( chart USA + UK + Germania, giugno-luglio-agosto )
L'ESTATE DEL
1975 - Macchine, mandibole e lezioni di ballo Il Mozambico acquista l'indipendenza, la FIAT cessa di produrre la 500, mentre in America il potente e controverso leader sindacale Jimmy Hoffa sparisce nel nulla. E a livello globale impera la crisi economica. Meglio non pensarci per almeno due ore e andare al cinema. E la gente fa le code davanti ai cinema che proiettano la storia di un pesce alquanto famelico. Mentre, su altri schermi, un alieno travestito corrompe una coppietta insegnando a ballare il "Time Warp". E tutti a New York vogliono ballare l'Hustle. Per la serie "ballando che ti passa", la discomusic sta diventando il genere dominante e ad essa si convertono tre fratelli che ne diverranno, volenti o nolenti, i massimi esponenti commerciali. Ma non sta emergendo solo il suono da discoteca. Dal sottobosco emergono anche suoni elettronici che invadono la classifica USA. Arrivano dalla Germania e sono prodotti da quattro uomini-macchina che propongono un viaggio in autostrada. Ma l'elettronica può essere usata anche per creare grandi ballate. Suoni nuovi contro il rock dei "dinosauri" che si ritrova invecchiato: è in corso un vero e proprio cambio generazionale che provocherà la caduta di molte stelle e che anticipa la prossima rivoluzione: il punk. Ma intanto in America trionfa anche il country rock nelle sue varie declinazioni, compresa quella "fuorilegge". E proprio alla scena country e alla sua industria viene dedicato un film monumentale... Ma c'è già una rivoluzione in corso, e sta avvenendo in tutte le discoteche. Pronti a ballare? Van McCoy And The Soul City Symphony - Lezioni di ballo “Do it, Do the Hustle!” Van (Allen) McCoy è stato definito da Alan Jones e Jussi Kantonen nel loro divertente libro “Love Train” come il “Chubby Checker della Disco”. A cosa si deve tale definizione? Beh, semplicemente, Checker negli anni ’60 ha trasformato il twist, poco prima ballo caratteristico del Peppermint Lounge di New York in un fenomeno mondiale. Nel decennio successivo McCoy fa lo stesso con un altro ballo: l’hustle. Tastierista, compositore e produttore, McCoy è stato introdotto alla musica sin dalla tenera età di 4 anni. Dapprima si esibisce col fratello Norman, violinista, con il nome McCoy Brothers. Poi fonda un gruppo doo woop, partecipa all’orchestra di Mitch Miller e, nei sessanta, produce pezzi per le Shirelles, Gladys Knight & The Pips e Peaches And Herb (di cui favorirà il rilancio a fine anni ’70). Poi, nel 1975, l’amico DJ David Tood gli parla di un nuovo ballo che si è diffuso in città partendo dai latini del South Bronx. Insiste per settimane, dicendogli di andare a vederlo all’Adam’s Apple, una discoteca di Manhattan. McCoy tuttavia è impegnato e, visto che Todd tanto insiste, ci manda il socio Charlie Kipps. Kipps si trova di fronte ragazzi che si muovono secondo una coreografia precisa. Kipps è colpito dalla scena che si porta dietro due ballerini ai Metroland Studios, dove McCoy sta lavorando, per mostrarglielo. McCoy osserva il ballo, e lo trova strano e al contempo entusiasmante. Come avrà a dire, erano secoli che non vedeva una danza ballata assieme dalle persone, come i balli del passato. In quel momento sta realizzando un album con 10 tracce strumentali. Ma colpito da quel ballo, pensa che valga la pena aggiungerne un’undicesima… L'undicesima traccia viene registrata in un’ora libera con un gruppo di session men battezzato The Soul City Symphony. Non appena un dirigente della Avco sente il pezzo, che unisce un beat latino con l’R’N’B, vede la parola “successo” scritta a caratteri cubitali su di esso. E così il pezzo viene pubblicato su singolo. THE HUSTLE (qui in versione lunga), accreditato a Van McCoy & The Soul City Symphony, arriva al N. 1 USA il 26 luglio, subito dopo aver raggiunto la terza piazza britannica. Con quel flautino che si insinua su una ritmica piuttosto dinoccolata, si infila nelle orecchie ancora traumatizzate dell'America post-Watergate in piena crisi economico-sociale, quasi come una specie di novocaina musicale. Ma evidentemente la novocaina serve all’intero stressatissimo globo terracqueo di metà anni ’70. E infatti il pezzo si stampa nelle Top 10 praticamente ovunque, vendendo a livello mondiale 8 milioni di copie. Prima di questo brano la discoteca era un passatempo. Dopo diventa una religione. E i nuovi adepti del culto all'ombra delle mirrorball ingrassano le tasche di molti maestri di ballo, subito riciclatisi in maestri di Hustle… Il successo del brano è tale che il famigerato album di McCoy viene prontamente ribattezzato “Disco Baby”, giusto per cavalcare l’onda generata. Purtroppo McCoy non replicherà più un tale successo, dedicandosi a progetti fallimentari come la soundtrack del tragico "Sextette", sexy-musical con protagonista l'85enne Mae West... E, purtroppo, se ne andrà nell’estate 1979, quando l’onda generata dal suo pezzo sarà ancora alta… Ed ora la lezione di ballo...Cos’è esattamente l’Hustle? Beh, è un ballo con una propria coreografia che di fatto irrompe sulla scena mainstream in un momento in cui il ballo invece viene inteso come pura libera espressione del corpo divincolata da ogni schema, come da imperativo dei tardi sixties. L’Hustle di fatto recupera la coreografia dei balli da sala dei tempi passati, di cui è di fatto la derivazione. Si potrebbe dire che riporta l’"ordine" e il "rigore" nella sala da ballo. Basta dimenarsi da soli senza un preciso ordine! Bisogna studiare i passi e, soprattutto, eseguirli in coppia. Un ritorno al passato che addirittura viene salutato come un ritorno agli antichi valori da alcuni tromboni conservatori dell’epoca in America (da noi invece ci sarà gente che, dimenando atterrita campanacci per le strade, urlerà all’arrivo del cosiddetto “riflusso”…). Ovviamente pochi anni dopo, accortisi del granchio preso, gli stessi considereranno la Disco come la causa di tutti mali della società... Ma sto Hustle è quindi una danza “conservatrice”? Beh, prima di spararle grosse sarebbe meglio considerarne le origini… Da dove nasce l’Hustle? Beh, il nome deriva dall’olandese e significa “scuotere”. E nei bassifondi indica un truffatore o una prostituta (negli ultimi anni c’è pure una bella serie TV inglese con questo nome che narra le gesta di un gruppo di truffatori). Insomma, non proprio le origini ideali per una danza conservatrice, no? Nasce tra le gang di latini del Bronx. Consideriamo la situazione: squallore e miseria. Per cui i giovani quando vanno a ballare vogliono “essere splendidi”, vestendosi bene e meravigliare ballando, almeno per quelle poche ore. Praticamente è un’evoluzione di altri balli latini, come la Salsa, di cui è praticamente la versione accelerata e acrobatica. Potremmo dire più “libera” (ma allora è la Salsa ad essere un ballo “conservatore”!?). Nel 1974 già alcuni dischi son perfetti per la nuova danza, come “Can’t Get Enough Of Your Love, Babe” di Barry White e “Love’s Theme” della sua Love Unlimited Orchestra. E guarda caso, McCoy praticamente ne copia l’arrangiamento a base di archi e fiati nel suo singolo. Nel 1975 il ballo si diffonde al “piano nobile”, ovvero a Manhattan, visitate dai latini del Bronx che partecipano a tutte le gare di ballo possibili per fare qualche soldo. E poco dopo McCoy lo esporta in tutto il Mondo. Ma come si balla l’Hustle? La coppia si muove dentro un’area delimitata della pista da ballo. La danza è un autentico casino da imparare, e comprende giri in senso antiorario, tuffi e tutta una serie di posizioni. E per complicare le cose, ve ne sono più varianti. Il New York Hustle ne è la versione più elegante e calma, in quattro tempi. La coppia si fronteggia, mani nelle mani. Lui fa un passo avanti col piede sinistro, e avvicina a sé la donna. Poi fa un passo avanti col piede destro. Poi passo indietro col piede sinistro allontanando la compagna. Al quattro, gamba destra indietro. Lei fa esattamente il contrario. Poi iniziano i movimenti circolari… Col Latin Hustle i tempi diventano 6. È più complicato quindi e pure prevede un saltello… E poi c’è il California Hustle. Si tratta di una danza lineare, detta anche Bus Stop. Cominciando col destro, tre passi indietro. Poi battete il piede sinistro sul destro e battete le mani. Poi partendo col sinistro, tre passi avanti. Poi battete il piede destro contro il sinistro e ribattete le mani. Poi ripetete. Poi passo a lato col sinistro, destro dietro il sinistro, altro passo a lato col sinistro e battete destro su sinistro, battendo le mani. Poi replica, ma muovendovi a lato partendo col destro. E poi ci sono il Tango Hustle, il Continental Hustle, il Rope Hustle, il Bay Area Hustle, lo Street Hustle, l’Hustle lineare col dito puntato… come dite? Che sembra difficile da imparare? Certo! Ma poi sapete la soddisfazione di sfoggiare i passi in discoteca… In ogni caso qui vi beccate pure una lezione su youtube (ve ne sono molte altre)... È un ballo molto cinematografico, come testimoniato da “La Febbre Del Sabato Sera”, dove la gara di ballo vede il memorabile Hustle dei Portoricani. E altri Hustle si possono vedere in “Carlito’s Way”, “Boogie Nights” e “In Cerca di Mr. Goodbar”… Come dite? Che state ancora chiedendovi se è un ballo conservatore? Ma insomma, bisogna spiegarvi tutto!!! Sarà pure codificato e si ballerà in coppia. Però all’interno di alcuni coreografie base da rispettare per poterlo eseguire bene, prevede mille variazioni, compresa quella di gruppo. Come una certa cosa a cui, nelle discoteche in cui si balla l’Hustle, il ballo è strettamente legato. Il sesso. Capito adesso? L’economia va a rotoli e la gente cerca disperatamente di dimenticare i problemi ballando. “The Hustle” arriva al momento giusto e di fatto annuncia al Mondo il definitivo trionfo della Disco, esplosa solo un anno prima con ben 6 N. 1 nel 1974. E proprio l’autore di uno di quei N. 1 trova questa estate il suo primo N. 1 USA...KC & The Sunshine Band - Caraibi funky Ma dobbiamo spostarci in un’altra capitale della nascente Disco, Miami. La città della Florida è effettivamente l’unica seria contendente al trono di New York (la California al momento è ancora indietro). E d’altra parte non poteva che essere il destino di una città che rappresenta il crocevia tra la cultura caraibica e quella a stelle e strisce. Miami è il regno di un produttore indipendente, Henry Stone e della sua TK Records. Stone, dopo un’infanzia passata da orfano, ha fatto parte della prima banda musicale multirazziale dell’esercito. Stabilitosi in Florida, dagli anni ‘50 fonda alcune etichette indipendenti, tra cui la Tone Records, producendo dischi anche per Ray Charles. È un bianco che ama la black music e si circonda di altri bianchi come lui, come i talent scout Steve Alaimo e Brad Shapiro. A fine anni ’60 la Tone mette su anche un suo piccolo studio di registrazione presso la sede dell'etichetta. Harry Wayne Casey lavora in un negozio di dischi e si reca spesso alla Tone per recuperare materiale. Un giorno Casey viene invitato a visitare lo studio e subito scocca la scintilla. E inizia a bazzicare nello studio ogni sera dopo il lavoro, fino a che, come ammetterà, per ottenere le chiavi dello stesso inizierà a fare vari lavoretti gratis, arrivando anche a suonare le tastiere in alcuni sessioni di registrazione. Tempo dopo viene assunto dalla piccola etichetta un altro giovane, Richard Finch. I due, particamente i tuttofare sfigati dell’azienda, legano e iniziano a usare nel dopolavoro lo studio messo a disposizione. L’idea dei due è di mescolare la musica del carnevale delle Bahamas, la cosiddetta “junkanoo” music, con bonghi, cowbell e flauti, con una ritrmica funky R’N’B. La prima composizione è “Blow Your Whistle” (composta su un aereo al ritorno di un concerto di Timmy Thomas) e nel 1973, i due formano una vera e propria band, chiamata KC & The Sunshine Junkaboo Band. Arriviamo così al 1974, anno in cui Casey (ormai ribattezzato KC) e Finch, impiegando una proto-drum machine, scrivono uno dei singoli destinati a definire il Disco Sound: “Rock Your Baby”, affidato alla voce di George McCrea (uno di quei sei N. 1 disco del ’74). Il successo mondiale del pezzo, inciso per la TK, lancia in orbita non solo la piccola etichetta, ma anche i suoi autori, che nel frattempo accorciano il nome del loro gruppo in KC & The Sunshine Band, che piazza nella Top 20 UK ben due singoli. GET DOWN TONIGHT (qui un'esibizione TV tagliata) è il primo hit americano della band ed è pure il primo di quattro N. 1 consecutivi. Combinando sonorità caraibiche e ritmica R’N’B la band mette a punto un suono divertente e trascinante, che in breve diventa la massima espressione del Male per coloro che odiano la Disco. E mentre KC implora la bella di scendere per ballare in America, nelle Isole Britanniche, dove il pezzo si ferma un po' stranamente al N. 21, si fa strada verso il N. 4 il prossimo N. 1 americano. È un pezzo che fa “That’s The Way Aha Aha I Like It….” Il successo di Casey e Finch di fatto lancia definitivamente nella stratosfera anche la TK, che a breve sfornerà altri hit con Jimmy “Bo Horne”, T-Connection e molti altri. Poi il crollo della Disco porterà con se anche la TK che fallirà nel 1981…In classifica questa estate c'è anche l'interprete di "Rock Your Baby", ovvero George McCrea, che in agosto piazza al N. 4 UK IT'S BEEN SO LONG, l'ultimo dei suoi tre Top 10 britannici e, a dire il vero, pezzo poco disco ma molto pop-soul in stile Motown. Praticamente KC e la sua band diventano il gruppo più famoso dell'Universo Disco fino all’avvento de “La Febbre Del Sabato Sera”, quando il loro scettro passa a tre fratelli che proprio questa estate decidono di accelerare il ritmo e mettere da parte i testi che parlano di sfighe... The Bee Gees - Inversione a DiscoAnno di (dis)grazia 1974. I fratelli Gibb si trovano a un punto morto dell’ormai decennale carriera. Gli ultimi hit son stati discreti successi in Asia ed Europa (specie in Italia), mentre la fama del gruppo, ormai stabilizzatosi come trio, nei mercati anglofoni sembra decisamente in declino. Il loro sound, basato su ballate costruite con elaborate armonie vocali, melodie accattivanti e testi spesso al limite del menagramo sta mostrando la corda. E l’ultimo album è stato un sonorissimo fiasco. Si trovano a suonare in Inghilterra in club dove il pubblico è più interessato a sbronzarsi che ad ascoltarli. Diciamo che la china discendente è stata intrapresa e che la discesa sembra bella ripida e rapida. Urge un drastico cambiamento. D’altra parte come dirà pseudo-cripticamente Barry: “quando scrivi testi centrati su di te, finisci nell’introspezione ed è la fine”. Di fronte a cotanta allegria, il loro manager, Robert Stigwood, decide di presentare una fatina ai tre cenerentoli in disgrazia. La fatina a dire il vero ha le sembianze poco “fatate” del produttore turco-americano Arif Mardin. E Mardin provvede a trasformare la zucca discografica in una carrozza da alta classifica. Ovvero a modificare le composizioni del trio in disarmo da lagne in qualcosa di più ritmato, suggerendo ai Gibb di sperimentare con quel nuovo suono che va in discoteca. A dire vero il primo esperimento, “Mr. Natural”, non è esattamente un successo, ma serve come banco di prova e ridà un po' di fiducia ai tre. Mardin porta i fratelli a Miami e li induce ad analizzare cosa sta funzionando nella classifica americana. E il cambiamento di rotta definitivo dei fratelli, toccati dalla bacchetta magica del produttore, avviene definitivamente con l’album “Main Course”. Mardin introduce nel sound della band strumenti elettronici come sintetizzatori e il basso elettronico. E non contento, compie l’atto definitivo: suggerisce ai fratelli di cantare in falsetto. Ebbene si, nel 1975 nasce ufficialmente il famigerato falsetto dei Bee Gees. JIVE TALKIN’, il pezzo principale dell’album, destinato ad essere il primo singolo, in cui il falsetto appare ancora molto timidamente, ma si basa su l’abbinamento di basso al sint con basso a corde. La ritmica del pezzo arriva da Miami. Ma non è il nascente Miami Sound di KC a ispirare i Gibb. No, è il rumore prodotto dalla loro macchina quando attraversa dei binari sul Sunny Isles Bridge sulla Biscayne Bay. È la moglie di Barry, Linda, a farglielo notare, dicendo che il suono è lo stesso tutte le volte e battezzandolo il loro “drive talking”. E questo è il titolo provvisorio del pezzo. Tuttavia è Mardin ancora a suggerire il cambiamento nel titolo definitivo, per attirare maggiormente l’attenzione dei teenagers (in slang giovanile anni ’70 il titolo significa “mentire”). E così Barry deve riscrivere un po’ il pezzo, dato che in principio ignora il reale significato del titolo… Dato che all’epoca i Bee Gees vengono dati per finiti e difficilmente troverebbero radio disposte a programmarli, il disco viene distribuito tra le radio ripetendo il trucchetto usato 8 anni prima per “New York Mining Disaster 1941”, ovvero senza alcun nome sull’etichetta, bianca. E gli ignari DJ trovano il pezzo perfetto e iniziano a programmarlo. Quando si scopre di chi sono le voci il gioco è ormai riuscito: il pezzo sta diventando un hit. E così i Bee Gees ritornano alla grande con una nuova veste al N. 1 USA il 9 agosto, sfrattando gli Eagles e rimanendo in vetta due settimane. In UK il pezzo si piazza trionfalmente nella Top 5. E l’album “Main Course”, diventa il primo Top 20 USA della band dai tempi ormai preistorici di “Odessa” (1969!). L’anno dopo i tre produrranno un altro N. 1, “You Should Be Dancing” e due anni dopo, beh, diventeranno IL gruppo dell’era disco. Tra l’altro nella colonna sonora di “Saturday Night Fever” compariranno sia “Jive Talkin’” sia “You Should Be Dancing”. Nel 1987 "Jive Talkin'" verrà rifatta pari pari e portata al N. 7 UK dai Boogie Box High (il video completo parte a 2:10), formazione fantasma guidata da Andros Georgiou, cugino di George Michael, che coinvolgerà l'ex Haircut 100 Nick Heyward e George stesso, sebbene non accreditato a causa di problemi con la casa discografica.Tutti gli altri nomi della Disco Un altro nome associato alla Disco che sta ottenendo un notevole successo nella chart albionica questa estate è Hamilton Bohannon. L'ex batterista di Stevie Wonder dapprima piazza a giugno il N. 6 DISCO STOMP, seguito immediatamente (dopo appena sei settimane) da FOOT STOMPIN' MUSIC, che però si piazza solo al N. 23. Diciamo che ha battuto il ferro finchè è caldo. Poi si raffredderà presto e non lo rivedremo più nelle zone alte delle classifiche. Disco funk strumentale con DYNOMITE (part 1), Top 10 USA per il produttore Tony Camillo e i suoi Bazuka. Camillo ha già lavorato con gente come Gladys Knight. Il pezzo è la sigla di uno show TV con protagonista Jim Stafford, cantante country pop della cui "Spiders & Snakes" s'è già parlato nella Primavera 1974.
E parlando di gruppi famigliari, dall'America arrivano anche le Sister Sledge, che, in circolazione dal 1971, debuttano nella Top 20 britannica con MAMA NEVER TOLD ME. Non si sa bene cosa mamma non abbia detto alle timorate fanciulle, ma tra qualche annetto incontreranno i due maghi Rodgers e Edwards che le renderanno molto "chiccose" e regaleranno loro hit memorabili...
In
Gran Bretagna invece la nascente moda è diventata un'autentica miniera
d'oro per alcuni produttori. Tra questi l'anglo-indiano Biddu Appaiah,
arrivato dall'India a 23 anni in Gran Bretagna in cerca di successo e
magari incontrare i Beatles. Il ragazzo si maniente lavorando come
cuoco all'ambasciata americana e con i soldi risparmiati affitta uno
studio. E dopo pochi anni arriva il botto in maniera del tutto
inattesa: un pezzettino da lui prodotto per Carl Douglas diventa
uno dei massimi successi del 1974. Si tratta di "Kung Fu
Fighting". E ora, con la Biddu
Orchestra
(in realtà un gruppo di musicisti di studio) arriva nella Top 20
britannica con la versione disco di SUMMER OF
'42
(video non esattamente a tema...), brano portante della colonna sonora
del film del '71 da noi chiamato "Quell'Estate del '42". E tra breve
Biddu
lancerà una vera disco star made in Britain: Tina Charles. Ecco così EL BIMBO dei Bimbo Jet, che se non altro ha il pregio di essere strumentale... Nonostante il titolo del pezzo, si tratta di un duo francese, formato da Claude Morgan e Laurent Rossi, che vampirizza senza ritegno la melodia di "Tanha Shudham Tanha", pezzo datato 1971 del grande musicista afgano Ahmad Zahir. Zahir è una vera e propria icona musicale del paese e nel 1978 si opporrà all’instaurarsi della dittatura. Morirà nel 1979 a soli 33 anni ucciso dal regime di Taraki. I due francesi spopolano in tutta Europa (arrivano pure nella nostra Top 10) e piazzandosi al N. 12 UK. Di “El Bimbo” esiste anche una cover di Paul Mariat. George Baker Selection - Vola colomba... E passiamo così a PALOMA BLANCA (o “Una Paloma Blanca”) della George Baker Selection, il singolo che domina l’estate tedesca. Il 13 giugno scalza gli Sweet di “Fox On the Run” e mollerà l’osso solo dopo 13 settimane, il 12 settembre, cedendo a “S.O.S.” degli Abba. E l’album omonimo passa in vetta 9 settimane… Ma cos’è “Paloma Blanca”? Beh, è un pezzo con un titolo in spagnolo fatto da una band olandese con un nome inglese. Praticamente un fulgido esempio di Europop non ancora Disco. La colomba svolazza lasciando ricordini su tutte le classifiche europee, arrivando anche a un discreto piazzamento nel 1976 nella chart USA (N. 30). Johannes Bouwens, alias George Baker, scrive il pezzo ispirandosi – sembra - alla caduta della dittatura in Portogallo. Vabbè, la intitola in spagnolo e non in portoghese… Comunque, mentre il Portogallo ha da poco conquistato la libertà con la Rivoluzione dei Garofani, la Spagna è invece attualmente ancora una dittatura, ufficialmente fino al 20 novembre, data della morte di Franco. In ogni caso il motivo è un inno alla libertà e alla pace. In UK la chart è invasa sia dalla colomba originaria sia da una colomba locale, ovvero la cover identica di Jonathan King, che in qualche misterioso modo si porta pure a casa un Premio Ivor Novello… Mah Da notare che George Baker non è tuttavia uno arrivato lì per caso. Anzi, la George Baker Selection è in circolazione dal 1967 e già nel 1969 ottiene un grande hit mondiale con un gran pezzo che arriva al N. 21 USA: “Little Green Bag”, poi impiegata da Tarantino nel suo “Le Iene”. La band si scioglierà per “eccesso di pressione” nel 1978… Ma torniamo alla musica black. Alle origini della Disco c'è sicuramente il Philly Sound. Molti dei protagonisti di quella scena stanno segnando il passo negli USA, incapaci di evolversi in star della disco (fanno eccezione alcuni come gli O'Jays). Tuttavia alcuni protagonisti della scena stanno consocendo un grande successo nella Vecchia Europa e, in particolare, nelle Isole di Sua Maestà Elisabetta...The Stylistics - Non posso che darti un N. 1 Gli Stylistics nel 1974 si son separati dal pigmalione Thom Bell. Negli USA la mossa si rivela suicida, dato che la band non ne azzecca più una. Ma oltremanica è tutta un’altra musica. Infatti la band, passata alla H&L Records, inizia a infilare hit su hit in UK e ed Europa. Durante l'estate il gruppo vocale domina per 5 settimane tra maggio e giugno e per altre due in agosto la classifica degli album britannici con il loro "Best Of", piazzando al contempo due hit nella classifica dei singoli. SING BABY SING arriva al N. 3 tra maggio e giugno. Ma il botto vero arriva con CAN'T GIVE YOU ANYTHING (But My Love), N. 1 per tre settimane a partire dal 16 agosto. Un intro destinato a diventare famoso e un (parziale) abbandono della formula ballata, usata fino ad allora, assicurano il successo. Potremmo definirlo un parziale flirt con la disco orchestrale? I Signori dello Stile imperverseranno con i loro falsetti per un’altra buona annata. Al N. 5 USA arriva invece l’unico grande hit per Major Harris, LOVE WON’T LET ME WAIT, tipica ballata da struscio. Il cantante soul è stato membro della "versione 1.0" degli Stylistics, ovvero i Delfonics per 4 anni, fino al 1974, anno in cui lascia la band, ormai in netto declino, per intraprendere la carriera solista. Poi, quando anche la carriera solista, dopo il botto, produrrà solo piccoli petardi, farà come Lassie, ovvero tornerà a casa, rientrando nei Delfonics… Tra le band vocali che hanno segnato i primi anni ’70 ci son anche i Chi-Lites di Chicago. Come gli Stylistics, anche la band guidata dal cantante Eugene Record ha ormai perso il successo negli USA, ma sta ancora andando forte in UK, dove piazza al N. 5 un singolo con due enormi successi originari del periodo 1971-72, le due grandi ballate HAVE YOU SEEN HER e OH GIRL. Passando al Soul DOC, anche la grande Gladys Knight con i suoi Pips sta passando un bel momento nella classifica britannica. Il medley THE WAY WE WERE/TRY TO REMEMBER combina il classico del 1974 della Streisand (all'epoca curiosamente un flop in UK) e un pezzo del musical "The Fantasticks", il cui testo è stato scritto da Tom Jones e che è stato già un grande successo nel 1967 per Nana Mouskouri. E il singolo è un successo, arrivando al N. 4 UK a inizio giugno. Se The Emperess Of Soul sta ottenendo da anni grande successo con notevole continuità oltreoceano (dove il medley arriva al N. 11), ha sempre fatto un po' di fatica oltremanica. Con questo brano tuttavia le cose cambiano e da inizio a un bel periodo di circa 2 anni che le porterà ben 4 Top 10 UK. E infatti Gladys e i Pips replicano subito in estate con il N. 7 BEST THING THAT EVER HAPPENED TO ME, già N. 3 USA nella primavera del 1974. Se in UK funzionano gruppi come gli Stylistics, snobbati nei natii USA, al contrario in America vanno alla grande alcuni dischi che i britannici proprio non vogliono ascoltare...Pop, Country e altro: i bloccati dall'Atlantico (e dalla Manica)... Captain & Tenille - Legati "ufficialmente" dall'amore LOVE WILL KEEP US TOGETHER è un perfetto esempio di innocuo pop radiofonico made in USA anni '70. Scritto da Neil Sedaka e Howard Greenfield, è l'ultimo pezzo scritto assieme dai due e risale al 1973. Sedaka la incide e quella versione arriva alle orecchie di Cathryn Antoinette "Toni" Tennille, che subito se ne innamora. E propone al Capitano, ovvero Daryl Dragon, suo compagno artistico e di vita, di inciderla. A dire il vero come primo singolo del duo Dragon, ex tastierista dei Beach Boys, vorrebbe pubblicare "I Write The Songs", scritta da Bruce Johnston dei Beach Boys e dedicata al principale autore dei pezzi dei Ragazzi della Spiaggia, il grande Brian Wilson. Alla fine la spunta la (futura) mogliettina (avevate qualche dubbio a riguardo?) e così il brano diventa il loro primo singolo. Da notare che in coda al pezzo si canta "Sedaka's back", in onore dell'autore. I due si son conosciuti nel 1971, quando Toni sta partecipando a un musical ambientalista chiamato "Mother Earth" e Daryl viene chiamato a sostituire il tastierista dello spettacolo. Poi è Toni a seguire Daryl nel successivo tour dei Beach Boys e alla fine la coppia viene messa sotto contratto dalla A&M. Il debutto avviene nel migliore dei modi, con "Love Will Keep Us Together" che diventa il singolo dell'anno oltreoceano, arrivando al N. 1 il 21 giugno e rimanendovi 4 settimane. E in contemporanea il duo piazza nella Hot 100 anche la versione in spagnolo del pezzo, "Por Amor Viviremos". Per l'unica volta (sembra) un artista riesce a piazzare in contemporanea nella Hot 100 due versioni in lingua diversa di un pezzo. Il pezzo si porta pure a casa un Grammy e inaugura una buona serie di hit. E, passato alla Casablanca, il duo poi otterrà un secondo N. 1 americano dopo 5 anni: "Do That To Me One More Time". E nel frattempo Toni canterà anche in "The Wall" dei Pink Floyd... Oltremanica l'accoglienza è decisamente più fredda, e il singolo si spiaggia clamorosamente al N... 32! Il successo americano del duo è tale da garantire a Capitano e Tenente un proprio show TV. Non male per un duo etichettato come una copia dei Carpenters... E se il duo Tenille e Dragon non riesce a passare l'Oceano sbarcando in Albione, proprio i signori dell'easy listening anni '70, i Carpenters, dominano per settimane invece la album chart UK con l'album "Horizon", uscito il 6 giugno. Curiosamente, nonostante il successo mondiale, l'album non entra nella Top 10 USA, fermandosi al N. 13, nonostante la presenza di grandi hit (la cover di PLEASE MR. POSTMAN, la magnifica ONLY YESTERDAY, SOLITAIRE) e il plauso della critica (è di fatto un lavoro molto complesso dal punto di vista delle tecniche usate). Intanto, I WRITE THE SONGS, la canzone che sarebbe piaciuto incidere a Daryl Dragon, viene registrata dall'ex star per teenagers David Cassidy. La sua versione raggiunge l'11esima piazza britannica. E verso la fine dell'anno entrerà nel repertorio di Barry Manilow, che otterrà con la sua cover il secondo N. 1 americano della carriera... Ah, riguardo al singolo di Cassidy, il titolo del lato B crea un autentico casino in Gran Bretagna: si tratta infatti di GET IT UP FOR LOVE, ovvero "mettilo su per amore"... A cosa si riferisce?? Da notare che entrambi i pezzi del singolo son inseriti nel concept album semiautobiografico "The Higher They Climb, The Harder They Fall", che parla proprio di un ex teen idol che dopo essere arrivato ai vertici della fama, va incontro all'inevitabile caduta. Tuttavia la caduta di David è rinviata, dato che l'album funziona bene a livello internazionale e gli fa pure guadagnare il titolo di cantante maschile dell'anno in Germania... Da notare che un successivo hit di Captain & Tenille sarà una cover di "Muskrat Love", pezzo già inciso da un'altra band americana che il 21 giugno viene sbattuta giù dal N. 1 USA proprio dal duo... America - L'amore tribolato per la meraviglia bionda "Well I keep on thinking 'bout you, Sister Golden Hair surprise and I just can't live without you, can't you see it in my eyes ..." Si tratta de trio formato da Gerry Beckley, Dewey Bunnell e Dan Peek, che, sempre prodotto dal grande George Martin (per chi non lo sapesse, il produttore dei Beatles), ottiene il 14 giugno il secondo e ultimo N. 1 americano della carriera con SISTER GOLDEN HAIR (qui in versione live). Il pezzo scritto da Beckley parla di un personaggio di fantasia. A dire il vero le interpretazioni sul testo son molteplici. La più semplice (e probabile) è che il pezzo tratta di un ragazzo innamorato di una ragazza dai capelli oro (una "meraviglia") che tuttavia lo considera più un amico che altro e che in qualche modo lui ha deluso. E lui sta in mezzo tra la paura di impegnarsi seriamente con lei e il terrore di non essere corrisposto... Il pezzo musicalmente presenta nel riff di chitarra un chiaro omaggio a "My Sweet Lord" di George Harrison. È il primo dei tre singoli estratti dal quinto album dei tre, "Hearts", registrato ai Record Plant Studios di Sasualito, in California. Anche questo N. 1 USA viene tuttavia ignorato oltremanica, dove l'unico successo degli America resta "A Horse With No Name", il loro debutto. Gli America sono tra i capofila di quel rock che miscela elementi country e folk. Ed è proprio il country folk uno dei generi che stanno dominando la classifica USA del periodo. E come ogni genere, al suo interno presenta correnti diversissime rappresentate da grandi nomi uniti tuttavia dal successo (seppur solo americano). Michael Murphey - Il cavallo fantasma del cowboy fuorilegge WILDFIRE (qui in versione live) arriva al N. 3 USA il 21 giugno. Il texano Michael Martin Murphey è un musicista country pop che è diventato praticamente “il poeta dei cowboy”, nutrendo sin da piccolo un particolare amore per le canzoni e le storie dedicate ai cowboy. Laureatosi in storia e letteratura medioevali, nel 1964 forma con Michael Nesmith (futuro membro dei Monkees) una band e proprio per le Scimmie Murphey scrive un pezzo che finsice nell’album "Pisces, Aquarius, Capricorn, & Jones Ltd.", che vendendo 5 milioni di copie, gli assicura parecchi soldi e un contratto come autore. Scrive così pezzi per gente come Kenny Rogers (che con i First Edition registra un intero album di sue composizioni, un concept dedicato a una città fantasma) e Bobbie Gentry. Diventa quindi uno degli esponenti di punta della corrente nota come Outlaw Country, che include artisti country che non si riconoscono nel suono e nei temi promossi dal country "ufficiale" di Nashville. E pertanto si dichiarano “fuorilegge”, in quanto estranei alle regole imposte dai produttori di Nashville. Tali regole vorrebbero cantanti “per bene” cantare pezzi “romantici e senza spigoli”. E allora i fuorilegge si vestono come hippy, e adottano testi decisamente più duri, affrontando temi delicati come l’alcolismo, la droga e la vita dei lavoratori e “sporcando” il suono con influenze rock e folk. Murphey diventa il primo rappresentante della scena fuorilegge texana ad ottenere un contratto discografico e, a quanto si dice, è, con il suo look, l’ipiratore di molti altri, come il treccioluto Willie Nelson (che negli anni '80 conoscerà un momento di grandissima popolarità). Dopo un primo album solista, “Geronimo’s Cadillac”, che prende il nome dal pezzo principale, dedicato alla causa indiana (suo primo hit, N. 37 USA nel 1972), passa alla Epic (ah, giusto per evitare che qualche anima ingenua si ponga la questione: non ha nulla a che fare con la monnezza omonima propinata dai Modern Talking anni dopo...). E dopo un secondo lavoro del 1973, nel 1975 coglie l’asso, con “Blue Sky, Night Thunder”, da cui viene estratto il suo primo grande hit, “Wildfire” appunto. Il pezzo parla del fantasma di una donna a cavallo e trae origine dalle storie di cavalli fantasma ascoltate durante l’infanzia dal nonno. Sembra che il cavallo fantasma gli sia apparso in sogno e il giorno abbai deciso di scriverci su una canzone. Il pezzo è un bel country folk dagli influssi jazz, a cui partecipano anche membri della storica Nitty Gritty Dirt Band. L'introduzione invece deriva da un brano del compositore russo Alexander Scriabin, suonato al piano dal jazzista Jac Murphy. Non male per un "vaccaro fuorilegge", eh? In autunno Murphey piazzerà
nella Top 40 USA un altro
singolo dell’album, “Caroline
In The Pines”, in cui figura un assolo di
banjo. Da notare che nel 1976, il suo Top 40 USA “Renegade”, inserito nell’album “Swans Against The Sun”, vedrà ai cori un altro country man, anzi, un country boy, che nel 1975 proprio ringrazia Dio per essere un ragazzo di campagna. E considerati tutti i dischi che vende, non ha tutti i torti… John Denver – Seconda chance per il ringraziamento Eccolo qua, il Re della ballata country zuccherosa, all’anagrafe Henry John Deutschendorf Jr.. Scritta dal suo chitarrista, John Martin Sommers, THANK GOD I’M A COUNTRY BOY in origine era presente nell’album del 1974 “Back Home Again”, ma è stata praticamente messa in ombra dal clamoroso successo di “Annie’s Song” (che per inciso è stato anche l’unico grande hit di Denver in UK). Tuttavia nell’estate 1974 il buon John tiene un concerto all’Universal Amphiteather in California che viene registrato per uno speciale televisivo, “A Night With John Denver” e per farne un disco dal vivo. E con il disco live, uscito in febbraio, arriva la seconda occasione per “Thank God I’m A Country Boy”, che viene scelta come singolo. Entra nella Hot 100 il 22 marzo e undici settimane dopo diventa il terzo N. 1 USA del cantante pop country, che scalza Freddie Fender. Nel frattempo lo special televisivo si porta a casa un Emmy. E a settembre arriverà un altro N. 1. Praticamente Denver al momento non sbaglia un colpo e a fine anno verrà eletto “Entertainer Of the Year” dalla Country Music Association, mentre come successo di classifica negli USA, sarà secondo solo ad Elton John... E anche la futura Sandy di “Grease”, ovvero Olivia Newton-John si da al country. A dire il vero lo fa da un po' di tempo, tanto che nel 1973 ha piazzato nella Top 15 UK una sua cover di "Take Me Home, Country Roads" di John Denver. Curiosamente la versione originale di Denver è stata invece snobbata dai britannici. E ora i sudditi di Sua Maestà snobbano pure la povera Olivia. Ma non penso che la ragazza si disperi: piazza al N. 3 USA in agosto PLEASE MR. PLEASE, che segue il N. 1 marzolino “Have You Ever Been Mellow”. Evidentemente i britannici non ne vogliono proprio sapere di pezzi americani di marca country... Tornando all'Outlaw Country, non ci son solo maschi ma anche fanciulle dedite al "country fuorilegge"... Jessi Colter - Non sono Lisa, sono Jessi, anche se mi chiamo Miriam Parlo
di Jessi Colter
(vero
nome Miriam Johnson), che piazza il 21 giugno al N. 4 USA I'M NOT
LISA. La ragazza di Phoenix, di famiglia ultrareligiosa,
scappata di casa per
sposare il famoso chitarrista Duane Eddy (quello di "Peter Gunn" per
intenderci) nel 1962, diventata in seguito autrice di canzoni, dal 1968
è la moglie del countryman "outlaw" Waylon
Jennings.
Ed è
proprio Jennings che la invita a cantare in un duetto che le fa
guadagnare un contratto con la RCA. Tuttavia il suo primo album, del
1970, è un fiasco, nonostante il nome strombazzi "A Country Star Is
Born". Evidentemente lei e il marito erano gli unici a pensarlo... E restando in ambito country girls, seppur decisamente più virate verso il pop e il rock, il 1975 è anche l’anno di Linda Maria Ronstadt, trionfalmente avviata verso il titolo di cantante rock di maggior successo del decennio in America (mentre in UK è al momento totalmente ignorata). Il 21 giugno la ragazza arriva al N. 2 USA con il secondo hit tratto dal suo fortunatissimo album “Heart Like A Wheel”. Dopo la cover di “You’re No Good”, N. 1 USA a febbraio, eccola alle prese con una seconda cover, la sua versione country pop di When Will I Be Loved, in origine un pezzo degli Everly Brothers. Il successo con le cover porta Linda alle stelle e la nostra evidentemente ci prende gusto dato che a settembre farà uscire un intero album di cover, “Prisoner In Disguise”. Cosa che la porterà a un altro successo di platino ma che attirerà anche non poche critiche, dato che molti diranno che è capace di ottenere hit solo con pezzi già famosi... Il country si sta contaminando con altri generi sempre più. E all'industria che fa capo a Nashville è dedicato un clamoroso film da un grande regista come Robert Altman. Maestro insuperabile nel dirigere cori di attori, crea un affresco collettivo della città del country, "Nashville" appunto, in cui il ritratto satirico del business dell'industria musicale (con tanto di personaggi ispirati a reali star del country) viene combinato con gli intrighi della politica durante un festival musicale, ritraendo al meglio l'America (e l'Occidente) sull'orlo di una crisi di nervi degli anni '70.Grande anche la colonna sonora, il cui pezzo chiave diventa "It Don't Worry Me", ovvero "La cosa non mi preoccupa", cantata alla fine del film dopo un omicidio in pubblico, perchè "lo show deve continuare", regalando all'aspirante stellina Albuquerque (interpretata da Barbara Harris) il suo surreale momento di gloria... Il pezzo è scritto da Keith Carradine e viene intepretato anche dall'autore. Carradine tuttavia è autore ed esecutore di un altro pezzo memorabile, che descrive il personaggio da lui interpretato (ispirato a Kris Kristofferson) e che si porterà a casa un Oscar. Sto parlando di "I'm Easy". Ma di questo pezzo se ne riparlerà quando entrerà nella Top 20 USA, tra un anno esatto... Ah, ovviamente l'industria del country "ufficiale" della città del Tennessee attacca il film, dicendo che rappresenta solo falsità con umorismo di bassa lega. Eh, la lingua batte dove il dente duole... In compenso i musicisti country "outlaw" applaudono il film e molti loro eredi nel 2002 realizzeranno un album tributo alla storica colonna sonora. Una nota tuttavia. I britannici sembrano snobbare solo i pezzi country provenienti dalla Top 10 USA. In compenso hanno appena resuscitato la carriera di Tammy Wynette e hanno pure i loro prodotti country. Ascoltare per credere Billie Jo Spears, arrivata al N. 6 UK con BLANKET ON THE GROUND... Il country, sia pur folk, pop o rock, sembra conoscere un momento di grande successo. Ma la band N. 1 del momento negli USA invece abbandona il genere per passare a un rock decisamente più elettrico e influenzato dall'R'N'B. In ogni caso, nonostante lo straordinario successo americano, proprio non sfonda in UK... Eagles - Alla ricerca dell'angelica figlia del diavolo Allora, le Aquile volano alto, ma hanno buttato banjo e steel guitar per delle decisamente più aggressive chitarre elettriche. E hanno sostituito alle radici country rock un suono decisamente più orientato verso l’R’N’B. Il passaggio che potrebbe sembrare azzardato in realtà avviene molto facilmente, dato che Glenn Frey è un grande appassionato del genere e, come dirà il produttore Bill Szymczyk, Don Henley è un batterista con un ottimo senso del ritmo. ONE OF THESE NIGHTS è il primo estratto dall’omonimo nuovo album, il loro quarto, e diventa il secondo N. 1 americano della band. Il pezzo racconta di uno alla ricerca di una donna (descritta come una via di mezzo tra un diavolo e un angelo) per sesso ed è stato ispirato a Glenn Frey proprio dalla musica R'N'B che sta ascoltando all'epoca. Il suono della band è completamente cambiato, anche a seguito dell'aggiunta di un nuovo chitarrista. Si tratta di Don Felder, arrivato dopo una "crisi di mezza età" della band, come la definirà Frey, verificatasi nel 1974, ed è l'artefice della linea di basso del pezzo e da alla band un suono decisamente più elettrico. L'abbinamento tra le armonie vocali di Randy Meisner e Don Henley e un suono più aggressivo a quanto pare è molto apprezzato dal pubblico americano, che porta le Aquile al N. 1 dei singoli per la seconda volta il 2 agosto, dopo "Best Of My Love" dell'anno precedente. Il singolo è anche il primo dei tre Top 5 estratti dall'album che, manco a dirlo, si stampa al N. 1 degli album il 26 luglio, rimanendovi per 5 settimane e restando in classifica oltre un anno. L'album riflette, come
il successivo "Hotel California", lo stato d'animo della band che nella
"terra promessa" di Hollywood, si rende conto che dietro l'edonismo
narcisista resta ben poco. E ritrae la vita nella Città degli Angeli
adottando un pessimismo che lascia poco spazio (e peggiorerà nell'album
successivo). L'intero album è influenzato dalla
musica black. A dire il vero di "nero" c'è pure qualcos'altro, come
evidenziato dalla copertina... La band poi intraprende un Tour Internazionale (il loro primo), durante il quale la crisi di mezz'età evidentemente riesplode. Come dirà il loro manager Irving Azoff, gli Eagles son stati sul rischio di sciogliersi già a un minuto dalla loro formazione, e contineranno così per anni, con separazioni che sembrano definitive, ricongiungimenti avvenuti in seguito alla glaciazione dell’inferno e ce li ritroveremo al N. 1 tra 32 anni… Sta di fatto che la band a fine anno andrà incontro a un cambiamento di formazione decisamente di peso, con l’abbandono di Bernie Leedon, fiero sostenitore del sound country. Lo sostituirà Joe Walsh. E parlando di rock band sospese tra il country rock e l'R'N'B la cui formazione cambia con le stagioni, vanno citati anche i Doobie Brothers, che arrivati alla quinta formazione in cinque anni (ma non temete, la cambieranno ulteriormente prima della fine dell'anno), sono reduci dal primo N. 1 americano, "Black Water", arrivato in primavera, e dall'album multiplatino "What Were Once Vices Are Now Habits". E ora il sestetto formato da Tom Johnston, Patrick Simmons, Jeff "Skunk" Baxter, Keith Knudsen e John Hartman, arriva al N. 4 degli album USA con "Stampede", l'ultimo album realizzato con Johnston (prima della reunion di fine anni '80), che sarà costretto ad abbandonare il gruppo per problemi di salute. La band ottiene anche un buon hit single con TAKE ME IN YOUR ARMS (Rock Me), che in giugno arriva al N. 11 USA. Si tratta di una cover di un pezzo Motown firmato dal trio dei miracoli Holland-Dozier-Holland, inciso nel '65 da Kim Weston e poi dai Blood, Sweath & Tears. E parlando di cover di un pezzo scritto da Holland-Dozier-Holland, un grande ne piazza un'altra nella Top 5 USA a fine agosto. Si tratta di James Taylor, che rifà HOW SWEET IT IS (To Be Loved By You), in origine successo da Top 10 pennellato nel 1964 dal trio per Marvin Gaye. Il successo del singolo aiuta anche l'album "Gorilla", che rilancia l'artista dopo il passo falso del precedente lavoro. Non è l'unica cover del pezzo che è entrata nelle classifiche, ma è la versione che è arrivata più in alto (Gaye si fermò al N. 6). Un'altra grande band americana che al momento raccoglie solo sporadici allori in Europa sono i Chicago, che invece piazzano al N. 5 USA a inizio giugno OLD DAYS, scritta da James Pankov in fase di ritorno nostalgico ai ricordi dell'infanzia. Il brano, altro perfetto esempio del Chicago sound degli anni '70, miscela di rock e jazz, è il secondo estratto dall'album "Chicago VIII". E tra un anno la band conoscerà un enorme successo mondiale grazie a un pezzo atipico del loro repertorio, che poi diventerà il prototipo per il Chicago sound degli anni '80... Che l'Oceano Atlantico sia difficile da attraversare è notorio. Ma per molti musicisti europei anche la Manica può rivelarsi una barriera insuperabile. E averla superata una volta non significa che poi si sia in grado di ripetere l'impresa. Questo è il caso di quattro svedesi, a cui i britannici sembrano proprio non voler dare ascolto dopo un iniziale breve innamoramento. Tanto che alcuni li considerano già finiti, nonostante il buon successo mitteleuropeo. Non sanno quanto si stanno sbagliando....Abba - Loro vorrebbero, ma i britannici... Allora, hanno messo a segno un hit planetario con "Waterloo". Ma ormai è passato un annetto, durante il quale son arrivati i flop britannici della ristampa di "Ring Ring" e della glam-pop "So Long", che a dire il vero non ha fatto faville neppure in Europa. Ma il problema dei quattro son proprio quelle dannate isole a Nord Ovest del Continente. Proprio non ne vogliono più sapere di loro. A nulla valgono gli sforzi, come quello di presentare "So Long" a Top Of The Pops (cosa straordinaria dato che non era in classifica). In UK il gruppo proprio non decolla. Ora i quattro ci riprovano con I DO I DO I DO I DO I DO. Un pezzo ispirato al suono della Schlager Music nordica anni '50 (ovvero a facili ballate melodiche). Il singolo va bene in parecchi paesi dell'Europa continentale e funziona anche in Australia, dove di fatto innesca l'Abbamania diventando il primo N. 1 dei quattro (e, nel 1976, arriverà pure nella Top 15 USA). Ma è un altro sonoro fiasco britannico (non va oltre la N. 38). Insomma, i quattro sembrano già etichettati dai britannici con l'infamante nomea di "one hit wonder". E allora Benny e Bjorn che fanno? Beh, semplice, fanno cantare ad Agnetha e Frida un "S.O.S."... Mai salvataggio sarà più spettacolare... ma ne riparleremo nell'autunno '75! E quei quattro saranno ancora al N. 1 britannico 33 anni dopo... E rimanendo tra i grandissimi dei '70, ci son poi superstar britanniche che, pur ottenendo successo anche in patria, al momento sembrano ottenere maggiori allori oltreoceano... Wings – Ascolta quel che dice Paul Neil Sedaka, autore di “Love Will Keep Us Together”, quando la sua composizione viene detronizzata da LISTEN TO WHAT THE MAN SAID (qui in versione live), ha parole di stima nei confronti del nuovo N. 1. Dice infatti che un grande hit deve avere un buon "hook", musicale o del testo, che ti si deve incollare in testa. E i più grandi hanno entrambi i tipi di “hook”. Ebbene da questo punto di vista il nuovo pezzo di Paul McCartney e dei suoi Wings è, a detta di Sedaka, formidabile. E a quanto pare il pubblico americano è della stessa opinione, dato che appunto porta il nuovo singolo al N. 1 il 19 luglio. Si tratta del primo singolo di Macca pubblicato per la Capitol dopo l’abbandono della Apple e diventa il quarto N. 1 americano della sua carriera post-Beatles. Da notare che il nome della band torna a quello originario, ovvero semplicemente Wings, e non più Paul McCartney & The Wings. Al contempo, la band arriva alla quinta formazione in meno di cinque anni (!). Dopo aver realizzato il fenomenale “Band On The Run” come un trio (Paul, Linda e Denny Laine) la formazione è ritornata un quintetto. All’inizio della lavorazione dell’album che contiene “Listen To What The Man Said”, ovvero “Venus And Mars”, nel 1974, la formazione vede l’aggiunta del chitarrista prodigio 21enne Jimmy McCulloch e del batterista Geoff Britton. Il primo entra per incarico nominale. Paul infatti chiama Culloch per suonare su un album di Peggy Lee di cui è produttore e su un album Mike McGear (fratello minore di Paul), e poco dopo gli offre un posto nella band. Il giovane scozzese suona dalla tenera età di 13 anni e ha fatto parte già di alcuni gruppi, come i John Mayall’s Bluesbreakers e i Thunderclap Newman. Il nuovo batterista Geoff Britton invece arriva tramite concorso: è il vincitore di un’audizione che Paul tiene a Londra. A dire il vero il tipo tuttavia dura giusto 6 mesi e 3 pezzi dell'album. Infatti Britton e Culloch non si sopportano. E così il primo se ne va e nel 1975 Paul lo rimpiazza al volo con Joe English… Va detto che la band che suona in “Listen To What The Man Said” a dire il vero è formata da sette elementi: vi compaiono infatti anche Dave Mason, già chitarrista dei Traffic, e il sassofonista Tom Scott. I britannici invece sembrano meno sensibili all’hook del brano, dato che questo si ferma al N. 6. Non male comunque, dato che i due singoli successivi neppure entreranno in Top 40… Va decisamente meglio all’album
che lo ospita, che raggiunge la prima posizione su ambo le sponde
dell’Atlantico,
arrivando in vetta alla UK chart il 28 giugno (rimanendovi 2 settimane
non
consecutive, alternandosi ai Carpenters) e alla Billboard Chart il 19
luglio,
per una sola settimana, tra Elton John e Eagles. Criticamente invece
viene
considerato nettamente inferiore rispetto al suo predecessore. Ma non
penso che
la cosa abbia preoccupato Macca… Elton John - Biografia in note Elton diventa riflessivo e realizza il fortunatissimo "Captain Fantastic And The Brown Dirt Cowboy", album dai contenuti autobiografici, da cui viene lanciata la bella SOMEONE SAVED MY LIFE TONIGHT. Nonostante sia considerata un classico del suo repertorio, la canzone non va oltre la 22esima posizione in UK. Va decisamente meglio in America, dove arriva al N. 4 (seguendo due N. 1 consecutivi). La canzone chiude il primo lato dell'album, un concept che descrive tutte le difficoltà incontrate da Elton John e Bernie Taupin per ritagliarsi uno spazio nell'industria discografica. Il pezzo si riferisce a un evento occorso nel 1969. Elton non è ancora riuscito ad agguantare il successo e sta pensando di sposare Linda Woodrow. Elton, Taupin e la Woodrow dividono un appartamento nell'East End Londinese. Elton ha però seri dubbi riguardo all'idea di sposarsi (indovinate perchè...) e la cosa, unita al fatto che la sua carriera musicale è a un punto fermo, lo fa sentire in un vicolo cieco e pensare al suicidio. Ad aiutarlo è l'amico Long John Baldry, cantante e bluesman inglese noto per il N. 1 UK del 1967 "Let the Heartaches Begin", nella cui band Elton ha militato. Baldry, oltre che un musicista, è anche gay. È grazie al suo aiuto (e a una bella sbronza) che Elton evita di commettere una mossa disastrosa come il matrimonio (ma non temete, ci ricascherà anni dopo) e continua a fare musica. Ed è a lui, lo "Sugar Bear" che compare nel testo, che il pezzo viene dedicato da Taupin. Come dirà Baldry, "A quanto pare, ho dato una mano a Elton in un momento di difficoltà e lui ci ha scritto sopra una canzone. Ma non riesco ancora a capire a cosa si riferisca quella canzone"... Elton raggiunta la fama ricambierà l'amico, producendone, assieme a Rod Stewart, alcuni dischi. Da notare che il pezzo di Elton verrà citato in "My Life" da Billy Joel. L'album, forte di prenotazioni che superano il milione di copie, debutta direttamente al N. 1 della Billboard Chart il 7 giugno, il primo della Storia che riesce nell'impresa, a dimostrazione del livello di popolarità raggiunto dall'inglese in terra americana. Scalza gli Earth Wind & Fire e vi rimane sei settimane, prima di essere detronizzato dai Wings. A fine agosto ritorna per un'ulteriore settimana in vetta, buttando giù gli Eagles. In UK arriva invece al N. 2, fermato dagli Stylistics. Come detto, il lavoro è un concept album che narra delle vicissitudini incontrate da Elton ("Captain Fantastic") e da Bernie ("The Brown Dirty Cowboy") prima di trovare il successo, coprendo uno spazio temporale che va dal 1967 al 1969. Nel 2006 il musicista inglese ne produrrà una sorta di sequel, "The Captain & The Kid". Sembra che la musica dell'album sia stata concepita da Elton durante una crociera, componendo al piano della nave. Tuttavia deve accontentarsi dei ritagli di tempo lasciati liberi da una cantante d'opera che di fatto ha affitatto il piano... L'album segna anche la fine del sodalizio con la formazione classica della Elton John Band, con la successiva partenza di due figure chiave come il bassista Dee Murray e il batterista Nigel Olsson. Nonostante i successi, il 1975 comunque non è assolutamente un periodo tranquillo per Elton, che a Los Angeles va incontro a un'overdose da stupefacenti. Ah, il tentativo di suicidio datato 1969 in effetti non fu così drammatico... Elton aprì il gas, ma si scordò di chiudere le finestre... Elton è reduce anche da una performance cinematografica. Infatti è il Pinball Wizard nella versione filmica di "Tommy" degli Who, girata da Ken Russel e uscita nel marzo scorso. Vi canta appunto "Pinball Wizard" che nel 1976 troverà anche la via della Top 10 britannica. La colonna sonora del film è ancora stabilmente nella Top 10 USA a inizio estate. Ma la stagione è contraddistinta da un'altro colonna sonora, di tutt'altro genere... Cinemabilia: fauci di diverso tipo ma ugual pericolo... John Williams - Il suono del pericolo Premessa: in questo articoletto cito più volte "A Study of Jaws' Incisive Overture" di Alexandre Tylski. Sullo schermo c'è il logo della Universal. Rumori di fondo. Suoni subacquei. Poi il buio. Rumori di un sonar. E due note. Fa e Fa diesis. Basse ed eseguite da un violoncello. Silenzio. C'è qualcosa. Sullo schermo compaiono i nomi dei produttori. La premiata Ditta Zanuck. Poi quelle due note ritornano. E subito dopo altre due note, suonate al contrario. Eh si, c'è proprio qualcosa. Un altro silenzio. Ancora due note. e poi quattro. E poi un crescendo di 6 note. Quel qualcosa si sta avvicinando... Con poche note e un cambiamento del ritmo si evoca un'immagine. E sarà così per tutto il film. Dopo questa apertura compaiono le prime immagini, una visione sottomarina. Compare il titolo originale del film ("Jaws", ovvero mandibole), e la musica, sempre formata da quelle due note e senza melodia, accelera parossisticamente: siamo nei panni di quel qualcosa che sta muovendosi sott'acqua e sta accelerando. Poi, quasi sollevata dalla "rivelazione", la musica si apre e compare un accenno di melodia. Ma resta minacciosa. Qui non c'entrano le scienze naturali e la realtà biologica. Qui si tratta di una rappresentazione in note del Male che scorre sotto la superficie. E le due note rappresentano il succo del film: il dualismo tra uomo e natura, tra scienza e esperienza, tra male e bene. E durante il film, quelle due note e il loro aumento parossistico, riveleranno immediatamente allo spettatore che quel qualcosa sta arrivando, dimostrando di aver imparato alla perfezione la lezione musicale di Zio Hitchcock e di Bernard Herrmann in "Psycho". Non c'è bisogno di mostrare, la musica può dirti già tutto, anche quando le mandibole del pesce si chiudono sulla biondina Chrissie, la prima vittima. E verso la metà della pellicola quelle note avvertiranno che, dopo vari falsi allarmi, stavolta il pescione c'è davvero e ha fame... È questo il segreto di una grande colonna sonora, e John Williams lo conosce. E il suo "Main Title From Jaws" lo dimostra perfettamente. Insomma, l'estate 1975 segna un punto di non ritorno: "Lo Squalo" demolisce tutti i record di incassi, lancia in orbita il suo geniale regista, Steven Spielberg (che ha saputo trasformare uno dei principali problemi durante la lavorazione, i continui guasti del pesce meccanico, nel punto di forza del film), e consegna alla Storia della musica e del cinema una della colonne sonore più semplici ed efficaci di sempre, facendo guadagnare al suo autore, John Williams (influenzato dal compositore Antonin Dvorak), il primo di una lunga serie di Oscar. Certo, il pescione, tra mille citazioni, genererà seguiti maldestri, rifacimenti banali, e creerà nella mente malata dei produttori hollywoodiani un nuovo concetto, quello di "blockbuster", che molte disgrazie porterà nei decenni successivi (le varie michaelbayate, le schumacherate, le emmerichdiozie...). Ma quello che si muove nelle acque del 1975 è Cinema allo stato puro. Per la cronaca "lo Squalo" è stato il "non-film" della mia infanzia. Nel senso che, impossibilitato a vederlo (ero troppo piccolo a dir di mio padre), per anni ho rotto i maroni a tutti quelli che l'avevano visto per farmene raccontare la trama, tanto che oramai la sapevo a memoria... Per tacer delle estati passate a guardare l'orizzonte del mare sperando in una bella pinna triangolare comparisse... Mica lo sapevo che se solo uno squalo si avvicinava alla riviera adriatica veneta moriva all'istante per le porcherie nell'acqua... E comunque ho sempre fatto il tifo per il pescione meccanico, che per la cronaca, durante la lavorazione del film, è stato battezzato Bruce... "Lo Squalo" debutta nei cinema americani il 20 giugno in oltre 400 cinema, che diventano a luglio oltre 600. Per la prima volta un film viene lanciato massicciamente nelle sale. Cosa che ora è la prassi. Questo incrocio tra "Moby Dick" e "Il Mostro Della Laguna Nera" genererà una valanga di citazioni (compreso un autoreferenziale Spielberg in "1941"), tutte invariabilmente accompagante da quella musica. E la prima citazione arriva già un paio di mesi dopo... Ma prima di parlarne, un piccolo accenno a quello che può essere considerato una sorta di John Williams del piccolo schermo, Mike Post. Infatti, in agosto arriva al N. 10 USA il tema di una serie TV musicata proprio da Post. Si tratta di THE ROCKFORD FILES. Il telefilm da noi è noto come "Agenzia Rockford" e vede come protagonista James Garner nei panni di uno dei tanti detective privati che invadono le serie TV degli anni '70... Il pezzo lancia definitivamente il mago delle sigle TV americane, che in seguito realizzerà le sigle di serial storici della TV come "Hill Street Giorno E Notte" (un altro Top 10 USA), "Chips", "Magnum P.I.", "A-Team", "Law & Order" e la lista potrebbe continuare all'infinito... E ora torniamo alla citazione de "Lo Squalo"... Compare sulle locandine pubblicitarie di un film che esordisce nei cinema britannici il 14 agosto 1975. Quelle locandine recano la seguente frase di lancio: "Un differente tipo di mandibole"... E infatti non si tratta delle mandibole dentute di un Carcharodon carcharias, ma della dentatura altrettanto minacciosa di un particolare esemplare della specie Homo sapiens. A dire il vero son di una inquietante fanciulla chiamata Magenta (l'attrice Patricia Quinn) ma inevitabilmente quei denti circondati da labbra rosso sangue fanno subito pensare ad un "Dolce Travestito dal pianeta Bisesso, della galassia Transilvania". "Don't get strung out by the way I look Don't judge a book by its cover I'm not much of a man by the light of day But by night I'm one hell of a lover" The Rocky Horror Picture Show "Don't dream it! Be it!" Parlo ovviamente del Dr. Frank-N-Furter, interpretato da un irressistibile Tim Curry, che, oltre a creare la sua personalissima versione della Creatura di Frankenstein (un culturista biondo e abbronzato, creato "per allentare la tensione", storpiando lo slogan culturista "In soli sette giorni posso fare di te un uomo" in "In soli sette giorni posso farti un uomo"), introduce al sesso i due ingenui fidanzatini interpretati da una giovanissima Susas Sarandon (memorabile quando canta che vuol fare la porca) e da Barry Bostwick. Non prima che i due abbiano imparato a ballare il "The Time Warp"... Fino a che i servitori Riff Raff (Richard O'Brien, autore del musical teatrale che ha debuttato a Londra nel 1973 e da cui è tratto - con variazioni - il film) e Magenta non lo fermeranno... Introdotto dalla splendida "Science Fiction / Double Fiction", vero e proprio omaggio al cinema fantastico che fu, il film oggi è un vero e proprio cult movie. Tuttavia all'epoca del debutto non è stato esattamente un successo. Anzi. Viene realizzato in realtiva economia e all'uscita nei cinema fa flop. Praticamente la strana commistione di musica, sesso e horror non trova il suo pubblico. Ma lo troverà a breve, verso al fine del decennio, quando entrerà nel circuito dei film di mezzanotte e genererà un autentico culto, con proiezioni accompagnate da vere e proprie performance del pubblico intento a interpretare i vari personaggi (una di queste proiezioni viene immortalata in "Saranno Famosi"). Il fenomeno dilagherà a livello mondiale. E diventerà di fatto il film con la tenitura più lunga della storia, con oltre 30 anni di proiezioni e un incasso complessivo ben superiore ai 100 milioni di dollari. Niente male per un film costato appena poco più di un milione di dollari. Da notare che il film lancia anche un grassone rockettaro di nome Meat Loaf, che tra un paio di anni venderà spirilioni di copie del suo rock iperbarocco... Nel 1989 "The Time Warp" troverà anche la strada della Top 10 britannica, nella terrificante interpretazione fine anni '80 di Damian (molto Stock-Aitken-Waterman...). Per il 2009 è in programma un remake, maggiormente aderente allo spettacolo teatrale. Speriamo bene, ma a me vengono già i brividi pensando a cosa ne potrebbe venire fuori considerati i produttori odierni... Ah, una cosa che ho scoperto: sapete chi anche ha fatto una cover (con arrangiamento a dir poco "orendo") di "Sweet Transvestite"? Cliccate qui e lo scoprirete! E chi ha rifatto in italiano "The Time Warp"? Qui lo trovate! Se i link dovessero saltare, sappiate che in fondo all'articolo c'è la risposta! Ma intanto imparate a ballare anche voi! "It's just a jump to the left And then a step to the right With your hands on your hips You bring your knees in tight But it's the pelvic thrust that really drives you insane, Let's do the Time Warp again!" Per chi non conosce l'inglese: dovete fare un salto sulla sinistra, poi un passo sulla destra, mettere le mani sui fianchi e piegare in dentro le ginocchia. Ma è la mossa pelvica che vi farà impazzire! Di fatto il "Rocky Horror Picture Show" (e il musical teatrale che l'ha ispirato) son di fatto figli dell'era glam e dello shock rock. Sia musicalmente che tematicamente. Non per nulla come truccatore del film viene chiamato Pierre La Roche, responsabile dei make up di David Bowie. E parlando di Shock Rock... Alice Cooper - C'è sangue e sangue... Alice Cooper diventa solista nel 1975 (fino infatti a tale anno il nome non è quello del rocker, ma dell'intera band). E a maggio ha esordito con il concept "Welcome To My Nightmare", sulla cui copertina il nostro appare vestito di tutto punto con cilindro e frack (praticamente il suo vero incubo). L'album descrive gli incubi di un ragazzino di nome Steven, vede la partecipazione del grande Vincent Price (7 anni prima di "Thriller") e viene lanciato con tanto di Special TV Alice Cooper: The Nightmare TV, trasmesso negli USA il 25 aprile. L'estate invece è tutta del faraonico Tour chiamato come l'album, un vero e proprio spettacolo musical-teatrale in cui il nostro supera se stesso e non bada a spese (il costo si aggira sui 600.000 dollari dell'epoca!), con tanto di filmati, ballerini, cambi di scena e costumi elaborati, il tutto a tema horror. E tra demoni, ragni giganti e un ciclope, il tour verrà filmato e diventerà un film nel 1976. Intanto il singolo tratto dall'album, ONLY WOMEN BLEED (qui altro video con versione accorciata del pezzo), si arrampica fino al N. 12 USA. Il pezzo, che verrà rifatto tra le altre da Tori Amos e Julie Covington (che lo porterà al N. 12 UK tra 1977 e 1978), è una delicata ballata che parla di una donna che subisce abusi famigliari. Il sangue di cui parla Cooper è quello dell'anima ferita della protagonista. Sembra, ma non ci metto la mano sul fuoco, che il pezzo sia stato ispirato ad Alice dall'amica Tina Turner, notoriamente vittima di violenze da parte del marito Ike. Forse è una leggenda urbana, ma Tinona comunque la canterà spesso in futuro. Tuttavia i discografici della Atlantic, dopo lunghe riunioni, preferiscono accorciarne il titolo sul singolo a "Only Women", per evitare che si potesse pensare che si riferisse alle mestruazioni (!). Cosa che d'altra parte alcuni gruppi femministi pensano, attaccando la rockstar, che invece ha scritto un pezzo che denuncia le violenze domestiche senza voler shockare nessuno (una volta tanto...). Ma come ben si sa, molti in America non ascoltano i testi delle canzoni... In ogni caso anche nello special TV il testo del brano viene modificato, per evitare controversie... Se Alice fa ancora faville negli USA, in Gran Bretagna, se c'è un genere in terrificante declino, quello è proprio il Glam Rock. E questo potrebbe aver influito anche sulle iniziali (s)fortune del "Rocky Horror Picture Show"... Credete che stia esagerando? basta vedere le classifiche. I due generi che hanno monopolizzato le classifiche nei quattro anni precedenti, ovvero il Glam Rock e il Rock progressivo, sembrano oramai destinati a rapida estinzione. Il primo, per esaurimento della formula, oramai ridotta a clichè ripetitivo. Il secondo per perdita totale di senso della realtà con definitiva trasformazione in sfoggio sterile di tecnica fine a se stessa che fa guadagnare ai suoi esponenti la nomea di "dinosauri". Entrambi, da lati opposti, sono arrivati al medesimo risultato: la perdita totale di ogni senso del ridicolo. E così quello che solo due anni prima era straordinariamente eccitante, adesso suona più come una marcia funebre. Che sembra coinvolgere tutti i protagonisti. Mamma ho perso il rossetto: Il Declino del Glam Pronti alla lista degli annunci mortuari? Steve Harley & Cockney Rebel hanno appena ottenuto un clamoroso N. 1 in UK con la classica "Make Me Smile (Come Up And See Me)". Il successore è MR RAFFLES (Man It Was Mean) e si ferma clamorosamente al N. 13. Sarà l'ultimo hit della formazione. Il buon Harley otterrà un hit in solitario nel 1976 con "Here Comes The Sun" (si, la canzone dei Beatles). Per rivederlo in classifica dovremo aspettare il 1986, quando canterà con Sarah Brightman il tema di "The Phantom Of The Opera" (anche se la sua performance sparisce di fronte a quella del futuro primo vero titolare del ruolo in teatro, Michael Crawford). Gary Glitter ottiene il suo ultimo Top 10 britannico con l'ennesimo stomper nel suo stile (io lo chiamo "fotocopiatrice bloccata"), DOING ALL RIGHT WITH THE BOYS (N. 6). Beh, tra breve ci sarà ben poco da dire che va tutto bene. Se da un lato è il suo 11esimo Top 10 consecutivo, dall'altro dovrà aspettare 9 anni per il 12esimo (e si tratterà di un hit isolato). E pure la Glitter Band, ex band di accompagnamento di Gary, inizia a scricchiolare, dato che manca la Top 10 per la prima volta dopo 5 hit con LOVE IN THE SUN. L'anno prossimo arriverà un nuovo Top 10, che tuttavia sarà anche l'ultimo... Un po' meglio va ai Mud che seguono il loro ultimo N. 1 UK OH BOY (ancora bello alto nella Top 10 tedesca per tutta l'estate) con un singolo al N. 10, MOONSHINE SALLY (che in proporzione va meglio in Germania). Una posizione un po' deludente per la band, reduce da 7 singoli piazzatisi nelle parti alte della Top 10 UK (compresi 3 N. 1). Tuttavia va detto che si tratta più che altro di un'ultima pubblicazione da parte della RAK dopo l'abbandono della band, passata alla Private Stock. I Mud non otterranno più il successo formidabile del '74, ma piazzeranno comunque altri Top 10 britannici fino al 1976. Il declino sembra colpire decisamente la band più popolare in Britannia dei primi anni '70, gli Slade, che ottengono il loro ultimo Top 10 del decennio con THANKS FOR THE MEMORY, che si ferma "solo" al N. 7. Per rivederli in Top 10, attendere il 1981. Gli Sweet pure sono in declino in UK, ma non penso si preoccupino granchè, dato che stanno andando ancora alla grande nel Mondo, come testimoniato dai piazzamenti in Germania e negli USA dei loro ultimi hit. Con ACTION pestano il pedale sul rock duro e arrivano al N. 15. Il singolo diventa così il loro penultimo Top 20 (per l'ultimo attendere il 1978). In Germania il pezzo vola al N. 2 invece, e segue il N. 1 "Fox On The Run". Il pezzo verrà rifatto nel 1994 dai Def Leppard e arriverà al N. 14 UK. Decisamente alla frutta sono i Rubettes, che con FOE-DEE-O-DEE non vanno oltre la 15esima posizione britannica (anche per loro va meglio in Germania)... Tra l'altro il pezzo viene accusato di aver copiato spudoratamente "Fancy Pants" dei Kenny... E i Kenny, band della RAK Records (l'etichetta che, ricordiamo, deve gran parte delle sue fortune al glam e al team di autori/produttori formato da Nicky Chinn e Mike Chapman), reduci da due Top 5, si piazzano al N. 12 con BABY I LOVE YOU OK (nessun link attivo...). Seguirà un altro singolo al N. 10, poi il baratro. Peggio di tutti va Alvin Stardust che dopo 6 Top 20 fallisce miseramente l'appuntamento con la chart. Poco male e comunque pure lui godrà di un breve ritorno di fiamma a inizio anni '80. Crisi anche in casa Sparks. Si risolleveranno solo tra 4 anni, grazie a una robusta cura elettronica targata Giorgio Moroder... Si ferma al N. 13 il variopinto Roy Wood, che messi da parte i Wizzard, ottiene il suo ultimo hit, OH WHAT A SHAME. Probabilmente Jeff Lynne riderà sotto i baffi, visto che invece i suoi E.L.O., scaricati da Wood a suo tempo, stanno per iniziare la loro fase d'oro, anzi di platino... Il declino dei T. Rex è oramai cosa nota da tempo, dato che la band non azzecca un Top 10 dall'estate 1973. NEW YORK CITY regala loro tuttavia un discreto N. 15 (evidentemente la posizione ideale per lo spiaggiamento dei pezzi glam...), specie dopo il fallimento del singolo precedente. E a dispetto di una strofa iniziale che recita "Have you ever seen a woman coming out of New York City with a frog in her hand?". Che aveva preso Bolan quando l'ha scritta? La sorte non sembra favorevole neppure per gli esponenti del glam più intellettuale e raffinato. I quali tuttavia son decisamente di ben altro livello e stanno già evolvendosi per evitare i pantani. E così, se Bryan Ferry da solista fa flop con YOU GO TO MY HEAD, sua versione di uno standard jazz (e di Sinatra), il prossimo disco dei Roxy Music sarà un clamoroso successo e presenterà uno dei maggiori hit della band, che tuttavia dimostrerà di aver dato un'ascolto, magari svogliato ma efficace, alle sonorità disco. Praticamente anticiperanno il sound degli '80 di un buon lustro... E al suono black da discoteca guarda anche l'ex Re del Glam, ormai convertitosi al "Soul di Plastica", ovvero David Bowie, che pubblica questa estate FAME, realizzata con John Lennon e secondo estratto dal suo "Young Americans". In UK lo snobbano un po' a sorpresa (solo N. 17), ma ne riparlermo dato che sarà il suo primo N. 1 USA. E non temete, in autunno lo vedremo pure al N. 1 britannico con un suo vecchio classico... Il nuovo che avanza (in autostrada) C'è quindi in corso un cambiamento netto della scena: a livello di Mainstream la Disco sta per diventare un rullo compressore che assicurerà ai suoi interpreti il successo su ambo le sponde dell'Atlantico (cosa che al momento, come s'è potuto vedere, è tutt'altro che scontata), approfittando della prima vera crisi del rock. A metà anni ’70 il rock ha a che fare con un fatto inedito: l’età. Il rock arriva di fatto alla maggiore età e per la prima volta assiste a un vero e proprio ricambio generazionale all'internod el suo pubblico: per la prima volta non è solo la musica dei teenagers, ma anche quella dei loro genitori: chi si strappava i capelli 10 o 15 anni prima per Beatles o Elvis ora è diventato padre/madre di adolescenti che tuttavia non si riconoscono nel "rock di papà (o mamma)" e che cercano qualcosa di diverso. I gruppi che pochi anni prima dominavano la chart vengono visti dalle nuove generazioni come “dinosauri”, volti a sacrificare tutto sull'altare della perfezione formale formulaica. E la risposta a tali esigenze si sta creando a livello underground. Sta nascendo un movimento volto al recupero delle origini aggressive e ribelli del rock, ormai seppellite sotto quintalate di assoli virtuosistici. Un recupero a tutti i costi, anche a scapito (soprattutto) della tecnica, vista come un ostacolo per la carica eversiva della musica. Il Punk. E al contempo si stanno affermando nuovi suoni, favoriti dai progressi tecnologici: arriva l’elettronica. L'elettronica sta diffondendosi a macchia d'olio nel mondo musicale e influirà su tutti i generi. E proprio questa estate arriva al successo la band elettronica che probabilmente ha più influito sulla musica pop... Benvenuti nel Regno delle Macchine. Che nel 1975 si trova in Germania... Kraftwerk – Kome essere pello antare in makkina zu electroniske autostrata "Wir
fahren
fahren fahren auf der Autobahn" Tu fare cita in autostrata? Folere viacciare con zole luccikante in faccia su striscia asfalten tra ferti falli (falli nel zenzo di falle, no di fallen! Foi manciaspachetti maliziosen!) di crande Deutschland? Foi folere fare viaccien? Jaaa? Allora prentere disko di Kraftwerk e mettere zu! Su ciradiski, maliziosen! AUTOBAHN di Kraftwerk (qui in fideo di epoka dofe però inclese parlare zopra!) ezzere lavoro molto importante in Storien di popmuzik. Autostrata di cuattro robot teteski anticipare tanta di muzika elettronika di anni poi, da electronic disco tanz di Ciorcio Moroder, a synth pop di Pritannia di anni ’80, da hip hop a techno muzika. Ed ezzere uno dei primi zingoli electropop che andare in klassifike di mondo! Arrifare a N. 11 in UK, a N. 25 USA e, certo, anke in Top 10 di Deutschland. Essere anke prima kanzonen in tetesko ke arrifare in klassifike di Amerika. Der crande pezzo di muzika riprodurre fiaccio in autostrata. Solo che fiaccio su sincolo essere solo klein spoztamenten da kasello a kasello. Fersione su LP infece ezzere fero fiaccio, di 22 minuten, mit ritmo “motorik” ipnotiko, ke campiare come se simulare accelerazionen und rallentamenten von makkina su autostrata di titolen. E rumore makkine che fostre orecchie sentire durante pezzo essere fero rumore makkine recistrato da Ralf Hütter su fera autostrata, cuando lui mettere fuori mikrofonen da sua Volkswagen cricio topo… Ma ki essere questi Kraftwerkmänner? Fontatori ezzere Florian Schneider und Ralf Hütter. Loro inkontrare in Düsseldorfer Musikhochschule. Loro stutenten classikmuzik. Poi loro unire a cuintetto, kiamato Organisation, ke pupplikare album sperimentale, “Tone Float” in 1970, con Musikproduzenten Conny Plank, futuro curu di elettroniske pop ti Cermania, ke poi producere anke primi cuattro album di Kraftwerk. Organisation finire kaputt, e allora nostri Schneider und Hütter fare muzikgruppen loro due. E tare nome gruppen di “Centrale di Elettricità”. Loro infilare tritti in onta di teteskasperimentalmuzik ke poi tutti kiamare krautrock. In 1970 loro affittare klein stanza in zona cuartiere dofe essere puttanen con luci rosse a Düsseldorf, dove mettere su loro muzikstutio. E Kraftwerk poi kiamare stutio “Kling Klang”, come titolo kanzone di seconto alpum. Anke se loro recistrare tentro tutto intero alpum solo in 1975. E foi no profare a visitare stutio, perkè a Kraftwerk no piacere rompikoglionen! Primo
alpum uscire in 1970, con
muzikprotuzionen von Conny Plank. Ezzere alpum di muzika minimalisten.
Loro tanta fantazia, e kiamare “Kraftwerk
1”.
Loro essere però in cuattro, perkè afere anke patterista Klaus Dinger e
kitarristen Michael Rother, che però antare fia presto
perkè formare altra
crante pant di krautrock, Neu!.
Seconto alpum ezzere recistrato in eine
settimanen e loro usare prima folta elektronici muzikstrumenten. Ancora
uzare
tanta fantazia per titolen, “Kraftwerk
2”. Poi loro fare terzo alpum, con cui
iniziare collaporazionen con pittoren (no impiankino come Hitler,
pittoren fero
kome Dürer!) Emil Schult, ke
influenzare anke gruppenimmacine. E gruppen antare ankora
più su
elektronika, e kiamare perkussionista electroniko, Wolfgang Flür, che
iniziare
a zuonare su fattenkasaelektroniskepatterie. Poi Kraftwerk difentare
cuattro di
nuofo, con acciunta von Klaus
Roeder. E in nofembre 1974 nuofa formazionen fare
crante disken, “Autobahn”,
che essere definitivo appraccio con
elektronicamuzik. Pittore Emil Schult disegnare kopertinen, ma anke
tare aiuten
per skrifere testo di kanzone principale. Poi Roeder antare fia e in 1975
arrifare Karl Bartos per tour von promozionen di alpum in ciro per
Monto,
formando klassikformazionen di Kraftwerk. E in estaten
1974 alpum “Autobahn” secue
crante succezzo di kanzonen, e difentare crante Top 10 in Crante
Pretagna, dofe
arrifare a N. 4. E segnare fiaccio di popmusik in electronika… Kapiten,
jaaa?!? I Kraftwerk sono una band fondamentale per la musica nera americana, dalla disco all’hip hop, dal funk elettronico alla house. Come è possibile che quattro tedeschi influenzino la cultura black USA? Perché riscoprono il "ritmo tribale ancestrale" realizzandolo con gli strumenti dell’era postindustriale. E quel ritmo sarà alla base di tutta la musica da ballo successiva. Le sonorità automatiche dei Kratwerk si sposano al funk. E l’unione tra la musica ipnotica delle macchine umane e il suono della musica che rappresenta la carnalità porterà, sempre in terra Germanica, a una sintesi a dir poco sublime: l’algida disco orgasmica che Giorgio Moroder crea per Donna Summer. “Love To Love You Baby” e soprattutto “ I Feel Love” stanno arrivando… Ma gli artifizi elettronici possono essere impiegati anche per realizzare struggenti e melanconiche canzoni che parlano di pene d'amore...10cc - Teoria e pratica Tra le band che fanno uso dell’elettronica per utilizzarla in chiave pop ci sono i 10cc. La band all’epoca è ancora il quartetto originario, Graham Gouldman, Eric Stewart, Kevin Godley e Lol Creme, e in primavera ha pubblicato un album, “Original Soundtrack”. L’album è la prima uscita della band per la Mercury, per cui la band ha firmato un contratto milionario. Quel contratto, narra la leggenda, è frutto dell’ascolto di un brano. Stewart, contattato dai discografici della Mercury, che vorrebbero offrire alla band un nuovo contratto, li invita e fa loro ascoltare la futura seconda traccia dell’album. E all’ascolto di quel pezzo, i discografici esclamano: “Quanti soldi volete?! Che contratto volete? Ditecelo che lo firmeremo!!” E così arriva un contratto da 5 anni per una cifra all’epoca clamorosa. Ma che pezzo è stato capace di questo? Beh, quello che viene estratto come secondo singolo da quell’album, dopo “Life Is A Minestrone”. Quello che arriva al N. 1 britannico (il secondo della band) e che diventa anche il primo clamoroso hit internazionale del gruppo. Si intitola I’M NOT IN LOVE (qui altro video), disperata dichiarazione di uno scornato in amore che tenta disperatamente di autoconvincersi. Ma attenzione, i 10cc, da buoni studenti e teorici d’arte, rielaborano la storia della musica anche con intenti parodistici. E il loro superhit si presta a due chiavi di lettura differenti: sa de un lato è una splendida canzone d’amore, al contempo tuttavia può essere considerata una parodia delle canzoni d’amore, portando all’estremismo il romanticismo dell’arrangiamento. L’arrangiamento è clamoroso per l’epoca: praticamente un campionamento ante-litteram, con cori eterei creati mediante la sovrapposizione di più tracce ottenute registrando le voci dei quattro che cantano una singola nota all’unisono. I missaggi portano alla moltiplicazione delle voci, che da 4 vengono portate a 256. Ciascuna nota del coro virtuale viene quindi riprodotta in loop. E così si ottiene uno strumento virtuale che viene suonato usando il tavolo del mixer come una tastiera. Una sorta di effetto simile a quello ricreabile col Mellotron, ma più ricco e in stereo. Ne terrà conto Billy Joel che tra due anni userà lo stesso effetto nella sua "Just The Way You Are". Da notare che il pezzo in origine è una bossa nova, subito battezzata una porcheria da Kevin Godley e Lol Creme. E la frase "Be quiet, big boys don't cry..." che compare nel break viene affidata alla voce della receptionist dello studio in cui la band registra il pezzo… Il pezzo diventa un clamoroso hit mondiale e arriva trionfalmente anche al N. 2 USA, rimanendovi per tre settimane, tenuto sotto da “The Hustle”, dagli Eagles e dai Bee Gees. In compenso, il pezzo traina l’album al N. 4 UK e al N. 15 USA. Teen idols e cover Bay City Rollers - Vogliono solo un po' di amore Chi al momento non corre rischi di declino è la band più amata dalle adolescenti britanniche, alm punto da far muovere alla stampa paragoni addirittura con i Beatles (ah, le castronerie dei giornalisti...). Ovviamente il paragone non nasce per il livello delle composizioni, piuttosto bassino per i Ragazzi di Bay City. Ma per l’isteria che la band scozzese riesce a generare. La band ha un suo tipico look, con pantaloni e scarpe scozzesi, che in breve viene copiato da migliaia di ragazzine. Il 1975 segna il picco della Rollermania e i ragazzi in tartan hanno già messo a segno il singolo più venduto dell'anno in Gran Bretagna con "Bye Bye Baby". Questa estate è quindi il turno del successore, un altro N. 1. Si tratta di GIVE A LITTLE LOVE, che rimane in vetta per 3 settimane tra luglio e agosto. Pop adolescenziale in perfetto stile anni '70. Da notare che la band utilizza anche un trucchetto dei Beatles: infatti nonostante siano in classifica anche con l'album "Rollin'" che include il loro precedente N. 1, il singolo estivo è un inedito che non figura su nessun album. E questo assicura vendite maggiori. Ovvero, come sfruttare il momento nel migliore dei modi. Il momento durerà anche per il 1976, anno in cui la Rollermania varcherà l'Atlantico sbarcando in America e regalando ai ragazzotti un breve ma intenso successo, con tanto di un N. 1 USA. In America intanto son già arrivati due componenti della formazione originaria dei Rollers...Pilot – Un tocco di magia pop Allora, il tastierista Billy Lyall e il chitarrista David Paton hanno lasciato la band in tartan prima che questa diventasse l’ossessione delle adolescenti, ovvero tra il 1970 e il 1971. E i due hanno così formato una propria band assieme a Stuart Tosh e Ian Bairnson (che però all’epoca del primo album non è ancora un membro ufficiale della band). Il gruppo finisce sotto contratto nel 1974 con la EMI e MAGIC (qui la si sente meglio) scritta da Lyall e Paton e prodotta nientemeno che da Alan Parsons diventa nel ’74 un buon hit in UK, arrivando al N. 11. Il gruppo poi piazza addirittura un N. 1 UK, con “January”, uscita proprio in gennaio… Tuttavia “Magic” è destinata a diventare il loro maggior successo quando arriva al N. 5 americano a metà luglio, diventando un piccolo classico del periodo, anche grazie al suo successivo inserimento in numerose colonne sonore. Purtroppo il quartetto non ne azzeccherà più una e nel 1978 sarà già un ricordo, con Tosh, Paton e Bairnson che confluiscono negli Alan Parsons Project… Arriva invece al N. 5 UK ROLLING STONE, nuovo singolo di David Essex. Se i Bay City Rollers sono i più amati dalle teenagers, il bel David è sicuramente l'idolo delle donzelle albioniche che tra breve lo riporteranno in vetta alla UK chart...Chi invece oramai appartiene alla categoria di "ex teen idols" sono i fratellini Osmonds. l'Osmondmania che ha attanagliato la Gran Bretagna è ormai un ricordo, sostituita nei cuori delle adolescenti dalla Rollermania. E THE PROUD ONE, cover di un pezzo di Frankie Valli datato 1966, è destinata a diventare il loro ultimo hit, arrivando al N. 5 britannico a giugno. Non va meglio neppure ai fratelli in versione singola: Donny e Marie con una fetida cover di un pezzo di countryman Eddie Arnold, MAKE THE WORLD GO ROUND (nessun link alla loro versione), al massimo fanno girare qualcos'altro, e non vanno oltre la 18esima piazza britannica diventando l'ultimo hit firmato da un Osmond nelle isole di Sua Maestà. Il gran pregio delle star bambine è che crescono, si riempiono di peli e brufoli (e nel caso degli Osmonds, ingrassano pure) e smettono di nuocere.... Tra tanti declinanti c'è anche chi invece gode di una rinnovata popolarità. ma è tutt'altro che un ragazzino. Si tratta di Frankie Valli, l'autore del pezzo degli Osmonds, che dopo il trionfale ritorno col N. 1 USA "My Eyes Adored You", piazza in classifica la proto-disco SWEARIN' TO GOD. Non va benissimo in UK, ma è un successo da Top 10 negli USA. Stiamo quindi attraversando un'era di incertezze e cambiamento, in cui essere una delle star più grandi del pianeta non assicura più tanto un successo con la s maiuscola. Pertanto non sorprende vedere molti lanciarsi in un'operazione che può risultare poco rischiosa: la cover. E stando ai piazzamenti nella chart britannica, direi che la cosa paga... L'estate 1975 si apre in UK con Windsor Davies e Don Estelle al N. 1 con WHISPERING GRASS, che detronizza così Tammy Wynette e la sua "Stand By Your Man". I due sono tra i protagonisti di una sitcom britannica molto popolare all’epoca, intitolata “It Ain't Half Hot Mum”, che narra le vicende di un gruppo di soldati-teatranti dediti all’intrattenimento delle truppe stanziate in Asia durante la Seconda Guerra Mondiale. E il successo della sitcom li porta al N. 1. Di fatto la loro cover è la versione comica (interpretata dai due attori nei panni dei loro personaggi), di un pezzo datato 1940 del gruppo vocale di colore The Ink Spots, una delle prime band i colore capaci di ottenere successo anche presso l’audience bianca. Il gruppo, che di fatto è tra i responsabili del passaggio dal jazz al R’N’B e al Doo Woop è particolarmente famoso per alcuni pezzi, tra cui la celeberrima “If I Didn’t Care”, datata 1939. Al N. 2 UK a giugno arriva un'altra cover, THREE STEPS TO HEAVEN, ad opera degli Showaddywaddy. La band rockabilly, giunta al quinto hit, è alla prima di una lunga serie di cover che contraddistingueranno d'ora in poi la sua carriera. Il pezzo in origine era di Eddie Cochran, anch'egli arrivato al N. 2 UK esattamente 15 anni prima. E Ray Stevens, quello che un anno prima raccontava di gente che corre nuda, ora propone la cover dal sapore country di un classicone di Johnny Mathis del 1960, MISTY. Si ferma al N. 14 USA ma arriva al N. 2 UK. E poi non dite che le cover non funzionano! Beh, non tutte. Quella di MY WHITE BYCICLE, pezzo psichedelico dei Tomorrow, ad opera dei Nazareth, si arrampica a fatica al N. 14 UK. Beh, una cosa accomuna sia il pezzo di Stevens che quello dei Nazareth: gli originali son decisamente superiori! Al N. 7 UK arriva la Sensational Alex Harvey Band con la divertente cover alcolica di DELILAH (pezzo iperbarocco stranoto già portato al successo da Tom Jones). Questo è destinato ad essere il loro unico singolo da Top 10. La band guidata dallo scozzese Harvey nasce nel 1972 e inizialmente si inserisce nell'onda glam, spaziando in seguito tra svariati generi, dimostrando un ecelttismo pari solo alla fama conquistata con travolgenti esibizioni live (prima tra tutte quella al Festival di Reading del 1973). E prima di "Delilah" la band ha già piazzato nella Top 20 degli album britannici ben due lavori, "The Impossible Dream" nel 1974, e "Tomorrow Belongs To Me", uscito in aprile. "Delilah" è il pezzo che da la fama presso il grande pubblico, ma non rappresenta veramente la band, tanto che l'immagine del collettivo ne verrà addirittura danneggiata. La band piazzerà altri due album e un altro singolo in Top 20 entro al fine del 1976. Poi una serie di sfortune e di cattiva gestione ne determineranno il declino. Harvey se ne andrà nel 1982, a soli 47 anni, per le conseguenze dell'alcolismo... Gli Status Quo seguono invece il N. 1 UK "Down Down" con una versione live di ROLL OVER LAY DOWN (potremmo definirla un'autocover?), pezzo del loro album del 1973, "Hello". La nuova versione arriva al N. 9 albionico. Più "inventivo" è il "losco" Judge Dread, che stavolta prende la base della celeberrima "Je T'Aime Mon Non Plus" e la traduce in un reggae per costruirci la truce storiella di un incontro con una donzella che alla fine si rivela un travestito piuttosto dotato. Un momento di autentica poesia (altro che "La Moglie Del Soldato"!). Il titolo è JE T'AIME e arriva al N. 9 UK. E qui si tace del lato B, "Look A Pussy"... Il siongolo è estratto dall'album "Bedtime Stories", ma potete star certi che non si tratta di ninne nanne... Il Giudice continuerà a dedicarsi a pezzi sporcaccioni in salsa reggae. E parlando di reggae, vale la pena segnalare anche il ritorno in classifica di ISRAELITES di Desmond Dekker, che si piazza al N. 10 UK a giugno dopo essere arrivato al N. 1 nel 1969... E rimanendo in ambito reggae (seppur molto leggero), si segnala invece una "falsa cover". Si tratta di Tears on My Pillow di Johnny Nash, che segue al N. 1 albionico i 10cc dopo quasi tre anni di assenza dalle classifiche. Contrariamente a quel che si potrebbe pensare (e che hanno scritto molti giornalisti musicali rubati all'agricoltura), non si tratta della cover dell’omonimo pezzo di fine anni ’50 portato al successo da Little Anthony And The Imperials (rifatto nei '90 da Kylie). Il musicista reagge-pop non entrerà invece nella classifica americana con questo brano, che è anche il suo ultimo grande hit britannico. C'è invece un pezzo che non è una cover ma che verrà rifatto (e riportato al N. 1 nel 1999)... Typically Tropical - Le conseguenze delle vacanze esotiche... Si tratta di BARBADOS dei Typically Tropical, un “fulgido” esempio di one hit wonder estiva. Il pezzettino celebra le gioie delle vacanze nelle celebri isole e arriva a sorpresa in vetta alla UK chart in agosto. Nel 1999, coem detto, vi ritornerà, seppur con un titolo diverso. Si tratterà infatti di “We’re Going To Ibiza”, fatica dei terrificanti Vengaboys. D'altra parte se gli olandesi Vengaboys saranno i futuri campioni dell'Eurodance più tamarra, non è che gli interpreti originali siano poi tanto diversi. I Typically Tropical, nonostante il nome, sono infatti un duo formato da due inglesi, Geraint Wyn Hughes e Jeffrey Calvert. L’autore del pezzo è quest’ultimo, "ispirato" da una vacanza nelle isole caraibiche. Il pezzo, un pop-reggae leggero come l'aria, doveva essere pubblicato nell’autunno 1974, ma la piccola etichetta indipendente che lo pubblica pensa bene che la stagione adatta per pubblicarlo sia l’estate, e ne posticipa l’uscita. Il duo evidentemente non farà più vacanze esotiche, e ci risparmierà pertanto pezzi dedicati a Maldive o Santo Domingo. Tuttavia Calvert continuerà a viaggiare: in seguito diventerà un pilota di linea. Anche se, nel pezzo, il pilota (delle fantomatiche Coconut Airlines) viene interpretato da Hughes… Da notare che i due lavoreranno su un altro camp classic, “I Lost My Heart For a Starship Trooper” di Sarah Brightman (pre-cura Lloyd Webber) e producendo i… Judas Priest (!!!). E dato che abbiamo evocato Andrew Lloyd Webber, un accenno a un pezzo tratto da un Musical. Si tratta di SEND IN THE CLOWNS, che diventa l'ultimo hit della carriera per Judy Collins, arrivando tra maggio e giugno arriva al N. 6 UK. Il pezzo è stato scritto da un altro Re dei Musical, Stephen Sondheim, autore tanto per citarne due, di "West Side Story" e "Sweeney Todd". Il brano in classifica è invece tratto da un suo lavoro del 1973, "A Little Night Music". Carrellata finale? E sia carrellata finale!Fritto Misto Hamilton, Joe Frank & Reynolds - Una band è una band, a prescindere dal nome... Dopo i Bee Gees e prima di KC arrivano invece al N. 1 americano Hamilton, Joe Frank & Reynolds. Chi diavolo sono questi tre? Il trio nasce dalle ceneri di un gruppo anni ’60, i T-Bones, che nel 1966 ha ottenuto un Top 3 USA con una canzone usata negli spot dell’Alka Seltzer, “No Matter What Shape (Your Stomach’s In)”. Nel 1971 i tre ottengono un N. 4 con “Don’t Pull Your Love”. Ma quando registrano nel ’74 FALLIN’ IN LOVE dovrebbero chiamarsi Hamilton, Joe Frank & Dennison. Come dite? Che non avete capito un piffero? Beh, Tommy Reynolds ha mollato la band nel 1972 per formare un’altra band e poi diventare pastore (d’anime, non di pecore), ed è stato sostituito da Alan Dennison. Solo che a Dennison non importa che il suo nome venga inserito in quello del trio, considerandolo di fatto un nome di una band come un altro, e lascia che vanga mantenuto Reynolds (a dire il vero sembra che siano stati i discografici a non voler cambiamenti, sperando che la gente si ricordasse l’hit di 4 anni prima). Il pezzo viene inciso per la Playboy Records e diventa l’unico N. 1 USA dell’etichetta. Seguirà un altro Top 40 nel 1976, poi la band finalmente cambierà il nome, sostituendo Reynolds con Dennison, ma tale cambiamento non comporterà nuovi hit e la band si scioglerà nel 1980. Dan Hamilton se ne andrà nel 1993 a soli 48 anni, colpito da una malattia rara. War - Il pezzo pacifista della GuerraIl 23 agosto arriva invece al N. 6 USA WHY CAN’T WE BE FRIENDS?, nuovo hit per i War. Il singolo è incluso nell’album omonimo, N. 8 USA, che contiene anche quello che sarà il prossimo grande hit del collettivo multirazziale californiano, “Low Rider”. “Why Can’t We Be Friends?” nasce durante un tour in Giappone della band e da un ragionamento: siamo molto ancorati alle nostre tradizioni e per questo tendiamo ad opporci agli “altri” in virtù delle differenze culturali e linguistiche. Ma alla fine siamo tutti simili dentro. Pertanto, il succo del pezzo è la denuncia dell’assurdità di giudicare gli altri in base alle differenze esteriori. Quel che conta è essere persone "valide". Questo è a quanto sono arrivati i War, che per altro oltre che essere un collettivo multirazziale, son pure un gruppo internazionale e ha l’obiettivo dichiarato di cercare di unire le persone tramite la musica. Il pezzo è un autentico brano collettivo, in quanto ogni strofa viene cantata da un membro diverso della band e all’armonicista Lee Oskar, danese, viene proprio affidata la strofa "I may not speak right, but I know what I'm talking about": il tipo sta ancora imparando l’inglese, ma la band sa che alla fine quel che conta è il linguaggio del corpo… Il pezzo, come l’album, è stato registrato ai Crystal Studios di Hollywood. Nel 1998 il pezzo ritroverà la strada delle classifiche, grazie alla cover degli Smash Mouth. Grand Funk Railroad - Arrivano i tempi cupi per la Ferrovia Un altro nome che fino ad ora ha funzionato alla grande negli USA sono i "caciaroni" Grand Funk Railroad (che proprio di recente hanno riaggiunto la "ferrovia" nel nome), che piazzano a inizio giugno al N. 4 USA BAD TIME. E i cattivi tempi iniziano per davvero per la band, una delle più amate in America del decennio. Infatti il singolo, tratto dall’album del 1974 “All the Girls in the World Beware!!!” sarà il loro ultimo Top 10. L’album live "Caught In The Act", che esce ad agosto, non va oltre la 21esima posizione e la band mostra evidenti segni di stanchezza, tanto che l’album successivo, allegramente intitolato “Born To Die” dovrebbe essere l’ultimo. Tuttavia l'inattesa collaborazione con Frank Zappa, che diventa loro produttore, riesce a dare loro un ulteriore slancio, che porta alla produzione dell'album "Good Singin', Good Playin'", sotto la supervisione di Zappa. Ma in classifica oramai funziona altro e la band si scioglierà, per poi ritentare la fortuna negli anni ’80, senza agguantarla. In compenso si ri-riuniranno nel 1996, diventando protagonisti di concerti sold out all’insegna della nostalgia… Il 9 agosto al N. 6 statunitense arriva MIDNIGHT BLUE, singolo di debutto nella Hot 100 per Melissa Manchester. Il pezzo è stato scritto con Carol Bayer Sager, già collaboratrice della cantante nel suo primo album, del 1973. La Manchester è stata corista nel 1971 per Barry Manilow. Pete Wingfield invece arriva al N. 7 UK con EIGHTEEN WITH A BULLET. Un diciottenne con una pallottola? Un pistola forse? Con il suo falsetto ci avverte che ha il dito sul grilletto... Ma forse non allude veramente all'atto di sparare... Questo doo woop aggiornato al 1975 è il suo debutto da solista ma Pete non è esattamente un novellino, dato che già negli anni '60 faceva parte di una band insierita nel filone del blues britannico, i Jellybread. In ogni caso la sua prima uscita da solista che gli va molto bene, dato che arriva pure nella Top 20 americana. In che posizione? Ma al N. 18 ovviamente (e probabilmente con un "bullet" di Billboard - ovvero con il contrassegno che indica i brani che guadagnano punti). Che il tipo leggesse nel futuro? In ogni caso questo sarà il suo unico hit.E andiamo con un hit per nonni... Si tratta di THE LAST FAREWELL, N. 2 UK per Roger Whittaker. Roger è molto popolare in Germania mentre in UK è in declino quando scrive questo pezzo vecchio stampo che gli assicura anche il unico Top 20 americano. Non si tratterà tuttavia del suo ultimo addio, dato che lo ritroveremo nella Top 10 UK anche nel 1986... Tra le band britanniche che stanno funzionando alla grande in Europa e soprattutto in Germania, ci sono, oltre agli Sweet e ai Mud anche i Fox. la band che prende il nome dalla cantante australiana Noosha Fox piazza il N. 3 primaverile (in patria) ONLY YOU CAN al N. 2 tedesco. Si tratta del singolo di debutto della band, il cui secondo singolo, IMAGINE ME, IMAGINE YOU (nessun link ahimè), riscuote un successo nettamente inferiore in UK (arriva solo al N. 15), mentre diventa il secondo Top 10 tedesco in agosto, arrivando a un buon N. 7. USCITE CHIAVE Durante l'estate escono alcuni pezzi da novanta che troveremo nelle classifiche nelle stagioni successive. In primis, un ragazzotto del New Jersey che pubblica un album il 25 agosto... Il ragazzo si chiama Bruce è dichiara di essere "Nato Per Correre"... BORN TO RUN segna la strepitosa esplosione di uno dei rocker americani più importanti degli ultimi 30 anni. L'album è di fatto il prototipo di gran parte del rock anni '80, nel bene e nel male, grazie a una produzione basata su un "muro del suono" memore di quello di Phil Spector. L'intenzione è di suonare come Roy Orbison che canta pezzi di Dylan prodotti da Spector. Nasce come un concept album e Springsteen vorrebbe inizialmente intitolarlo "The Legend Of Zero" o "Blind Terry". Idea poi accantonata. Come pure vengono messi da parte i dylanismi dei primi due lavori. L'idea è quella fare una cosa diversa e di usare lo studio di registrazione come uno strumento. E a creare quello che sarà il definitivo "Springsteen sound" con la sua E Street Band, evidenziato dalla title-track, lettera d'amore per una ragazza di nome Wendy, e dall'altrettanto classico inno alla fuga THUNDER ROAD, che apre il disco. E l'album segna proprio l'inizio della collaborazione con il tastierista Roy Bittan e il batterista Max Weinberg, notoriamente reclutato nel 1974 con un annuncio che recitava "no junior Ginger Bakers" (Baker è noto per i chilometrici assoli, cosa che il Boss proprio non vuole). I pezzi (composti al piano) son annunciati da introduzioni memorabili che ne definiscono il tono (con particolare citazione per i due pezzi che chiudono i due lati dell'album, le tristi e melanconiche BACKSTREETS e JUNGLELAND). Memorabile anche la copertina con la leggendaria foto di Bruce appoggiato a Clarence Clemons scattata da Eric Meola. E, parlando di copertina, se avete una copia originale dell'album in vinile in cui "Meeting Across the River" è intitolata "The Heist" e il carattere dei testi è in stile graffiti, sappiate che avete un piccolo tesoro...E parlando di grandissimi cantautori, ecco a voi "Tonight's The Night" del magnifico orso dal cuore d'oro Neil Percival Young. Nonostante lo stratosferico successo di "Harvest", Neil è depresso. Se da un lato si sente ingabbiato dal successo commerciale, dall'altra, soprattutto, ha perso due carissimi amici per overdose d'eroina, il chitarrista dei Crazy Horse Danny Whitten e il roadie Bruce Berry. E l'album che registra nel 1973 a Los Angeles diventa così una sorta di seduta d'analisi, una sorta di fuga dal passato. E così mette da parte il country folk che ne ha garantito il successo, per sposare un blues notturno che riflette su morte e successo. A partire dalla title-track, dedicata a Berry, mentre TIRED EYES parla con triste ironia dell'inutile lotta contro la tossicodipendenza di Whitten, per ricordare il quale viene incluso anche un pezzo live registrato nel 1970, "Come on Baby, Let's Go Downtown". La Reprise, nonostante l'album sia pronto già nel 1973, lo mette in freezer, sperando che il cantautore "si ravvedesse" e pubblicasse un album più facile e commerciale, considerato che il suo immediato successore, "Time Fade Away", realizzato subito dopo la morte di Whitten e non amato da Young, non è andato bene. Invece nel 1974 arriva il tutt'altro che commerciale "On The Beach" (un fiasco poi riconosciuto come capolavoro). E così l'album vede la luce il 20 giugno 1975. Non sarà un successo, ma sarà di seminale influenza per il rock e il country dei decenni successivi. E l'11 giugno esce anche un altro album che segna un netto cambiamento rispetto al passato. Riguarda una band che intitola il nuovo album con il proprio nome. "Fleetwood Mac". In realtà non si tratta del primo album intitolato così, in quanto c'è un predecessore, il loro album di debutto del 1968. E questo titolo ripetuto sta a indicare una nuova nascita. In quanto sancisce la nuova incarnazione della band, che ora è un quintetto formato da Mick Fleetwood, Christine e Joe McVie e dai nuovi ingressi Lindsey Buckingham e Stevie Nicks, chiamti a sostituire il dimissionario Bob Welch. Il collettivo blues diventa una macchina da successi pop-rock. L'album venderà carrettate di copie, grazie ai brani pubblicati su singolo come OVER MY HEAD, la splendida RHIANNON e SAY YOU LOVE ME, oltre ad altre gemme, come la classica LANDSLIDE. Ma non sarà nulla in confronto al successo del suo successore... Ah, i pezzi del "Rocky Horror" son stati rifatti rispettivamente da Mina e da Elio e Le Storie Tese... Al prossimo appuntamento, si passa a una nuova serie autunnale e ad un autunno decisamente storico: cade definitivamente un Blocco e si porta dietro il crollo di un Muro. Tra bufale tedesche, burattini americani, hit fatti in casa dagli italiani, balli brasiliani e dive miagolanti, fioriscono le Rose di Pietra e Madchester... Gli anni '90 stanno per arrivare... MarcoFare clic qui per inserire un commento a questa monografia.  
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