla presenza di Wexler, Arif Mardin e Tom Dowd. Wrexler dice di aver visto l'insicura ragazza trasformarsi e diventare una fuoriclasse. Certo, la sessione non è tutta rose e viole. Aretha subisce degli apprezzamenti pesanti da parte della band. Lei e il marito, suo manager, Ted White, litigano con tutta la band e la sessione finisce con tutti che si mandano a quel paese. Ma in quella sessione viene incisa una canzone che diventa il primo Top 10 della cantante: è "I Never Loved A Man The Way I Loved You". A questo punto, avendo scoperto che la ragazza può vendere, la Atlantic pensa subito che quello che serve ora è un suo album. E il disco, saggiamente, dopo quello che è successo in Alabama, viene registrato a New York in una settimana con il quartetto dei Muscle Shoals Rhythm Section. Nascerà l'album capolavoro che prende il titolo dal suo primo hit. Durante le registrazioni Aretha dice che le piace molto un pezzo che ha registrato in Alabama. Si tratta di RESPECT (qui in versione live), già cantata da Otis Redding l'anno prima (l'ha portata al N. 35 USA). E inizia a cantarla con la sorella Carolyn, cambiandone il punto di vista, che diventa non solo razziale, ma anche e soprattutto femminista, aggiungendo un formidabile ritornello, con il coro "Just A Little Bit", per tacer di come il "R-E-S-P-E-C-T" viene reso in modo pirotecnico. Il ponte del pezzo deriva invece dall'assolo di sax di "When Something Is Wrong With My Baby" di Sam & Dave. Ne esce una richiesta di rispetto su tutti i fronti, anche quello sessuale ("Sock it to me"). Ma non lo implora. Lo pretende! Quasi una rivalsa dopo 6 anni di frustrazioni subite. Praticamente il pezzo ha N. 1 scritto addosso e così è. Anche il grande Otis lo ammette: "quella donna mi ha rubato il pezzo!" (nel senso buono del termine, ovvero che Aretha l'ha fatto proprio). E dopo quel brano la ragazza non sarà più solo Aretha Franklin, la ragazza, ma Lady Soul, una Signora che mette a segno sei Top 10 consecutivi. E intanto "Respect" diventa il primo hit di Aretha oltremanica. Diventato un superclassico, il pezzo figurerà in numerosi film, tra cui "Forrest Gump" e "Platoon", per tacer della versione demenziale della suora canterina in "L'Aereo Più Pazzo del Mondo" (per la cronaca la suora canterina è Maureen McGovern, cantante da Oscar di "The Morning After", tratta dal catastrofico "L'avventura del Poseidon" ). Nel 1989 la cantante Adeva otterrà un piazzamento nella Top 20 UK con la sua versione house del pezzo. Aretha replica già ad agosto, portando nella Top 5 BABY I LOVE YOU, che arriverà al N. 4 il 9 settembre. Mai canzone dal titolo così semplice fu resa in modo più perfetto... E dato che oramai siamo approdati in territorio Soul, eccovi una bella carrellata sul genere... Soul Deep L'abbiamo nominato prima. Anche Ray Charles è in classifica questa estate, con HERE WE GO AGAIN, N. 15 a luglio. Questo brano, in origine incluso nell'album "Ray Charles Invites You to Listen" verrà rifatto dal musicista assieme a Norah Jones nel 2004 per il suo album di duetti "Genius Loves Company", pubblicato postumo. 5th Dimension - Una mongolfiera sale in classifica E "The Genius" è tra i numi tutelari del quintetto che si avventura per la prima volta nella Top 10 americana questa estate. Si tratta infatti di una band che nasce sulle ceneri degli Hi-Fis, gruppo che è stato in tour nel 1964 con Ray Charles e il cui singolo di debutto è stato prodotto proprio dal grande Ray. E dal dissolvimento degli Hi-Fis derivano ben due gruppi di successo. Uno sono i Friends Of Distinction. L'altro è quello formato da Lamonte McLemore e Marilyn McCoo, a cui si aggregano a Florence LaRue, Billy Davis, Jr. e Ronald L. "Ron" Townson. Ovvero i 5th Dimension. UP-UP AND AWAY è l'imperativo che li porta al N. 7 USA in luglio, diventando il primo dei 7 Top 10 USA dei cinque. Mai titolo fu più adatto per scalare le classifiche. La canzone è stata scritta da Jimmy Webb che per l'occasione si è ispirato a un viaggio promozionale per una radio fatto con l'amico William F. Williams su una mongolfiera. Un pezzo per palloni gonfiati? Evidentemente nel 1968 le mongolfiere tireranno, dato che il pezzo si porterà a casa il Grammy come miglior canzone... Da notare che tuttavia la Quinta Dimensione al momento si trova sbarrate le porte della classifica albionica: oltremanica infatti il pezzo entra in classifica nella versione ad opera della one hit wonder Johnny Mann Singers, che si assesta al N. 6 in agosto. Ah, Johnny Mann non è però una meteora: ha curato la parte musicale della serie animata dei Chipmunks (doppiando uno dei tre scoiattoli canterini) e sarà autore di molti jingle pubblicitari, vincendo 5 Grammy... Torniamo dalla gita in pallone per dimenarci a terra? Tra i grandissimi in circolazione c'è anche il già nominato Otis Redding, con SHAKE. E c'è pure la band che gli fa da gruppo di accompagnamento, i Bar-Kays, con la funkeggiante SOUL FINGER (da noi rifatta dai Primitives come "L'incidente"). Purtroppo gran parte della band scomparirà nel tragico incidente aereo che a dicembre porrà fine alla vita di Redding. I due membri superstiti tuttavia riformeranno la band, che otterrà un buon successo per tutti gli anni '70, compresa l'era disco. E parlando di era disco, vi ricordate quando ho parlato di Peaches & Herb nella Primavera 1979? All'epoca saranno al massimo del successo nella nuova reincarnazione. Ebbene il duo, formato da Herb Fame con la Peaches originale, ovvero Francine "Peaches" Barker (il soprannome deriva dalla guance, che sembrano pesche), è già nella Top 20 USA questa estate, con FOR YOUR LOVE, quarta versione del pezzo che entra nella Hot 100 di Billboard. E finiamo con il Motown Sound, e non potremmo far meglio. I Four Tops invece piazzano in Top 20 sia negli USA che in UK la goticheggiante 7 ROOMS OF GLOOM, sempre confezionata dal trio delle meraviglie Holland-Dozier-Holland. Ma la vera Stella della casa di Detroit è Stevie Wonder, che ottiene un grande N. 2 USA con la sua I WAS MADE TO LOVE HER, fermata solo dai Doors. Il brano è stato scritto da Stevie assieme alla madre, Lula Mae Hardaway, a Sylvia Moy e al produttore Henry Cosby. Inserito nell'album onomino (che contiene anche una cover di "Respect"), arriva ad agosto anche nella Top 5 britannica. Di questa canzone esistono numerose cover, ad opera, tra gli altri, di The Beach Boys, Jimi Hendrix e, in versione al femminile, Whitney Houston con Lauryn Hill. Per tutti i gusti direi! Un piccolo mistero riguarda la linea di basso presente in questo brano: son ben due gli autori che se ne contendono la paternità: James Jamerson e Carol Kaye. Sebbene alla fine sembra che sia stata opera del primo... Primo hit per il duo formato da Marvin Gaye e Tammi Terrell. Si tratta di AIN'T NO MOUNTAIN HIGH ENOUGH, scritta da Nick Ashford e Valerie Simpson. Il pezzo, oggi considerato un classico arriva al N. 19 USA a luglio. Verrà rifatto e portato al N. 1 nel 1970 da Diana Ross. E parlando di Diana... Non è proprio un'estate tranquilla quella delle Supremes: il 28 giugno il gruppo si esibisce per la prima volta con il nome di Diana Ross & The Supremes al Flamingo di Las Vegas. Dopo il primo concerto Florence Ballard viene licenziata e sostituita da Cindy Birdsong. La Ballard non accettava che la Ross avesse un ruolo di primo piano a scapito suo e di Mary Wells. E la situazione la porta verso crisi depressive. Gordy attende un suo passo falso, e questo avviene a Las Vegas. La sua carriera solista non decollerà e si spegnerà a soli 32 anni nel 1976 per una trombosi coronarica. Ma tornando al 1967, all'inizio di giugno le ragazze son ancora presenti nelle Top 10 su ambo le sponde atlantiche con il N. 1 USA di maggio THE HAPPENING. Il pezzo, confezionato dai "soliti" Holland-Dozier-Holland, è tratto dalla colonna sonora del film omonimo con Anthony Quinn (da noi uscito col titolo "Cominciò per gioco"). E così passiamo a parlare di cinema... Cinemabilia Nonostante il film sia uscito nel dicembre 1965, c'è ancora in circolazione nella classifica dei singoli tedesca LARA'S THEME, tema portante della colonna sonora de "Il Dottor Zivago" di David Lean. Del pezzo esistono miliardi di versioni, cantate e strumentali, che hanno scorrazzato nelle classifiche per tutto il 1966. Solo in Italia in classifica se ne contano almeno 4-5 versioni. Ma dato che siamo dei puristi con la puzza sotto il naso (è plurale maiestatico!), consideriamo solo la versione strumentale originale, che proprio in questi mesi è nella classifica tedesca. è quella realizzata dall'autore, il grande Maurice Jarre. Jarre non è nuovo a collaborazioni con il regista David Lean, sua infatti è anche la sontuosa colonna sonora di "Lawrence D'Arabia". Quando Lean gli chiede di inserire nella colonna sonora di "Zivago" un pezzo dedicato alla protagonista femminile, interpretata dalla splendida Julie Christie, gli suggerisce di andare sui monti con la fidanzata per trovare l'ipirazione. Evidentemente l'espediente ha funzionato. Ha funzionato al punto che al montaggio Lean e il produttore Carlo Ponti alla fine tagliano molto del resto della colonna sonora realizzata da Jarre per infilare un po' ovunque il Tema di Lara. Il musicista non gradirà il trattamento, ritenendo che la sua colonna sonora sia stata rovinata. Si sarà consolato con i diritti d'autore? Sembra di si, dato che tornerà a lavorare con Lean nel 1970 per "La Figlia di Ryan"... Tra i film che invece rappresentano al meglio la Swingin' London degli anni '60 c'è sicuramente "Alfie", con Michael Caine e Shelley Winters. La canzone del film, ALFIE, stavolta è realizzata nientemeno che da Burt Bacharach e Hal David. Il pezzo si apre con una serie di domande ("What's it all about, Alfie? Is it just for the moment we live?") rivolte al playboy superficiale protagonista del film e che, di fatto, sono gli interrogativi che sorgono proprio durante il film. Burt Bacharach dirà che il pezzo potrebbe essere il miglior pezzo scritto dai due, sebbene ammetterà che è stato complicato scriverlo, in quanto son partiti prima dal testo, prassi non abituale per i due. Da notare che la versione in classifica questa estate, ad opera di Dionne Warwick, l'interprete favorita dei due autori, non è quella originale del film. La prima versione è di Cilla Black, britannica come il film e i suoi produttori, che appunto vogliono una cantante albionica. E Cilla la porta nella Top 10 britannica nella primavera 1966. Quando il film sbarca negli USA, la United Artist, distributrice del film, decide di far cantare il pezzo a Cher, che ha sotto contratto. Ebbene, sembra che entrambi le versioni non siano piaciute granchè a Burt e Hal. E così i due decidono di fare la "loro" versione, chiamando a cantarla la Warwick (che, a quanto pare, è "solo" la 43esima a inciderla...). E Dionne ne fa una versione corrispondente ai loro voleri, che esce 9 mesi dopo quella di Cher. Evidentemente conforme anche ai voleri del pubblico che gradisce: mentre quella di Cher si è fermata al N. 33 USA, quella di Dionne arriva al N. 15, diventando, negli USA, LA versione definitiva del pezzo... Anche il film conoscerà quasi 40 anni dopo una nuova versione, affidando il ruolo che fu di Michael Caine a Jude Law. Un remake tutto sommato inutile (come gran parte dei remake...). Come si può vedere anche in ambito cinematografico, la Gran Bretagna è molto trendy, sia con i kolossal di David Lean, sia con le commedie sociali. Ma il prodotto cinematografico d'esportazione N. 1 del Regno Unito è un altro: James Bond, l'Agente 007. In circolazione ci son addirittura due film dedicati all'Agente al servizio di Sua Maestà. Il primo a uscire è una scalcinata parodia "non ufficiale" dei film di James Bond, "Casino Royale", tratta liberamente dall'omonimo romanzo di Fleming e interpretata da un supercast con Peter Sellers, David Niven, Orson Welles, Ursula Andress, Woody Allen, Deborah Kerr, Jaqueline Bisset e pure Barbara Bouchet. Il film conta addirittura tre registi e il casino che il film vive in fase di lavorazione traspare alla grande sulla pellicola. Più godibile se vista di seguito alla versione "seria" uscita nel 2006. A realizzare la colonna sonora vengono chiamati ancora Burt Bacharach e Hal David. Se il pezzo più noto è di sicuro "The Look Of Love", nell'interpretazione di Dusty Springfield (qui in versione live). Curiosamente la versione della Springfield, che verrà nominata agli Oscar, è stata un hit minore negli USA in primavera, mentre in UK proprio non entra. Questa estate invece c'è in classifica la title-track CASINO ROYALE, affidata ad Herb Alpert e ai suoi Tijuana Brass. E il 12 giugno debutta al cinema il quinto episodio "ufficiale" dell'Agente Segreto: "Si Vive Solo Due Volte". Ed è un altro centro per il massimo prodotto d'esportazione britannico con i Beatles (sebbene i due sembrino inconciliabili, visto che in una scena di un film - mi pare "Goldfinger" - il nostro dirà che l'unico modo per ascoltare i Fab Four è mettendosi i tappi negli orecchi... Bisognerà aspettare il 1972 per la definitiva riconciliazione, quando Macca farà il tema dell'ottavo film di 007...). La canzone del film, YOU ONLY LIVE TWICE, questa volta viene affidata a Nancy Sinatra, reduce dall'accoppiata con paparino Frank (SOMETHING STUPID). Sembra che la ragazza sia stata molto nervosa durante la registrazione del pezzo scritto da John Barry, tanto che è uscita dallo studio più volte. Barry nel 1998 ammetterà che la versione finale è il risultato di 25 diverse registrazioni... A dire il vero Nancy non è la prima scelta. Per prima viene chiamata Julie Rogers. Poi quella versione, più legata ad atmosfere orientali, viene scartata. Un altro demo del pezzo, una versione soul interpretata da Lorraine Chandler è stata invece un successo nell'ambito della scena Northern Soul. Direi che tutte e tre le versioni sono interessanti... La versione di Nancy arriva al N. 11 UK, accoppiata a JACKSON, eseguita dalla cantante in coppia con Lee Hazlewood, già autore e produttore del grande successo di Nancy del 1966 "These Boots Are Made for Walkin'". La coppia sarà protagonista di un intero album nel 1968, con cui daranno vita al "country psichedelico" (ricordate "Some Velvet Morning"?). "Jackson" è il primo grande hit del duo e arriva anche al N. 14 USA. E a questo punto un vero link cinematografico. Una canzone di Nancy (la sua versione di "Bang Bang") comparirà sui titoli di testa di un film ("Kill Bill Vol. 1") di un regista (Quentin Tarantino) che nel 1994 (in "Pulp Fiction") rilancerà alla grande un pezzo che è nelle classifiche nell'estate del 1967. Si tratta di GIRL, YOU'LL BE A WOMAN SOON, che il 27 maggio si piazza al N. 10 della Billboard Chart, diventando il secondo Top 10 del suo autore/interprete, Neil Diamond. Nella colonna sonora del film di Tarantino, dove commenta un formidabile balletto con sniffata quasi mortale di Uma Thurman, il pezzo comparirà nella versione degli Urge Overkill. Da notare che il vecchio Diamond all'inizio rifiuterà l'uso del pezzo, ritenendo il film troppo violento. Poi, dopo lo strabordante successo, ringrazierà Tarantino... E se parliamo di Musical? Tra breve (nel 1971) uno dei musical più popolari del periodo diventerà un film da Oscar. Si tratta de "Il Violinista Sul Tetto". Il musical domina Broadway dal 1964 e nel febbraio 1967 approda al West End di Londra con il suo protagonista originale, Chaim Topol (che interpreterà anche il film). Ebbene Topol questa estate porta nella classifica di Britannia IF I WERE A RICH MAN, che arriva al N. 9 a luglio. Come dite? Che non avete mai visto questo musical ma la canzone vi sembra di averla sentita di recente? Beh, chiedete a Gwen Stefani... Ma torniamo a Neil Diamond, o meglio, alle composizioni che scrive per una band di Scimmiotti per parlare di altre band americane in circolazione questa estate... Americana: Scimmie, Tartarughe e... The Monkees - Darwinismo musicale: l'evoluzione delle scimmie in musicisti grazie a una tartaruga E infatti Diamond è l'autore di A LITTLE BIT OF ME, A LITTLE BIT OF YOU (di fatto la "replica" della precedente "I'm A Believer", sempre scritta da Neil Diamond), grande hit primaverile americano e britannico dei Monkees, che arriva al N. 7 tedesco in giugno. Il singolo tuttavia segna un passo importante nella carriera delle quattro scimmie: sul lato B c'è infatti una loro composizione, cosa fortemente voluta dai quattro. I Monkees sono infatti stanchi di essere etichettati come "band creata a tavolino" dai produttori TV Bert Schneider e Bob Rafelson. Per chi non lo sapesse, infatti sono stati assemblati per uno show televisivo ispirato dal film "A Hard Day's Night" dei Beatles. L'idea era quella di creare i Beatles americani, limitandosi tuttavia alla sola immagine. L'esperimento commercialmente è un successo clamoroso. Ma ironicamente vengono subito definiti i Pre-Fab Four (ovvero i "Quattro Prefabbricati"). Di fatto rappresentano gli antenati di tutte le boy band a venire. E, da buona boy band, sono adorati dalle teenagers americane (di fatto son la band N. 1 del 1967 negli USA) ma sono anche odiatissimi e ritenuti finti, dato che i quattro ci mettono le voci, ma non suonano realmente gli strumenti (almeno nei primi due album). Certo, in futuro i discografici faran ben di peggio, ma questa etichetta ovviamente sta stretta alle quattro scimmie che cercano in tutti i modi di dimostrare di essere una band "vera" e credibile. E per riuscirci, a produrre il loro terzo album, uscito a maggio e intitolato "Headquarters", chiamano Chip Douglas dei Turtles. Douglas è il responsabile dell'arrangiamento del grande N. 1 delle Tartarughe, "Happy Together". Viene così approcciato dal chitarrista delle Scimmie Michael Nesmith dopo un concerto al Whisky A Go Go. Alla proposta di produrre il terzo album dei Monkees, Douglas dice di "non aver mai prodotto prima un disco", ma poi, rassicurato da Nesmith, accetta mollando i Turtles. Douglas prosegue il lavoro con la band anche dopo il terzo album e produce il successivo hit della band, PLEASANT VALLEY SUNDAY, che anticipa il quarto album delle Scimmie, "Pisces, Aquarius, Capricorn & Jones Ltd.". Scritta da Gerry Goffin e Carole King, deve il nome a una strada di Orange County nel New Jersey, Pleasant Valley Way (dove la coppia di autori si è trasferita all'epoca). Di fatto il pezzo parla della vita nelle periferie. Il brano è un altro passo della metamorfosi delle Scimmie da prodotto televisivo a band che suona i propri pezzi. Douglas, produttore, vi suona il basso, lasciando quindi libero Peter Tork di suonare le tastiere. Inoltre insegna a Michael Nesmith il riff di chitarra che apre il pezzo, ispirato a "I Want To Tell You" dei Beatles (da "Revolver"). La batteria è invece suonata da un turnista, mentre il batterista della band, Micky Dolenz, canta. Douglas inoltre vi applica in coda effetti come riverberi ed echi che di fatto rendono il finale molto psichedelico. Il brano arriva al terzo posto della Billboard Chart il 19 agosto, mentre in UK si piazza al N. 11. In contemporanea il gruppo piazza nella Top 20 USA anche il lato B del singolo, la pop-psichedelica WORDS, che arriva al N. 11 a inizio settembre. Nella vecchia Europa invece la band sbanca con ALTERNATE TITLE (N. 2 UK), tratta dal terzo album. La canzone è stata scritta da Micky Dolenz e ispirata a un tour a Londra (con tanto di riferimento ai "quattro Re della EMI", ovvero i Beatles, incontrati in quell'occasione) e ad un programma TV visto in Gran Bretagna, in cui uno dei protagonisti viene chiamato "Randy Scouse Git". E così scrive un pezzo con quel titolo. Quello che l'americano Dolenz non sa è che quel nome in slang britannico significa "Idiota Arrapato del Nord d'Inghilterra". Alla richiesta dei discografici di usare un titolo alternativo, Dolenz pensa bene di usare proprio un "Titolo Alternativo"... E i The Turtles come hanno reagisto all'abbandono di Douglas? Beh, son sopravvissuti e anche bene! SHE'D RATHER BE WITH ME è un grande Top 3 USA a giugno. Il pezzo poi replica il successo nella classifica britannica, arrivando al N. 4 (il maggiore successo oltremanica delle Tartarughe). Il 1967 è un anno fondamentale per il sestetto. A marzo la loro "Happy Together" è diventata il loro unico N. 1 USA, sfrattando nientemeno che i Beatles. Poco dopo avviene l'abbandono del bassista Chip Douglas. E così Michael Kaylan, Mark Volman e soci lo sostituiscono con il bassista e cantante Jim Pons. La sostituzione non inficia tuttavia il successo della band, che sforna come primo singolo proprio "She'd Rather Be With Me", scritta come l'illustre predecessore, da Gary Bonner e Alan Gordon. Da citazione obbligatoria il titolo della versione italiana del pezzo, ad opera di Elio Cipri: "Torna a casa ragazzina beat"!I Turtles rappresentano alla perfezione il tipo di band nata in America all'indomani della Prima British Invasion. Per riconquistare il pubblico e le classifiche a stelle e strisce, molte band americane imparano a perfezione la lezione dai gruppi di Sua Maestà, la applicano perfettamente, spesso spruzzando con il folk rock di casa le sonorità d'oltremanica. E ora le stesse band, autrici del cosiddetto Sunshine Pop, ovvero Pop Solare, stanno aggiungendo un altro ingrediente alla ricetta: la psichedelia, creandone di fatto al variante pop. E chi sta passando con successo dal pop puro al pop psichedelico è Tommy James, che con i suoi Shondells ottiene un altro piazzamento nella Top 10 USA con MIRAGE (con video youtubesco davvero simpatico). C'è però chi invece tenta di restare aggrappato al "vecchio pop puro". Come gli Every Mother's Son, la cui COME ON DOWN TO MY BOAT arriva al N. 6 USA a luglio. In teoria la band, secondo le menti della MGM Records dovrebbe costituire una valida alternativa, con la sua immagine "pulita" e canzoni facili dai testi tutt'altro che evocativi, alle varie band psichedeliche e hippy in circolazione. In realtà il gruppo sarà una perfetta one hit wonder. Tuttavia la formula verrà applicata tra breve, con le dovute correzioni, da altre etichette, e specialmente dalla Buddah Records. E le si darà anche un nome: bubble gum pop. Al N. 3 USA a cavallo tra maggio e giugno ci sono invece gli Happenings, con la loro versione "alla Beach Boys" di I GOT RHYTHM, brano classico di George e Ira Gershwin che risale al 1930 e già immortalato da Gene Kelly nel 1951, nello splendido "Un Americano A Parigi". Riguardo agli Happenings, non riusciranno più a ripetere il successo di questo hit e del suo predecessore, anch'esso N. 3 USA, "See You In September". Tuttavia un loro membro, David Libert, diverrà manager di artisti come George Clinton e i suoi Parliament/Funkadelic, i Vanilla Fudge, le Runaways e i Living Colour. L'8 luglio arrivano al N. 2 USA i Music Explosion, con LITTLE BIT O'SOUL. La band proviene dall'Ohio e di fatto rappresenta il termine di transizione tra il beat, oramai in declino, e il bubble gum pop che tra breve trionferà in classifica. Il singolo resta tuttavia il loro unico successo. Si potrebbe dire un'eplosione intensa, ma di breve durata... HIM OR ME - WHAT'S IT GONNA BE è un N. 5 USA a giugno per Paul Revere e i suoi Raiders. Revere e i suoi compagni, nati come "risposta alla British Invasion", e spesso vestiti nelle uniformi della Guerra D'Indipendenza Americana, nonostante l'immagine farsesca, sono all'epoca la band N. 1 della Columbia grazie a un pop rock convincente. Una tra le band pop rock più popolari dell'anno oltreoceano tuttavia ha un nome che più inglese non potrebbe essere. E la cosa divertente è che son italo-americani! Sono i The Buckinghams che nel corso del 1967 rastrellano ben tre Top 10 (di cui un N. 1). MERCY, MERCY, MERCY, N. 5 a agosto, è il terzo. Si tratta di una cover di un pezzo jazz strumentale, composto da Joe Zawinul e inciso dal sassofonista Julian "Cannonball" Adderley. Da noi gli Showmen la battezzeranno "Credi, credi, credi a me". Ma gli inglesi non stanno certo a dormire... Ancora Britannia... The Kinks - Scene al tramonto da una finestra "Terry meets Julie, Waterloo Station every Friday night" Tra le grandi band della prima Invasione Britannica, ci sono in circolazione anche i Kinks del grande Ray Davies, che piazzano, tra maggio e giugno, al N. 2 UK la splendida WATERLOO SUNSET. Ray ha iniziato a scrivere il pezzo qualche anno prima. All'inizio la composizione si intitola "Liverpool Sunset". Poi tuttavia i Beatles hanno pubblicato "Penny Lane" e Davies decide allora di cambiare il titolo per evitare paragoni. La canzone viene così ambientata a Londra, e descrive un tizio che osserva da una finestra il mondo esterno, compresi due amanti che si incontrano alla Waterloo Station al tramonto. Va detto che Davies è legato a quelle zone, in quanto quando era studente alla Croydon Art School era solito attraversare il Waterloo Bridge. Il bellissimo testo è molto personale, tanto che l'autore è quasi restio a farlo leggere al resto della band. Come dirà il fratello Dave Davies, sembrava che Ray lo considerasse la pagina di un diario segreto che nessuno poteva leggere. Secondo alcuni i due amanti citati nel testo altri non siano che gli attori Terence Stamp e Julie Christie, all'epoca impegnati in una storia d'amore molto chiaccherata. In realtà Ray sembrerebbe smentire questa versione, indicando in Terry il proprio nipote. In ogni caso il ritratto di quest'uomo solo che attraverso la finestra vede degli sconosciuti - a cui da dei nomi di fantasia, che potrebbero essere quelli degli attori famosi - vivere la vita che vorrebbe, rimane uno dei testi più belli sfornati dal grande Ray. Il pezzo, che è il preferito di Paul Weller e di Tim Finn (Crowded House), tornerà nella Top 20 britannica nel 1997, con al cover ad opera di Cathy Dennis.Intanto, in agosto Dave Davies, fratello di Ray, piazza nella Top 3 albionica la melanconica DEATH OF A CLOWN, il suo singolo di debutto e unico hit solista (da noi noto anche come "Un figlio dei fiori non pensa al domani", ad opera dei Nomadi in piena fase "flower power", dal testo ovviamente stravolto). Il brano, scritto da Dave con Ray, finirà nel prossimo album dei Kinks, assieme a "Waterloo Sunset", nel prossimo album della band, "Something Else by the Kinks", che uscirà a settembre. L'album segnerà la definitiva trasformazione dei Kinks da band da singoli a band da album. Immeritatamente non venderà, come pure il suo splendido successore, "The Kinks Are The Village Green Preservation Society". Si potrebbe parlare di pessimo tempismo: la band infatti guarda al passato, mentre al momento il mercato è proteso verso il futuro rappresentato dalla psichedelia. E i Kinks sono tra i pochi a non flirtare massicciamente con il genere. Oggi quei dischi son considerati capolavori. C'è invece una band della British Invasion che flirterà con la psichedelia. Sono gli Hollies. Gli Agrifogli ottengono questa estate un grande hit mondiale con CARRIE-ANNE. Questa canzone, scritta da Tony Hicks e ispirata a "Mr. Tambourine Man" dei Byrds (le cui armonie vocali influenzano anche quelle degli Hollies), è stata registrata in velocità a maggio. Dedicata (sembra) a Marianne Faithfull, all'epoca musa e compagna di Mick Jagger, dopo essersi involata al N. 3 UK tra giugno e luglio, arriva nelle Top 10 germanica e americana in agosto. È un buon momento per la formazione di Manchester negli Stati Uniti, dato che questa estate piazza nella Top 40 a stelle e strisce altri due singoli, ON THE CAROUSEL (N. 11 a fine maggio) e PAY YOU BACK WITH INTEREST (N. 28). "Carrie-Anne" tuttavia segna anche la conclusione del periodo "pop" del gruppo. A giugno esce infatti il nuovo album della band, "Evolution", che segna l'inizio delle sperimentazioni psichedeliche del gruppo, che adotta per l'occasione un suono decisamente più duro. Anche gli Hollies, come Beatles e Kinks, scelgono di non estrarre alcun singolo dal loro nuovo album, costituito esclusivamente da pezzi scritti dalla triade Allan Clarke, Graham Nash e Tony Hicks. L'album ottiene un discreto successo, arrivando al N. 13 britannico. Come detto prima, i Cream di Eric Clapton, Ginger Baker e Jack Bruce hanno deciso di non partecipare al Festival Pop di Monterey. Il blues-rock dalle venature psichedeliche del power trio sbarca trionfalmente negli States, e proprio a San Francisco, qualche mese dopo, il 29 agosto, sbancando il Fillmore con 6 concerti da tutto esaurito. Nel frattempo i britannici possono assaporare il primo assaggio del secondo album dei tre. Si tratta di STRANGE BREW (qui versione live), N. 17 UK a luglio. Il pezzo è basato sulla rielaborazione di un brano blues, "Lawdy Mama", che la band è solita suonare. Al brano originario viene cambiato il testo, adoattando quello scritto dal produttore della band, Felix Pappalardi e da sua moglie Gail Collins. Qualche anno dopo lei lo ammazzerà... Da notare tuttavia che il pezzo non è amato da Jack Bruce, dato che questi non ha la possibilità di cambiare la propria parte di basso, che viene mantenuta invariata, irritandolo non poco. Intanto la scena del blues rock britannico si arricchisce di una nuova band che deriva dai Bluesbreakers di John Mayall. A fondarla sono Mick Fleetwood e Peter Green. Si chiamano Fleetwood Mac ed esordiscono il 12 agosto al National Jazz And Blues Festival a Windsor. Le ascendenze rock blues sono invece oramai un lontanissimo ricordo per i Manfred Mann, che ormai son dediti a un pop facile. La band, che deve il nome al tastierista, sta ottenendo un grande successo con un brano scritto da Tony Hazzard, HA HA SAID THE CLOWN che, dopo aver raggiunto la quarta posizione britannica in primavera, arriva in vetta alla classifica teutonica a luglio. In America invece va in classifica la versione del brano ad opera degli Yardbirds. La band che ha avuto chitarristi come Eric Clapton e Jeff Beck, attualmente vede ancora tra le proprie file Jimmy Page. Praticamente il gotha della chitarra è passato per le sue file. Tuttavia il singoletto di questa estate è realizzato dal solo cantante Keith Relf. Ormai "gli uccelli da cortile" (come li definì l'innefabile Bongiorno a un San Remo) son alla frutta e presto si scioglieranno. E Page formerà una band che prenderà il nome da un dirigibile... OKAY! è invece il quinto Top 10 britannico per Dave Dee, Dozy, Beaky, Mick And Tich. Il quintetto dallo strano nome arriva al N. 4 UK a inizio luglio, successo subito replicato in Germania, dove arrivano al N. 5, grazie a un pop facile facile di stampo bubble gum. Seguiranno altri tre Top 10 UK, tra cui un N. 1. Tra agosto e settembre arriva al N. 4 UK invece THE HOUSE THAT JACK BUILT per gli Alan Price Set, la band formata nel 1965 da Alan Price, virtuoso dell'organo Hammond, dopo che ha clamorosamente lasciato gli Animals al massimo del successo. Sembra che l'ispirazione per il pezzo satirico, che praticamente descrive un manicomio, sia venuta a Price dopo un concerto al St. Lukes College Exeter: la band ha come camerino una stanza sul cui soffitto son dipinti i segni dello zodiaco (gli stessi che dipinge il personaggio del fratello Nigel sulle scale nella prima strofa del pezzo). I Tremeloes invece inaugurano giugno in vetta alla UK chart con il loro secondo N. 1, SILENCE IS GOLDEN, arrivata alla terza settimana di dominio. Poi viene buttata giù dai Procol Harum. Il pezzo, una cover di un lato B dei Four Seasons del 1964, raggiunge in estate la Top 10 tedesca e, in agosto, arriva al N. 11 USA. La band dell'Essex, notoriamente assoldata dalla Decca al posto dei Beatles (entrambi le band son state oggetto di audizioni lo stesso giorno, poi qualche genio ha detto che i Tremeloes erano meglio...) poi ottiene un altro buon successo con EVEN THE BAD TIMES ARE GOOD, che uscita in agosto, arriva al N. 4 britannico. Ho nominato i Four Season? E allora parliamo di loro e del loro leader, approdando sulle sponde dell'Easy Listening...I Campioni del Facile Ascolto Frankie Valli - Lo sguardo incollato alla classifica Arriva al N. 2 USA il 22 luglio la
versione di Frankie
Valli della
classica CAN'T
TAKE MY EYES OFF YOU. Frankie, vero nome Francis
Stephen Castelluccio, è il leader dei Four Season, uno dei
gruppi
vocali di maggior successo degli anni '60. Il gruppo ottiene
nelle
stesse settimane un Top 10 USA con C'MON
MARIANNE, che si piazza al N. 9.
Infatti Valli, parallelamente all'attività con la band, ha intrapreso
una
carriera solista. I primi dischi a dire il vero non fanno esattamente
il botto, che invece si presenta proprio con "Can't Take My Eyes Off
You". Il pezzo in levare è stato scritto da Bob
Crewe e Bob Gaudio,
già autori di molti hit delle Quattro Stagioni. Sebbene accreditato al
solo Frankie, il brano viene registrato anche con la partecipazione del
resto del gruppo. Engelbert Humperdinck - Il Re del facile ascolto per la menopausa Chi è Engelbert Humperdinck? No, non è un personaggio di un romanzo di Dickens. Ma il Re dell'easy listening di fine anni '60. Il suo vero nome è Arnold George Dorsey, ed è uno dei 10 figli di un ufficiale inglese. Deve il suo nome d'arte all'omonimo compositore tedesco di fine '800. Nato in India, a 10 anni si trasferisce con la famiglia a Leicester, in Inghilterra. Negli anni '50 si fa un certo nome come Gerry Dorsey (derivante dal fatto che sa imitare molto bene Jerry Lewis). A metà anni '50 deve assolvere agli obblighi militari, e torna nel 1958, registrando per la Decca Records "I'll Never Fall In Love Again", che fa flop. E così Dorsey continua a cantare nei locali fino al 1961, anno in cui si becca la tubercolosi. Ripresosi dalla malattia, si ritrova tuttavia con la carriera a un punto fermo. Nel 1965 si mette in affari con un vecchio compagno di stanza, Gordon Mills, diventato nel frattempo impresario e manager di Tom Jones. E come fatto con Jones (il cui vero nome è Thomas John Woodward e il cui nome d'arte deriva dal personaggio creato da Henry Fielding e portato al cinema da Tony Richardson) Mills suggerisce a Dorseuy di cambiare nome. Proponendogli quello di Humperdinck. E sotto le cure di Mills, Dorsey ottiene un primo notevole assaggio di successo in Belgio. Poi avviene il finimondo. La sua versione di RELEASE ME (And Let Me Love Again), pezzo del 1946, già portato al successo negli anni dai cantanti country Ray Price e Kitty Wells, e, in (splendida) versione R'N'B, da Little Esther Phillips, uscita a gennaio, è arrivata al N. 1 in UK. Il neonomato Humperdinck ha una bella voce, ma la sua versione, decisamente stantia, è il classico disco da casalinghe in menopausa. E sta roba impedisce al singolo dal doppio lato A "Penny Lane / Strawberry Fields Forever" dei Beatles di arrivare al N. 1 britannico. Basterebbe questo per odiarla. Comunque il successo è stratosferico (evidentemente di mamme e papà ce ne son parecchi): il singolo rimane in classifica per 56 settimane nella Top 50, un record che solo oggi, in tempi di download, può essere battuto. E tra maggio e giugno il singolo si incolla per 4 settimane alla quarta posizione USA. E il successore THERE GOES MY EVERYTHING, dopo essere arrivato al N. 2 UK, raggiunge a luglio anche la Top 20 USA. E dato che non c'è due senza tre, ad agosto esce la sua versione di "The Last Waltz" che arriverà al N. 1 britannico a settembre. E dato che l'abbiamo evocato, parliamo anche di Tom Jones, che arriva al N. 2 UK con I'LL NEVER FALL IN LOVE AGAIN, che non va confusa con il quasi omonimo pezzo di Bacharach e David. Il 1967 è un anno importante per Tom anche perchè per la prima volta si esibisce al Flamingo, a Las Vegas.MARY IN THE MORNING di Al Martino e IN THE CHAPEL IN THE MOONLIGHT di Dean Martin sono altri perfetti esempi di "musica da papà" da Top 30 USA. Fa un po' specie vedere tali brani accostati in classifica a quelli di Doors e Jefferson Airplane. In effetti siamo proprio in un periodo di cambiamenti epocali in cui c'è tutto e il suo contrario. Il buon Dean tra l'altro definirà "la miglior cantante in circolazione" un'interprete di El Paso che sta ottenendo questa estate un clamoroso successo in UK con una cover in inglese di un pezzo di Gilbert Bécaud, "Seul sur son etoile". Si tratta di Vikky Carr (vero nome Florencia Bisenta de Casillas Martinez Cardona), la cui IT MUST BE HIM arriva a luglio al N. 2 UK albionico, fermata solo dai Beatles. Nonostante abbia già ottenuto un discreto successo nel 1962 in Australia, ottiene il suo primo grande hit mondiale grazie a questo brano, che a novembre troveremo al N. 3 USA. Inoltre ne registrerà versioni in varie lingue, compresa la nostra. Sebbene non riuscirà più a replicare il colpo, rimarrà piuttosto popolare negli States per gli anni a venire. E negli anni '80 e '90 diventerà estremamente popolare nei paesi latini, cantando in spagnolo. Ma ci sono in circolazione anche due fanciulle britanniche che non scherzano in quanto a successo... Petula Clark - Tra moglie e marito non mettere la mantella... Petula Clark, dopo aver portato nella Top 3 USA un pezzo scritto nientemeno che da Charlie Chaplin ("This Is My Song"), ci canta DON'T SLEEP IN THE SUBWAY. Beh, in effetti dormire in metropolitana non sembra proprio l'ideale. Scherzi a parte, si tratta dell'invito con cui una moglie cerca di fare pace col marito dopo una lite. Scritto da una vera coppia, ovvero il produttore Tony Hatch e la moglie Jackie Trent, il delizioso brano è in realtà derivante dall'unione di tre canzoni incomplete di Hatch. I britannici apprezzano, portandola in Top 20, ma a raccogliere con entusiasmo l'invito son soprattutto gli americani, dato che il singolo arriva al N. 5 della Billboard Chart a luglio. Sarà tuttavia l'ultimo grande hit americano della Clark, che affermerà di considerarlo il suo pezzo preferito. Una curiosità: una radio del Texas si rifiuta di trasmettere il pezzo perchè il suo proprietario (di sicuro fan di Humperdinck) è convinto che il testo reciti: "take off your clothes and close the door" ("togliti i vestiti e chiudi la porta"). Ma in realtà la mogliettina chiede al marito solo di togliersi la mantella ("cloak")... È un buon momento per le cantanti britanniche. In Germania sta facendo faville Sandie Shaw con la sua PUPPET ON A STRING, la canzone che ha stravinto all'Eurofestival. Il pezzo domina la chart teutonica a giugno dopo aver raggiunto al cima di quella UK in primavera (ne riparleremo). La cantante scalza (come è stata battezzata da noi) tuttavia oramai è arrivata al termine del suo periodo d'oro. E infatti il suo singolo successivo, MIDNIGHT IN TOKYO, non va oltre la 21esima posizione UK. Ma, a fianco di queste interpreti, sta emergendo una nuova figura musicale femminile... Janis Ian - La ragazza prodigio e la sua storia proibita La cantautrice newyorkese Janis Eddy Fink (questo il suo vero nome, Ian è il secondo nome del fratello) debutta nella Top 20 USA a soli 16 anni. Il brano che le permette di arrivare al N. 14 americano è SOCIETY'S CHILD (Baby I've Been Thinking). La ragazza ha scritto il pezzo tra i 13 e i 14 anni. Ma non si tratta della solita sbobba adolescenziale "m'ama non m'ama". Tutt'altro! Parla infatti di una storia d'amore interrazziale che la protagonista è costretta a troncare perchè pressata dalle convenzioni della società. Janis all'epoca vive infatti in una zona a maggioranza nera e osserva la cosa da ambo i lati della barricata: mentre si parla di diritti civili, nota che il razzismo, reciproco, è durissimo a morire. Non dimentichiamo che nell'estate 1967 molte città americane sono attraversate da violenti scontri razziali (tra cui Detroit, dove il 23 luglio muoiono nei disordini 43 persone e vengono dati alle fiamme più di mille edifici) e che la questione razziale è uno dei grandi elementi non risolti degli Stati Uniti. Per tacer del fatto che all'epoca una relazione inetrazziale è argomento decisamente tabù (ricordate anche il film contemporaneo "Indovina Chi Viene A Cena"?) La ragazza è stata scoperta da Shadow Morton, autore e produttore che ha lavorato con il gruppo vocale femminile The Shangri-Las. È di Morton l'idea di cambiare il titolo del brano, originariamente intitolato "Baby I've Been Thinking". Ovviamente l'argomento trattato nel brano viene considerato troppo delicato. Tanto che l'Atlantic, che dopo averlo fatto registrare, restituisce il master alla ragazza rifiutandosi di pubblicarlo. In seguito il Presidente Jerry Wrexler (di cui s'è parlato a proposito di Aretha Franklin) si scuserà ufficialmente con la Ian per un tale comportamento. E a questo punto Morton propone il pezzo alla bellezza di 22 compagnie discografiche prima di trovare quella disposta a pubblicarlo, la Verve Forecast. L'etichetta è una sussidiaria della MGM Records e ha sotto contratto musicisti considerati difficili all'epoca, come Laura Nyro e Richie Havens. È il 1965. Alla prima (e alla seconda) uscita il pezzo passa inosservato. Anche perchè molte radio rifiutano di trasmetterlo, sempre per via del tema trattato. Ci vuole la terza pubblicazione e un passaggio a uno show TV con protagonista il grande Leonard Bernstein (papà di "West Side Story") per lanciarlo. E il successo del singolo lancia anche l'album della ragazza, che diventa a sua volta un successo da Top 20 USA. Lanciando quella che è di fatto una delle antesignane delle moderne cantautrici come Tori Amos. E parlando di debutti, c'è una band che arriva al successo internazionale parlando di una bella disgrazia... The Bees Gees - L'asso nella manica La band è, come è noto, formata dai tre fratelli Gibb, Barry, Robin e Maurice, nati nell’Isola di Man, tra la Gran Bretagna e l’Irlanda. Trasferitisi ancora piccoli a Manchester, i tre iniziano a cantare negli anni ’50. Narra la leggenda che il debutto in pubblico risalga a un’esibizione al cinema locale. All’epoca molti ragazzini vengono chiamati sul palco a mimare dischi in playback. Maurice tuttavia rompe il disco mentre stanno andando di corsa al cinema. Non avendo un disco da mimare, i ragazzini cantano dal vivo e ottengono un successo notevole. E così decidono di darsi alla carriera musicale… Nel 1958 la famiglia Gibb emigra in Australia. Laggiù i fratelli incontrano il DJ radiofonico Bill Gates (no, non quel Bill Gates!), che propone loro di adottare il nome B.G’s (iniziali di Brothers Gibb ama anche di Bill Gates). Il nome nel 1963 diventa Bee Gees, quando i tre firmano per la Festival Records. I tre acquistano una certa notorietà anche come autori di canzoni, che scrivono non solo per se ma anche per altri artisti. Nel 1966 i fratelli tornano in Inghilterra. Tuttavia, non sicuri di ottenere successo in Europa, pensano di tornarsene in Australia, dove il loro singolo "Spicks And Specks" arriva al N. 1 nel gennaio 1967. Prima di tornare in Gran Bretagna, tuttavia, il loro padre, Hugh, manda a Brian Epstein, come già detto manager dei Beatles, dei demo dei ragazzi. Ed Epstein passa i nastri a Robert Stigwood. Un’audizione con Stigwood nel febbario 1967 ed ecco i fratelli sotto contratto per cinque anni. A questo punto la band, che all'epoca è un quintetto che comprende anche il batterista Colin Petersen e il chitarrista Vince Melouney, inizia a lavorare sul primo album internazionale, mentre Stigwood si occupa di una promozione massiccia, in cui non esita a definirli “Il nuovo talento più significativo del 1967” e li paragona nientemeno che ai Beatles. E per lanciare il loro primo singolo adotta una strategia singolare: manda alle radio un disco solo col titolo, senza nome della band, facendo credere che si possa trattare dei Beatles. E il gioco funziona, spedendo il singolo nella Top 20 UK e subito dopo in quella USA. Come debutto internazionale i tre fratelli che scelgono? NEW YORK MINING DISASTER 1941 (Have You Seen My Wife, Mr. Jones) (qui un'esibizione dell'epoca). Un pezzo che parla di un minatore intrappolato in un disastro minerario che chiede di vedere la moglie. Allegro, eh? Beh, i fratelli mostreranno sempre una certa propensione per temi melodrammatici che sfociano nel tragico o nel macabro. Basti pensare a che i loro pezzi spesso parlano di funerali, condannati a morte sulla sedia elettrica, battaglie sanguinose, naufragi e pure in piena fase disco urleranno (rigorosamente in falsetto) alla tregenda. E quale argomento migliore di un disastro minerario per un singolo? L'incidente in questione è puramente inventato. Viene immaginato dai tre mentre son seduti al buio sulle scale di uno studio della Polydor Records. Per evitare che potesse essere associato a un evento reale, come quello accaduto poco tempo prima, nell'ottobre 1966 ad Aberfan, in Galles (144 morti, di cui 116 bambini), decidono di ambientare il fatto nello stato di New York. Una curiosità: nel 1941 c'è stato davvero un disastro minerario, ma in Pennsylvania. Il pezzo presenta una struttura piuttosto complessa, e, come dirà Robin: si tratta di "una totale scopiazzatura dello stile dei Beatles". Da notare che nel 1974 questo brano ispirerà un altro pezzo, "The Great 1974 Mining Disaster" dei Barclay James Harvest. Come seconda mossa i fratelli pubblicano invece la commovente ballata soul TO LOVE SOMEBODY, che ad agosto diventa il secondo Top 20 USA. Sando alla leggenda il pezzo sarebbe stato scritto per Otis Redding, che tuttavia morirà prima di poterlo incidere. In UK invece il pezzo non ha il successo che meriterebbe. Poco male, rientrerà nelle classifiche più volte grazie a svariate cover, tra cui vanno ricordate quella di Nina Simone (N. 5 UK nel 1969), Jimmy Somerville (N. 8 UK nel 1990) e Michael Bolton (N. 11 USA e N. 16 UK nel 1992). E a luglio esce pure il loro primo album internazionale, "Bee Gees 1st". Come visto prima, non è esattamente il loro primo album, tuttavia è il lavoro che li fa conoscere a livello internazionale, piazzandosi al N. 7 USA e al N. 8 UK. E a settembre la band farà uscire un terzo hit da Top 20 americana dall'album, l'inquietante "Holiday", che a dispetto del titolo presenta, guarda caso, un testo davvero cupo. Dopo tanta cupezza occupiamoci invece del pezzo dal titolo più strano tra quelli in circolazione questa estate... Si tratta di I WAS KAISER BILL'S BATMAN, titolo che già si presenta da sè. L'allegro motivetto sta a metà tra il bubble gum pop e la marcia de "Il Ponte Sul Fiume Kwai" cela tuttavia un mistero riguardo al suo interprete, celato dietro lo pseudonimo Whistling Jack Smith. Sembra che dietro tale nome si nasconda John O'Neill, trombettista diventato ceelbre per la sua abilità nel fischiare. Tuttavia il mistero rimane dato che le esibizioni in TV sono mimate in playback da un attore. Insomma, un precursore di molti succcessi disco e dance? In ogni caso, dopo essere arrivato al N. 5 UK in primavera, lo troviamo al N. 20 USA e al N. 4 tedesco. E comcludiamo con una notizia dalla germania: in classifica, tra gli Who e Nancy e Frank Sinatra c'è posto anche per Adriano Celentano, che invita a UNA FESTA SUI PRATI... Tedeschi in delirio... USCITE CHIAVE Beh, abbiamo già parlato di una serie impressionante di uscite chiave. Ma ne è rimasta ancora qualcuna di cui parlare, anche perchè all'epoca non è stata fortunata nelle classifiche... Da San Francisco arrivano anche i Moby Grape, che debuttano nel giugno 1967 con l'album omonimo. La band si è formata a fine 1966 e ha un nome che deriva da una domanda alquanto psichedelica: "che cos'è grande, viola e vive nell'oceano?". Ma ovviamente Moby Uva... Scemenze a parte, la band, formata dal cantante Skip Spence e Matthew Katz, rispettivamente ex batterista ed ex manager dei Jefferson Airplane, reclutano il bassista Bob Mosley, i chitarristi Jerry Miller e Peter Lewis e il batterista Don Stevenson, realizzando un album che è destinato ad essere considerato un classico dell'epoca. Tutto sembra pronto per il lancio della nuova grande band USA, che partecipa anche al Festival di Monterey. Purtroppo la band verrà bersagliata da una serie di sfighe che ne decreteranno il tramonto in meno di un anno. In primis, la Columbia, con una strategia promozionale a dir poco suicida, pubblica in contemporanea 10 pezzi dell'album su cinque singoli creando solo casino (ma all'epoca si facevano i musicisti o soprattutto i discografici?). In aggiunta due componenti della band si fanno arrestare il 7 giugno. Imputazione: "corruzione di minori". Per tacer delle polemiche innescate dal fatto che Stevenson sulla copertina mostra il dito medio. E dopo il secondo album Spence darà definitivamente di matto a seguito dell'abuso di LSD e mollerà la band, dirigendosi a Nashville, sembra in moto vestito in pigiama, per incidere un suo album solista. Restano grandi pezzi, come OHAMA (l'unico "hit", N. 98 USA) o l'inno hippy HEY GRANDMA (verrà rifatta dai Move) e SITTING BY THE WINDOW. A giugno esce anche "Goodbye And Hello" di Tim Buckley (il padre di Jeff). Si tratta del secondo album dell'allora ventenne cantautore che sposa il folk rock delle origini, diventato una gabbia troppo stretta, alla psichedelia. Il risultato avrebbe dovuto farne una star, e di questo sono convinti sia la Elektra sia la critica. E invece il pubblico ingiustamente non lo premia, lascindolo al N. 171 della Billboard chart. Un vero peccato, perchè perle come la magnifica PLEASANT STREET, la title-track dalle due anime, MORNING GLORY e I NEVER ASKED TO BE YOUR MOUNTAIN è quasi una dichiarazione di scuse alla ex moglie e al figlio Jeff, che la canterà anni dopo dedicandola al padre. Purtroppo Buckley non conoscerà mai il successo commerciale che avrebbe meritato e se ne andrà a soli 28 anni nel 1975. Ok, per l'estate 1967 è tutto, o quasi. Appuntamento la prossima volta tra 31 anni. Dall'estate dell'amore passeremo all'estate della Love Parade. Marco Fare clic qui per inserire un commento a questa monografia.  
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