L'ESTATE DEL
1975 - Macchine, mandibole e lezioni di ballo
Il
Mozambico acquista l'indipendenza, la FIAT cessa di produrre la 500,
mentre in America il potente e controverso leader sindacale Jimmy Hoffa
sparisce nel
nulla. E a livello globale impera la crisi economica. Meglio non
pensarci per almeno due ore e andare al cinema. E la
gente fa le code davanti ai cinema che proiettano
la storia di un
pesce alquanto famelico. Mentre, su altri schermi,
un alieno travestito
corrompe una coppietta insegnando a ballare
il "Time Warp".
E tutti
a New York vogliono ballare l'Hustle. Per la serie
"ballando che ti passa",
la
discomusic sta diventando il genere dominante e ad essa si
convertono
tre fratelli che ne diverranno, volenti o nolenti, i massimi esponenti
commerciali. Ma non sta emergendo solo il suono da discoteca. Dal
sottobosco emergono anche
suoni
elettronici che invadono la classifica
USA.
Arrivano dalla
Germania
e sono prodotti da quattro uomini-macchina che propongono un viaggio in
autostrada. Ma l'elettronica può essere usata anche per creare grandi
ballate.
Suoni nuovi
contro il rock dei "dinosauri" che si ritrova invecchiato:
è in corso un vero e proprio cambio generazionale che provocherà la
caduta di molte stelle e che anticipa la prossima rivoluzione: il punk.
Ma intanto in America trionfa anche il
country rock nelle sue varie
declinazioni, compresa quella "fuorilegge". E proprio alla
scena country e alla sua industria viene dedicato un film monumentale...
Ma c'è già una rivoluzione in corso, e sta avvenendo in tutte le
discoteche. Pronti a ballare?
Van McCoy And The Soul City Symphony - Lezioni di ballo
“Do
it, Do the Hustle!”
Van (Allen) McCoy è
stato definito da Alan Jones e Jussi Kantonen
nel loro divertente libro “Love Train” come il “Chubby Checker della Disco”.
A
cosa si deve tale definizione? Beh, semplicemente, Checker negli anni
’60 ha
trasformato il twist,
poco prima ballo caratteristico del Peppermint
Lounge di
New York in un fenomeno mondiale. Nel decennio successivo McCoy fa lo stesso con un altro
ballo:
l’hustle. Tastierista, compositore e produttore, McCoy è
stato introdotto alla
musica sin dalla tenera età di 4 anni. Dapprima si esibisce col
fratello
Norman, violinista, con il nome McCoy Brothers. Poi fonda un gruppo doo
woop,
partecipa all’orchestra di Mitch Miller e, nei sessanta, produce pezzi
per le
Shirelles, Gladys Knight & The Pips e Peaches And Herb (di cui
favorirà il rilancio a
fine anni ’70).
Poi, nel 1975, l’amico
DJ David Tood gli parla di un nuovo
ballo che si è diffuso in città partendo dai latini del South Bronx.
Insiste
per settimane, dicendogli di andare a vederlo all’Adam’s Apple, una
discoteca
di Manhattan. McCoy tuttavia è impegnato e, visto che Todd tanto
insiste, ci
manda il socio Charlie
Kipps. Kipps si trova di fronte ragazzi che si muovono
secondo una coreografia precisa. Kipps è
colpito dalla scena che si porta dietro due ballerini ai Metroland
Studios,
dove McCoy sta lavorando, per mostrarglielo. McCoy osserva il ballo, e
lo trova strano e al
contempo entusiasmante. Come avrà a dire, erano secoli che non vedeva
una danza
ballata assieme dalle persone, come i balli del passato. In quel
momento sta
realizzando un album con 10 tracce strumentali. Ma colpito da quel
ballo, pensa
che valga la pena aggiungerne un’undicesima…
L'undicesima traccia viene
registrata in un’ora libera con un gruppo di session men
battezzato The Soul City
Symphony.
Non appena un dirigente della Avco
sente il pezzo, che unisce un beat latino con l’R’N’B, vede la parola
“successo”
scritta a caratteri cubitali su di esso. E così il pezzo viene
pubblicato su singolo. THE
HUSTLE (qui
in versione lunga), accreditato a Van McCoy &
The
Soul City Symphony, arriva al N. 1 USA il 26
luglio, subito dopo aver raggiunto la terza piazza britannica. Con quel
flautino che si insinua su una ritmica piuttosto dinoccolata, si infila
nelle orecchie ancora traumatizzate dell'America post-Watergate in
piena crisi economico-sociale, quasi
come una
specie di novocaina musicale. Ma evidentemente la novocaina serve
all’intero
stressatissimo globo terracqueo di metà anni ’70. E infatti il pezzo si
stampa
nelle Top 10 praticamente ovunque, vendendo a livello mondiale 8
milioni di
copie. Prima di questo brano la discoteca era un passatempo. Dopo
diventa una
religione. E i nuovi adepti del culto all'ombra delle mirrorball
ingrassano le tasche di molti maestri di ballo,
subito riciclatisi in maestri di Hustle…
Il successo del brano è tale
che il famigerato album di
McCoy viene prontamente ribattezzato “Disco Baby”,
giusto
per cavalcare l’onda
generata. Purtroppo McCoy non replicherà più un tale
successo, dedicandosi a progetti fallimentari come la soundtrack del
tragico "Sextette", sexy-musical con protagonista l'85enne Mae West...
E, purtroppo, se
ne andrà nell’estate 1979, quando l’onda
generata dal
suo pezzo sarà ancora alta…
Ed ora la lezione di ballo...
Cos’è esattamente
l’Hustle? Beh, è un ballo con una
propria coreografia che di fatto irrompe sulla scena mainstream in un
momento in cui il ballo
invece viene inteso come pura libera espressione del corpo divincolata
da ogni schema, come da
imperativo dei
tardi sixties.
L’Hustle
di fatto recupera la coreografia dei balli da sala
dei tempi passati, di cui è di fatto la derivazione.
Si potrebbe dire che riporta
l’"ordine" e il "rigore" nella sala da ballo. Basta dimenarsi da soli
senza un
preciso ordine! Bisogna studiare i passi e, soprattutto, eseguirli in
coppia. Un ritorno
al passato che addirittura viene salutato come un ritorno agli antichi
valori da alcuni tromboni conservatori dell’epoca in
America (da
noi
invece ci sarà gente che, dimenando atterrita campanacci
per le strade, urlerà all’arrivo del cosiddetto “riflusso”…).
Ovviamente pochi anni dopo, accortisi del granchio
preso, gli stessi considereranno la Disco
come la causa di tutti mali della società...
Ma sto Hustle è
quindi una danza “conservatrice”?
Beh, prima di spararle grosse sarebbe meglio considerarne le origini…
Da dove
nasce l’Hustle? Beh,
il
nome deriva dall’olandese e significa “scuotere”. E nei
bassifondi indica un truffatore o una prostituta (negli
ultimi anni c’è pure
una bella serie TV inglese con questo nome che narra le gesta di un
gruppo di
truffatori). Insomma, non proprio le origini ideali per una danza
conservatrice, no?
Nasce
tra le gang di latini del Bronx. Consideriamo la
situazione:
squallore e miseria. Per cui i giovani quando vanno a ballare vogliono
“essere
splendidi”, vestendosi bene e meravigliare ballando, almeno per quelle
poche
ore.
Praticamente è
un’evoluzione di altri balli latini, come la Salsa, di cui è
praticamente la
versione accelerata e acrobatica. Potremmo dire più
“libera” (ma allora è la
Salsa ad essere un ballo “conservatore”!?). Nel 1974 già alcuni dischi
son perfetti per
la nuova danza, come “
Can’t Get
Enough Of Your Love, Babe” di Barry
White e
“
Love’s
Theme” della sua Love Unlimited Orchestra. E guarda caso,
McCoy
praticamente ne copia l’arrangiamento a base di archi e fiati nel suo
singolo.
Nel 1975 il ballo si diffonde al “piano nobile”, ovvero a Manhattan,
visitate
dai latini del Bronx che partecipano a tutte le gare di ballo possibili
per
fare qualche soldo. E poco dopo McCoy lo esporta in tutto il Mondo.
Ma come si balla l’Hustle?
La coppia si muove dentro
un’area delimitata della pista da ballo. La danza è un autentico casino
da
imparare, e comprende giri in senso antiorario, tuffi e tutta una serie
di
posizioni. E per complicare le cose, ve ne sono più varianti. Il New York
Hustle ne è la versione più elegante e calma, in quattro
tempi. La coppia si
fronteggia, mani nelle mani. Lui fa un passo avanti col piede sinistro,
e
avvicina a sé la donna. Poi fa un passo avanti col piede destro. Poi
passo indietro
col piede sinistro allontanando la compagna. Al quattro, gamba destra
indietro.
Lei fa esattamente il contrario. Poi iniziano i movimenti circolari…
Col Latin
Hustle i tempi diventano 6. È più complicato quindi e pure
prevede un saltello…
E poi c’è il California
Hustle. Si tratta di una danza lineare, detta anche Bus
Stop. Cominciando col destro, tre passi indietro. Poi
battete il piede sinistro
sul destro e battete le mani. Poi partendo col sinistro, tre passi
avanti. Poi
battete il piede destro contro il sinistro e ribattete le mani. Poi
ripetete. Poi passo a
lato col
sinistro, destro dietro il sinistro, altro passo a lato col sinistro e
battete
destro su sinistro, battendo le mani. Poi replica, ma muovendovi a lato
partendo col destro. E poi ci sono il Tango Hustle, il Continental Hustle,
il
Rope Hustle,
il Bay Area Hustle,
lo Street Hustle,
l’Hustle lineare col dito
puntato… come dite? Che sembra difficile da imparare?
Certo! Ma poi sapete la soddisfazione di sfoggiare i passi in
discoteca… In ogni caso qui
vi beccate pure una lezione su youtube (ve ne sono molte altre)...
È un ballo molto cinematografico,
come testimoniato da “La
Febbre Del Sabato Sera”, dove la gara di ballo vede il
memorabile
Hustle dei Portoricani. E
altri Hustle si possono vedere in “Carlito’s Way”, “Boogie Nights” e
“In Cerca
di Mr. Goodbar”…
Come dite? Che state ancora chiedendovi se è un ballo
conservatore? Ma insomma, bisogna spiegarvi tutto!!! Sarà pure
codificato e si
ballerà in coppia. Però all’interno di alcuni coreografie base da
rispettare
per poterlo eseguire bene, prevede mille variazioni, compresa quella di
gruppo.
Come una certa cosa a cui, nelle discoteche in cui si balla l’Hustle,
il ballo
è strettamente legato. Il sesso. Capito adesso?
L’economia va a rotoli e la gente cerca disperatamente di
dimenticare i problemi ballando. “The Hustle” arriva al momento giusto
e di
fatto annuncia al Mondo il definitivo trionfo della Disco, esplosa solo
un anno
prima con ben 6 N. 1 nel 1974. E proprio l’autore di uno di quei N. 1
trova
questa estate il suo primo N. 1 USA...
KC & The
Sunshine Band - Caraibi funky
Ma dobbiamo spostarci in
un’altra capitale
della nascente Disco, Miami.
La città della Florida è effettivamente l’unica
seria contendente al trono di New York (la California al momento è
ancora
indietro). E d’altra parte non poteva che essere il destino di una
città che
rappresenta il crocevia tra la cultura caraibica e quella a stelle e
strisce. Miami è il
regno di un produttore indipendente, Henry Stone e della
sua TK Records. Stone, dopo un’infanzia passata da orfano,
ha fatto parte della
prima banda musicale multirazziale dell’esercito. Stabilitosi in
Florida, dagli
anni ‘50 fonda alcune etichette indipendenti, tra cui la Tone Records,
producendo dischi anche per Ray Charles. È un bianco che ama la black
music e
si circonda di altri bianchi come lui, come i talent scout Steve Alaimo
e Brad
Shapiro. A fine anni ’60 la Tone mette su anche un suo piccolo
studio di registrazione presso la sede dell'etichetta.
Harry Wayne Casey
lavora in un negozio di dischi e si reca spesso alla Tone per
recuperare materiale. Un giorno Casey viene invitato a
visitare lo studio e
subito scocca la scintilla. E inizia a bazzicare nello studio ogni sera
dopo il
lavoro, fino a che, come ammetterà, per ottenere le chiavi dello stesso
inizierà a fare vari lavoretti gratis, arrivando anche a suonare le
tastiere in
alcuni sessioni di registrazione. Tempo dopo viene assunto dalla
piccola
etichetta un altro giovane, Richard
Finch. I due, particamente i tuttofare
sfigati dell’azienda, legano e iniziano a usare nel dopolavoro lo
studio messo
a disposizione. L’idea
dei due è di mescolare la musica del carnevale delle
Bahamas, la cosiddetta “junkanoo” music, con bonghi, cowbell e flauti,
con una
ritrmica funky R’N’B.
La prima composizione è “Blow Your
Whistle” (composta su
un aereo al ritorno di un concerto di Timmy Thomas) e nel 1973, i due
formano una vera e propria band, chiamata KC & The Sunshine
Junkaboo Band. Arriviamo così al 1974, anno in cui Casey (ormai
ribattezzato KC) e
Finch,
impiegando una proto-drum machine, scrivono uno dei singoli destinati a
definire il Disco Sound: “Rock Your
Baby”, affidato alla voce di George McCrea
(uno di quei sei N. 1 disco del ’74). Il successo mondiale del pezzo,
inciso per la TK, lancia in orbita
non solo la piccola etichetta, ma anche i suoi autori, che nel
frattempo accorciano il nome del loro gruppo in KC & The
Sunshine
Band, che piazza nella Top 20 UK ben due singoli.
GET
DOWN TONIGHT (qui
un'esibizione TV tagliata) è il primo hit americano della band ed è
pure il primo
di
quattro N. 1 consecutivi. Combinando sonorità caraibiche e ritmica
R’N’B la
band mette a punto un suono divertente e trascinante, che in breve
diventa la
massima espressione del Male per coloro che odiano la Disco. E mentre
KC
implora la bella di scendere per ballare in America, nelle Isole
Britanniche, dove il pezzo si ferma un po' stranamente al N. 21, si
fa strada verso il N. 4 il prossimo N. 1 americano. È un pezzo che fa
“That’s
The Way Aha Aha I Like It….”
Il successo di Casey e Finch di fatto lancia definitivamente
nella stratosfera anche la TK, che a breve sfornerà altri hit con Jimmy
“Bo
Horne”, T-Connection e molti altri. Poi
il crollo della Disco porterà con se anche la TK che fallirà nel 1981…
In classifica questa estate c'è
anche l'interprete di "Rock Your Baby", ovvero George McCrea,
che in agosto piazza al N. 4 UK IT'S BEEN
SO LONG, l'ultimo dei suoi
tre Top 10 britannici e, a dire il vero, pezzo poco disco
ma molto pop-soul in stile Motown.
Praticamente KC e la sua band
diventano il gruppo
più famoso dell'Universo
Disco fino all’avvento de “La Febbre Del Sabato Sera”, quando il loro
scettro passa a tre fratelli che proprio questa
estate decidono di
accelerare il ritmo e mettere da parte i testi che parlano di sfighe...
The Bee Gees -
Inversione a Disco
Anno
di (dis)grazia 1974. I
fratelli Gibb si
trovano a un punto morto dell’ormai
decennale carriera. Gli ultimi hit son stati discreti
successi in Asia ed
Europa (specie in Italia), mentre la fama del gruppo, ormai
stabilizzatosi come trio,
nei mercati anglofoni sembra decisamente in declino. Il loro sound,
basato su
ballate costruite con elaborate armonie vocali, melodie accattivanti e
testi
spesso al limite del menagramo sta mostrando la corda. E l’ultimo album
è stato
un sonorissimo fiasco. Si trovano a suonare in Inghilterra in club dove
il
pubblico è più interessato a sbronzarsi che ad ascoltarli. Diciamo che
la china
discendente è stata intrapresa e che la discesa sembra bella ripida e
rapida. Urge un
drastico cambiamento. D’altra parte come dirà pseudo-cripticamente
Barry: “quando scrivi
testi
centrati su di te, finisci nell’introspezione ed è la fine”.
Di fronte a
cotanta allegria, il loro manager, Robert
Stigwood, decide di presentare una
fatina ai tre cenerentoli in disgrazia. La fatina a dire il vero ha le
sembianze poco “fatate” del produttore
turco-americano Arif Mardin. E Mardin
provvede a trasformare la zucca discografica in una carrozza da alta
classifica. Ovvero a modificare le
composizioni del trio in disarmo da lagne in qualcosa di più ritmato,
suggerendo ai Gibb di sperimentare con quel nuovo suono che va in
discoteca. A dire
vero il primo
esperimento, “Mr.
Natural”, non è esattamente un successo, ma serve come
banco
di prova e ridà un po' di fiducia ai tre. Mardin porta i fratelli a Miami e
li induce ad analizzare cosa sta
funzionando nella classifica americana. E il cambiamento di rotta
definitivo dei fratelli, toccati dalla
bacchetta magica del produttore,
avviene definitivamente con l’album
“Main Course”. Mardin
introduce nel sound della band strumenti elettronici come
sintetizzatori e il basso elettronico. E non contento,
compie l’atto
definitivo: suggerisce
ai fratelli di cantare in falsetto. Ebbene si, nel 1975
nasce ufficialmente il famigerato falsetto dei Bee Gees.
JIVE
TALKIN’,
il pezzo
principale dell’album,
destinato ad
essere il primo singolo, in cui il falsetto appare ancora molto
timidamente,
ma si
basa su l’abbinamento di basso al sint con basso a corde. La ritmica
del pezzo
arriva da Miami. Ma non è il nascente Miami Sound di KC a ispirare i
Gibb. No,
è il rumore prodotto
dalla loro macchina quando attraversa dei binari
sul Sunny
Isles Bridge sulla Biscayne Bay.
È la moglie di Barry, Linda, a
farglielo
notare, dicendo che il suono è lo stesso tutte le volte e battezzandolo
il
loro “drive talking”. E questo è il titolo provvisorio del
pezzo.
Tuttavia è Mardin ancora a suggerire il cambiamento nel titolo
definitivo, per attirare maggiormente l’attenzione dei teenagers (in
slang
giovanile anni ’70 il titolo significa “mentire”). E così Barry deve
riscrivere
un po’ il pezzo, dato che in principio ignora il reale significato del
titolo…
Dato che all’epoca i Bee Gees
vengono dati per
finiti e difficilmente troverebbero radio disposte a programmarli, il
disco viene distribuito tra le radio ripetendo il trucchetto
usato 8 anni prima per “New
York Mining Disaster 1941”, ovvero senza alcun nome
sull’etichetta, bianca. E gli ignari DJ trovano il pezzo perfetto e
iniziano a
programmarlo. Quando si scopre di chi sono le voci il gioco è ormai
riuscito:
il pezzo sta diventando un hit. E così i Bee Gees ritornano alla grande
con una
nuova veste al N. 1 USA il 9 agosto, sfrattando gli Eagles e rimanendo
in vetta
due settimane. In UK il pezzo si piazza trionfalmente nella Top 5. E
l’album “Main Course”,
diventa il primo Top 20 USA della band dai tempi ormai preistorici di
“Odessa”
(1969!).
L’anno
dopo i tre
produrranno un altro N. 1, “You Should
Be Dancing” e due anni dopo,
beh, diventeranno IL gruppo dell’era disco. Tra
l’altro nella colonna sonora di “Saturday Night Fever” compariranno sia
“Jive
Talkin’” sia “You Should Be Dancing”.
Nel 1987 "Jive Talkin'" verrà rifatta pari pari e portata al
N. 7 UK dai
Boogie
Box High (il video completo parte a 2:10), formazione
fantasma guidata da Andros Georgiou, cugino di
George Michael,
che
coinvolgerà l'ex Haircut 100 Nick
Heyward e George stesso, sebbene non accreditato a causa di
problemi con la casa discografica.
Tutti gli altri
nomi della Disco

Un
altro nome associato alla Disco che sta ottenendo un notevole successo
nella chart albionica questa estate è
Hamilton Bohannon.
L'ex batterista di Stevie Wonder dapprima
piazza a giugno il N. 6
DISCO STOMP,
seguito immediatamente (dopo
appena sei settimane) da
FOOT
STOMPIN' MUSIC, che però si piazza solo
al N. 23. Diciamo che ha battuto il ferro finchè è caldo. Poi si
raffredderà presto e non lo rivedremo più nelle zone alte delle
classifiche.
Disco
funk strumentale con DYNOMITE
(part 1), Top 10 USA per il
produttore Tony Camillo
e i suoi Bazuka.
Camillo ha già lavorato con gente come
Gladys Knight. Il pezzo è la sigla di uno show TV con protagonista Jim
Stafford, cantante country pop della cui "Spiders & Snakes" s'è
già
parlato nella Primavera
1974.
Anche Michael Jackson
flirta col genere con JUST A
LITTLE BIT OF YOU, N. 23 USA agostino a metà strada tra il
Motown sound dei Jackson 5 e la disco orchestrale. Ma son tutti i fratelli Jackson
in comunità a portare in dote alla Disco la sua tipica linea di basso:
avviene con FOREVER
CAME TODAY (qui
in versione lunga),
cover
delle Supremes pubblicata a giugno e inserita
nell'ultimo album con la Motown della band, "Moving Violation".
La separazione dalla Motown non sarà semplice, dato che l'etichetta non
vorrà mollare l'osso. Alla fine la spunteranno e passeranno alla CBS,
tuttavia dovranno lasciare il nome, che da Jackson 5 diventerà
Jacksons, e Jermaine
Jackson, che sposato con la figlia del gran capo Berry
Gordy, resterà alla Motown. Lo sostituirà il fratellino minore Randy.

E
parlando di gruppi famigliari, dall'America
arrivano anche le
Sister
Sledge, che, in circolazione dal 1971, debuttano nella Top
20
britannica con
MAMA
NEVER TOLD ME. Non si sa bene cosa mamma non abbia
detto alle timorate fanciulle, ma tra qualche annetto incontreranno i
due maghi
Rodgers e
Edwards che le renderanno molto "chiccose" e regaleranno
loro hit memorabili...
In
Gran Bretagna invece la nascente moda è diventata un'autentica miniera
d'oro per alcuni produttori. Tra questi l'anglo-indiano Biddu Appaiah,
arrivato dall'India a 23 anni in Gran Bretagna in cerca di successo e
magari incontrare i Beatles. Il ragazzo si maniente lavorando come
cuoco all'ambasciata americana e con i soldi risparmiati affitta uno
studio. E dopo pochi anni arriva il botto in maniera del tutto
inattesa: un pezzettino da lui prodotto per Carl Douglas diventa
uno dei massimi successi del 1974. Si tratta di "Kung Fu
Fighting". E ora, con la Biddu
Orchestra
(in realtà un gruppo di musicisti di studio) arriva nella Top 20
britannica con la versione disco di SUMMER OF
'42
(video non esattamente a tema...), brano portante della colonna sonora
del film del '71 da noi chiamato "Quell'Estate del '42". E tra breve
Biddu
lancerà una vera disco star made in Britain: Tina Charles.
Ci son poi pezzi che, a dispetto del
nome legato al fenomeno, non son veramente Disco, come DISCO QUEEN,
degli Hot Chocolate.
La
band
arriva con questo funk-soul al N. 11 UK e respira una boccata di
ossigeno dopo il fiasco
dell'ultimo singolo (il loro ultimo successo, "Emma", risale
alla
primavera '74). Ma entro la fine dell'anno otterranno il loro più
grande successo...
Sul carro disco iniziano a salire un po' tutti,
purtroppo. Ed ecco così che iniziano a comparire le tipiche produzioni
Eurodisco,
assemblate da produttori uniti dall'appartenenza all'Europa
e da un inequivocabile cattivo gusto. Fondamentale, come già detto in
altri contesti, è il guazzabuglio di nazionalità che vede tedeschi
spacciarsi per francesi, scandinavi per spagnoli, olandesi fare gli
italiani.
Ecco
così EL
BIMBO
dei Bimbo Jet,
che se non altro ha il pregio di essere strumentale... Nonostante il
titolo del pezzo, si tratta di un
duo francese, formato da Claude Morgan e Laurent Rossi,
che vampirizza senza ritegno la melodia
di "Tanha
Shudham Tanha", pezzo datato 1971 del grande musicista
afgano Ahmad Zahir.
Zahir è una vera e propria icona musicale del paese e nel 1978
si
opporrà all’instaurarsi della dittatura. Morirà nel 1979 a soli 33 anni
ucciso dal regime di Taraki. I due francesi spopolano in tutta Europa
(arrivano
pure nella nostra Top 10) e piazzandosi al N. 12 UK. Di “El Bimbo”
esiste
anche una cover di Paul Mariat.
George Baker Selection - Vola
colomba...
E
passiamo così a PALOMA
BLANCA (o “Una Paloma Blanca”) della George Baker Selection,
il singolo che domina l’estate tedesca. Il 13 giugno scalza
gli Sweet di “Fox On the Run” e mollerà l’osso solo dopo 13 settimane,
il 12
settembre, cedendo a “S.O.S.” degli Abba. E l’album omonimo passa in
vetta 9
settimane… Ma cos’è “Paloma Blanca”? Beh, è un pezzo con un titolo in
spagnolo fatto da una
band olandese con un nome inglese. Praticamente un
fulgido
esempio di Europop
non ancora Disco.
La colomba svolazza lasciando ricordini su tutte le classifiche
europee, arrivando
anche a un discreto piazzamento nel 1976 nella chart USA (N. 30). Johannes
Bouwens,
alias George Baker, scrive il pezzo ispirandosi – sembra - alla caduta
della dittatura in Portogallo. Vabbè, la intitola in spagnolo e non in
portoghese…
Comunque, mentre il Portogallo ha da poco conquistato la libertà con la
Rivoluzione dei
Garofani, la Spagna è invece attualmente ancora una dittatura,
ufficialmente fino al 20 novembre, data della morte di Franco. In ogni
caso il
motivo è un inno alla libertà e alla pace. In UK la chart è invasa sia
dalla colomba originaria sia da una colomba locale, ovvero la
cover identica di Jonathan
King, che in qualche misterioso modo si porta pure a casa un
Premio
Ivor
Novello… Mah
Da notare che George Baker non
è tuttavia uno arrivato lì
per caso. Anzi, la George Baker Selection è in circolazione dal 1967 e
già nel 1969
ottiene un grande hit mondiale con un gran pezzo che arriva al N. 21
USA: “Little
Green
Bag”, poi impiegata da Tarantino nel suo “Le Iene”. La band
si
scioglierà per
“eccesso di pressione” nel 1978…
Ma
torniamo alla musica black. Alle origini della Disco c'è sicuramente il
Philly Sound. Molti dei protagonisti di quella scena stanno segnando il
passo negli USA, incapaci di evolversi in star della disco (fanno
eccezione alcuni come gli O'Jays). Tuttavia alcuni protagonisti della
scena stanno consocendo un grande successo nella Vecchia Europa e, in
particolare, nelle Isole di Sua Maestà Elisabetta...
The Stylistics -
Non posso che darti un N. 1

Gli
Stylistics nel 1974 si son separati dal pigmalione
Thom Bell.
Negli USA la mossa
si rivela suicida, dato che la band non
ne
azzecca più una.
Ma
oltremanica è tutta un’altra musica. Infatti la
band,
passata alla H&L Records, inizia a infilare hit su hit in UK e
ed
Europa. Durante l'estate il gruppo vocale domina per 5
settimane
tra maggio e giugno e per altre due
in agosto la classifica degli album britannici con il loro
"Best
Of", piazzando al contempo due hit nella classifica dei
singoli.
SING
BABY SING arriva al N. 3 tra maggio e giugno. Ma il botto
vero arriva
con
CAN'T
GIVE YOU ANYTHING (But My Love), N. 1 per tre settimane a
partire dal 16 agosto. Un intro destinato a diventare famoso e un
(parziale) abbandono della formula ballata, usata fino ad allora,
assicurano il successo. Potremmo definirlo un parziale flirt
con la
disco orchestrale? I Signori dello Stile imperverseranno
con i loro falsetti per un’altra buona annata.
Al
N. 5 USA arriva invece
l’unico grande hit per Major
Harris, LOVE WON’T
LET ME WAIT, tipica ballata da struscio. Il cantante soul è
stato
membro della "versione 1.0" degli Stylistics, ovvero i Delfonics
per 4 anni, fino al 1974, anno in cui lascia la band, ormai in netto
declino,
per intraprendere la carriera solista. Poi, quando anche la carriera
solista,
dopo il botto, produrrà solo piccoli petardi, farà come Lassie, ovvero
tornerà
a casa, rientrando nei Delfonics…
Tra le band vocali che hanno segnato i primi anni ’70 ci
son
anche i Chi-Lites
di Chicago. Come gli Stylistics, anche la band guidata dal
cantante Eugene Record
ha ormai perso il successo negli USA, ma sta ancora
andando forte in UK, dove piazza al N. 5 un singolo con due enormi
successi
originari
del periodo 1971-72, le due grandi ballate HAVE YOU
SEEN HER e OH
GIRL.
Passando
al Soul DOC, anche
la grande Gladys
Knight con i suoi Pips sta passando un bel
momento nella classifica britannica. Il medley THE
WAY WE WERE/TRY TO REMEMBER combina il
classico del 1974
della Streisand (all'epoca curiosamente un flop in
UK) e un pezzo del musical "The
Fantasticks",
il cui testo è stato scritto da Tom Jones e che è stato già un grande
successo nel 1967 per Nana Mouskouri. E il singolo è un successo, arrivando
al N. 4 UK a inizio giugno. Se The Emperess Of Soul sta ottenendo da
anni grande
successo con notevole continuità oltreoceano (dove il medley arriva al
N. 11), ha sempre fatto un po' di
fatica oltremanica. Con questo brano tuttavia le cose cambiano e da
inizio a un bel periodo di circa 2 anni che le porterà ben 4 Top 10 UK.
E infatti Gladys e i Pips replicano subito in estate con il N. 7 BEST
THING THAT EVER HAPPENED TO ME, già N. 3 USA nella primavera
del 1974.
Se
in UK funzionano gruppi come gli Stylistics, snobbati nei natii USA, al
contrario in America vanno alla grande alcuni dischi che i britannici
proprio non vogliono ascoltare...
Pop, Country e altro: i bloccati
dall'Atlantico (e dalla Manica)...
Captain &
Tenille - Legati "ufficialmente" dall'amore
LOVE
WILL KEEP US TOGETHER è un perfetto esempio di innocuo pop
radiofonico made in USA anni '70. Scritto da
Neil Sedaka e Howard Greenfield,
è l'ultimo pezzo scritto assieme dai due e risale al 1973. Sedaka la
incide e quella versione arriva alle orecchie di
Cathryn
Antoinette "Toni" Tennille, che subito se ne innamora. E
propone al Capitano, ovvero
Daryl
Dragon, suo compagno artistico e di vita, di inciderla. A
dire il vero come primo singolo del duo Dragon,
ex tastierista dei Beach Boys,
vorrebbe pubblicare "I Write The Songs", scritta da
Bruce Johnston
dei Beach Boys
e dedicata al principale autore dei pezzi dei Ragazzi
della Spiaggia, il grande
Brian
Wilson. Alla fine la spunta la (futura) mogliettina
(avevate qualche dubbio a riguardo?) e così il brano diventa
il loro primo singolo. Da
notare che in coda al pezzo si canta "
Sedaka's back", in
onore
dell'autore.
I due si son conosciuti nel 1971, quando Toni sta
partecipando a un musical ambientalista chiamato "Mother Earth" e Daryl
viene
chiamato a sostituire il tastierista dello spettacolo. Poi è Toni a
seguire Daryl nel successivo tour dei Beach Boys e alla fine la coppia
viene messa sotto contratto dalla A&M. Il debutto avviene nel
migliore dei modi, con "Love Will Keep Us Together" che diventa il
singolo dell'anno oltreoceano, arrivando al N. 1 il 21 giugno e
rimanendovi 4 settimane. E in contemporanea il duo piazza nella
Hot 100 anche la versione in spagnolo del pezzo, "Por Amor Viviremos".
Per l'unica volta
(sembra) un artista riesce a piazzare in
contemporanea nella Hot 100 due versioni in lingua diversa di un pezzo.
Il pezzo si porta pure a casa un Grammy e inaugura una buona serie di
hit. E, passato alla Casablanca, il duo poi otterrà un
secondo N. 1 americano dopo 5 anni: "
Do That To
Me One More Time". E nel frattempo Toni canterà anche in "The
Wall" dei Pink Floyd...
Oltremanica l'accoglienza è decisamente più fredda, e il singolo si
spiaggia
clamorosamente al N... 32!

Il
successo americano del duo è tale da garantire a Capitano e
Tenente un proprio show TV. Non male per un duo etichettato come una
copia dei Carpenters... E se il duo Tenille e Dragon non riesce a
passare l'Oceano sbarcando in Albione, proprio i signori dell'easy
listening anni '70, i
Carpenters,
dominano per settimane invece la album chart UK con l'album
"Horizon",
uscito il 6 giugno. Curiosamente, nonostante il successo
mondiale, l'album non entra nella Top 10 USA, fermandosi al N.
13,
nonostante la presenza di grandi hit (la cover di
PLEASE MR.
POSTMAN, la magnifica
ONLY
YESTERDAY,
SOLITAIRE)
e il plauso della critica (è di fatto un lavoro molto complesso dal
punto di vista delle tecniche usate).

Intanto,
I
WRITE THE SONGS, la canzone che sarebbe piaciuto incidere a
Daryl Dragon, viene registrata dall'ex star per teenagers
David Cassidy. La
sua versione raggiunge l'11esima piazza britannica. E verso la fine
dell'anno entrerà nel repertorio di
Barry
Manilow, che otterrà con
la
sua cover
il secondo N. 1 americano della carriera... Ah, riguardo al singolo di
Cassidy, il titolo del lato B crea un autentico casino in Gran
Bretagna: si tratta
infatti di
GET
IT UP FOR LOVE, ovvero "mettilo su per amore"... A cosa si
riferisce?? Da notare che entrambi i pezzi del singolo son inseriti nel
concept album semiautobiografico
"The
Higher They Climb, The Harder They Fall", che parla
proprio di un ex teen idol che dopo essere arrivato ai vertici della
fama, va incontro all'inevitabile caduta. Tuttavia la caduta di David è
rinviata, dato che l'album funziona bene a livello internazionale e gli
fa pure guadagnare il titolo di cantante maschile dell'anno in
Germania...
Da notare che un successivo hit di Captain & Tenille sarà una
cover di "
Muskrat
Love", pezzo già inciso da un'altra band americana che il 21
giugno viene sbattuta giù dal N. 1 USA proprio dal duo...
America - L'amore
tribolato per la meraviglia bionda
"Well
I keep on thinking 'bout you, Sister Golden Hair surprise
and I just can't live without you, can't you see it in my eyes ..."

Si
tratta de trio formato da
Gerry
Beckley, Dewey Bunnell e
Dan Peek, che, sempre prodotto dal grande
George Martin
(per chi non lo sapesse, il produttore dei Beatles), ottiene il 14
giugno il secondo e ultimo N. 1 americano della carriera con
SISTER
GOLDEN HAIR (
qui
in versione live).
Il
pezzo scritto da Beckley parla di un personaggio di
fantasia. A dire il vero le interpretazioni sul testo son
molteplici.
La più semplice (e probabile) è che il pezzo tratta di un
ragazzo innamorato di una ragazza dai capelli oro (una
"
meraviglia")
che tuttavia lo considera più un amico che altro e che in
qualche modo lui ha deluso. E lui sta in mezzo tra la paura di
impegnarsi seriamente con lei e il terrore di non essere corrisposto...

Il
pezzo musicalmente presenta nel riff di chitarra un chiaro omaggio a
"
My
Sweet Lord"
di George Harrison. È il primo dei tre singoli estratti dal quinto
album dei tre, "Hearts", registrato ai Record Plant Studios di
Sasualito, in California. Anche questo N. 1 USA viene tuttavia ignorato
oltremanica, dove l'unico successo degli America resta "
A Horse
With No Name", il loro debutto.
Gli
America sono tra i capofila di quel rock che miscela elementi country e
folk. Ed è
proprio il
country folk
uno dei generi che stanno dominando la classifica USA del periodo. E
come ogni genere, al suo interno presenta correnti diversissime
rappresentate da grandi nomi uniti tuttavia dal successo
(seppur
solo americano).
Michael
Murphey - Il cavallo fantasma del cowboy fuorilegge
WILDFIRE
(qui
in versione live) arriva al N. 3 USA il 21 giugno. Il texano Michael Martin Murphey
è un musicista country pop che è
diventato praticamente “il
poeta dei cowboy”, nutrendo sin da piccolo un
particolare amore per le canzoni e le storie dedicate ai cowboy.
Laureatosi in storia e
letteratura medioevali, nel 1964 forma con Michael Nesmith
(futuro membro dei Monkees)
una band e proprio per le Scimmie Murphey scrive un pezzo che finsice
nell’album "Pisces,
Aquarius, Capricorn, & Jones Ltd.", che vendendo 5
milioni
di copie, gli assicura parecchi soldi e un contratto come autore.
Scrive così
pezzi per gente come Kenny
Rogers (che con i First Edition registra un intero album
di
sue composizioni, un concept dedicato a una città fantasma) e Bobbie Gentry.
Diventa quindi uno degli esponenti di punta della corrente nota come Outlaw Country,
che include artisti country che non si riconoscono nel suono
e nei temi promossi dal country "ufficiale" di Nashville. E pertanto si
dichiarano “fuorilegge”, in quanto estranei alle regole imposte dai
produttori di
Nashville. Tali regole
vorrebbero cantanti “per bene” cantare pezzi
“romantici
e senza spigoli”. E allora i fuorilegge si vestono come hippy, e
adottano testi
decisamente più duri, affrontando temi delicati come l’alcolismo, la
droga e la
vita dei lavoratori e “sporcando” il suono con influenze rock e folk.
Murphey
diventa il primo rappresentante della scena fuorilegge texana ad
ottenere un
contratto discografico e, a quanto si dice, è, con il suo look,
l’ipiratore di molti altri, come il treccioluto Willie Nelson (che
negli anni '80 conoscerà un momento di grandissima popolarità).
Dopo un primo album
solista, “Geronimo’s
Cadillac”,
che
prende il nome dal pezzo principale, dedicato alla causa indiana (suo
primo
hit, N. 37 USA nel 1972), passa alla
Epic (ah, giusto per evitare che qualche anima ingenua si ponga la
questione: non ha nulla a che fare con la monnezza omonima propinata
dai Modern Talking anni dopo...). E dopo un secondo lavoro del 1973,
nel 1975 coglie l’asso, con
“Blue Sky,
Night Thunder”, da cui viene estratto il suo primo grande
hit,
“Wildfire”
appunto. Il pezzo parla del fantasma di una donna a cavallo e trae
origine
dalle storie di cavalli fantasma ascoltate durante l’infanzia dal
nonno. Sembra
che il cavallo fantasma gli sia apparso in sogno e il giorno abbai
deciso di scriverci su una canzone. Il pezzo è un bel country folk
dagli influssi jazz, a cui
partecipano anche membri della storica Nitty Gritty Dirt Band.
L'introduzione
invece deriva da un brano del compositore russo Alexander Scriabin,
suonato al
piano dal jazzista Jac
Murphy. Non male per un "vaccaro fuorilegge", eh?
In autunno Murphey piazzerà
nella Top 40 USA un altro
singolo dell’album, “Caroline
In The Pines”, in cui figura un assolo di
banjo.
Da notare che nel 1976, il suo
Top 40 USA “Renegade”,
inserito nell’album “Swans Against The Sun”, vedrà ai cori un altro
country
man, anzi, un country boy, che nel 1975 proprio ringrazia Dio per
essere un ragazzo di campagna. E
considerati tutti i dischi che vende, non ha tutti i torti…
John
Denver – Seconda chance per il ringraziamento
Eccolo
qua, il Re della ballata
country zuccherosa,
all’anagrafe Henry John
Deutschendorf Jr.. Scritta dal suo chitarrista,
John Martin Sommers,
THANK
GOD I’M A COUNTRY BOY in origine era presente
nell’album del 1974 “Back
Home Again”, ma è stata praticamente messa in ombra
dal clamoroso successo di “Annie’s
Song” (che per inciso è stato anche
l’unico
grande hit di Denver in UK). Tuttavia nell’estate 1974 il buon John
tiene un
concerto all’Universal Amphiteather in California che viene registrato
per uno
speciale televisivo, “A
Night With John Denver” e per farne un disco dal vivo.
E con il disco live, uscito in febbraio, arriva la seconda occasione
per “Thank
God I’m A Country Boy”, che viene scelta come singolo. Entra nella Hot
100 il
22 marzo e undici settimane dopo diventa il terzo N. 1 USA del cantante
pop
country, che scalza Freddie Fender. Nel frattempo lo special televisivo
si
porta a casa un Emmy. E a settembre arriverà un altro N. 1.
Praticamente Denver
al momento non sbaglia un colpo e a fine anno verrà eletto “Entertainer
Of the
Year” dalla Country Music Association, mentre come successo di
classifica negli
USA, sarà secondo solo ad Elton John...
E anche la futura Sandy di
“Grease”, ovvero Olivia
Newton-John
si da al country. A dire il vero lo fa da un po' di tempo, tanto che
nel 1973 ha piazzato nella Top 15 UK una sua cover di "Take
Me Home, Country Roads"
di John Denver. Curiosamente la versione originale di Denver è
stata
invece snobbata dai britannici. E ora i sudditi di Sua Maestà snobbano
pure la povera Olivia. Ma non penso che la ragazza si disperi: piazza
al
N. 3 USA in agosto
PLEASE
MR. PLEASE,
che
segue
il N. 1 marzolino “Have You
Ever Been Mellow”. Evidentemente i
britannici non ne vogliono proprio sapere di pezzi americani
di marca country...
Tornando all'Outlaw Country,
non ci son solo maschi ma anche fanciulle dedite al "country
fuorilegge"...
Jessi Colter - Non sono Lisa,
sono Jessi, anche se mi chiamo Miriam
Parlo
di Jessi Colter
(vero
nome Miriam Johnson), che piazza il 21 giugno al N. 4 USA I'M NOT
LISA. La ragazza di Phoenix, di famiglia ultrareligiosa,
scappata di casa per
sposare il famoso chitarrista Duane Eddy (quello di "Peter Gunn" per
intenderci) nel 1962, diventata in seguito autrice di canzoni, dal 1968
è la moglie del countryman "outlaw" Waylon
Jennings.
Ed è
proprio Jennings che la invita a cantare in un duetto che le fa
guadagnare un contratto con la RCA. Tuttavia il suo primo album, del
1970, è un fiasco, nonostante il nome strombazzi "A Country Star Is
Born". Evidentemente lei e il marito erano gli unici a pensarlo...
E
così Jessi resta ferma al palo fino al 1975, anno in cui firma per la
Capitol. Ed ecco che il primo singolo per l'etichetta, "I'm Not Lisa"
appunto, diventa un clamoroso hit sia sul mercato country sia in quello
pop, trainando anche l'album "I'm
Jessi Colter".
Va detto che la Colter ha scritto la musica del pezzo, mentre il testo
è opera di un ghostwriter. A Jessi il testo piace e decide di incidere
il pezzo, che parla di una donna
innamorata di un uomo che ancora si strugge per la Lisa del titolo, che
l'ha lasciato per un altro... Sebbene questo rimanga l'unico hit pop
della Colter, la cantautrice riuscirà a costruire una rispettabile
carriera in ambito country, incidendo nel '76 col marito,
Willie
Nelson e Tompall Glaswer l'album "Wanted!
The Outlaws", uno dei più grandi successi country del
decennio.
E restando in ambito country
girls, seppur decisamente più virate verso il pop e il rock, il 1975 è
anche l’anno di Linda
Maria Ronstadt,
trionfalmente avviata verso il titolo di cantante rock di maggior
successo del
decennio
in America (mentre in UK è al momento totalmente ignorata). Il
21 giugno la ragazza arriva al N. 2 USA con il secondo hit tratto dal
suo
fortunatissimo album “Heart Like A Wheel”. Dopo la cover di “You’re No
Good”,
N. 1 USA a febbraio, eccola alle prese con una seconda cover, la sua
versione
country pop di
When
Will I Be Loved,
in origine un pezzo degli Everly
Brothers. Il successo con le cover porta Linda alle
stelle e la nostra evidentemente ci prende gusto dato che a settembre
farà
uscire un intero album di cover, “Prisoner
In Disguise”. Cosa che la
porterà a
un altro successo di platino ma che attirerà anche non poche critiche,
dato che
molti diranno che è capace di ottenere hit solo con pezzi già famosi...

Il country si sta contaminando con
altri generi sempre più. E
all'industria che fa capo a Nashville è dedicato un clamoroso film da
un grande regista come
Robert
Altman. Maestro insuperabile nel dirigere cori di attori,
crea un affresco collettivo della
città del country,
"Nashville"
appunto, in cui il ritratto satirico del business dell'industria
musicale (con tanto di personaggi ispirati a reali star del country)
viene combinato con gli intrighi della politica durante un festival
musicale, ritraendo al meglio l'America (e l'Occidente)
sull'orlo di una crisi di nervi degli anni '70.

Grande
anche la colonna sonora, il cui pezzo chiave diventa "
It
Don't Worry Me", ovvero "La cosa non mi preoccupa", cantata
alla
fine del film
dopo un omicidio in pubblico, perchè "lo show deve continuare",
regalando all'aspirante stellina Albuquerque (interpretata da
Barbara Harris) il
suo surreale momento di gloria... Il pezzo è scritto da
Keith Carradine
e viene intepretato anche dall'autore. Carradine tuttavia è autore ed
esecutore di un altro pezzo memorabile, che descrive il
personaggio da lui interpretato (ispirato a Kris
Kristofferson) e
che si porterà a casa un Oscar. Sto parlando di "
I'm
Easy".
Ma di questo pezzo se ne riparlerà quando entrerà nella Top 20 USA, tra
un anno esatto... Ah, ovviamente l'industria del country "ufficiale"
della città del Tennessee attacca il film, dicendo che rappresenta solo
falsità con umorismo di bassa lega. Eh, la lingua batte dove il dente
duole... In compenso i musicisti country "outlaw" applaudono il film e
molti loro eredi nel 2002 realizzeranno un album tributo alla storica
colonna sonora.
Una
nota tuttavia. I britannici sembrano snobbare solo i pezzi country
provenienti dalla Top 10 USA. In compenso hanno appena resuscitato la
carriera di Tammy Wynette e hanno pure i loro prodotti country.
Ascoltare per credere
Billie
Jo Spears, arrivata al N. 6 UK con
BLANKET ON
THE GROUND...
Il
country, sia pur folk, pop o rock, sembra conoscere un momento di
grande successo. Ma la band N. 1 del momento negli USA invece abbandona
il genere per passare a un rock decisamente più elettrico e influenzato
dall'R'N'B. In ogni caso, nonostante lo straordinario successo
americano, proprio non sfonda in UK...
Eagles - Alla
ricerca dell'angelica figlia del diavolo
Allora, le Aquile
volano alto, ma hanno buttato banjo e
steel guitar per delle decisamente più aggressive chitarre elettriche.
E hanno
sostituito alle radici country rock un suono decisamente più orientato
verso
l’R’N’B. Il passaggio che potrebbe sembrare azzardato in
realtà avviene molto
facilmente, dato che
Glenn
Frey è un grande appassionato del genere e, come dirà
il produttore
Bill
Szymczyk,
Don
Henley è un batterista con un ottimo senso del
ritmo.
ONE
OF
THESE NIGHTS è il primo estratto dall’omonimo nuovo album, il
loro quarto,
e
diventa il secondo N. 1 americano della band. Il pezzo racconta di uno
alla ricerca di una donna (descritta come una via di
mezzo tra un diavolo e un angelo) per sesso ed è stato ispirato a
Glenn Frey
proprio dalla musica R'N'B che sta ascoltando all'epoca. Il suono della
band è
completamente cambiato, anche a seguito dell'aggiunta di un nuovo
chitarrista. Si tratta di
Don
Felder, arrivato dopo una "
crisi di mezza età"
della band, come la definirà Frey, verificatasi nel 1974, ed è
l'artefice della linea di basso del pezzo e da alla band un suono
decisamente più elettrico. L'abbinamento tra
le armonie vocali di
Randy
Meisner e
Don
Henley
e un suono più aggressivo a quanto pare è molto apprezzato dal pubblico
americano, che porta le Aquile al N. 1 dei singoli per la seconda volta
il 2 agosto, dopo "
Best Of My
Love"
dell'anno precedente. Il singolo è anche il primo dei tre Top 5
estratti dall'album che, manco a dirlo, si stampa
al N. 1 degli album il 26 luglio, rimanendovi per 5 settimane e
restando in classifica oltre un anno.
L'album riflette, come
il successivo "Hotel California", lo stato d'animo della band che nella
"terra promessa" di Hollywood, si rende conto che dietro l'edonismo
narcisista resta ben poco. E ritrae la vita nella Città degli Angeli
adottando un pessimismo che lascia poco spazio (e peggiorerà nell'album
successivo). L'intero album è influenzato dalla
musica black. A dire il vero di "nero" c'è pure qualcos'altro, come
evidenziato dalla copertina...
La
band poi intraprende un Tour
Internazionale (il loro
primo), durante il quale la crisi di mezz'età evidentemente riesplode.
Come dirà il loro manager
Irving Azoff, gli Eagles son stati sul
rischio di sciogliersi già a un minuto dalla loro formazione, e
contineranno
così per anni, con separazioni che sembrano definitive,
ricongiungimenti
avvenuti in seguito alla glaciazione dell’inferno e ce li ritroveremo
al N. 1
tra 32 anni… Sta di
fatto che la band a fine anno andrà incontro a un
cambiamento di formazione decisamente di peso, con l’abbandono di
Bernie
Leedon, fiero sostenitore del sound country. Lo sostituirà
Joe Walsh.
E
parlando di rock band sospese
tra il country rock e l'R'N'B la cui formazione cambia con le stagioni,
vanno citati anche i Doobie
Brothers,
che arrivati alla quinta formazione in cinque anni (ma non temete, la
cambieranno ulteriormente prima della fine dell'anno), sono reduci dal
primo N. 1 americano, "Black Water",
arrivato in primavera, e dall'album multiplatino "What Were
Once Vices Are Now Habits". E ora il
sestetto formato da Tom
Johnston, Patrick Simmons, Jeff "Skunk" Baxter, Keith Knudsen e John
Hartman,
arriva al N. 4 degli album USA con "Stampede", l'ultimo album
realizzato con Johnston (prima della reunion di fine anni '80), che
sarà costretto ad abbandonare il gruppo per problemi di salute. La band
ottiene anche un buon hit single con TAKE ME IN
YOUR ARMS (Rock Me), che in giugno arriva al N. 11 USA. Si
tratta di una cover di un pezzo Motown firmato dal trio dei miracoli Holland-Dozier-Holland,
inciso nel '65 da Kim Weston
e poi dai Blood, Sweath & Tears.
E
parlando di cover di un pezzo scritto da Holland-Dozier-Holland, un
grande ne piazza un'altra nella Top 5 USA a fine agosto. Si tratta di James Taylor, che
rifà HOW
SWEET IT IS (To Be Loved By You), in origine successo da Top
10 pennellato nel 1964 dal trio per Marvin Gaye.
Il successo del singolo aiuta anche l'album "Gorilla", che rilancia
l'artista dopo il passo falso del precedente lavoro. Non è l'unica
cover del pezzo che è entrata nelle classifiche, ma è la versione che è
arrivata più in alto (Gaye si fermò al N. 6).
Un'altra
grande band americana
che al momento raccoglie solo sporadici allori in Europa sono i Chicago, che invece
piazzano al N. 5 USA a inizio giugno OLD DAYS,
scritta da James Pankov in fase di ritorno nostalgico ai ricordi
dell'infanzia. Il brano, altro perfetto esempio del Chicago sound degli
anni '70, miscela di rock e jazz, è il secondo estratto dall'album "Chicago VIII".
E tra un anno la band conoscerà un enorme successo mondiale grazie a un
pezzo atipico del loro repertorio, che poi diventerà il prototipo per
il Chicago sound degli anni '80...
Che l'Oceano Atlantico sia difficile da attraversare è notorio. Ma per
molti musicisti europei anche la Manica può rivelarsi una barriera
insuperabile. E averla superata una volta non significa che poi si sia
in grado di ripetere l'impresa. Questo è il caso di quattro svedesi, a
cui i britannici sembrano proprio non voler dare ascolto dopo un
iniziale breve innamoramento. Tanto che alcuni li considerano già
finiti, nonostante il buon successo mitteleuropeo. Non sanno quanto si
stanno sbagliando....
Abba - Loro
vorrebbero, ma i britannici...

Allora, hanno messo a segno un hit
planetario con "
Waterloo".
Ma ormai è
passato un annetto, durante il quale son arrivati i flop britannici
della ristampa di "
Ring Ring"
e della glam-pop "
So Long",
che a dire il vero non ha fatto faville neppure in Europa. Ma il
problema dei quattro son proprio quelle dannate isole a Nord Ovest del
Continente. Proprio non ne vogliono più sapere di loro. A nulla valgono
gli
sforzi, come quello di presentare "So Long" a Top Of The Pops (cosa
straordinaria dato che non era in classifica). In UK il gruppo proprio
non
decolla. Ora i quattro ci riprovano con
I DO I DO
I DO I DO I DO.
Un
pezzo ispirato al suono della Schlager Music nordica anni '50
(ovvero a facili ballate melodiche). Il singolo va bene in parecchi
paesi dell'Europa continentale e funziona anche in Australia, dove di
fatto innesca l'Abbamania diventando il primo N. 1 dei quattro (e, nel
1976, arriverà pure nella Top 15 USA). Ma è un altro sonoro fiasco
britannico (non va oltre la N. 38). Insomma, i quattro sembrano già
etichettati dai britannici con l'infamante nomea di "one hit wonder". E
allora
Benny e Bjorn che fanno? Beh, semplice, fanno cantare ad Agnetha e
Frida un "
S.O.S."...
Mai salvataggio sarà più spettacolare... ma ne riparleremo nell'autunno
'75! E quei quattro saranno ancora al N. 1 britannico 33 anni dopo...
E
rimanendo tra i grandissimi dei '70, ci son poi superstar britanniche
che, pur ottenendo successo anche in patria, al momento sembrano
ottenere maggiori allori oltreoceano...
Wings – Ascolta quel che dice Paul
Neil Sedaka,
autore di “Love Will Keep Us Together”,
quando la sua composizione viene detronizzata da LISTEN TO WHAT THE MAN
SAID (qui
in versione live),
ha parole di stima nei confronti del nuovo N. 1. Dice infatti che un
grande hit deve avere un buon "hook",
musicale o del testo, che ti si
deve incollare in testa. E i
più grandi hanno entrambi i tipi di “hook”. Ebbene da questo punto di vista
il
nuovo pezzo di Paul McCartney e dei suoi Wings è, a detta di Sedaka,
formidabile. E a quanto pare il pubblico americano è della
stessa opinione, dato
che appunto porta il nuovo singolo al N. 1 il 19 luglio. Si tratta del primo
singolo di Macca pubblicato per la Capitol dopo l’abbandono della Apple
e diventa il
quarto N. 1 americano della sua carriera post-Beatles.
Da notare che il
nome della band torna a quello originario, ovvero semplicemente Wings,
e non
più Paul McCartney & The Wings. Al contempo, la band arriva alla quinta
formazione in meno di cinque anni (!). Dopo aver
realizzato il fenomenale “Band
On The Run” come un trio (Paul, Linda e Denny Laine)
la formazione è ritornata
un quintetto. All’inizio della lavorazione dell’album che contiene
“Listen To What The Man Said”,
ovvero “Venus And Mars”,
nel 1974, la formazione vede l’aggiunta del
chitarrista prodigio 21enne Jimmy
McCulloch e del batterista Geoff Britton.
Il
primo entra per incarico nominale. Paul infatti chiama Culloch per
suonare su
un album di Peggy Lee di cui è produttore e su un album Mike McGear
(fratello minore di Paul), e poco dopo gli offre un posto nella band.
Il giovane
scozzese suona dalla tenera età di 13 anni e ha fatto parte già di
alcuni
gruppi, come i John Mayall’s Bluesbreakers e i Thunderclap Newman. Il
nuovo
batterista Geoff Britton invece arriva tramite concorso: è il vincitore
di
un’audizione che Paul tiene a Londra. A dire il vero il tipo tuttavia
dura
giusto 6 mesi e 3 pezzi dell'album. Infatti Britton e Culloch non si
sopportano. E così il primo se ne va e nel 1975 Paul lo rimpiazza al
volo con Joe English…
Va detto
che la band che suona in “Listen To What The Man Said” a dire il vero è
formata
da sette elementi: vi compaiono infatti anche Dave Mason, già
chitarrista dei
Traffic, e il sassofonista Tom
Scott.
I britannici invece sembrano
meno sensibili all’hook del
brano, dato che questo si ferma al N. 6. Non male comunque, dato che i
due
singoli successivi neppure entreranno in Top 40…
Va decisamente meglio all’album
che lo ospita, che raggiunge la prima posizione su ambo le sponde
dell’Atlantico,
arrivando in vetta alla UK chart il 28 giugno (rimanendovi 2 settimane
non
consecutive, alternandosi ai Carpenters) e alla Billboard Chart il 19
luglio,
per una sola settimana, tra Elton John e Eagles. Criticamente invece
viene
considerato nettamente inferiore rispetto al suo predecessore. Ma non
penso che
la cosa abbia preoccupato Macca…
E se si parla di grandissimi del decennio...
Elton John -
Biografia in note

Elton diventa riflessivo e realizza
il fortunatissimo
"Captain
Fantastic And The
Brown Dirt Cowboy", album dai contenuti autobiografici, da
cui viene lanciata la bella
SOMEONE
SAVED MY LIFE TONIGHT.
Nonostante sia considerata un classico del suo repertorio, la canzone
non va oltre la 22esima posizione in UK. Va decisamente meglio in
America, dove arriva al N. 4 (seguendo due N. 1 consecutivi). La
canzone chiude il primo lato
dell'album, un concept che descrive tutte le difficoltà incontrate da
Elton John e
Bernie Taupin per ritagliarsi uno spazio nell'industria discografica.
Il pezzo si
riferisce a un evento occorso nel 1969. Elton non è ancora
riuscito ad agguantare il successo e sta pensando di sposare Linda
Woodrow. Elton, Taupin e la Woodrow dividono un appartamento nell'East
End Londinese. Elton ha però seri dubbi riguardo all'idea di sposarsi
(indovinate perchè...) e la cosa, unita al fatto che la sua carriera
musicale è a un punto fermo, lo fa sentire in un vicolo cieco e pensare
al suicidio. Ad aiutarlo è l'amico
Long
John Baldry, cantante e bluesman inglese noto per il N. 1
UK del 1967 "
Let
the Heartaches Begin",
nella cui band Elton ha militato. Baldry, oltre che un musicista, è
anche gay.
È grazie al suo aiuto (e a una bella sbronza) che Elton evita di
commettere una mossa disastrosa come il matrimonio (ma non temete, ci
ricascherà anni dopo) e continua a fare musica. Ed è a
lui, lo
"Sugar
Bear" che compare
nel testo, che il pezzo viene dedicato da Taupin. Come dirà Baldry, "
A
quanto pare, ho dato una mano a Elton in un momento di difficoltà e lui
ci ha scritto sopra una canzone. Ma non riesco ancora a capire a cosa
si riferisca quella canzone"... Elton raggiunta la fama
ricambierà l'amico, producendone, assieme a Rod Stewart,
alcuni
dischi. Da notare che il pezzo di Elton verrà citato in "
My Life"
da
Billy Joel.

L'album,
forte di prenotazioni che superano il milione di copie, debutta
direttamente al N. 1 della Billboard Chart il 7 giugno,
il primo della
Storia che riesce nell'impresa, a dimostrazione del
livello di
popolarità raggiunto dall'inglese in terra americana. Scalza gli Earth
Wind & Fire e vi rimane sei settimane, prima di essere
detronizzato
dai Wings. A fine agosto ritorna per un'ulteriore settimana in vetta,
buttando giù gli Eagles. In UK arriva invece al N. 2, fermato dagli
Stylistics. Come detto, il lavoro è un
concept
album
che narra delle vicissitudini incontrate da Elton ("
Captain Fantastic")
e da Bernie ("
The Brown
Dirty Cowboy") prima di trovare il successo,
coprendo uno spazio temporale che va dal 1967 al 1969. Nel 2006 il
musicista inglese ne produrrà una sorta di sequel, "The Captain
&
The Kid". Sembra che la musica dell'album sia stata concepita da Elton
durante una crociera, componendo al piano della nave. Tuttavia deve
accontentarsi dei ritagli di tempo lasciati liberi da una cantante
d'opera che di fatto ha affitatto il piano...
L'album segna
anche la fine del sodalizio con la formazione classica della Elton John
Band, con la successiva partenza di due figure chiave come
il
bassista
Dee
Murray e il batterista
Nigel
Olsson. Nonostante i successi, il 1975 comunque
non è assolutamente un periodo tranquillo per Elton, che a Los Angeles
va incontro a un'overdose da stupefacenti.
Ah, il tentativo di
suicidio datato 1969 in effetti non fu così drammatico...
Elton aprì il
gas, ma si scordò di chiudere le finestre...
Elton è reduce
anche da una performance cinematografica. Infatti
è il Pinball Wizard
nella versione filmica di "Tommy" degli Who, girata da Ken
Russel e
uscita nel marzo scorso. Vi canta appunto "
Pinball
Wizard" che nel 1976
troverà anche la via della Top 10 britannica. La colonna sonora del
film è ancora stabilmente nella Top 10 USA a inizio estate. Ma la
stagione è contraddistinta da un'altro colonna sonora, di tutt'altro
genere...
Cinemabilia: fauci di diverso tipo ma ugual
pericolo...
John Williams - Il
suono del pericolo
Premessa: in questo articoletto cito più volte "
A
Study of Jaws' Incisive Overture" di Alexandre Tylski.

Sullo schermo c'è il logo della
Universal. Rumori di
fondo. Suoni subacquei. Poi il buio. Rumori di un sonar. E due note.
Fa
e Fa diesis. Basse ed eseguite da un violoncello.
Silenzio. C'è
qualcosa. Sullo schermo compaiono i nomi dei produttori. La premiata
Ditta Zanuck. Poi quelle due note ritornano. E subito dopo altre due
note, suonate al contrario. Eh si, c'è proprio qualcosa. Un altro
silenzio. Ancora due note. e poi quattro. E poi un crescendo di 6 note.
Quel qualcosa
si sta avvicinando... Con poche note e un cambiamento del ritmo si
evoca un'immagine. E sarà così per tutto il film. Dopo
questa apertura compaiono le prime immagini, una visione sottomarina.
Compare il
titolo originale del film (
"Jaws",
ovvero mandibole), e la musica, sempre formata
da quelle due note e senza melodia, accelera parossisticamente:
siamo nei panni di quel qualcosa che sta muovendosi sott'acqua e sta
accelerando. Poi, quasi sollevata dalla "rivelazione", la musica si
apre e compare un accenno di melodia. Ma resta minacciosa. Qui
non c'entrano le scienze naturali e la realtà biologica.
Qui si tratta
di una rappresentazione in note del Male che scorre sotto la superficie.
E le
due note rappresentano il succo del film: il dualismo tra uomo e
natura, tra scienza e esperienza, tra male e bene.
E durante il
film, quelle due note e il loro aumento parossistico, riveleranno
immediatamente allo spettatore che quel qualcosa sta arrivando,
dimostrando di aver imparato alla perfezione la lezione musicale di Zio
Hitchcock e di Bernard Herrmann in "
Psycho".
Non c'è bisogno di
mostrare, la musica può dirti già tutto, anche quando le mandibole del
pesce si chiudono sulla biondina Chrissie, la prima vittima. E verso la
metà
della pellicola
quelle note avvertiranno che, dopo vari falsi allarmi, stavolta il
pescione c'è
davvero e ha fame... È questo il segreto
di una grande colonna sonora, e
John
Williams lo conosce. E il suo "
Main Title From Jaws"
lo dimostra perfettamente.

Insomma,
l'estate 1975 segna un punto di non ritorno:
"Lo Squalo"
demolisce tutti i record di incassi, lancia in orbita il
suo
geniale regista, Steven Spielberg (che ha saputo
trasformare uno dei
principali problemi durante la lavorazione, i continui guasti del pesce
meccanico, nel punto di forza del film), e consegna alla Storia della
musica
e del cinema una della colonne sonore più semplici ed efficaci di
sempre,
facendo
guadagnare al suo autore, John Williams (influenzato dal
compositore Antonin Dvorak),
il primo di
una lunga serie di Oscar. Certo, il pescione, tra mille
citazioni,
genererà seguiti maldestri, rifacimenti banali, e creerà nella mente
malata dei produttori hollywoodiani un nuovo concetto, quello di
"blockbuster", che molte disgrazie porterà nei decenni successivi (le
varie michaelbayate, le schumacherate, le emmerichdiozie...).
Ma quello che si muove nelle acque del 1975 è Cinema allo
stato puro.
Per
la cronaca "lo Squalo" è stato il "non-film" della mia infanzia. Nel
senso che, impossibilitato a vederlo (ero troppo piccolo a dir di mio
padre), per anni ho
rotto i maroni a tutti quelli che l'avevano visto per farmene
raccontare la trama, tanto che oramai la sapevo a memoria... Per tacer
delle estati passate a guardare l'orizzonte del mare
sperando in una bella pinna triangolare comparisse... Mica lo sapevo
che se solo uno squalo si avvicinava alla
riviera adriatica veneta moriva all'istante per le porcherie
nell'acqua... E comunque ho sempre fatto il tifo per il pescione
meccanico, che per
la cronaca, durante la lavorazione del film, è stato battezzato Bruce...
"Lo
Squalo" debutta nei
cinema americani il 20 giugno in oltre 400 cinema, che diventano a
luglio oltre 600. Per la prima volta un film viene lanciato
massicciamente nelle sale. Cosa che ora è la
prassi. Questo incrocio tra "Moby Dick" e "Il Mostro Della
Laguna Nera" genererà una valanga di citazioni (compreso
un autoreferenziale Spielberg in "1941"), tutte
invariabilmente
accompagante da quella musica. E la prima citazione arriva
già un paio
di mesi dopo...

Ma prima di parlarne, un piccolo
accenno a quello che può essere
considerato una sorta di John Williams del piccolo schermo,
Mike Post. Infatti,
in agosto arriva al N. 10 USA il tema di una serie TV musicata
proprio da Post. Si tratta di
THE
ROCKFORD FILES. Il telefilm da noi è noto come
"Agenzia Rockford" e
vede come protagonista
James
Garner
nei panni di uno dei tanti detective privati che invadono le serie TV
degli anni '70...
Il
pezzo lancia definitivamente il mago delle sigle TV americane,
che in seguito realizzerà
le sigle di serial storici della TV come "
Hill
Street Giorno E Notte" (un altro Top 10 USA), "
Chips",
"
Magnum
P.I.", "
A-Team",
"
Law
& Order" e la lista potrebbe continuare
all'infinito...

E
ora torniamo alla citazione de "Lo Squalo"... Compare sulle locandine
pubblicitarie di un film che esordisce nei cinema britannici
il 14
agosto 1975. Quelle locandine recano la seguente frase di lancio:
"Un
differente tipo di mandibole"...
E
infatti non
si tratta delle mandibole dentute di un Carcharodon carcharias, ma
della dentatura altrettanto minacciosa di un particolare esemplare
della specie Homo sapiens. A dire il vero son di una inquietante
fanciulla chiamata Magenta (l'attrice
Patricia Quinn) ma
inevitabilmente quei denti circondati da labbra rosso sangue fanno
subito pensare ad un "
Dolce
Travestito dal pianeta Bisesso, della galassia Transilvania".
"Don't get strung out by the way I look
Don't judge a book by its cover
I'm not much of a man by the light of day
But by night I'm one hell of a lover"
The Rocky
Horror
Picture Show
"Don't
dream it! Be it!"

Parlo
ovviamente del
Dr.
Frank-N-Furter,
interpretato da un irressistibile
Tim
Curry, che, oltre a creare la sua
personalissima versione della Creatura di Frankenstein (un culturista
biondo e abbronzato, creato "per allentare la tensione",
storpiando lo
slogan culturista "
In soli sette giorni posso fare di te un
uomo" in "
In soli sette giorni posso farti
un uomo"),
introduce al sesso i due ingenui fidanzatini interpretati da una
giovanissima
Susas
Sarandon (memorabile quando canta che
vuol fare
la porca) e da
Barry
Bostwick. Non prima che i due
abbiano imparato a ballare il "
The Time
Warp"... Fino a che i servitori
Riff Raff (
Richard O'Brien,
autore del musical teatrale che ha debuttato a Londra nel 1973 e da cui
è tratto - con variazioni - il film) e
Magenta non lo
fermeranno...
Introdotto dalla splendida "
Science
Fiction / Double Fiction",
vero e proprio omaggio al cinema fantastico che fu, il film oggi è un
vero e proprio cult movie. Tuttavia all'epoca del debutto non è
stato esattamente un successo. Anzi. Viene realizzato in realtiva
economia e
all'uscita nei
cinema fa flop. Praticamente la strana commistione di
musica, sesso e horror non trova il suo pubblico.
Ma lo troverà
a breve, verso al fine del decennio, quando entrerà nel
circuito dei
film di mezzanotte e genererà un autentico culto, con proiezioni
accompagnate da vere e proprie performance del pubblico intento a
interpretare i vari personaggi (una di queste proiezioni viene
immortalata in "Saranno Famosi"). Il fenomeno dilagherà a livello
mondiale. E diventerà di fatto il film con la tenitura più lunga della
storia, con oltre 30 anni di proiezioni e un incasso complessivo ben
superiore ai 100 milioni di dollari. Niente male per un film costato
appena poco più di un milione di dollari. Da notare che il film lancia
anche un grassone rockettaro di nome
Meat
Loaf, che tra
un paio di anni venderà spirilioni di copie del suo rock iperbarocco...
Nel 1989 "
The
Time Warp" troverà anche la strada della Top 10 britannica,
nella terrificante interpretazione fine anni '80 di Damian (molto
Stock-Aitken-Waterman...).
Per
il 2009 è in programma un remake, maggiormente aderente allo
spettacolo teatrale. Speriamo bene, ma a me vengono già i brividi
pensando a cosa ne potrebbe venire fuori considerati i produttori
odierni...
Ah,
una cosa che ho scoperto: sapete chi anche ha fatto una cover (con
arrangiamento a dir poco "orendo") di "Sweet Transvestite"?
Cliccate
qui e lo scoprirete! E chi ha rifatto in italiano "The Time
Warp"?
Qui
lo trovate! Se i link dovessero saltare, sappiate che in fondo
all'articolo c'è la risposta!
Ma intanto imparate a ballare anche voi!
"
It's just a jump to the
left
And then a step to
the right
With your hands on
your hips
You bring your
knees in tight
But it's the
pelvic thrust that really drives you insane,
Let's do the Time
Warp again!"
Per
chi non conosce l'inglese: dovete fare un salto sulla sinistra, poi un
passo sulla destra, mettere le mani sui fianchi e piegare in dentro le
ginocchia. Ma è la mossa pelvica che vi farà impazzire!
Di
fatto il "Rocky Horror Picture Show" (e il musical teatrale che l'ha
ispirato) son di fatto figli dell'era glam e dello shock rock. Sia
musicalmente che
tematicamente. Non per nulla come truccatore del film viene chiamato
Pierre La Roche,
responsabile dei make up di David Bowie.
E parlando di
Shock Rock...
Alice Cooper - C'è
sangue e sangue...

Alice
Cooper diventa solista nel 1975 (fino infatti a tale anno il nome non è
quello del rocker, ma dell'intera band). E a maggio
ha esordito
con il concept
"Welcome
To My Nightmare", sulla cui copertina il nostro appare
vestito di tutto punto con cilindro e frack (praticamente il suo vero
incubo).
L'album
descrive gli incubi di un ragazzino di nome Steven, vede
la partecipazione del grande
Vincent
Price (7 anni prima di "Thriller") e viene lanciato con tanto
di
Special TV Alice
Cooper: The Nightmare TV, trasmesso negli USA il 25
aprile.
L'estate invece
è tutta del faraonico Tour
chiamato come l'album, un vero e proprio spettacolo musical-teatrale in
cui il nostro supera se stesso e non bada a spese (il costo si aggira
sui 600.000 dollari dell'epoca!), con tanto di filmati, ballerini,
cambi di scena e costumi elaborati, il tutto a tema horror. E tra
demoni, ragni giganti e un ciclope,
il
tour verrà filmato e diventerà un film nel 1976.

Intanto
il singolo tratto dall'album,
ONLY WOMEN
BLEED (
qui
altro video con versione accorciata del pezzo), si arrampica fino al N.
12 USA. Il pezzo, che verrà rifatto tra le altre da Tori Amos e
Julie
Covington (che lo porterà al N. 12 UK tra 1977 e 1978), è una
delicata ballata che
parla
di una donna che subisce abusi famigliari. Il sangue di cui parla
Cooper è quello dell'anima ferita della protagonista.
Sembra, ma non ci metto la mano sul fuoco, che il pezzo sia stato
ispirato ad Alice dall'amica Tina Turner, notoriamente vittima di
violenze da parte del marito Ike. Forse è una leggenda urbana, ma
Tinona comunque la canterà spesso in futuro.
Tuttavia i
discografici della Atlantic, dopo lunghe riunioni, preferiscono
accorciarne il titolo sul singolo a "Only Women", per evitare che si
potesse pensare che si riferisse alle mestruazioni (!). Cosa che
d'altra parte alcuni gruppi femministi pensano, attaccando la rockstar,
che invece ha scritto un pezzo che denuncia le violenze domestiche
senza voler shockare nessuno (una volta tanto...). Ma come ben si sa,
molti in America non ascoltano i testi delle canzoni... In ogni caso
anche nello special TV il testo del brano viene modificato, per evitare
controversie...
Se Alice fa ancora faville negli USA, in Gran Bretagna,
se c'è un
genere in terrificante declino, quello è proprio il Glam Rock. E
questo potrebbe aver influito anche sulle iniziali (s)fortune del
"Rocky Horror Picture Show"...
Credete che stia esagerando? basta vedere le classifiche.
I
due generi che hanno monopolizzato le classifiche nei quattro anni
precedenti, ovvero il
Glam Rock e il Rock progressivo,
sembrano oramai
destinati a rapida estinzione. Il primo, per esaurimento della formula,
oramai ridotta a clichè ripetitivo. Il secondo per perdita totale di
senso della
realtà con definitiva trasformazione in sfoggio sterile di tecnica fine
a se stessa che fa guadagnare ai suoi esponenti la nomea di
"dinosauri". Entrambi, da lati opposti, sono arrivati al medesimo
risultato:
la perdita totale di ogni senso del ridicolo. E così quello che solo
due anni prima era straordinariamente eccitante, adesso suona più come
una marcia funebre. Che sembra coinvolgere tutti i protagonisti.
Mamma ho perso il rossetto: Il Declino del Glam
Pronti alla lista degli annunci mortuari?
Steve
Harley & Cockney Rebel hanno appena ottenuto un
clamoroso N. 1 in
UK con la classica "
Make Me
Smile (Come Up And See Me)". Il successore
è
MR
RAFFLES (Man It Was Mean) e si ferma clamorosamente
al N. 13. Sarà
l'ultimo hit della formazione. Il buon Harley otterrà un hit
in
solitario nel 1976 con "
Here Comes
The Sun" (si, la canzone dei
Beatles). Per rivederlo in classifica dovremo aspettare il 1986, quando
canterà con
Sarah
Brightman il tema di "
The
Phantom Of The Opera" (anche se la sua performance sparisce
di fronte a quella del futuro primo vero titolare del ruolo in teatro,
Michael Crawford).
Gary
Glitter ottiene il suo ultimo Top 10 britannico con
l'ennesimo stomper
nel suo stile (io lo chiamo "fotocopiatrice bloccata"),
DOING
ALL RIGHT WITH THE BOYS (N. 6). Beh, tra breve ci
sarà ben poco da dire che va tutto bene. Se da un lato è il suo 11esimo
Top 10 consecutivo, dall'altro dovrà aspettare 9 anni per il 12esimo (e
si tratterà di un hit isolato). E pure la
Glitter Band, ex
band
di accompagnamento di Gary, inizia a scricchiolare, dato che manca la
Top 10 per la prima volta dopo 5 hit con
LOVE IN
THE SUN. L'anno
prossimo arriverà un nuovo Top 10, che tuttavia sarà anche l'ultimo...

Un
po' meglio va ai
Mud
che seguono il loro ultimo N. 1 UK
OH BOY
(ancora bello alto nella Top 10 tedesca per tutta l'estate) con un
singolo al N. 10,
MOONSHINE
SALLY (che in proporzione va meglio in Germania). Una
posizione un po' deludente per
la band, reduce da 7 singoli piazzatisi nelle parti alte della Top 10
UK (compresi 3 N. 1). Tuttavia va detto che si tratta più che altro di
un'ultima pubblicazione da parte della RAK dopo l'abbandono della band,
passata alla Private Stock. I Mud non otterranno più il successo
formidabile del
'74, ma piazzeranno comunque altri Top 10 britannici fino al 1976.
Il
declino sembra colpire decisamente la band più popolare in Britannia
dei
primi anni '70, gli
Slade,
che ottengono il loro ultimo Top 10 del
decennio con
THANKS
FOR THE MEMORY, che si
ferma "solo" al N. 7. Per rivederli in Top 10, attendere il
1981.

Gli
Sweet
pure sono in declino in UK, ma non penso si preoccupino granchè,
dato che stanno andando ancora alla grande nel Mondo, come testimoniato
dai piazzamenti in Germania e negli USA dei loro ultimi hit. Con
ACTION
pestano il pedale sul rock duro e arrivano al N. 15. Il singolo diventa
così il loro penultimo Top 20 (per l'ultimo attendere il 1978). In
Germania il pezzo vola al N. 2 invece, e segue il N. 1 "
Fox On The
Run". Il
pezzo verrà rifatto nel 1994 dai
Def Leppard
e arriverà al N. 14 UK.

Decisamente
alla frutta sono i
Rubettes,
che con
FOE-DEE-O-DEE
non vanno oltre la 15esima posizione britannica (anche per loro va
meglio in Germania)... Tra l'altro
il pezzo viene accusato di aver copiato spudoratamente "
Fancy Pants"
dei Kenny... E i
Kenny,
band della RAK Records
(l'etichetta che, ricordiamo, deve gran parte delle sue fortune al glam
e al team di
autori/produttori formato da
Nicky
Chinn e Mike Chapman), reduci da due
Top 5, si piazzano al N. 12 con BABY
I LOVE YOU OK (nessun link attivo...). Seguirà un altro singolo al N.
10, poi il baratro.
Peggio di tutti va
Alvin
Stardust
che dopo 6 Top 20
fallisce miseramente l'appuntamento con la chart. Poco male e comunque
pure lui godrà di un breve ritorno di fiamma a inizio anni '80. Crisi
anche in casa
Sparks.
Si risolleveranno solo tra 4 anni, grazie a una
robusta cura elettronica targata Giorgio Moroder...
Si ferma al
N. 13 il variopinto
Roy
Wood, che messi da parte i Wizzard, ottiene il
suo ultimo hit, OH
WHAT A SHAME.
Probabilmente Jeff Lynne riderà sotto i baffi, visto che invece i suoi
E.L.O., scaricati da Wood a suo tempo, stanno per iniziare la loro fase
d'oro, anzi di platino...
Il declino dei
T. Rex
è oramai
cosa nota da tempo, dato che la band non azzecca un Top 10 dall'estate
1973.
NEW
YORK CITY regala loro tuttavia un discreto N. 15
(evidentemente la posizione ideale per lo spiaggiamento dei pezzi
glam...), specie dopo
il fallimento del singolo precedente. E a dispetto di una strofa
iniziale che recita "
Have
you ever seen a woman coming out of New York City with
a frog in her hand?". Che aveva preso Bolan quando l'ha
scritta?
La
sorte non sembra favorevole neppure per gli esponenti del glam più
intellettuale e raffinato. I quali tuttavia son decisamente di ben
altro livello e stanno già evolvendosi per
evitare i pantani. E così, se
Bryan
Ferry da solista fa flop con
YOU GO TO
MY HEAD, sua versione di uno standard jazz (e di
Sinatra),
il prossimo disco dei
Roxy
Music
sarà un clamoroso successo e presenterà uno dei
maggiori hit della band, che tuttavia dimostrerà di aver dato
un'ascolto, magari svogliato ma efficace, alle sonorità disco.
Praticamente anticiperanno il sound degli '80 di un buon lustro...
E al suono black da discoteca
guarda anche l'ex Re del Glam, ormai convertitosi al
"Soul di Plastica",
ovvero
David Bowie,
che pubblica questa
estate
FAME,
realizzata con John Lennon e secondo estratto dal suo
"Young
Americans". In UK lo snobbano un po' a sorpresa (solo N.
17), ma ne
riparlermo dato che sarà il suo primo N. 1 USA. E non temete, in
autunno lo vedremo pure al N. 1 britannico con un suo vecchio
classico...
Il nuovo che avanza (in autostrada)
C'è quindi in corso un cambiamento netto della scena: a livello di
Mainstream
la Disco sta
per diventare un rullo compressore
che assicurerà ai suoi interpreti il successo su ambo le sponde
dell'Atlantico (cosa che al momento, come s'è potuto vedere, è
tutt'altro che scontata),
approfittando
della prima vera crisi del rock. A metà anni ’70 il rock
ha a che fare con un fatto inedito:
l’età.
Il rock arriva di fatto
alla maggiore età e per la prima volta assiste a un vero e proprio
ricambio generazionale all'internod el suo pubblico: per la prima volta
non è solo la musica dei teenagers, ma anche quella dei loro genitori:
chi si strappava i capelli 10 o 15 anni prima per Beatles o Elvis ora è
diventato padre/madre di adolescenti che tuttavia non si riconoscono
nel "rock di papà (o mamma)" e che cercano qualcosa di diverso. I
gruppi che pochi anni prima dominavano la chart vengono visti dalle
nuove
generazioni come “dinosauri”, volti a sacrificare tutto sull'altare
della perfezione formale formulaica. E la risposta a tali
esigenze
si sta creando a livello underground. Sta nascendo un
movimento
volto al recupero delle
origini aggressive e ribelli del rock, ormai seppellite sotto
quintalate di assoli virtuosistici. Un recupero a tutti i costi, anche
a scapito (soprattutto) della tecnica, vista come un ostacolo per la
carica eversiva della musica. Il
Punk.
E al contempo si stanno affermando nuovi suoni, favoriti
dai progressi tecnologici:
arriva
l’elettronica.
L'elettronica
sta diffondendosi a macchia d'olio nel mondo musicale
e influirà su tutti i generi. E proprio questa estate arriva al
successo la band elettronica che probabilmente ha più influito sulla
musica pop...
Benvenuti nel
Regno
delle Macchine. Che nel 1975 si trova in
Germania...
Kraftwerk – Kome
essere pello antare in makkina zu electroniske autostrata
"Wir
fahren
fahren fahren auf der Autobahn"
Tu fare cita in autostrata?
Folere viacciare con
zole
luccikante in faccia su striscia asfalten tra ferti falli (falli nel
zenzo di
falle, no di fallen! Foi manciaspachetti maliziosen!) di crande
Deutschland?
Foi folere fare viaccien? Jaaa? Allora prentere disko di Kraftwerk e
mettere zu! Su ciradiski, maliziosen! AUTOBAHN
di Kraftwerk (qui
in fideo di epoka dofe però inclese parlare zopra!) ezzere
lavoro molto
importante in Storien di popmuzik. Autostrata di cuattro robot teteski
anticipare tanta di muzika elettronika di anni poi,
da electronic disco tanz di Ciorcio Moroder, a synth
pop di
Pritannia di anni ’80, da hip hop a techno muzika. Ed ezzere uno dei primi zingoli
electropop che andare in klassifike di mondo! Arrifare a
N. 11 in UK, a N. 25
USA e, certo, anke in Top 10 di Deutschland. Essere anke prima kanzonen in
tetesko
ke arrifare in klassifike di Amerika.
Der crande pezzo di muzika
riprodurre fiaccio in
autostrata. Solo che fiaccio su sincolo essere solo klein
spoztamenten da
kasello a kasello. Fersione su LP infece ezzere fero fiaccio, di 22
minuten,
mit ritmo “motorik”
ipnotiko, ke campiare come se simulare accelerazionen und
rallentamenten von makkina su autostrata di titolen. E rumore makkine
che
fostre orecchie sentire durante pezzo essere fero rumore makkine
recistrato da
Ralf Hütter
su fera autostrata, cuando lui mettere fuori mikrofonen da sua
Volkswagen
cricio topo…
Ma
ki essere
questi Kraftwerkmänner? Fontatori
ezzere Florian Schneider und Ralf Hütter.
Loro inkontrare in Düsseldorfer Musikhochschule. Loro
stutenten
classikmuzik. Poi loro unire a cuintetto, kiamato Organisation, ke
pupplikare
album sperimentale, “Tone
Float” in 1970, con Musikproduzenten Conny Plank,
futuro curu di elettroniske pop ti Cermania, ke poi producere anke
primi
cuattro album di Kraftwerk.
Organisation finire kaputt, e allora nostri
Schneider und Hütter fare
muzikgruppen loro due. E tare nome gruppen di “Centrale di
Elettricità”. Loro
infilare tritti in onta di teteskasperimentalmuzik ke poi tutti kiamare
krautrock. In 1970 loro affittare klein stanza in zona cuartiere dofe
essere
puttanen con luci rosse a Düsseldorf, dove mettere su loro muzikstutio.
E
Kraftwerk poi kiamare stutio “Kling
Klang”, come titolo kanzone di seconto
alpum. Anke se loro recistrare tentro tutto intero alpum solo in 1975.
E foi no
profare a visitare stutio, perkè a Kraftwerk no piacere rompikoglionen!
Primo
alpum uscire in 1970, con
muzikprotuzionen von Conny Plank. Ezzere alpum di muzika minimalisten.
Loro tanta fantazia, e kiamare “Kraftwerk
1”.
Loro essere però in cuattro, perkè afere anke patterista Klaus Dinger e
kitarristen Michael Rother, che però antare fia presto
perkè formare altra
crante pant di krautrock, Neu!.
Seconto alpum ezzere recistrato in eine
settimanen e loro usare prima folta elektronici muzikstrumenten. Ancora
uzare
tanta fantazia per titolen, “Kraftwerk
2”. Poi loro fare terzo alpum, con cui
iniziare collaporazionen con pittoren (no impiankino come Hitler,
pittoren fero
kome Dürer!) Emil Schult, ke
influenzare anke gruppenimmacine. E gruppen antare ankora
più su
elektronika, e kiamare perkussionista electroniko, Wolfgang Flür, che
iniziare
a zuonare su fattenkasaelektroniskepatterie. Poi Kraftwerk difentare
cuattro di
nuofo, con acciunta von Klaus
Roeder. E in nofembre 1974 nuofa formazionen fare
crante disken, “Autobahn”,
che essere definitivo appraccio con
elektronicamuzik. Pittore Emil Schult disegnare kopertinen, ma anke
tare aiuten
per skrifere testo di kanzone principale. Poi Roeder antare fia e in 1975
arrifare Karl Bartos per tour von promozionen di alpum in ciro per
Monto,
formando klassikformazionen di Kraftwerk. E in estaten
1974 alpum “Autobahn” secue
crante succezzo di kanzonen, e difentare crante Top 10 in Crante
Pretagna, dofe
arrifare a N. 4. E segnare fiaccio di popmusik in electronika… Kapiten,
jaaa?!?
I
Kraftwerk sono una band
fondamentale per la musica nera americana, dalla disco all’hip hop, dal
funk
elettronico alla house. Come è possibile che quattro tedeschi
influenzino la
cultura black USA? Perché riscoprono il "ritmo tribale ancestrale"
realizzandolo con gli
strumenti dell’era postindustriale. E quel ritmo sarà alla base di
tutta la
musica da ballo successiva. Le sonorità automatiche dei Kratwerk si
sposano al
funk. E l’unione tra la musica ipnotica delle macchine umane e il suono
della
musica che rappresenta la carnalità porterà, sempre in terra Germanica,
a una
sintesi a dir poco sublime: l’algida disco orgasmica che Giorgio
Moroder crea
per Donna Summer. “Love To Love You Baby” e soprattutto “ I Feel Love”
stanno
arrivando…
Ma
gli artifizi elettronici possono essere impiegati anche per realizzare
struggenti e melanconiche canzoni che parlano di pene d'amore...
10cc - Teoria e pratica
Tra
le band che fanno uso
dell’elettronica per utilizzarla
in chiave pop ci sono i 10cc. La band all’epoca è ancora il quartetto
originario, Graham
Gouldman, Eric Stewart, Kevin Godley e Lol Creme, e in
primavera ha pubblicato un album, “Original
Soundtrack”. L’album è la prima
uscita della band per la Mercury,
per cui la band ha firmato un contratto milionario. Quel contratto, narra la
leggenda, è frutto dell’ascolto di
un brano. Stewart, contattato dai discografici della
Mercury, che vorrebbero
offrire alla band un nuovo contratto, li invita e fa loro ascoltare la futura
seconda traccia dell’album. E all’ascolto di quel pezzo, i
discografici
esclamano: “Quanti soldi
volete?! Che contratto volete? Ditecelo che lo
firmeremo!!” E così arriva un contratto da 5 anni per una
cifra all’epoca
clamorosa. Ma che pezzo è stato capace di questo? Beh, quello che viene
estratto come secondo singolo da quell’album, dopo “Life
Is A
Minestrone”.
Quello che arriva al N. 1 britannico (il secondo della band) e che
diventa
anche il primo clamoroso hit internazionale del gruppo.
Si
intitola I’M
NOT IN
LOVE (qui
altro video), disperata dichiarazione di uno
scornato in amore che tenta disperatamente di autoconvincersi. Ma
attenzione, i
10cc, da buoni studenti e teorici d’arte, rielaborano la storia della
musica anche con
intenti parodistici. E
il loro superhit si presta a due chiavi di lettura
differenti: sa de un lato è una splendida canzone d’amore,
al contempo tuttavia
può essere considerata una parodia delle canzoni d’amore, portando
all’estremismo il romanticismo dell’arrangiamento. L’arrangiamento è clamoroso
per l’epoca: praticamente un campionamento ante-litteram,
con cori eterei creati
mediante la sovrapposizione di più tracce ottenute registrando le voci
dei
quattro che cantano una singola nota all’unisono. I missaggi portano
alla
moltiplicazione delle voci, che da 4 vengono portate a 256. Ciascuna
nota del
coro virtuale viene quindi riprodotta in loop. E così si ottiene uno
strumento
virtuale che viene suonato usando il tavolo del mixer come una
tastiera. Una
sorta di effetto simile a quello ricreabile col Mellotron, ma più ricco
e in
stereo. Ne terrà conto Billy Joel che tra due anni userà lo stesso
effetto
nella sua "Just The Way
You Are".
Da notare che il pezzo in
origine è una bossa nova, subito
battezzata una porcheria da Kevin Godley e Lol Creme. E la
frase "Be
quiet, big boys don't cry..." che compare nel break viene
affidata alla
voce della receptionist dello studio in cui la band registra il pezzo…
Il pezzo
diventa un clamoroso hit mondiale e arriva trionfalmente anche al N. 2
USA, rimanendovi per tre
settimane, tenuto sotto da “The Hustle”, dagli Eagles e dai Bee Gees.
In
compenso, il pezzo traina l’album al N. 4 UK e al N. 15 USA.
E
dai 10cc possiamo passare a un altro N. 1 albionico...
Teen idols e cover
Bay City Rollers - Vogliono solo un po' di amore

Chi al
momento non corre rischi di declino è la band più amata dalle
adolescenti britanniche, alm punto da far muovere alla stampa paragoni
addirittura con i Beatles (ah, le castronerie dei giornalisti...).
Ovviamente il paragone non nasce per il livello delle
composizioni, piuttosto bassino per i Ragazzi di Bay City. Ma per
l’isteria
che la band scozzese riesce a generare. La band ha un suo tipico look,
con pantaloni e scarpe scozzesi, che in breve viene copiato da migliaia
di ragazzine. Il 1975 segna il picco della
Rollermania
e i ragazzi in tartan hanno già messo a segno il
singolo più
venduto dell'anno in Gran Bretagna con "
Bye Bye
Baby". Questa estate è
quindi il turno del successore, un altro N. 1. Si tratta di
GIVE A
LITTLE LOVE, che rimane in vetta per 3 settimane
tra luglio e agosto. Pop adolescenziale in perfetto stile anni
'70.
Da notare che la band utilizza
anche un trucchetto dei Beatles: infatti nonostante siano
in classifica anche con l'album "Rollin'"
che include il loro precedente N. 1, il singolo estivo è un inedito che
non figura su nessun
album. E questo assicura vendite maggiori. Ovvero, come sfruttare il
momento nel migliore dei modi. Il momento durerà anche per il 1976,
anno in cui la Rollermania varcherà l'Atlantico sbarcando in America e
regalando ai ragazzotti un breve ma intenso successo, con tanto di un
N. 1 USA.
In America intanto son già arrivati due componenti della formazione
originaria dei Rollers...
Pilot – Un tocco di
magia pop
Allora,
il tastierista Billy
Lyall e il chitarrista David
Paton hanno lasciato la band in tartan prima che questa
diventasse l’ossessione
delle adolescenti, ovvero tra il 1970 e il 1971. E i due hanno così
formato una
propria band assieme a Stuart
Tosh e Ian
Bairnson (che però all’epoca del
primo album non è ancora un membro ufficiale della band). Il gruppo
finisce
sotto contratto nel 1974 con la EMI e MAGIC
(qui
la si sente meglio) scritta da Lyall e Paton e
prodotta nientemeno
che da Alan Parsons
diventa nel ’74 un buon hit in UK,
arrivando al N. 11. Il gruppo poi piazza addirittura un N. 1 UK, con
“January”,
uscita proprio in gennaio… Tuttavia “Magic” è destinata a diventare il
loro
maggior successo quando arriva al N. 5 americano a metà luglio,
diventando un piccolo
classico del periodo, anche grazie al suo successivo inserimento in
numerose colonne sonore. Purtroppo il quartetto non ne azzeccherà più
una e nel 1978
sarà già un ricordo, con Tosh, Paton e Bairnson che confluiscono negli Alan
Parsons Project…
Arriva
invece al N. 5 UK
ROLLING
STONE, nuovo singolo di
David
Essex. Se i
Bay
City Rollers sono i più amati dalle teenagers, il bel David è
sicuramente l'idolo delle donzelle albioniche che tra breve lo
riporteranno in vetta alla UK chart...

Chi
invece oramai appartiene alla categoria di "ex
teen idols" sono i fratellini
Osmonds.
l'Osmondmania che ha attanagliato la Gran Bretagna è ormai un ricordo,
sostituita nei cuori delle adolescenti dalla Rollermania. E
THE PROUD
ONE,
cover di un pezzo di
Frankie
Valli
datato 1966, è destinata a diventare il loro ultimo hit, arrivando al
N.
5 britannico a giugno. Non va meglio neppure ai fratelli in versione
singola: Donny e Marie con una fetida cover di un pezzo di countryman
Eddie
Arnold, MAKE THE WORLD GO ROUND (nessun link alla loro versione), al
massimo fanno girare qualcos'altro,
e non vanno oltre la 18esima piazza britannica diventando l'ultimo hit
firmato da un Osmond nelle isole di Sua Maestà. Il gran pregio delle
star bambine è che crescono, si riempiono di peli e brufoli (e nel caso
degli Osmonds, ingrassano pure) e smettono
di nuocere....
Tra tanti declinanti c'è anche
chi invece gode di una rinnovata popolarità. ma è tutt'altro che un
ragazzino. Si tratta di
Frankie
Valli, l'autore del pezzo degli Osmonds,
che dopo il
trionfale ritorno col N. 1 USA "
My Eyes
Adored You", piazza in classifica la proto-disco
SWEARIN'
TO GOD. Non va benissimo in
UK, ma è un successo da Top 10 negli USA.
Stiamo quindi attraversando
un'era di incertezze e cambiamento, in cui essere una delle star più
grandi del pianeta non assicura più tanto un successo con la s
maiuscola. Pertanto non sorprende vedere molti lanciarsi in
un'operazione che può risultare poco rischiosa:
la cover. E stando
ai piazzamenti nella chart britannica, direi che la cosa paga...

L'estate
1975 si apre in UK con
Windsor
Davies e Don Estelle al N. 1 con
WHISPERING
GRASS, che detronizza così Tammy Wynette e la
sua "
Stand
By Your Man". I due sono tra i protagonisti di una
sitcom britannica molto popolare all’epoca, intitolata
“It Ain't Half
Hot Mum”,
che narra le vicende di un gruppo di soldati-teatranti dediti
all’intrattenimento delle
truppe stanziate in Asia durante la Seconda Guerra Mondiale. E il
successo della sitcom li porta al N.
1. Di fatto la loro cover è la versione comica (interpretata dai due
attori nei panni dei
loro
personaggi), di
un
pezzo datato 1940 del gruppo vocale di colore
The Ink Spots,
una delle prime band i colore capaci di ottenere successo anche presso
l’audience bianca. Il gruppo, che di fatto è tra i responsabili del
passaggio
dal jazz al R’N’B e al Doo Woop è particolarmente famoso per alcuni
pezzi, tra
cui la celeberrima “
If I
Didn’t Care”, datata 1939.
Al
N. 2 UK a giugno arriva un'altra cover,
THREE
STEPS TO HEAVEN, ad opera
degli
Showaddywaddy.
La band rockabilly, giunta al quinto hit, è
alla prima di una lunga serie di cover che contraddistingueranno d'ora
in poi la sua carriera. Il pezzo in origine era di
Eddie
Cochran,
anch'egli arrivato al N. 2 UK esattamente 15 anni prima.
E
Ray Stevens,
quello che un
anno
prima raccontava di gente che corre
nuda, ora propone la cover dal sapore country di un
classicone di
Johnny
Mathis del 1960,
MISTY.
Si ferma al N. 14 USA ma arriva al N. 2 UK. E poi non
dite che le cover non
funzionano! Beh, non tutte. Quella di
MY WHITE
BYCICLE, pezzo psichedelico dei
Tomorrow,
ad opera dei
Nazareth,
si
arrampica a fatica al N. 14 UK. Beh, una cosa accomuna sia il pezzo di
Stevens che quello dei Nazareth: gli originali son decisamente
superiori!

Al N. 7 UK arriva la
Sensational Alex Harvey Band
con la divertente cover alcolica di
DELILAH
(pezzo
iperbarocco stranoto già portato al successo da
Tom Jones).
Questo è destinato ad
essere il loro unico singolo da Top 10. La band guidata dallo scozzese
Harvey nasce nel 1972 e inizialmente si inserisce nell'onda glam,
spaziando in seguito tra svariati generi, dimostrando un ecelttismo
pari solo alla fama conquistata con travolgenti esibizioni live (prima
tra tutte quella al Festival di Reading del 1973). E prima di "Delilah"
la band ha già piazzato nella Top 20 degli album britannici ben due
lavori, "
The Impossible
Dream" nel 1974, e
"Tomorrow
Belongs To Me",
uscito in aprile. "Delilah" è il pezzo che da la fama presso il grande
pubblico, ma non rappresenta veramente la band, tanto che l'immagine
del collettivo ne verrà addirittura danneggiata. La
band
piazzerà altri due album e un altro singolo in Top 20 entro al fine del
1976. Poi una serie di sfortune e di cattiva gestione ne determineranno
il declino. Harvey se ne
andrà nel 1982, a soli 47 anni, per le conseguenze dell'alcolismo...
Gli
Status Quo
seguono invece il N. 1 UK "
Down
Down" con una versione live di
ROLL
OVER LAY DOWN (potremmo
definirla un'autocover?), pezzo del loro
album del 1973,
"Hello".
La nuova versione arriva al N. 9 albionico.

Più
"inventivo" è il "losco"
Judge
Dread, che stavolta prende la base della celeberrima "
Je
T'Aime Mon Non Plus"
e la traduce in un reggae per costruirci
la truce storiella di un incontro con una
donzella che alla fine si rivela un travestito piuttosto dotato. Un
momento di autentica poesia (altro che "La Moglie Del Soldato"!). Il
titolo è
JE
T'AIME
e
arriva al N. 9 UK. E qui si tace del lato B, "Look A Pussy"... Il
siongolo è estratto dall'album "Bedtime Stories", ma potete star certi
che non si tratta di ninne nanne... Il Giudice continuerà a dedicarsi a
pezzi sporcaccioni in
salsa reggae. E parlando di reggae, vale la pena segnalare anche il
ritorno in classifica di
ISRAELITES
di
Desmond Dekker,
che
si
piazza al N. 10 UK a giugno dopo essere arrivato al N. 1 nel
1969...

E
rimanendo in ambito reggae (seppur molto leggero), si segnala invece
una "falsa
cover". Si tratta di
Tears
on My Pillow
di Johnny Nash,
che segue al N. 1 albionico i 10cc dopo quasi tre anni di assenza dalle
classifiche. Contrariamente
a
quel che si potrebbe pensare (e che hanno scritto molti giornalisti
musicali rubati all'agricoltura), non si tratta della cover
dell’omonimo pezzo di
fine anni ’50 portato al successo da
Little
Anthony And The
Imperials (rifatto nei '90 da
Kylie).
Il musicista reagge-pop non
entrerà invece nella classifica
americana con questo brano, che è anche il suo ultimo grande hit
britannico.
C'è invece un pezzo che non è una cover ma che verrà rifatto (e
riportato al N. 1 nel 1999)...
Typically Tropical
- Le conseguenze delle vacanze esotiche...
Si
tratta di BARBADOS
dei
Typically
Tropical, un “fulgido” esempio
di one hit wonder estiva. Il pezzettino celebra le gioie delle vacanze
nelle
celebri
isole e arriva a sorpresa in vetta alla UK chart in agosto. Nel 1999,
coem detto, vi ritornerà, seppur con un titolo
diverso. Si tratterà infatti di “We’re
Going To Ibiza”, fatica dei
terrificanti
Vengaboys.
D'altra parte se gli olandesi Vengaboys saranno i futuri
campioni dell'Eurodance più tamarra, non è che gli interpreti originali
siano poi tanto diversi. I Typically Tropical, nonostante il nome, sono
infatti un duo formato da due
inglesi, Geraint Wyn
Hughes e Jeffrey Calvert.
L’autore del pezzo è
quest’ultimo, "ispirato" da una vacanza nelle isole caraibiche. Il
pezzo, un pop-reggae leggero come l'aria, doveva essere pubblicato
nell’autunno 1974, ma la piccola
etichetta indipendente che lo pubblica pensa bene che la stagione
adatta per
pubblicarlo sia l’estate, e ne posticipa l’uscita. Il duo evidentemente
non farà più vacanze esotiche, e ci risparmierà pertanto pezzi dedicati
a Maldive o Santo Domingo. Tuttavia Calvert continuerà a viaggiare: in
seguito
diventerà un pilota di linea. Anche se, nel pezzo, il pilota (delle
fantomatiche Coconut
Airlines) viene interpretato da Hughes…
Da notare che i due lavoreranno
su un altro
camp classic, “I
Lost My Heart For a Starship Trooper”
di Sarah
Brightman
(pre-cura Lloyd Webber) e producendo i… Judas Priest (!!!). E dato che
abbiamo evocato Andrew Lloyd Webber, un accenno a un pezzo tratto da un
Musical. Si tratta di SEND IN
THE CLOWNS, che diventa l'ultimo hit della carriera per Judy Collins,
arrivando tra maggio e
giugno
arriva al N. 6 UK. Il pezzo è stato scritto da un altro Re dei
Musical, Stephen Sondheim,
autore tanto per citarne due, di "West Side Story" e "Sweeney Todd". Il
brano in classifica è invece tratto da un suo lavoro del 1973, "A
Little Night Music".
Carrellata finale? E sia carrellata finale!
Fritto Misto
Hamilton,
Joe Frank & Reynolds - Una band è una band, a prescindere dal
nome...
Dopo i Bee Gees e prima di KC
arrivano invece al N. 1
americano Hamilton, Joe
Frank & Reynolds. Chi diavolo sono questi tre? Il
trio
nasce dalle ceneri di un gruppo anni ’60, i T-Bones, che nel
1966 ha ottenuto
un Top 3 USA con una canzone usata negli spot
dell’Alka Seltzer, “No
Matter
What Shape (Your Stomach’s In)”. Nel 1971 i tre ottengono un
N. 4 con
“Don’t
Pull Your Love”. Ma quando
registrano
nel ’74 FALLIN’
IN LOVE dovrebbero chiamarsi Hamilton, Joe Frank &
Dennison. Come dite? Che non avete capito un piffero? Beh,
Tommy Reynolds ha
mollato la band nel 1972 per formare un’altra band e poi diventare
pastore
(d’anime, non di pecore), ed è stato sostituito da Alan Dennison. Solo
che a
Dennison non importa che il suo nome venga inserito in quello del trio,
considerandolo di fatto un nome di una band come un altro, e lascia che
vanga
mantenuto Reynolds (a dire il vero sembra che siano stati i
discografici a non
voler cambiamenti, sperando che la gente si ricordasse l’hit di 4 anni
prima).
Il pezzo viene inciso per la Playboy Records e diventa l’unico N. 1 USA
dell’etichetta. Seguirà un altro Top 40 nel 1976, poi la band
finalmente cambierà
il nome, sostituendo Reynolds con Dennison, ma tale cambiamento non
comporterà
nuovi hit e la band si scioglerà nel 1980. Dan Hamilton se ne andrà nel
1993 a
soli 48 anni, colpito da una malattia rara.
War - Il pezzo
pacifista della Guerra
Il
23 agosto arriva invece al
N. 6 USA WHY
CAN’T WE BE
FRIENDS?, nuovo hit per i War. Il singolo è incluso
nell’album omonimo,
N. 8
USA, che contiene anche quello che sarà il prossimo grande hit del
collettivo
multirazziale californiano, “Low
Rider”. “Why Can’t We Be Friends?”
nasce
durante un tour in Giappone della band e da un ragionamento: siamo
molto
ancorati alle nostre tradizioni e
per
questo tendiamo ad opporci agli “altri” in virtù delle differenze
culturali e linguistiche. Ma alla fine siamo tutti simili
dentro.
Pertanto, il succo del pezzo è la denuncia dell’assurdità di giudicare
gli
altri in base alle differenze esteriori. Quel che conta è essere
persone
"valide". Questo è a quanto sono arrivati i War, che per altro oltre
che essere
un collettivo multirazziale, son pure un gruppo internazionale e ha
l’obiettivo dichiarato di cercare di unire le persone tramite la musica. Il pezzo è un autentico
brano collettivo, in
quanto ogni strofa viene cantata da un membro diverso della band e
all’armonicista Lee Oskar,
danese, viene proprio affidata la strofa "I may
not speak right, but I know what I'm talking about": il tipo sta ancora
imparando l’inglese, ma la band sa che alla fine quel che conta è il
linguaggio del corpo… Il pezzo, come l’album, è stato registrato ai
Crystal Studios di
Hollywood. Nel 1998 il pezzo ritroverà la strada delle classifiche,
grazie alla
cover
degli Smash Mouth.
Grand Funk Railroad - Arrivano i
tempi cupi per la Ferrovia
Un altro nome che fino ad ora
ha funzionato alla grande negli USA sono i "caciaroni" Grand Funk
Railroad (che proprio di recente hanno riaggiunto la "ferrovia" nel
nome), che piazzano a inizio giugno al N. 4 USA BAD
TIME. E i
cattivi
tempi iniziano per davvero per la band, una delle più amate in America
del
decennio. Infatti il singolo, tratto dall’album del 1974 “All the Girls in the
World Beware!!!” sarà il loro ultimo Top 10. L’album live "Caught In The Act",
che esce ad agosto, non va oltre la 21esima posizione e la band mostra
evidenti segni di stanchezza, tanto che l’album successivo,
allegramente intitolato “Born
To
Die” dovrebbe essere l’ultimo.
Tuttavia l'inattesa
collaborazione con Frank Zappa, che diventa loro
produttore, riesce a dare loro un ulteriore slancio, che porta alla
produzione dell'album "Good
Singin', Good Playin'", sotto la
supervisione di Zappa. Ma in classifica
oramai funziona altro e la band si scioglierà, per poi ritentare la
fortuna
negli anni ’80, senza agguantarla. In compenso si ri-riuniranno nel
1996,
diventando protagonisti di concerti sold out all’insegna della
nostalgia…
Il 9 agosto al N. 6
statunitense arriva MIDNIGHT
BLUE, singolo di debutto nella Hot 100 per
Melissa
Manchester. Il pezzo è stato scritto con Carol Bayer
Sager, già collaboratrice
della cantante nel suo primo album, del 1973. La Manchester è stata
corista nel
1971 per Barry Manilow.
Pete
Wingfield invece arriva al N. 7 UK con
EIGHTEEN
WITH A BULLET.
Un
diciottenne con una pallottola? Un pistola forse? Con il suo falsetto
ci avverte che ha il dito sul grilletto... Ma forse non allude
veramente all'atto di sparare...
Questo
doo woop aggiornato al 1975 è il suo debutto
da solista ma Pete non è esattamente un novellino, dato che già negli
anni
'60 faceva parte di una band insierita nel filone del blues britannico,
i
Jellybread.
In ogni caso la sua prima uscita da solista che gli va
molto bene, dato che arriva pure nella Top 20 americana. In che
posizione? Ma al N. 18 ovviamente (e probabilmente con un "bullet" di
Billboard - ovvero con il contrassegno che indica i brani che
guadagnano punti). Che il tipo leggesse nel futuro? In ogni caso questo
sarà il suo unico hit.
E
andiamo con un hit per nonni... Si tratta di
THE
LAST FAREWELL, N. 2
UK per
Roger Whittaker.
Roger è molto popolare in Germania mentre in UK è in declino quando
scrive questo pezzo vecchio stampo che gli assicura anche il unico Top
20 americano. Non si tratterà tuttavia del
suo ultimo addio, dato che lo ritroveremo nella Top 10 UK anche nel
1986...

Tra le band britanniche che stanno
funzionando alla grande in Europa e soprattutto in Germania,
ci sono, oltre agli Sweet e ai Mud anche i
Fox. la band che
prende il nome dalla cantante australiana
Noosha Fox piazza il
N. 3 primaverile (in patria)
ONLY YOU
CAN
al N. 2 tedesco. Si tratta del singolo di debutto della band, il cui
secondo singolo, IMAGINE ME, IMAGINE YOU (nessun link ahimè), riscuote
un successo nettamente inferiore in UK (arriva solo al N. 15), mentre
diventa il secondo Top 10 tedesco in agosto, arrivando a un buon N. 7.
USCITE CHIAVE
Durante l'estate escono alcuni pezzi da novanta che
troveremo nelle
classifiche nelle stagioni successive. In primis, un ragazzotto del New
Jersey che pubblica un album il 25 agosto...
Il ragazzo si
chiama
Bruce è dichiara di essere "Nato Per Correre"...
BORN TO RUN
segna la
strepitosa esplosione di uno dei rocker americani più importanti degli
ultimi
30 anni. L'album è di fatto il prototipo di gran parte del rock anni
'80, nel bene e nel male, grazie a una produzione basata su un "muro
del suono" memore di quello di Phil Spector.
L'intenzione è di suonare
come Roy Orbison che canta pezzi di Dylan prodotti da Spector. Nasce
come un concept album e Springsteen vorrebbe inizialmente intitolarlo
"The Legend Of Zero" o "Blind Terry". Idea poi accantonata. Come pure
vengono messi da parte i dylanismi dei primi due lavori. L'idea è
quella fare una cosa diversa e di usare lo studio di registrazione come
uno strumento.
E a
creare quello che sarà il definitivo "Springsteen
sound" con la sua E Street Band, evidenziato dalla
title-track, lettera
d'amore per una ragazza di nome Wendy, e dall'altrettanto classico inno
alla fuga
THUNDER
ROAD, che apre il disco. E l'album segna proprio
l'inizio della collaborazione con il tastierista
Roy Bittan e il
batterista
Max Weinberg,
notoriamente reclutato nel 1974 con un
annuncio che recitava "
no
junior Ginger Bakers" (Baker è noto per i
chilometrici assoli, cosa che il Boss proprio non vuole). I pezzi
(composti al piano) son annunciati da introduzioni
memorabili che
ne definiscono il tono (con particolare citazione per i due pezzi che
chiudono i due lati dell'album, le tristi e melanconiche
BACKSTREETS
e
JUNGLELAND).
Memorabile anche la
copertina con la leggendaria foto di
Bruce appoggiato a Clarence Clemons scattata da Eric Meola. E, parlando
di copertina, se avete una copia originale dell'album in vinile in cui
"Meeting Across the River" è intitolata "The
Heist" e il carattere dei testi è in stile graffiti, sappiate che avete
un piccolo tesoro...

E
parlando di grandissimi cantautori, ecco a voi
"Tonight's
The Night" del magnifico orso dal cuore
d'oro
Neil Percival Young.
Nonostante lo stratosferico successo di
"Harvest", Neil è depresso. Se da un lato
si sente
ingabbiato dal successo commerciale, dall'altra, soprattutto,
ha
perso due carissimi amici per overdose d'eroina, il chitarrista dei
Crazy Horse Danny Whitten e il roadie Bruce Berry. E
l'album che
registra nel 1973 a Los Angeles diventa così una sorta di seduta
d'analisi, una sorta di fuga dal passato. E così mette da parte il
country folk che ne ha garantito il successo, per sposare un
blues
notturno che riflette su morte e successo. A partire dalla
title-track,
dedicata a Berry, mentre
TIRED
EYES parla con triste ironia dell'inutile lotta contro la
tossicodipendenza di Whitten, per ricordare il quale viene incluso
anche un pezzo live registrato nel 1970, "Come on Baby, Let's Go
Downtown". La Reprise, nonostante l'album sia pronto già nel 1973, lo
mette in freezer, sperando che il cantautore "si ravvedesse" e
pubblicasse un album più facile e commerciale, considerato che il suo
immediato successore,
"Time
Fade Away", realizzato subito dopo la morte
di Whitten e non amato da Young, non è andato bene. Invece nel 1974
arriva il tutt'altro che commerciale
"On The Beach" (un
fiasco poi riconosciuto come capolavoro). E così l'album
vede la luce il 20 giugno 1975. Non sarà un successo, ma sarà di
seminale influenza per il rock e il country dei decenni successivi.

E
l'11 giugno esce anche un altro album che segna un netto cambiamento
rispetto al passato. Riguarda una band che intitola il nuovo album con
il proprio nome.
"Fleetwood
Mac".
In realtà non si tratta del primo album intitolato così, in quanto c'è
un predecessore, il loro album di debutto del 1968. E questo titolo
ripetuto sta a indicare una nuova nascita. In quanto
sancisce la nuova
incarnazione della band, che ora è un quintetto formato da
Mick
Fleetwood, Christine e Joe McVie e dai nuovi ingressi Lindsey
Buckingham e Stevie Nicks, chiamti a sostituire il
dimissionario
Bob
Welch. Il collettivo blues diventa una macchina da
successi pop-rock.
L'album venderà carrettate di copie, grazie ai brani pubblicati su
singolo come
OVER
MY HEAD,
la splendida
RHIANNON
e
SAY
YOU LOVE ME, oltre ad altre gemme, come la classica
LANDSLIDE.
Ma non sarà nulla in confronto al successo
del suo successore...
Ah, i pezzi del "Rocky Horror" son stati rifatti rispettivamente da
Mina e da Elio e Le Storie Tese...
Al prossimo appuntamento, si passa a una nuova serie
autunnale e ad
un autunno decisamente storico: cade definitivamente un Blocco e si
porta dietro il crollo di un Muro. Tra bufale tedesche,
burattini americani, hit fatti in casa dagli italiani, balli brasiliani
e dive miagolanti, fioriscono le Rose di Pietra e
Madchester... Gli anni '90 stanno per arrivare...
Marco
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