( chart USA + UK + Germania, giugno-luglio-agosto )
L'ESTATE DEL 1979 - Le ultime danze prima della caduta Le classifiche sono dominate dalla musica disco, come evidenziato dal nostro classificone riepilogativo, dove le prime 6 posizioni sono occupate da pezzi ascrivibili al genere. E che pezzi! Praticamente 6 classici imperituri della musica da discoteca. Eppure, specie negli USA, la disco ha i giorni contati. Il 12 luglio 1979 a Chicago si tiene la “Disco Demolition Night” durante una partita di baseball. Il programma della serata è semplice: fare un bel falò di dischi al Comiskey Park. L’ha organizzato il controverso DJ Steve Dahl assieme a Mike Veeck, figlio del proprietario dei Chicago White Sox. L’idiota iniziativa ha un successo oltre le previsioni: arrivano 50.000 persone disposte a tutto pur di bruciare un disco di Donna Summer. Questi invadono il campo, scoppiano disordini e si arriva al rinvio del secondo tempo della partita di baseball (per la cronaca, verrà data vittoria a tavolino ai rivali dei Sox, i Detroit Tigers, con papà Veeck che andrà su tutte le furie. Mike alla fine dovrà chiedere scusa...). In ogni caso, all’urlo “Morte ai Bee Gees” i dischi vengono mandati al rogo tra il tripudio generale degli imbecilli. L’evento segna l’ufficializzazione della crociata contro la musica disco che invade l’America e che di fatto cancellerà il genere dalle classifiche nel giro di un paio di anni. Premesso che non ho simpatia per i roghi di nessun genere, le motivazioni probabilmente stanno nel fatto che “il troppo stroppia”. Come già detto, il successo di “Saturday Night Fever” ha dimostrato che il genere è una miniera d’oro, e tutti ci si buttano a corpo morto. La disco diventa infestante e intasa le frequenze radio, e non solo con classici ma anche con mostri partoriti dal sonno della ragione. Ma ci sarebbe anche una motivazione più “politica” e sottile, legata a uno strisciante razzismo, che tuttavia ritengo (spero) sia stata secondaria. Non dimentichiamo che la disco è un genere musicale affermatosi presso comunità emarginate (neri, ispano-americani, gay, proletari) che di fatto acquisiscono visibilità (e una specie di riscatto sociale) grazie proprio a questa musica e allo stile di vita che propone. Come Tony Manero in “Saturday Night Fever”. In ogni caso la crescente crisi economica (andare in discoteca costa!) e la crisi che porterà l’AIDS (in discoteca si tromba!) giocheranno un ruolo non indifferente. Ma intanto godiamoci i classici dell’estate 1979… Anita Ward – La maestrina e la telefonata che vale una carriera Iniziamo dal pezzo che occupa la prima piazza del nostro classificone, un N. 1 USA e UK tra giugno e luglio. Il pezzo si chiama RING MY BELL ed è l’unico hit della maestra elementare Anita Ward. La bella Anita già canta in un gruppo gospel quando le arriva un’offerta che non può rifiutare. Il cantante/produttore Frederick Knight le propone un brano originariamente destinato all’undicenne Stacy Lattisaw, che Knight intendeva mettere sotto contratto. Stacy però non ha firmato preferendo un’altra casa di produzione e Knight ha deciso di riciclare il pezzo per Anita, cambiando il testo e orientandolo verso un target più adulto. Un po’ titubante, Anita alla fine decide di inciderlo e in due giorni il pezzo è finito. Produttore e cantante non sanno di avere tra le mani un hit mondiale. Si tratta di un sapido esempio di disco a suo modo innovativo: per la prima volta un hit al primo posto delle classifiche fa uso di una batteria elettronica. Anche la vocina sexy di Anita fa la sua degna figura. Il brano è destinato a rimanere l’unico hit della Ward, che comunque è ben lieta di ricantarlo a ogni occasione… D’altra parte è diventato un classico, campionato a più riprese e rifatto pure da Tori Amos… E Stacy Lattisaw? Ne riparleremo nel 1980. Una curiosità: quando arriva al N. 1 USA, “Ring My Bell” guida una top 5 interamente composta di pezzi interpretati da donne. E questo molto tempo prima del “girl power”. E indovinate chi quella settimana è al secondo e terzo posto…
Donna Summer – Estate d’oro per la Signora Estate La Musa del Munich Sound nel 1979 è ormai diventata una diva internazionale e la disco inizia a starle stretta. Pertanto, sempre con la produzione dei fidi Moroder e Bellotte, si sposta verso sonorità più funk-rock che le assicurano un successo enorme presso il mercato americano. A dirla tutta, la miscela tra disco, funk e rock con venature elettroniche che le costruiscono su misura verrà poi abbondantemente ripresa da molti gruppi di pop elettronico degli anni ’80, figli della New Wave. Nel corso dell’estate ottiene ben due N. 1 negli USA. Il 2 giugno è il turno di HOT STUFF (qui una versione live) che rimane in vetta per tre settimane. Si tratta di un energico disco rock che verrà poi omaggiato in una divertente sequenza del film “Full Monty” del 1997. Il brano viene inciso da Donna nonostante Neil Bogart, capo della Casablanca Records, non lo ritenga adatto a lei e suggerisca di passarlo a Cher, recentemente resuscitata dalla cura disco. E a luglio Donna replica con BAD GIRLS, title track del suo nuovo doppio album (che arriva contemporaneamente al singolo al N. 1 della album chart), sulla cui copertina Donna appare come una mondana in attesa presso il canonico lampione (sembra che il brano sia stato scritto dalla Summer dopo che una sua segretaria è stata offesa da un poliziotto perché ritenuta una prostituta). La copertina illustra anche la tariffa della nostra peripatetica: 50 dollaroni a prestazione. L'album è il terzo doppio LP realizzato consecutivamente dalla Diva. L'album si piazza nelle Top 10 di mezzo mondo, mentre viene snobbato dai britannici, che non lo fanno andare oltre la 23esima posizione. Il brano, scritto da Donna con il futuro marito Bruce Sudano e la sua band, i Brooklyn Dreams (con cui Donna ha duettato nel suo hit primaverile "Heaven Knows"), viene pubblicato dalla Casablanca prima ancora che la precedente "Hot Stuff" arrivasse al N. 1, e Donna si ritrova così con due singoli nella Top 5 USA per ben 6 settimane. "Bad Girls" arriva in vetta il 14 luglio, rimanendovi 5 settimane, ed è uno dei 5 top 5 che la cantante, l’artista musicale più popolare dell’anno negli USA, mette a segno nel ’79. La Summer è anche la prima Donna ad occupare in contemporanea il primo posto degli album e dei singoli di Billboard per più di una volta. La doppietta le è riuscita nel '78 con "Live & More" e "MacArthur Park", e ora il bis viene ottenuto ben due volte, quando il nuovo album, durante le 6 settimane non consecutive di dominazione della chart USA, viene affiancato in vetta prima da "Hot Stuff" e poi dalla title-track. La sua stella brilla anche per tutto l’anno successivo. Poi, la crociata USA contro la disco la metterà nella posizione poco privilegiata di una donna accusata di stregoneria a Salem. Poco importa che i suoi ultimi lavori siano più vicini alla new wave, lei ha il marchio “disco” impresso a fuoco addosso (manco fosse la lettera scarlatta!). Poi a dire il vero poi la nostra ci metterà del suo. Diventata Cristiana evangelica rinata, sparerà qualche idiozia riguardo all’AIDS come castigo divino… Non male per una che ha parecchi gay come fan. Una regola Donna: mai alienarsi i fan gay, specie se si fa musica disco! Impara da Gloria Gaynor che ci campa ancora! Chiedilo a tutte quelle carampane che, scaldando la stessa minestra da anni e anni, stanno a galla grazie a uno zoccolo duro di checche isteriche! Ce ne son alcune (di cui non farò il nome per evitare di morire ancora - relativamente - giovane) che grazie a tale fanbase potrebbero vendere anche interpretando l’elenco telefonico a suon di rutti… La Summer così vivacchierà ottenendo hit sporadici per tutti gli anni ’80, arrivando nel 1989 a vendere l’anima al diavolo (ovvero Stock Aitken e Waterman) che le confezioneranno addosso alcune delle loro marcette (a dire il vero neppure tra le peggiori) riportandola nelle top 10. Ma la sua voce erotica ha definito il sound degli anni ’70. E questo resterà. A un destino simile a quello della Summer vanno incontro i Bee Gees, che interrompono per una settimana proprio la dominazione di “Hot Stuff” con LOVE YOU INSIDE OUT. Il brano è il terzo estratto (e terzo N. 1 USA, nonché loro ultimo N. 1 nella Billboard Hot 100 in assoluto) dal fortunatissimo “Spirits Having Flown”, con cui riescono a replicare - seppur con decisamente minor ispirazione - il successo di “Saturday Night Fever”. Sono la band pop più popolare del pianeta, il 7 luglio fanno il tutto esaurito al Dodger Stadium di Los Angeles, eppure anche loro finiranno dalle stelle alle stalle nel giro di un paio d’anni all’urlo “disco sucks”. Non è tuttavia la prima volta che succede loro e anche se solo nel 1987 il nome Bee Gees ritornerà nelle parti alte delle classifiche, nel frattempo metteranno a segno parecchi successi come interpreti singoli e come produttori/autori, collaborando con Barbra Streisand (l’album “Guilty”), Kenny Rogers e Dolly Parton (“Islands In the Stream”), Diana Ross (“Chain Reaction”) e Dionne Warwick (“Heartbreaker”)… Tra i futuri beneficiati dal Gibb Touch c'è il canuto veterano country Kenny Rogers, che quest'estate piazza nella Top 5 USA SHE BELIEVES IN ME, secondo singolo estratto dal suo album di studio di maggior successo, "The Gambler". La ballata all'epoca non entra nella Top 40 UK. Arriverà al N. 2 nel 2004 con la fastidiosa versione del fastidiosissimo Ronan Keating (che ne cambierà leggermente il testo per accapparrarsi anche un po' di diritti d'autore...).
Chic – I bei tempi della disco nel pezzo più campionato del mondo Gli Chic di Nile Rodgers e Bernard Edwards sono meritatamente considerati la più grande disco band della storia, grazie anche ad un approccio che fa preferire loro la realizzazione di album, mentre la maggior parte degli artisti disco è maggiormente votata al mercato dei singoli. L’estate 1979 vede la pubblicazione dell’album “Risqué”, il loro capolavoro. Un lavoro raffinato e ambizioso (realizzato con un budget di 160.000 dollari), avvolto in una copertina che riecheggia i gialli degli anni '30 e '40. Bernie e Nile infatti considerano l'album quasi come un "giallo" votato a trovare il "colpevole" dello stato delle cose nel 1979. L'album è anticipato dal loro più grande singolo, GOOD TIMES (video dagli archivi RAI! Discoring?). La base ritmica del brano, N. 1 USA il 18 agosto (in UK arriva al N. 5), costituita da un perfetto giro di basso incentrato su 20 note, è subito diventata una delle più campionate dal nascente movimento rap ("Adventures on the Wheels of Steel" di Grandmaster Flash e soprattutto "Rapper's Delight" della Sugarhill Gang). Pure il bassista dei Queen, John Deacon, passa un po’ di tempo nello studio degli Chic mentre prepara il giro di basso di un pezzo (indovinato quale? qui la risposta). Come dirà Edwards a "Melody Maker" nel 1981: "al momento ci son almeno 20 o 30 gruppi che hanno usato un nostro pezzo per costruirci un loro brano"... Tuttavia il brano che soffia la vetta a "Bad Girls" non è solo un perfetto giro di basso e basta dare un'occhiata al suo testo per rendersene conto: potrebbe essere quasi indicato come il canto funebre della disco, e non solo per la crociata che sta montando. Rodgers e Edwards sono sempre stati ironicamente critici nei confronti dello stile di vita disco, una sorta di placebo scintillante apparentemente liberatorio che allontana momentaneamente i problemi senza ovviamente risolverli. E quello che parte come una celebrazione della vita spensierata, dopo il secondo ritornello diventa una sorta di predizione menagrama: il tempo passa e tu non puoi cambiare il tuo destino. Divertiti pure tra cozze al gratin e pattini a rotelle, finchè dura. L'intero album è di fatto una raccolta di testi sul fatalismo e sull'amore basato su rapporti sadici. E i ritornelli sembrano quasi dei mantra ipnotizzanti intesi a convincere che tutto sta andando bene. Per la serie: sta andando tutto a rotoli, ma non temete, potrete ballare sul baratro... Tanto poi cadrete, e non ci potrete far nulla. Con l’avvento della crociata anti-disco, Rodgers ed Edwards decidono di dedicarsi prevalentemente alla produzione per altri artisti, cosa che tra l’altro avevano già fatto in precedenza (un altro album classico della disco, “We Are Family” delle Sister Sledge, è opera loro). La lista dei miracolati dal loro touch è strabiliante: Sheila (“Spacer”), Diana Ross (“Upside Down” e l’album “Diana”), David Bowie (l’album “Let’s Dance”), Duran Duran (“The Reflex”, “The Wild Boys” e “Notorious”), Madonna (l’album “Like A Virgin”), The Honeydrippers ("Sea Of Love"), Power Station ("Some Like It Hot"), Robert Palmer ("Addicted To Love"), INXS (“Original Sin”), e ancora Mick Jagger, Debbie Harry, B-52’s, Joe Cocker, Rod Stewart, Jody Watley… Pochi altri hanno saputo plasmare il sound dei primi anni ’80 come loro. Purtroppo il grande Bernard Edwards se ne andrà nel 1996, dopo essersi sentito male prima di un concerto in Giappone… Per altre informazioni vi rimando all’ottima monografia di Gloucester, I Giorni della disco Restando in ambito produzioni Chic Organization, un altro superclassico dell’epoca, WE ARE FAMILY delle Sorelle Mazza (ovvero le Sister Sledge), arriva al N. 2 USA (e al N. 9 UK) proprio all’inizio di giugno. Nel 1993, remixata, si piazzerà al N. 5 UK. E in agosto le sorelline piazzano nella Top 20 britannica il loro capolavoro, l'estatica LOST IN MUSIC che, a sua volta remixata, arriverà in UK al N. 4 nel 1984 e al N. 14 nel 1993.
Earth, Wind & Fire – Emozioni dalla Terra delle meraviglie disco "I find romance when I start to dance in Boogie Wonderland" Se gli Chic hanno del mondo della disco un'opinione non esattamente positiva, c'è invece chi invita a godere della discoteca come di un'esperienza mistica in una terra delle meraviglie. Questo accade nella travolgente BOOGIE WONDERLAND, il pezzo che questa estate porta la grande band disco-funk guidata da Maurice White al N. 4 su ambo le sponde atlantiche. Il brano, un vero classico che di fatto diventa l'inno definitivo dell'era disco, è eseguito con il gruppo vocale femminile delle Emotions (già note per il N. 1 USA del 1977 "Best Of My Love"). Il singolo anticipa il nono album della band, "I Am", il sesto album multiplatino del collettivo, da cui a fine estate viene tratta invece una ballata suadente come AFTER THE LOVE HAS GONE, N. 2 negli USA e N. 4 in UK.
Patrick Hernandez – Si vive (e si ha successo) una volta sola. Tanto vale approfittarne Successo mondiale anche per BORN TO BE ALIVE (link per quei due-tre che non la conoscono o che conoscendola, intendono risentirla per la milionesima volta…) del francese Patrick Hernandez, fin troppo conosciuta anche sulle nostre sponde. Anzi, si tratta di uno di quei casi in cui un hit internazionale, di produzione non italiana, ottiene il successo prima nel nostro paese e poi nel mondo (è successa una cosa analoga negli anni ’90 con il remix di “Missing” degli Everything But The Girl). Tra marzo e giugno il singolo è già un hit in tutta l’Europa continentale, e nel corso dell’estate diventerà un hit anche nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Il pezzo è considerato anticipatore dello stile Hi-NRG e arriverà a vendere milioni di copie in 50 paesi (!). Purtroppo per Patrick i singoli successivi sono stati una serie di buchi nell’acqua (io ne ho uno, “Back To Boogie”, penso di esserne stato uno dei 5-6 acquirenti…). Diciamo che se proprio uno è destinato ad essere una one hit wonder, meglio esserlo con un pezzo come questo, che se non altro che assicura una pensione dorata. E comunque anche il simpatico Patrick è ben lieto di comparire periodicamente in TV per cantare il suo successo con il fido bastone… Ah, forse lo sapevate già, ma sua corista/ballerina durante il tour mondiale è stata una squinzia che si farà chiamare in seguito Madonna…
Altri successi disco Si può ballare l’hustle con AIN'T NO STOPPIN' US NOW, hit da 8 milioni di copie arrivato al N. 5 UK e al N. 13 USA, l’unico grande successo di McFadden & Whitehead. Ma non chiamateli “one hit wonder”! Questi signori nel corso degli anni ’60 erano i coristi del grande Otis Redding, e nei ’70 hanno scritto e prodotto molti grandi successi del cosiddetto “Philly Sound”, di cui il maggiore è stato probabilmente "Back Stabbers" nel 1972 per gli O'Jays. E "Ain't No Stoppin' Us Now" rappresenta proprio il canto del cigno, ovvero l'ultimo hit ottenuto, per la storica etichetta Philadelphia International di Gamble e Huff. I due sono scomparsi recentemente, Whitehead nel 2004, McFadden nel 2006. Non son tutte rose e fiori, tuttavia. In top 10 UK possiamo invece trovare la versione un po’ kitsch e con troppi archi e "ping spaziali" di LIGHT MY FIRE dei Doors, ad opera di Amii Stewart, reduce invece da una perfetta cover disco di un altro classico, “Knock On Wood”. Negli USA arriva in top 5 l’insulsa MAKIN' IT. La cito perchè il suo interprete è David Naughton, attore televisivo protagonista della sit com di cui il brano è sigla. Naughton conoscerà fama internazionale due anni dopo, come protagonista di quel gioiellino che è “Un Lupo Mannaro Americano a Londra”, di John Landis. E anche per questa volta la pratica "attori che cantano" è archiviata... E poi c’è chi con la disco non avrebbe dovuto avere niente a che fare, e invece… Kiss – Il bacio diventa un po’ troppo disco Allora, la situazione è questa: la disco vende. Tutti ci si buttano a corpo morto. Se Donna Summer, Chic e Sister Sledge hanno sempre fatto disco e la sanno fare, molti altri rischiano di farsi male. Basti pensare al povero Elton John (di cui parlo dopo, non temete). Però se i Bee Gees son riusciti a riciclarsi perfettamente come disco star, perché non provarci? Pure gli Stones hanno fatto un pezzo disco! Beh, doveva succedere… Anche i Kiss si son messi a flirtare con la disco, cosa che per ogni rockettaro amante del quartetto mascherato equivale alla peggior eresia mai commessa. L’eretico risultato compare nell’album “Dinasty” e si intitola I WAS MADE FOR LOVING YOU. Il pezzo è il risultato di una volontà ben precisa dichiarata da Paul Stanley, ovvero dimostrare come fosse facile scrivere un successo disco. D'altra parte la band incide per la Casablanca Records, che deve le sue fortune proprio alla discomusic. E visto che Neil Bogart, il gran capo della casa discografica, ha perso nel 1978 una fortuna con il dispendioso lancio contemporaneo in pompa magna dei quattro album solisti dei musicisti mascherati, non sarebbe poi tanto assurdo ipotizzare che la svolta sia stata incoraggiata da lui... In ogni caso ne esce un robusto disco-hard rock che piace a chi non era interessato ai Kiss, ma che proprio non va giù a molti sostenitori della band, che dovrà veder passare parecchie primavere prima di farsi perdonare. Il successo dell’album e del singolo sono comunque rovinati dalle frizioni interne alla band, che liquiderà il batterista Peter Criss alla fine del Dinasty Tour. In ogni caso il pezzo funziona alla grande, vende oltre un milione di copie solo negli USA, e donerà ai più spudorati la possibilità di mixare i Kiss con i Bee Gees (ehehehe). Ovviamente col tempo il pezzo è diventato un classico della band, esattamente come “Detroit Rock City” e “Beth”. Electric Light Orchestra – La “scoperta” più scintillante dell’anno Gli E.L.O. del grande Jeff Lynne tornano nel giugno ’79 con il loro ottavo album, “Discovery”, il loro primo ad arrivare al N. 1 UK (negli USA invece arriva al N. 5). L’album, registrato ai Musicland Studios di Monaco, è un’autentica miniera di hit. Tra maggio e settembre arrivano nelle top 10 SHINE A LITTLE LOVE (N. 6 UK e N. 8 USA), THE DIARY OF HORACE WIMP (N. 8 UK) e DON’T BRING ME DOWN (N. 3 UK e N. 4 USA), e nei mesi successivi seguiranno “Confusion”, “Last Train To London”. L'album viene accompagnato anche da una raccolta di video, intitolata come il disco. La raccolta, pubblicata in videocassetta, rappresenta una mossa innovativa all'epoca. Sembra che la decisione sia derivata dal fatto che Lynne ha deciso di non accompagnare il disco con un tour, sfruttando per promuovere il nuovo lavoro il nuovo mezzo audiovisivo. L’album, che diventa un successo anche in Italia, è molto influenzato dalla musica disco (“Shine A Little Love” con i suoi archi travolgenti è LA canzone disco degli E.L.O.), ma non mancano pezzi più complessi, come “The Diary Of Horace Wimp”, memore di precedenti classici della band come “Mr. Blue Sky”. Il più grande hit tratto dall’album, “Don’t Bring Me Down”, è invece power pop beatlesiano e orecchiabile all’ottava potenza. Si tratta del primo brano della band che non fa uso di archi (di fatto a breve il gruppo abbandonerà la sezione archi) ed è stato aggiunto da Lynne all’ultimo momento per inserire qualcosa di “rumoroso”... Continua anche il flirt degli Abba con la disco, iniziato con “Dancing Queen” del ’76. I quattro svedesi dominano le classifiche europee con il travolgente singolo dal doppio lato a VOULEZ VOUS/ANGELEYES, mentre è ancora in circolazione la precedente DOES YOUR MOTHER KNOW, canzone più “pop rock” cantanta da Björn Ulvaeus. Il loro sesto album, "Voulez Vous" è N. 1 nel Regno Unito e Germania all'inizio di giugno e porta 4 singoli in top 5. Il 1979 è tuttavia un anno difficile per il quartetto, a causa del divorzio tra Agnetha e Björn, che lascerà a tracce nei successivi lavori della band (un pezzo per tutti, il capolavoro “The Winner Takes It All”). Un pezzo dalle chiare influenze disco porta alla riesumazione (una delle tante che l’hanno riguardato…) dell’eterno immarcescibile Cliff Richard, debuttante nel lontano 1958, che ritorna in agosto al N. 1 UK con WE DON’T TALK ANYMORE, a distanza di più di 10 anni dal suo ultimo N. 1, “Congratulations”, datato 1968. Diventerà il suo singolo più venduto di sempre, permettendogli di ritornare nella top 10 USA e al N. 1 anche in Germania (figuratevi che vende pure da noi!).
Una nota triste relativa alla disco per concludere: mentre “Ring My Bell” impazza in vetta alla classifica americana, uno dei protagonisti dei primi giorni della disco ci lascia. Si tratta di Van McCoy, autore di “The Hustle”, classico del 1975, che scompare il 6 luglio per problemi cardiaci. Ma c'è anche chi la Disco la pratica per realizzare uno dei singoli più estremi di sempre entrati nella Top 20 britannica. Si tratta di DEATH DISCO (qui altro video, purtroppo entrambi i video su youtube son acusticamente pessimi), primo hit per John Lydon (noto anche come Johnny Rotten) e i suoi Public Image Limited. Mentre la sua ex band (per quei quattro gatti che non lo sanno, i Sex Pistols) si sta decomponendo a vista d'occhio, Johnny con i fidi Keith Levene e Jah Wobble fanno il loro "pezzo disco". Il pezzo parla della morte dell'amata madre di John. E il testo viene ululato disperatamente da Johnny su una base che sevizia il tema de "Il Lago Dei Cigni" (il pezzo infatti compare nell'album "Metal Box" in forma leggermente modificata col titolo di "Swan Lake"). Di fatto abbina, sin dal titolo, il genere più dionisiaco alla morte. Con questo pezzo la morte e la totale assenza di speranza vengono portate in discoteca. Ma non per attaccare il genere (come qualcuno frettolosamente disse): i tre dichiarano di amare la Disco. E di fatto il loro disco-punk apre la strada a molte variazioni sul tema (tutte decisamente più leggere). E ci permette di passare a un altro supergenere che sta prendendo il posto della Disco nella dominazione delle classifiche...
“L’onda nuova” si abbatte sulle classifiche Negli USA la disco crollerà sotto il proprio peso (in Europa siamo più tranquilli e il genere va incontro a un più naturale lento declino) ma da essa nasceranno come teste dell’Idra nuovi generi che negli anni a venire domineranno il mondo: su tutti rap e house music. Al momento quindi campo libero quindi per il “sano” e innocuo soft rock da FM USA di band come Styx e Reo Speedwagon? Non proprio! Nel Regno Unito esplode commercialmente un nuovo super-genere: la new wave, ovvero un’ondata di nuovi musicisti che, venuti alla luce con la rivoluzione punk, ne rielaborano il suono mescolandolo con una serie di altri generi, tra cui anche la disco stessa. La nuova onda di suoni, originatisi da Berlino, New York e Londra, invade la chart britannica per poi colonizzare il mondo. In realtà non si tratta di un movimento uniforme. Anzi. Sotto la nuova etichetta (coniata come al solito negli States) c’è l’esigenza di comprende artisti diversissimi e caratterizzati da infuenze variegate, tuttavia accomunati da una ricerca musicale che tende ad abbattere le barriere tra i generi (reggae, disco, elettronica, funk, rock, punk, pop) creando una musica rock “spuria”, che flirta col pop e che può essere apprezzata anche in discoteca. Si potrebbe dire che la new wave è tutto quello che è nuovo e diverso. Gary Numan & The Tubeway Army – Gli amici elettrici dell’androide Numan portano l’elettronica in vetta Gary Numan (Gary Anthony James Webb). Quasi il figlioccio artificiale del Bowie berlinese. Il 30 giugno il mondo della musica pop riceve un’altra scossa quando questo distinto inglese, sotto lo pseudonimo Tubeway Army, sbanca la classifica del Regno Unito piazzando in vetta un pezzo senza ritornello e con una base interamente creata al sintetizzatore. E non basta, ottiene lo stesso risultato con l’album “Replicas” che lo contiene. Insomma, la musica elettronica, già praticata da anni da band di culto come Kraftwerk e da discotecari come Moroder, si è evoluta ed è diventata un genere commerciale da primo posto in classifica. Il pezzo in questione è ARE 'FRIENDS' ELECTRIC?, storia di un uomo paranoico che ha come solo amico un robot rotto (ispirato anche al racconto di Philip K. Dick “Do Androids Dream of Electric Sheep?”, su cui si baserà anche il cult movie per eccellenza degli anni ’80, “Blade Runner”). A differenza dei pezzi dei Kraftwerk, volutamente freddi, il pezzo utilizza il synth per creare un’atmosfera drammatica e coinvolgente, che evidentemente aggrada al pubblico di Sua Maestà. Il brano diventa un hit in mezza Europa (ovviamente quella parte del continente che non comprende l’Italia), mentre risulta troppo “nuovo” e poco “disco” per il mercato americano. A Numan riuscirà anche il bis con un altro classico dell’elettropop, “Cars”. Ne riparleremo. “Are Friends Electric?” è ritornata nel 2002 al N. 1 della UK chart ad opera delle Sugababes, come parte del brillante mash-up con "Freak Like Me" di Adina Howard. Blondie – Il lato pop della new wave presenta la ragazza della domenica La band newyorkese è la band di maggior successo commerciale tra quelle cresciute nello storico locale CBGB di New York (tempio del punk e culla della new wave). Merito di un suono che esalta il lato pop del punk e della loro front-man, la bellissima ex-playmate Debbie Harry. Debbie punta anche sul suo sex appeal (si dice che Patti Smith la detestasse perché le rubava la scena al CBGB, ah le donne!), ma chi la etichetta come bellona da copertina senza sostanza evidentemente non la conosce. La bionda ossigenata che non nasconde la ricrescita frequenta la Factory di Warhol ed è la vera leader della band (e una delle rarissime front-woman degli anni ’70), di cui scrive i pezzi con il fidanzato/futuro marito Chris Stein. Sotto la guida di Debbie e Chris, la band mostra un certo gusto per la sperimentazione e crea con il produttore Mike Chapman, artefice del successo di molte band glam rock nei primi ’70, una specie di trade union tra suono pop, glam e punk. Tra inverno e primavera la band ha sbancato le classifiche con “Heart Of Glass”, superclassico che realizza il connubio tra disco e new wave anticipando tutti sul tempo. Il singolo successivo è SUNDAY GIRL, e lo troviamo al N. 1 UK all’inizio di giugno. Si tratta di un delizioso pop-rock dalle influenze sixties ed è uno dei cinque estratti (il quarto in UK) dal fortunatissimo e bellissimo terzo album della band, “Parallel Lines”. Il pezzo arriva rapidamente anche nella top 10 tedesca. Negli States intanto funziona un altro singolo della band, ONE WAY OR ANOTHER (qui una chicca: Debbie canta il pezzo in una puntata del “Muppet Show”!), autentico inno per innamorati ossessivi sul filo della molestia (a tale proposito fa una perfetta coppia con “Every Breath You Take” dei Police), in cui le radici punk della band son più evidenti. Boomtown Rats – La cronaca nera va al primo posto Il 29 gennaio 1979 la sedicenne di San Diego Brenda Ann Spencer spara dalla propria casa sul vicino cortile di una scuola elementare uccidendo due persone e ferendone altre nove. Arrestata, non mostra alcun rimorso per il crimine compiuto e fornisce come unica giustificazione il fatto che “non le piacciono i lunedì”. Il 28 luglio dello stesso anno I DON'T LIKE MONDAYS, un pezzo ispirato al fatto, diventa il secondo N. 1 della band irlandese guidata da Bob Geldof, rimanendovi per 4 settimane. Geldof ha ammesso di aver scritto il brano in quanto turbato dagli eventi accaduti. Come (quasi) tutti sanno, 5 anni dopo sarà l’artefice del progetto “Band Aid” e l’anno dopo del monumentale concerto contro la fame in Etiopia “Live Aid”. Ricordo ancora che all’epoca molti “giornalisti musicali” lo descrivevano come una specie di Carneade diventato famoso proprio per quel progetto di beneficenza, non considerando che i Boomtown Rats sono stati tra il 1978 e il 1979 una delle band di punta della new wave post punk britannica, inanellando tra il ’77 e l’81 ben 10 top 20 in UK, di cui due N. 1. Il loro primo N. 1, nel novembre 1978, “Rat Trap”, è di fatto il primo N. 1 di un gruppo new wave della storia della classifica britannica. Nell’estate ‘79 la new wave sta diventando il suono dominante e i ratti di Bob ovviamente son in prima linea. "I Don't Like Mondays" diventa il loro più grande successo, un hit in mezza Europa (ancora una volta la metà che ovviamente non comprende il nostro stivale) che fa pure il suo ingresso pure nella Billboard chart, nonostante la censura di molte radio americane.
The Police – Roxanne ha acceso la luce rossa, ma il messaggio sta per essere ricevuto La band più hot della scena nuova inglese è però un trio caratterizzato da un sound personalissimo, che miscela rock e reggae. Il trio è formato dal bassista e cantante Sting (Gordon Matthew Thomas Sumner), dal chitarrista Andy Summers e dal batterista Stewart Copeland. Si è fatto conoscere grazie al successo in primavera del singolo “Roxanne”. La band ha curiosamente ottenuto il successo prima in Australia e negli USA (dove ha suonato anche al CBGB di New York). La madrepatria tuttavia sta recuperando in fretta e un secondo singolo tratto dal loro primo album “Outlandos D’Amour”, CAN'T STAND LOSING YOU, ripubblicato, si invola trionfalmente al N. 2 UK in agosto, superato solo dai Boomtown Rats (formando un’eccellente accoppiata post punk al vertice della classifica). Anche questo singolo è stato accompagnato da polemiche e censure, stavolta per l’ironicamente macabra copertina, che mostrava un tipo (a quanto s'è saputo, si tratta di Copeland) con il cappio al collo in piedi sopra un cubo di ghiaccio, in attesa dello scioglimento. Ma il meglio per la band deve ancora arrivare. A breve un messaggio in una bottiglia arriverà a destinazione… L’onda contagia vecchi leoni come Dave Edmunds, che porta al N. 4 UK la bella GIRLS TALK, scritta da Elvis Costello. Anche Nick Lowe, ex membro del gruppo Brinsley Schwarz, è legato a Costello. Ne è infatti il produttore, e una cover della sua “(What's So Funny 'Bout) Peace, Love, And Understanding” (qui interpretata dal vivo da entrambi), originariamente realizzata nel 1974, è inserita nel fortunato album “Armed Force” di Costello. Nick intanto sta scalando le charts su ambo le sponde atlantiche con un brano che aveva scritto quand’era ancora con i Brinsley Schwarz, ma che era stato rifiutato dalla band. Si tratta della contagiosissima CRUEL TO BE KIND, che a settembre arriverà curiosamente al N. 12 sia in UK che negli USA. E dato che si è accennato a Costello, questi si occupa della produzione dell'album di una band che di fatto è responsabile del revival ska con l'Etichetta 2-Tone: gli Specials (o come si chiamano all'epoca, Special A.K.A.). La band multirazziale, all'epoca formata da sette elementi, fa il suo esordio nella chart britannica con il suo primo singolo, GANGSTERS, che arriva al N. 6 UK miscelando la rabbia del punk con la solarità dei ritmi giamaicani. Il pezzo è nato da un’esperienza di vita vissuta della band. Devono fare un concerto a Parigi e si torvano in un alberghetto. La proprietaria della bettola, una volta scoperto che son inglesi, rivela loro che l’ultima band inglese che ha ospitato ha di fatto sfasciato le camere (per la cronaca erano i Damned). E dopo tale rivelazione, la tizia chiama due energumenti che prendono tutti gli strumenti degli Specials dicendo loro: “Se non mi pagate per i danni di quell’altro gruppo non rivedrete gli strumenti!” (cosa molto ragionevole, no?). Ne deriva una rissa che fa accorrere la polizia. Alla fine, la band viene portata nel club dove dovrebbe suonare e dove, con grande sorpresa, ritrova gli agognati strumenti. Cos'è accaduto? Semplice, i proprietari del club hanno tirato fuori dei validi argomenti nei confronti della tipa dell’albergo: una serie di pistole cariche puntate… "Gangsters" di fatto è il primo di una serie di hit ska che vagheranno per le classifiche dei prossimi 2 anni. Ah, sul lato B di "Gangsters" figura il pezzo di un'altra band che ha firmato per l'etichetta fondata dagli Specials. Si tratta di "The Selecter", brano strumentale ad opera della band omonima. Esordio in classifica per l'inglese Joe Jackson (vero nome David Ian Jackson, il Joe deriva dalla sua somiglianza con il pupazzo protagonista della serie TV "Joe 90"), già membro della band Arms & Legs, che ottiene un buon hit transatlantico (N. 21 USA e N. 13 UK) con IS SHE REALLY GOING OUT WITH HIM, tratto dall’eccellente album di debutto, “Look Sharp”. Joe, con Costello, è tra i primi musicisti inglesi considerati "New Wave" ad ottenere successo negli USA. Gli Squeeze invece mettono a segno il secondo N. 2 UK consecutivo, dopo “Cool For Cats”, con un altro gioiellino pop, UP THE JUNCTION.
L’estate vede anche ritornare alcuni grandi ispiratori delle band new wave... Roxy Music – Il Manifesto del nuovo corso di Bryan e soci Il 1979 vede anche il ritorno trionfale della band di Bryan Ferry. Separatisi nel 1976, i Roxy vengono riassemblati dal decadente dandy inglese nel 1978 dopo che i suoi ultimi lavori solisti non hanno incontrato i favori del pubblico. Non è un grande momento per Bryan che è stato per giunta mollato come una scarpa vecchia da Jerry Hall che gli ha preferito Mick Jagger (diventerà la seconda signora Jagger a breve...). Recuperati i fidi McKay, Manzanera e Thompson, pubblica in primavera il nuovo singolo della band, “Trash”. Mai chiamare il singolo del tuo rilancio “rifiuto”, il pubblico potrebbe considerarlo tale. E così è. Le vendite scarseggiano e il brano non va oltre la 40esima posizione britannica. Si può già immaginare Bryan che con il consueto aplomb chiede la bombola d'ossigeno... Le cose vengono tuttavia messe a posto dal secondo singolo, DANCE AWAY, che diventa all’epoca il più grande hit della band, involandosi al N. 2 della classifica del Regno Unito e rimanendovi per 3 settimane, a cavallo tra maggio e giugno. Il pezzo è un raffinatissimo pop-rock con tanto di nacchere. Non è disco ma è ballabile, e di fatto costituisce un’anteprima del sound che invaderà le classifiche negli anni a venire ad opera dei nipoti Duran Duran e ABC. Viene anche pubblicato l’album che lo contiene, lo splendido “Manifesto”. Il pubblico di Sua Maestà gradisce, porta l'album in Top 10, e da il via alla fase di maggior successo commerciale del gruppo (e di Bryan), che durerà fino al suo (all’epoca definitivo) scioglimento, nel 1982. La band potrebbe avere ai propri piedi anche l’America, ma la pigrizia del gruppo, poco propenso a una campagna intensiva di sbarco oltreoceano, limiterà il successo dell’album sul mercato a stelle e strisce. Ovviamente, dei primi Roxy, quelli splendidamente divisi tra il genio sonoro di Brian (Eno) e il raffinato glamour di Bryan (Ferry), non resta molto. L’art glam rock dei travolgenti inizi lascia il posto a un sontuoso pop rock raffinato ed etereo, che influenzerà, come detto, moltissime band degli anni ’80.
David Bowie – Lo strano inquilino abbandona Berlino E a proposito di Brian Eno, chi ha collaborato con il geniale musicista negli ultimi anni? Ma ovviamente l’altro grande dandy dei ‘70, ovvero il Duca Bianco, David Bowie. A giugno è nelle classifiche con “Lodger”, l’album che conclude il cosiddetto “trittico berlinese” (ovvero i tre album, “Low”, “Heroes” e “Lodger”, in cui Bowie ha collaborato con Eno, sviluppando un suono sperimentale ispirato al rock elettronico tedesco – in realtà solo “Heroes” è stato veramente registrato a Berlino). L'album viene creato dopo un periodo di "studio" in Oriente (in particolare in Giappone), dove il nostro cerca ispirazione (e probabilmente ordine interiore). Poi il Duca si trasferisce a Vienna, la città più europea di tutte, per concepire il nuovo album. E il risultato, in cui il Duca cerca di arrivare alla definitiva commistione tra "forma della canzone pop" e "sperimentazione", combinando suoni tipicamente europei con sonorità etniche, si piazza al N. 4 della chart inglese. Intanto, il primo singolo da esso estratto, BOYS KEEP SWINGIN', arriva al N. 7. Il pezzo rappresenta musicalmente cosa succede quando si mette il proprio chitarrista (Carlos Alomar) alla batteria, il batterista (Dennis Davis) al basso e il bassista (George Murray) alla chitarra, per vedere l'effetto che fa. E l'effetto è quello di un "garage rock" sghembo e dissonante, in cui il Duca si diverte a mescolare le carte dei ruoli sessuali e sfottendo gli stereotipi della mascolinità. Non per niente nel video Bowie compare “en travesti”. E infatti il testo fa si che il pezzo non venga pubblicato su singolo nei puritani USA, dove si preferisce la travolgente LOOK BACK IN ANGER. “The Lodger” viene tuttavia all'epoca considerato come un mezzo passo indietro per l’artista (d'altra parte prima c'era stato "Heroes"...) e il secondo singolo estratto, DJ (“I am a DJ I am what i play”) immeritatamente non entra in top 20. Attenti però a darlo per finito. L’anno dopo si ricorderà di Major Tom e ritornerà in vetta alla UK chart. Eno tuttavia non collabora solo con Bowie. Anzi, quest'estate esce un altro grande album che lo vede in cabina di (co)regia. Quale? Lo troverete nelle uscite chiave...
Altri hit del periodo M – Tutto il mondo parla della Musica Pop!
Tra i brani che dominano l’estate 1979 c’è anche un contagioso tormentone, un esempio di pop-dance elettronica che nell’ordine arriva al N. 2 UK (in maggio - bloccato solo da Art Garfunkel), al N. 1 in Germania (a giugno) e, in autunno, al N. 1 USA (per la cronaca entrerà in top 10 anche in Italia in autunno). Il brano in questione è POP MUZIK ed è interpretato da M. Dietro questa sigla si cela il musicista inglese Robin Scott, che, mentre si trova a Parigi e sta pensando al nome da fare al suo progetto musicale, guarda fuori dalla finestra e vede l’insegna del metrò… L’obiettivo è quello di mescolare tutti i generi musicali degli ultimi 25 anni, in una sorta di celebrazione della musica pop. Se ne sta quindi sei mesi in studio per creare il suono del pezzo. L’obiettivo iniziale, un po’ megalomane, non è raggiunto, ma il buon Scott si trova tra le mani un’autentica bomba ad orologeria che esploderà nelle classifiche. Purtroppo, i singoli successivi otterrano un successo nettamente inferiore e il suo nome alla fine sarà indissolubilmente legato a questo suo hit. Per la cronaca, durante la registrazione del brano a Montreux, è comparso David Bowie che si è unito alla band battendo a tempo le mani… Da notare che la band assemblata da Scott comprende Mark King, Wally Badarou e Phil Gould, futuri fondatori dei Level 42. Nel 1989 un remix del brano è rientrato nelle classifiche e nel '97 gli U2, in pieno delirio elettronico, ne hanno inciso una cover a seguito del suo impiego nel monumentale Pop Mart Tour. “New York, London, Paris, Munich Everybody talk about pop musik!” The Knack – La meteora che celebrò le gesta di Sharona (e salvò l'America dalla Disco) Il disco N. 1 dell’anno negli USA arriva in vetta il 25 agosto, rimanendoci 6 settimane, scacciando "Good Times" degli Chic e ponendo fine ad una catena ininterrotta di brani disco in vetta alla Billboard Chart che andava avanti da mesi. Il brano è MY SHARONA (qui il video dell'epoca) ed è un travolgente power pop, costruito attorno a un riff di chitarra composto da Berton Averre e prodotto dal mago Mike Chapman, già recente collaboratore della macchina da hit Blondie. Il gruppo è quello dei The Knack, un quartetto di Los Angeles, debuttanti assoluti che vengono subito considerati i salvatori della patria dalla stampa USA, in pieno delirio anti-disco, che finisce per etichettarli come i nuovi Beatles. D’altra parte il titolo del loro album, “Get The Knack” (arrivato al N. 1 USA in contemporanea col singolo), riecheggia un po’ spudoratamente il leggendario “Meet The Beatles” dei quattro di Liverpool (per tacer della foto, che ricorda gli scatti di "A Hard Day's Night"). Ovviamente le cose non son andate proprio come ai Fab Four e la band non ha più saputo replicare il colpo. Tuttavia il pezzo dedicato alla lolita sedicenne dal cantante Doug Fieger è rimasto come un classico del periodo e nel 1994 si è riaffacciato nelle classifiche dopo il suo impiego nel film “Giovani Carini e Disoccupati” ("Reality Bites"). Il brano avrebbe potuto apparire tuttavia nella colonna sonora di un vero cult uscito nel '94: Tarantino lo voleva per la scena di "Pulp Fiction" in cui Bruce Willis e Ving Rhames vengono imprigionati nello scantinato dal sadico Zed e da suo fratello (per tacer de "lo storpio" incatenato). Probabilmente temendo un esito simile a quello di "Stuck In The Middle With You", associata per sempre alla scena di tortura de "Le Iene" in cui è stata usata, Fieger ha negato l'uso (alla fine Tarantino userà "Comanche" dei The Revels. Il riff verrà inoltre usato nel 1986 in "It's Tricky" dai Run DMC. Il brano è stato all'epoca un grande hit anche sulle nostre sponde, grazie anche al suo iniziale impiego come sigla di una rassegna di film classici horror programmata su Raidue…
Supertramp – Una sostanziosa colazione made in America per la band inglese Tra gli album che dominano le classifiche dell’estate ’79 c’è “Breakfast In America”, il lavoro di maggior successo degli inglesi Supertramp, con ben 18 milioni di copie vendute a livello mondiale. L’album, che domina la USA chart per 6 settimane tra maggio e giugno, rappresenta la sintesi tra art rock tastieristico e pop levigatissimo ed è il risultato del trasferimento a Los Angeles del collettivo. La band, all’epoca formata da Roger Hodgson, Rick Davies, John A. Helliwell, Dougie Thomson e Bob C. Benberg offre un ritratto, a tratti ironico, dell'America di fine anni '70. Il primo hit estratto dall’album è la splendida THE LOGICAL SONG, il maggiore successo dell’album, top 10 su ambo le sponde dell’Atlantico. La canzone, scritta dal tastierista Roger Hodgson (all’anagrafe Charles Roger Pomfret Hodgson), tratta della perdita dell'innocenza e degli ideali che avviene con la crescita e con la necessità di essere "adulti responsabili". Il pezzo è stato oggetto di una terribile cover techno da parte di Scooter nel 2002 e con GOODBYE STRANGER, altro classico presente nell'album, comparirà nella colonna sonora del bel film di Paul Thomas Anderson “Magnolia”. La band ottiene un altro top 10 nel corso dell’estate con la title-track dell’album (N. 9 in UK), scritta da Hodgson anni prima, quando sognava di diventare famoso negli States (sogno avveratosi or dunque). E pensare che la genesi dell’album è stata molto tribolata per le tensioni tra Roger Hodgson e Rick Davies, dato che il secondo non amava la canzone BREAKFAST IN AMERICA e non voleva che l’album avesse quel titolo. Ovviamente l’ha spuntata Hodgson… Nel 2007 la canzone ha conosciuto nuova popolarità grazie all’impiego del ritornello (cantato da Patrick Stump, leader dei Fall Out Boy) del rappettino "Cupid's Chokehold" dei Gym Class Heroes. Memoria personale: ero al mare e volevo il 45 di “The Logical Song”. Avevo 11 anni e probabilmente il commesso del negozio di dischi ha pensato che fossi un ragazzetto molto influenzabile. Il tapino ha provato a propinarmi “Tu Sei L’Unica Donna Per Me” di Alan Sorrenti (“è meglio di quella canzone che vuoi tu!”). Indispettito da questa proposta indecente (e dal fatto che non avevano “Hold the Line” dei Toto, altra mia fissa del periodo) me ne andai offeso. Quel negozio non meritava i miei soldi! Per la cronaca: “Hold The Line” non son riuscito a trovarla da nessuna parte (era uscita in inverno, da troppo tempo), “The Logical Song” l’ho comprata poco dopo e per il compleanno un’amica di famiglia mi ha regalato Sorrenti (“piace tanto ai giovani!”)… E io avevo chiesto i Kiss!
Cheap Trick – Ovvero come avere successo in casa passando per il Giappone Al N. 7 della Billboard chart arriva il 21 luglio I WANT YOU TO WANT ME, gioiellino power pop dei Cheap Trick, sull’onda della clamorosa popolarità acquisita dalla band in patria dopo un fortunatissimo tour in Giappone, dove hanno scatenato una frenesia simile alla Beatlesmania. Il tour è stato documentato dal leggendario album dal vivo “At Budokan” registrato nello storico teatro giapponese. Il successo dell’album (che approda trionfalmente nella Top 5 USA) ha quindi portato in classifica il singolo, originariamente incluso nell’album del 1977 “In Color”. Il successo poi è andato calando, anche a causa del fatto che la musica della band era poco inquadrabile dentro i rigidi schemi delle radio e delle classifiche USA dell’epoca. Nel 1988, con un tronfio suono da power ballad la band arriverà al N. 1 USA con la mediocre “The Flame”, ma la freschezza del 1979 resta tutta un’altra cosa… Una nota: "At Budokan" è in realtà il titolo di molti altri album registrati da svariati artisti nel teatro giapponese. La lista è bella lunga e comprende, tra gli altri, Drum Theatre, Ozzy Osbourne, Bob Dylan, Blur, Chic e... Avril Lavigne. Tornano i Van Halen con "Van Halen II", che come si può intuire è il loro secondo album. Dato che il debutto ha funzionato così bene, il successore ne ricalca lo stile. L'album, uscito a marzo, arriva al N. 6 negli USA e lancia anche il primo vero hit della band, DANCE THE NIGHT AWAY, che si piazza al N. 15 della chart a stelle e strisce a luglio. Sembra che il pezzo sia l'unico effettivamente composto dalla band durante le sessioni di registrazione dell'album, costituito per il resto prevalentemente da materiale presente già nei demo registrati sia nel 1975 sia nel 1977. Il pezzo è ispirato a "Go Your Own Way" dei Fleetwood Mac e inizialmente si sarebbe dovuto chiamare "Dance Lolita Dance" (sic) su proposta di David Lee Roth. Per fortuna Eddie Van Halen gli ha fatto cambiare idea...
In luglio arriva al N. 4 negli States la grande Rickie Lee Jones con la delizia jazz-pop CHUCK E.’S IN LOVE (video scarso, ma almeno potete ascoltarla…), dedicata al musicista Chuck E. Weiss, collaboratore di Tom Waits. La Jones tuttavia è solo un'amica di Chuck, essendo invece la compagna proprio di Waits, con cui forma una coppia bohemien ad alta gradazione alcolica. Il brano, l'unico Top 10 della Jones, lancia verso la terza posizione della Billboard chart l'album di debutto, uscito nel marzo 1979. La beatnick di Chicago trapiantata in California diventa un personaggio famoso e si guadagna la copertina di "Rolling Stone", facendo gridare a certa critica la definizione di "nuova Joni Mitchell". Ma tale definizione è sicuramente ingenerosa: la cantautrice rielabora la tradizione americana (jazz, blues, folk) in modo personalissimo. Da notare che nel disco compaiono collaboratori eccellenti come Dr. John, Randy Newman e Michael McDonald.
Che succede in Germania? Al N. 1 germanico si succedono hit internazionali e ballate in lingua madre come SO BIST DU di Peter Maffay, uno dei musicisti tedeschi di maggior successo di sempre, attivo dal 1969. L’album "Steppenwolf", contenente il pezzo, venderà oltre 1,6 milioni di copie. L'album arriva al N. 1 a metà luglio, detronizzando "Communiqué", secondo album dei Dire Straits. La band di Mark Knopfler, reduce dal successo mondiale dell'album di debutto e della leggendaria "Sultans Of Swing", pubblica all'inizio di giugno il secondo album. Accolto freddamente dalla critica, sul mercato anglofono l'album va così così (in UK arriva al N. 5, negli USA al N. 11), anche a causa dello scarso successo del singolo LADY WRITER. In Germania invece è un'altra musica: la band replica il successo del debutto, piazzandosi addirittura in vetta alla album chart. Tra l'altro, mentre "Communique" è al N. 1, il loro primo album, "Dire Straits", occupa la terza posizione. Praticamente la chart tedesca è dominata tra giugno e luglio dagli "Stretti Terribili". Nella top 10 dei singoli ci son parecchi successi inglesi e americani di cui abbiamo parlato. Ma soprattutto ci son anche le chicche che solo i nostri teutonici amici sanno e possono regalarci. Per la serie “non credere che fosse tutto rose e fiori” eccovi la tremenda MOSKAU di Dschingis Khan in confronto alla quale i leggendari Boney M, pure in classifica, ovviamente al N. 1, con la tremenda (ma “impegnata”) EL LUTE (una specie di versione da dopo sbronza di “Fernando” degli Abba), assumono statura di musicisti raffinati. La band Dschingis Khan è reduce da un altro clamoroso successo, il brano "Dschingis Khan", presentato all’Eurofestival ’79. A voi la scelta tra i brani delle due band. Se volete apriamo un sondaggio per stabilire quale delle due potrebbe diventare la vostra canzone preferita … La Germania ci riserva altre potenziale delizie! Nella top 20 tedesca c’è pure Kevin Keegan con HEAD OVER HEELS IN LOVE. Keegan era il calciatore permanentato idolo delle folla britanniche di fine anni ’70… Gli inglesi tuttavia non osarono farlo salire oltre la 31esima posizione… Fate voi… Da segnalare anche il successo tedesco di GLORIA di Umberto Tozzi. Una volta tanto qualcuno dei nostri che vendeva veramente all’estero c’è…
USCITE CHIAVE Il 9 luglio esce uno dei migliori album di Neil Young, “Rust Never Sleeps”. Due giorni dopo c’è la prima del film omonimo a Los Angeles. L’album è stato registrato dal vivo, ma in studio sono poi state rimosse la traccia relativa al pubblico e sono state effettuate sovraregistrazioni (in novembre invece uscirà un “vero” album live: “Live Rust”). L’album, diviso tra un lato acustico e un lato elettrico, comprende materiale inedito, tra cui uno dei classici per eccellenza dell’Orso dal cuore tenero del Canada, MY MY, HEY HEY (OUT OF THE BLUE) (versione acustica) e MY MY, HEY HEY (INTO THE BLACK) (versione elettrica). Il brano è nato da osservazioni di Young relative all’esplosione del punk, che apprezza in quanto porta un’ondata nuova su un panorama rock che inizia ad “arrugginire” ripetendosi all’infinito (la “rust” del titolo - Young teme di diventare un dinosauro del rock e lo dimostrerà negli anni successivi, con tentativi di rinnovamento non scevri di conseguenze negative dal punto di vista commerciale). Il testo comprende la famosa frase "It's better to burn out than to fade away", originariamente ispirata a John Lydon e al fatto che decise di mollare i Sex Pistols e il personaggio di Johnny Rotten prima di iniziare ad “arrugginire”. La frase è poi stata citata nella lettera scritta da Kurt Cobain prima di suicidarsi, rivelando la profonda influenza del musicista canadese sul movimento rock underground americano degli anni ’80, da cui è direttamente derivato il grunge, di cui Young è stato proclamato il “Padrino”. Piccola nota polemica: non si sente odore di ruggine da un paio di decenni in Italia? Ma lasciamo stare le miserie della nostra musica e torniamo alla Storia del Rock… Il 27 luglio esce invece un caposaldo dell’hard rock: HIGHWAY TO HELL, il sesto album degli australiani AC/DC. Con la scintillante produzione di Mutt Lange, la band ottiene un clamoroso successo mondiale, grazie anche alla leggendaria title-track e al suo riff assassino. Scritto da Bon Scott, Angus e Malcolm Young, il pezzo in realtà si riferiva alla vita della band durante i tour, definita da Angus appunto, “una dannata autostrada verso l’inferno”. Ovviamente la copertina “demoniaca” e il pezzo hanno subito appiccicato ad Angus Young e soci l’etichetta di “band satanica corruttrice di giovani” da parte dei soliti censori. All’epoca erano in buona compagnia: Led Zeppelin, Stones, Beatles, Black Sabbath, Abba… Una nota tragica: questo è l’ultimo album della band con il cantante Bon Scott, che morirà il 19 febbraio 1980. Il 6 luglio arriva nei negozi di dischi anche l’omonimo debutto dei B-52’s, il colorato quintetto di Athens, Georgia, caratterizzato all’epoca da un look molto curioso (le due ragazze presentano acconciature cotonatissime – dal cui nome deriva quello della band) e dai brani surreali che parlano di gamberi rock, pianeti da fantascienza anni ’50 e icone trash femminili. La musica mescola clamorosamente influenze punk con riff surf, chitarre distorte con influenze futuristiche, creando una cosa che all’epoca è paragonabile solo a quello che producono i Devo. È dance-new wave, che influenzerà molta musica successiva...Ecco a voi il "gambero rock" ovvero ROCK LOBSTER! La new wave newyorkese è invece trionfalmente rappresentata da "Fear Of Music", terzo album dei Talking Heads di David Byrne, coadiuvati dal sempre geniale Brian Eno. Le Teste Parlanti, la band più intellettuale e anomala uscita dal CBGB, producono un album più oscuro dei precedenti. Il senso di paranoia e alienazione è già stato investigato nei primi due album derivava dall'analisi della società americana, studiata non senza ironia dagli scienziati musicali come una cavia in laboratorio. Tuttavia stavolta la cavia è David Byrne stesso, e questa autoanalisi in musica a ritmo di funk-quasi-disco distorto dalle sperimentazioni di Eno si rivela cosa oltremodo seria. Insomma, un disco cantato da un uomo sull'orlo di una crisi di nervi che esprime paura per gli animali, cerca una città in cui vivere scartandole tutte, si duole di relazioni morte per incomunicabilità, compone un'ode alla carta e non si consola neppure con la religione, dato che in Paradiso non succede nulla d'interessante. E intanto dipinge scenari di pura alienazione nel pezzo più famoso, LIFE DURING WARTIME (qui lo strepitoso video da "Stop Making Sense"): un torrido funk dance in cui tuttavia si stabilisce che "non si è a un party nè tantomeno in una disco". Sarà accolto malino in Gran Bretagna, diventando invece il massimo successo all'epoca della band in patria (N. 21 della Billboard chart). Ed esce nel giugno 1979 quello che è considerato uno dei più influenti album della fine degli anni ’70: “Unknown Pleasures”, album d’esordio dei Joy Division per l’etichetta indipendente Factory. L’album viene considerato una pietra miliare per vari motivi. Il suono innovativo creato dal produttore Martin Hannett diverrà l’archetipo del suono post-punk e del dark. Sonorità semplici e geometriche, basate sulla sezione ritmica, che combina innovativamente batteria elettronica ed acustica e che affida le melodie al basso. Le canzoni esprimono disperazione, ma nel modo distaccato di chi ha accettato la propria sconfitta. Il cantante e paroliere Ian Curtis diventa il cantore della desolazione della Manchester di fine anni ’70. Epilettico, Curtis esprime il male di vivere come pochi, tanto che un giornalista definirà questo album come quello perfetto da ascoltare prima di suicidarsi… Per voi SHADOWPLAY Spero di aver fatto una rassegna esauriente della grande estate 1979! Ci si risente tra 2 settimane, quando voleremo verso tempi più recenti, per parlare, tra le altre cose, della grande battaglia del Britpop e di una ragazza incazzata con l’ex che venderà quasi 30 milioni di dischi…
Marco Fare clic qui per inserire un commento a questa monografia.  
|
  |